Come avere il Green Pass GRATIS! E in modo LEGALE!

Ultimamente c’è questo problema qui: di avere il Green Pass. Senza di quello non si possono fare tutte quelle cose che per un po’ nessuno poteva fare e che quindi in questo momento ci sembrano assolutamente necessarie, tipo andare al bar o al ristorante.

Visto che molta gente sta avendo problemi ad averlo, ed è pure finita vittima di truffe e raggiri appassionanti come queste persone qui, mi sento in dovere di condividere la mia storia su come ho fatto ad avere il Green Pass gratis, e pure in modo legale! Pensa che cosa strana. E’ pure semplicissimo, che se non scrivo che è semplicissimo poi si pensa che ho dovuto fare chissà cosa.

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Il pedalatore pazzo

Da quando vado al lavoro in bicicletta ho molto più tempo per pensare: circa un’ora al giorno! Questo succede perché mentre pedalo non ascolto la radio come facevo in macchina e non chiacchiero con eventuali altri passeggeri: la mia principale occupazione è proprio pedalare e ovviamente evitare di finire sotto le ruote di un’automobile. Sono comunque cose che riesco a fare senza troppi sforzi mentali su gran parte del percorso, ed ecco quindi che per un’ora al giorno posso pensare liberamente a quello che mi passa per la testa.

Avere tutto questo tempo per pensare mi ha portato a comprendere una cosa strana, che neanche a dirlo è proprio una considerazione sui mezzi di trasporto: durante i miei spostamenti incontro altri ciclisti, ma sono molto, ma molto di meno delle automobili che mi sfrecciano continuamente e rumorosamente accanto. Non solo questo: di tutti i ciclisti che incontro ce ne sarà uno al massimo che ha l’aria di aver preso la bici per andare a fare qualcosa da qualche altra parte come faccio io. Il tipico ciclista che incontro è quello che ha indossato la sua sexy tutina aderente e si è messo a gironzolare a caso per le strade senza altro scopo che non quello di farsi un giro. Non è sbagliato, ma c’è una differenza di fondo tra me e lui: io sto togliendo una automobile dalla strada, la mia, mentre lui sta aggiungendo un ingombro. Magari è pure uno che la bici la usa solo per spassarsela ma poi al lavoro ci va ancora in macchina.

Quindi quello che penso è questo: usare la bici per andare da un posto all’altro è una cosa stranissima più o meno per chiunque, mentre la cosa giudicata normale è di usare un’automobile. La prova di questo è una serie di strane battute che devo subire e conversazioni che devo sostenere con più o meno chiunque mi veda con un caschetto in testa. A riassumere tutti dialoghi imbarazzanti cito una mia amica divertita che un giorno mi ha sbattuto in faccia il suo:

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Qualli a cui piacciono i razzi

Da un po’ di tempo molte persone e organizzazioni si sono di nuovo interessate allo spazio extraterreste. Ci sono organizzazioni nazionali e sovranazionali storiche ma anche emergenti e ovviamente c’è lui, Elon Musk, che per la sua passione per i razzi sembra pure trascurare un po’ quelle cose che gli hanno dato i soldi per portarla avanti. A volte mi viene da pensare che abbia creato un impero dell’elettrico non tanto per salvare il pianeta dai motori a combustione, ma per potersi divertire con il suo costosissimo hobby spaziale. Ha già detto che su Marte vuole andarci personalmente e il prima possiblie. Non so bene a fare cosa, visto che al momento è un pianeta che anche se non è apertamente contrario alla vita come altri pianeti, sicuramente non è ospitale. Magari vuole essere il primo uomo a nascere terrestre a morire marziano, o forse vuole dare un nome legittimamente extraterreste al suo secondo figlio. Il primo ha una nome che pare l’abbia scelto il gatto camminando sulla tastiera, quindi un bel nome orgogliosamente marziano per il secondo può essere solo che migliore.

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Scuole fredde e mamme surriscaldate

Mentre in un altro continente accadevano fatti sconvolgenti, tipo gentaglia che non vorrei nemmeno nella mia osteria che si aggirava senza invito e senza mascherina nelle aule del Campidoglio a Washington, anche nel nostro paesotto abbiamo vissuto un piccolo dramma su scala locale.

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Quando per il Vaticano va bene anche un feto abortito, se è per salvarci da una pandemia

Ogni tanto anche in una pandemia ci sono momenti di grande ilarità, come ad esempio quando si leggono notizie come quella che per il Vaticano vanno bene anche le cellule dei feti abortiti, se è per salvarci dall’ultima pestilenza che il loro dio ha mandato per punirci. Dico loro dio non per fare il paraculo, ma sono loro che dicono che dio è uno, uno solo e che guarda caso è il loro, mica io.

Mi fa ridere perché io non mi facevo tanti problemi a farmi vaccinare, ma a quanto pare c’è qualcuno che per farlo non gli basta avere trascorso un anno orrendo che ha disastrato gli affetti e l’economia e avere chiare indicazioni dai governi di tutto il mondo, ma prima ha bisogno di una dimostrazione teologica che il vaccino è eticamente accettabile. E se non lo era?

E come fa a essere eticamente accettabile, se è stato fatto con feti abortiti? Dovrebbero essere una cosa sbagliata, no? Mi sembra quasi di vederli, tutti questi cardinali, intenti ad arrampicarsi sui vetri col loro gonnellone. Ce lo ricordano tutti i giorni, quando l’argomento non è salvarci da una pandemia ma condannare alla dannazione eterna una donna stuprata. Ma a quanto pare anche i dogmi di fede possono cambiare, quando ce n’è bisogno: significa che per una volta non si andrà all’inferno, anche se si ricorre alla scienza del male che usa l’aborto per le sue perversioni.

Quando leggo queste dichiarazioni, dopo avere riso un po’ mi viene da arrabbiarmi, perché penso:

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Il diritto di andare a messa e quello di giocare a tennis

Da oggi non posso più giocare a tennis, per il rischio di contagio. In compenso posso andare a messa. Non che intenda farlo, certo, ma a quanto pare le mie esigenze spirituali vengono prima di quelle sportive.

E’ scritto qui, sul sito del governo:

http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/Dpcm_3_novembre_2020.docx

all’articolo 1, comma 9 lettera p:

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Ma il corpo e il sangue di Cristo sono generi alimentari di prima necessità?

Purtroppo da domani siamo di nuovo in clausura. Quest’estate ci eravamo illusi che era sufficiente dire che sarebbe andato tutto bene e che così sarebbe stato, ma che potevamo comunque divertirci in spiaggia, in piazza e ai tavolini all’aperto dell’osteria. Ce l’eravamo pure meritato perché eravamo stati bravini prima di tutti mentre gli altri, quelli arrivati dopo, stavano molto peggio di noi, soprattutto quegli zoticoni dei francesi. Ma il virus era sempre lì in giro, a lavorare nell’ombra. Niente da fare: siamo punto e a capo.

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l’umanità divisa tra chi si informa e chi sa già tutto e non ne ha bisogno

Mai come ora mi accorgo di come l’umanità si sta dividendo in due.

Da un lato ci sono quelli che hanno imparato cosa è l’anidride carbonica come pure che ne stiamo producendo molta di più di quella che il nostro pianeta può sopportare, che controllano le fonti di quello che leggono in Internet e che tutte le volte che sentono la frasi come

l’ho letto su Facebook!

la catalogano automaticamente come immondizia quasi sicura e mettono chi l’ha pronunciata nella lista delle persone imbarazzanti da cui prendere le distanze. Per le persone come me può anche risultare offensivo che gli ci si debba sottolineare la differenza tra

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Il lavoro ieri, oggi e nel mondo che verrà per quelli che lavorano seduti su una sedia o sul sedile di una automobile

Un ingorgo a croce uncinata, affascinante da guardare ma meno quando si contribuisce a realizzarlo

E’ da un po’ che lavoro da casa. Mi hanno detto da poco però che a breve si debba rientrare a farsi vedere almeno un po’ dai capi e da quelli che a casa a lavorare non ci sono mai stati. Questo perché va bene tutto, ma la videoconferenza non è la stessa cosa di condividere la stanza e le infezioni con i propri colleghi. L’idea di tornare ad indossare pantaloni e scarpe già mi manda un po’ nel panico, figuriamoci quella di lavorare con guanti, mascherina e colleghi poco rispettosi degli spazi altrui.

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Videoconferenze e campanili

Achille, di gran lunga il mio Campanile preferito, grazie Wikipedia

Non si fa che parlare di videoconferenze: mai come in questo periodo, causa virus, ne stiamo facendo tantissime. Certo: sto parlando di chi lavora in ufficio e può farlo da casa: non credo che categorie sociali come macellai, borseggiatori o becchini potranno mai svolgere il loro lavoro da casa. Sembra però che quella vaga tendenza di spostare il proprio lavoro a casa che era un processo timido e lentissimo fino ad alcuni mesi fa, ha subito una accelerata impensabile, e di questo noi telelavoranti ne siamo molto contenti.

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