Catechismo? No, grazie: come crescere un bambino senza dio in Italia

La nascita del primo figlio mette di fronte a nuovi, imprevisti problemi. Problemi che non c’erano quando semplicemente si era solo in due, quando la questione principale poteva essere dover scegliere quale birra bere tra le numerose spine del proprio locale preferito. E quando parlo di problemi, non mi riferisco nemmeno ai soliti problemi che usano i già genitori per terrorizzare i quelli che lo saranno di lì a poco, tipo

 

 

“dormi adesso fin che puoi, che dopo sarà un ricordo, con un bambino piccolo”

 

o anche

 

“col bimbo sì che sarà un problema uscire la sera”

 

Questo perché il nostro piccolo ci permette non solo di fare lunghe e saporite dormite notturne, ma anche di uscire la sera, meglio ancora se con lui presente. I problemi a cui mi riferisco e a cui non avevo pensato sono quelli di dover crescere un bambino secondo dei princìpi morali che considero normali in un paese sotto il giogo pesante di un’etica impostata su antiche e stravaganti superstizioni religiose.

 

Spanish inquisition

Già ho parlato di come può essere sufficiente girare l’angolo in una via di paese per imbattersi nella temuta figura della catechista bigotta, arrogante dispensatrice di benedizioni indesiderate. Ma questo è solo uno degli aspetti di una società che considera normale ciò che in realtà normale non è.

 

Nel mio caso, io voglio considerarmi un buon pastafariano: bevo birra, mangio cereali e derivati ogni giorno, cerco di seguire i suggerimenti sul comportamento dettati da Sua Spaghettosità al nostro profeta. E là dove la nostra religione ancora non ha definito bene i propri canoni di pensiero, trovo facile adeguarmi a correnti più note, quali l’ateismo o il pensiero scientifico. E’ però fondamentale che, come dice la mia stessa religione, io non imponga mai a nessuno, né men che meno a mio figlio, il mio credo. Pertanto, se devo crescerlo dovrò farlo secondo una moralità laica.

 

Alcuni pensano che senza religione l’uomo è destinato a crollare dietro a bestiali istinti primordiali, dandosi a pratiche mostruose di bruta prevaricazione reciproca, come la violenza sistematica, l’accoppiamento sessuale tra consanguinei, la sodomia e il cannibalismo. E che la religione è il solo strumento capace di mettere un freno a tali aberrazioni insite purtroppo in ogni essere umano. Stranamente, i dati dicono proprio il contrario: tutte le maggiori porcate della storia passata e presente sono dettate o giustificate dalla religione stessa. E se prendiamo singolarmente i credenti, sicuramente questi non si distinguono per bontà d’animo o illuminazione spirituale rispetto ai non credenti. if all the atheistsScott Hurst qualche tempo fa ha fatto notare che se un giorno tutti gli atei degli Stati Uniti dovessero andarsene di comune accordo dal paese, questo perderebbe il 93% dei membri dell’Accademia nazionale delle scienze, ma solo l’1% dei carcerati. Non so quanto siano attendibili questi dati, ma per conto mio non ho mai sentito nessuno tra parlamentari italiani, mafiosi, assassini psicopatici, genicida o appartenenti ad altre categorie simili inneggiare a principi di laicità o di ateismo, quanto piuttosto a presunte giustificazioni divine dei loro deprecabili modi di agire. La conclusione è che l’essere umano è in grado di gestire la propria moralità nel migliore dei modi senza le indicazioni di un prete su cosa fare o pensare, o le promesse di premi o le minacce di punizioni dopo la morte. E che se mai c’è un conflitto tra la moralità laica e quella religiosa, è molto difficile che sia la prima a voler imporre stranezze poco chiare o ingiustificate, quanto la seconda che portando motivi arcani arriva a pretendere comportamenti anormali, che vanno da cose innocue e personali come il mangiare o meno certi cibi o dall’astenersi da certe pratiche in alcuni periodi del giorno o dell’anno, fino a cose più gravi, come il tollerare o richiedere discriminazioni e violenze su vasta scala.


 

Da ciò, ho capito che crescere un bambino secondo una morale laica non solo è fattibile, ma è anche preferibile.

 

I problemi però ci sono. Il primo fra tutto sono proprio io: sono cresciuto a pane e catechismo per tutta la vita, e questo indottrinamento forzato mi porta spesso, come direbbe il poeta, a fare pensieri strani. Come se per quanto mi sforzi di prendere le distanze dal cattolicesimo, comunque dentro di me c’è sempre una vocina che mi fa capire che non basta sbattezzarsi, perché una volta che sei dentro, lo sei per sempre. Di fronte ad una questione etica importante, come può essere la morte di una persona, il mio pensiero va subito al povero estinto circondato da nuvolette ed angeli svolazzanti con la lira. Solo dopo mi viene in mente la versione pastafariana del vulcano di birra con spogliarelliste, o la versione atea dell’un bel niente. Tre modi spiegare uno stesso problema, ovvero tre modi di rispondere ad una domanda che sicuramente mio figlio avrà modo di farmi.

 

Proprio del problema della morte io e la mia dolce metà femminile ci siamo trovati a parlare gualche giorno fa. Una cuginetta del nostro piccolo stava disegnando i ritratti dei suoi parenti con la tecnica e la padronanza di pennarello che sono proprie di una bambina di due anni.capolavoro giovanile I parenti dicevano il nome di un conoscente e la piccola, dopo aver scelto il pennarello del colore più adatto, tracciava sul foglio la sua rappresentazione della persona richiesta con una serie di velocissimi zigzag, di trattini e di spirali spigolose. Il pubblico presente commentava entusiasta. Ad un certo punto una delle due nonne ha chiesto di disegnare il suo compagno nonché nonno della bambina, purtroppo venuto a mancare questo autunno. Dopo un silenzio di un secondo che è sembrato durare un’ora, la piccola risponde “non c’è!” con la semplicità tipica di chi ancora non è riuscito a complicarsi la testa con decenni di paranoie. L’imbarazzo rimane per un altro paio di lunghissimi secondi, quando interviene la madre della bimba, dicendo: “no che c’è: eccolo là, con in braccio tuo cugino!” Molto astuta: l’altro nonno era bello che presente sulla scena, con in braccio nostro figlio. Ed era intento ad apprezzare il suo nuovo ritratto eseguito dalla nipote con tecnica pennarello verde su foglio A4. Questa volta il problema è stato evitato in corner, ma la sera la mia amata me l’ha giustamente riproposto. Perché non sempre potremo cavarcela con un gioco di parole. Come si parla ad un bambino di chi non c’è più, senza usare parole come “paradiso”, “felice”, “angelo custode” e così via?

 

(l’opera qui sopra, pure pregevole, non è stata fatta dalla nostra nipotina, ma l’ho presa qui)

 

Detto così sembra una versione complicata del noto gioco da tavolo Tabù. Ed è solamente una delle numerose domande che un bambino può farci all’improvviso, magari stimolato da qualcosa di visto o sentito. Cercherò di considerare quelle che mi vengono in mente.

 

 

-°-°-° problema numero 1: la morte °-°-°-

 

the knight death and the devilOvvero il problema citato qui sopra. Quello per cui non c’è più la risposta facile, in cui il caro estinto lascia qui le spoglie terrene e mortali, per divenire puro spirito ed issarsi felice nel regno dei cieli, dove San Pietro sarà contento di accoglierlo tra le schiere di santi e beati in eterna adorazione estatica della bellezza di dio.raggi di luce Eh no, troppo comoda. E non si può nemmeno ricorrere alla più semplice e forse anche più desiderabile versione ruspante a base di caffettiere e nuvolette del noto duo Bonolis – Laurenti. La versione scientifica – atea è abbastanza chiara: quando la vita termina, non si è più: la serie di reazioni elettriche e biologiche che ha accompagnato quell’ammasso ordinato di cellule chiamato corpo umano ha smesso di funzionare, e come conseguenza il pensiero che lo conduceva si è spento. Scordatevi di questa persona viva. E possibilmente astenetevi anche dall’imbalsamarla per ostentarne le spoglie, anche se tale corpo durante la vita si dovesse essere distinto distinto per qualche merito particolare. Sicuramente il corpo non sarebbe d’accordo, e se così non fosse significa che quella persona non è così umile e retta come la volete ricordare.

 

Teniamo da parte per adesso il paradiso pastafariano a base di birrosi vulcani e di fabbriche di spogliarelliste. Magari gliene parlerò più avanti, se non ci arriverà da solo.

 

Come si fanno a spiegare queste cose ad un bambino? In realtà non credo che sia così difficile. Per esempio, nel mio caso non ho più nessun nonno vivente. Uno di questi non l’ho mai conosciuto, mentre gli altri tre sono morti qualche anno fa. Nonostante questo però non passa per me decisione importante sulla mia vita in cui non pensi ad almeno uno di loro. In particolare, non smetto mai di pensare a loro che guardano o tengono in braccio il loro neonato pronipotino, magari facendo gli stessi commenti che hanno fatto quando tenevano in braccio me. Non penso a loro come se mi stessero osservando da una nuvola in cielo con un potente telescopio, ma più come un

 

“cosa direbbero i miei nonni di quello che sto facendo della mia vita”?

 

o anche

 

“cosa farei adesso se la mia nonna fosse qui con me in questo momento?”

 

Da ciò la conclusione è che quando una persona muore, quello che era il suo modo di pensare e di comportarsi rimane vivo nelle persone che l’hanno conosciuta, soprattutto se tale persona era stimata e benvoluta. Quindi non serve essere una quintessenza eterna e spirituale per rimanere vivi: anche se tali non si è più, le persone vive ricordano e portano avanti gli insegnamenti del caro estinto. La cosa bella poi è che si tende spesso ad una rappresentazione ideale del defunto, spesso dimenticando con un pietismo abbastanza originale le eventuali nefandezze compiute in vita. Ne sono la prova lampante i coccodrilli redatti dai nostri amati giornalisti ad ogni morte di politico.uno strenuo difensore un brillante statistaOgni politico da morto si trasforma o in uno strenuo difensore dei valori patrii o in un brillante statista, a seconda che fosse un ottuso bigotto reazionario o un abile oratore con propensione alla corruzione sistematica. Nel peggiore dei casi, quando è proprio impossibile trovare una qualche caratteristica che può essere considerata un pregio, allora si parla di un fiero e valido avversario. Detto questo, figurarsi cosa diventa una persona cara a cui semplicemente volevamo molto bene. Un santo magari no, ma un ottimo esempio di comportamento e di ispirazione sicuramente sì.

 

Cosa risponderò quindi a mio figlio quando mi chiederà qualcosa del genere? Gli dirò che la persona morta non c’è più, ma che finché lui continuerà a ricordarla, la persona rimarrà viva in lui. E che lui dovrà sempre fare del suo meglio per ricordarla nel migliore dei modi, esattamente come se fosse ancora viva. E basta. Niente paradisi, inferni e compagnie cantanti. Che poi, dico: mai una volta che ad un funerale il prete ammetta la possibilità che il caro defunto sia finito all’inferno, o che semplicemente non ci mai fatto due parole in vita, e che quindi non se la sente di giudicarlo: sempre tutti carissimi conoscenti, persone limpide e devote che non possono che ambire direttamente ad un posto con vista in paradiso. Tranne forse quelli che hanno lasciato detto di non voler passare dalla chiesa durante il loro tragitto verso il cimitero.

 

 

 -°-°-° problema numero 2: i fortunati e gli sfortunati °-°-°-

 

Al mondo non partiamo tutti con le stesse possibilità. Facilmente chi legge questo articolo appartiene, per esempio, a quella piccola fascia di persone che detiene la maggior parte della ricchezza mondiale, e che tra i vari benefici gode dell’accesso ad Internet libero e a costi accessibili. Oltre alle disuguaglianze dettate da condizioni politiche, economiche e sociali, ci sono anche i problemi fisici. Per esempio non tutti hanno la fortuna di avere un corpo perfettamente funzionante. Ci sono dei bambini che nascono già con gravi problemi mentali o fisici. Così come questo può succedere a seguito di incidenti. Spesso i bambini chiedono del perché, per esempio, un loro compagno di classe non può giocare a calcio come gli altri perché sta sempre su una sedia a rotelle.

 

Come risponde la chiesa cattolica a questi problemi? Se dio ama tutti, perché quel bambino non può essere felice come gli altri? E qui la risposta standard del prete di turno va nella pura filosofia: dio ama tutti. Ama di un amore profondo e totale, molto più profondo di quello degli stessi genitori. Ma non può esercitare tale amore in modo diretto (non era onnipotente, questo dio, oltre che infinitamente amorevole?) e talvolta chiede dei sacrifici a delle persone, mettendole alla prova. Di modo che la loro sofferenza terrena sia uno strumento per dimostrare di ricambiare questo enorme amore di dio verso di loro, e che questi poi riceveranno un premio molto più grande nel regno dei cieli. Quindi un bambino in carrozzella è un privilegiato che ha molte facilitazioni per dimostrare l’amore verso dio, rispetto agli altri bambini che invece sono distratti e mentre giocano a pallone dio è l’ultimo dei loro pensieri. Tranne forse quando sbagliano un gol facile, ma la citazione che ne segue non è tra quelle autorizzate dalla chiesa.

 

Sarà, ma questa storia della sofferenza fa acqua da tutte le parti, e ci arriva anche un bambino. Ci sono poi mille versioni, una per ogni occasione, perché sulla Terra si soffre abbastanza spesso: si soffre quando si nasce, chi può quando partorisce, quando si sopportano soprusi e umiliazioni da delle gerarchie incompetenti ed arroganti, e credo che infine si soffra anche quando si muore. Sul primo ed ultimo caso ci sono solo supposizioni, ma sono fondate. Dare tutta la colpa al peccato originale è una storia che un po’ ha stancato, e ormai mi sa che non venga più usata molto nemmeno dai preti stessi. Meglio ricorrere alla filosofia spiccia dei giochi di parole sull’amore infinito di dio e sulle sue strane maniere di manifestarlo.

 

Non che questi siano argomenti facili, ma non è difficile trovare spiegazioni migliori di queste. Magari dicendo che non tutti siamo fortunati allo stesso modo. C’è chi nasce con più opportunità e chi con chi meno. L’importante è rispettarsi tutti. Ci si rispetta, magari ci sia aiuta e si evita di dare fastidio agli altri, siano essi più fortunati o più sfortunati di noi, come pure se hanno una macchina più piccola o più grossa della nostra, o se non ce l’hanno nemmeno. Se però la loro macchina è molto grande e ha la particolare tendenza a stare parcheggiata davanti al mio portone dove è ben visibile il cartello di divieto di sosta, allora che ti venga lo scorbuto, maleducato proprietario del SUV di turno, perché il possesso di questo costoso genere di veicolo non ti dà diritto a mancarmi di rispetto, e se ritieni necessario compensare la pochezza dei tuoi attributi virili con l’acquisto di un inutile quanto ingombrante veicolo, questo rimane un tuo problema, e non deve diventare il mio.

 

 

-°-°-° problema numero 3: l’origine del mondo °-°-°-

 

l'origine del mondo

Questo è il problema più classico tra i problemi classici. È quello che pochi anni fa ha fatto uscire allo scoperto una religione vecchia di millenni come quella pastafariana, a seguito della lettera aperta del nostro amato profeta Bobby Henderson. Rispondere a questa domanda pone più che altro l’imbarazzo della scelta.

 

Ci sono molte favole legate all’origine del pianeta, della vita o degli esseri umani, proprie delle religioni di tutto il mondo. Ogni popolo ha le sue, più o meno simili a quelle di popoli vicini o lontani. Una delle più pittoresche è l’origine biblica formalmente accettata dai cristiani di tutto il mondo. Si parla di un dio probabilmente stanco di pensare a se stesso pensante che decide di dedicarsi a qualcosa di costruttivo. Nonostante la sua natura dogmaticamente perfetta, riesce a superarsi creando una serie di cose volutamente imperfette, tra cui la terra, il mare con i fiumi, i laghi e tutto il resto. Poi le piante, gli animali ed infine l’eletto, l’essere uomo. Adamo ed EvaCreato ad immagine e somiglianza di dio al fine di avere qualcuno che lodasse la grandezza stessa del creatore, dio lo plasma da un poco di argilla, e con un soffio gli dona la vita. Poi, accorgendosi forse che l’uomo vedeva in ogni angolo del paradiso animali che si riproducevano in un modo che faceva pensare anche ad un certo coinvolgimento dei sensi, dio decide di evitare che la più alta delle sue creazioni ceda all’onanismo o alla zoofilia, e gli affianca una donna. Fin qui tutto bello. Ma dopo tante creazioni, anche dio ha il suo momento distruttivo. Crea quindi con un ultimo sforzo l’albero della conoscenza, e dopo averne mostrato chiaramente la posizione, chiede insistentemente all’uomo e alla donna di non mangiarne i frutti. Incredibile a dirsi, la donna ne mangia subito, e dopo coinvolge l’uomo nel suo peccato.Sir Biss Dio che sa e vede tutto se ne accorge, e li scaccia dal paradiso terrestre, fornendo in dote all’umanità discendente da questa coppia scellerata una vita fatta di sofferenze, di espiazione e di parti dolorosi, oltre a delle valide ragioni sessiste per considerare la donna moralmente più debole e quindi inferiore all’uomo. In tutta questa storia verrà coinvolto anche un povero serpente chiacchierone, che come punizione per aver partecipato perderà le zampe. Per l’ubriachezza molesta ed il razzismo occorrerà invece attendere l’arrivo di Noè ed il diluvio universale.

 

È una storiella molto divertente, ma forse un po’ imbarazzante. Credo che molti cristiani pure osservanti la considerino con un certo distacco, preferendo teorie scientifiche più moderne.

 

Come funziona l’evoluzione? Semplice: sopravvive l’essere vivente che è più efficiente nel garantirsi una discendenza. il cricetofante dai denti a sciabolaSe per esempio la tigre dai denti a sciabola è l’animale più forte e temuto di tutta la giungla, ma fa un unico cucciolo ogni cinque anni, e poi questo piccolo muore al primo raffreddore, allora alla tigre dai denti a sciabola non basta essere una poderosa macchina di morte, e soccomberà alla spietata legge della natura. Magari a vantaggio del criceto asiatico: un creatura di rara stupidità ma prolifico come pochi, della cui marea di figli nati ogni pochi mesi ce ne sarà sempre più di uno che in un modo o nell’altro riuscirà a sfuggire anche solo per caso alla morte per avere a sua volta dei figli molto prolifici.

 

E come si arriva a questo? Anche qui è abbastanza semplice: chi fa figli, si è dimostrato più efficiente di chi non li ha fatti o ne ha fatti di meno. Quindi chi fa figli porta avanti con questi il suo patrimonio genetico. A loro volta i figli saranno selezionati tra loro, e di nuovo solo quelli più efficienti potranno avere nuovi figli. Ed i nipoti dei primi quindi saranno frutto di una nuova selezione rispetto ai loro nonni. I ghepardi saranno sempre più veloci, e le gazzelle a loro volta dovranno cercare di essere pure sempre più veloci per sfuggire ai primi. E le tartarughe avranno il guscio sempre più resistente, se questa caratteristica dovesse rivelarsi utile alla loro sopravvivenza. Se invece per le tartarughe il guscio è ormai sufficientemente spesso per le loro necessità, allora magari saranno altri i criteri di miglioramento, tipo l’abilità nello scovare cibo migliore che non le intossichi, nel difendersi dall’inquinamento, o semplicemente nel compiacere di più le tartarughe di sesso opposto.

 

Tra genitori e figli la differenza di patrimonio genetico può essere minima, ma la natura di tempo ne ha avuto veramente tanto. La terra esiste da miliardi di anni, e quindi basta non usare l’anno o la vita di un essere umano come unità di misura per capire che queste cose possono funzionare, anche molto meglio della favola della creazione.

 

the Flying Spaghetti Monster creates allNon dimentichiamo però la terza spiegazione, ovvero quella pastafariana. E quella più semplice e anche più intuitiva e quindi, per il principio del Rasoio di Occam, è anche quella vera. Funziona così: all’origine di tutto, c’era il Flying Spaghetti Monster. Un giorno, a seguito probabilmente di una poderosa intossicazione alcolica, creò per sbaglio il mondo, e notò subito come non era un gran che, ma gli piacque lo stesso. Da essere superiore quale è, una delle Sue caratteristiche è quella dell’umiltà, e quindi decise subito di riempire ogni angolo del pianeta di false prove: ossa di dinosauro, deriva dei continenti e così via. Il tutto per far pensare all’umanità ad un origine naturale del cosmo e non ad una Sua creazione, ed evitare di essere adorato per quello che è, lasciando che l’umanità ed in particolare il suo popolo eletto, i pirati, vivessero in santa pace e divertirsi senza preoccuparsi troppo dell’aldilà o di divinità superbe da adorare. Solo sporadiche apparizioni nella vita di tutti i giorni testimoniano la Sua Divina Presenza.

 

Questa teoria assomiglia vagamente alla prima parte di quella biblica, ma è di gran lunga superiore. Come prima cosa non ha nessuna contraddizione: la teoria biblica infatti cade numerose volte di fronte a fatti scientifici che non è in grado di spiegare. La versione pastafariana, invece, giustifica appieno la ricerca scientifica, ricordando però che ogni nuova prova inconfutabile della veridicità di teorie scientifiche è solo il frutto dell’elaborato inganno procurato dallo stesso Flying Spaghetti Monster.

 

Cosa dovrò spiegare a mio figlio, quando mi chiederà qualcosa? Credo che non gli imporrò la versione pastafariana: la costrizione è un errore, e sicuramente va contro ai principi stessi della mia religione: non imporre niente a nessuno. Quindi, potrei limitargli a proporgli le altre due versioni, e lasciare che con il tempo arrivi da solo alla giusta soluzione.

 

Qualche tempo fa una nonna probabilmente non pastafariana ma di sicuro non cristiana, aveva scritto questo nella pagina di un gruppo di atei, agnostici, razionalisti e miscredenti vari:

 

Fine Arts Dinosaur Drawing“M. (my 5-yr old granddaughter): I understand that there were dinosaurs and they all died and then there were people, but where did the people come from?

B. (her Mom): That’s a really good question. Lots of grown people ask that same question. There are 2 ideas about that. One is called evolution. There were animals that looked kind of like big monkeys. They babies that looked a little more like people. Then when those had babies, they looked even more like people, and now we have people.

M. (looking a little skeptical): what’s the other idea?

B.: The other is called Creationism. This very powerful mystical being came to the earth and poof, poof, and then was a man and woman.

M.: WHAT!

She was so obviously indignant at having been told such a story that my daughter and her husband were laughing too much to talk about it.

B.: I tell you what. If you want to know more about evolution, ask your Grandma (me) and if you want to know more about Creationism, ask your N. (her other grandmother).

At 5 years old, she was a little skeptical about Evolution, but she knew Creationism couldn’t be right.”

 

(il disegno del dinosauro l’ho preso qui, onore al giovane artista) 

Che, tradotto per i non anglofoni, vuol dire:

 

“M. (la mia nipotina di cinque anni): ho capito che una volta c’erano i dinosauri, e che sono tutti morti e che dopo sono arrivati gli uomini, ma da dove sono venuti gli uomini?

B. (sua mamma): Questa è una bella domanda. Molte persone adulte se lo stanno chiedendo. Ci sono due teorie su questo. Una si chiama evoluzione. Una volta c’erano degli animali che assomigliavano a grosse scimmie. I loro piccoli assomigliavano un pochino di più a degli esseri umani. Poi, quando anche questi hanno avuto dei piccoli, questi assomigliavano ancora di più agli esseri umani, ed ora abbiamo gli esseri umani.

M. (guardandola un po’ scettica): e l’altra idea?

B.: L’altra si chiama creazionismo. C’è un essere mistico potentissimo che è venuto sulla Terra e puff, puff, ecco che dopo c’era un uomo ed una donna.

M.: COSA!?

Lei era così indignata che le si fosse stata raccontata questa storia, che mia figlia e suo marito facevano fatica a parlare dal ridere.

B.: Ti dico io cosa fare. Se vuoi saperne di più sull’evoluzione, allora chiedi a tua nonna (me) e se vuoi saperne di più sul Creazionismo chiedi alla tua N. (l’altra nonna).

A cinque anni, lei era un po’ scettica riguardo all’Evoluzione, ma sapeva che il Creazionismo non poteva essere giusto”

 

Questa storia mi piace, perché la madre è stata corretta nel riportare entrambe le teorie senza calcare la mano da una parte o dall’altra. Ed è stata la bambina di cinque anni a scegliere. Fa un po’ ridere che una bambina sia più attenta nell’accettare una storia, sia essa l’evoluzionismo come il creazionismo, con maggiore spirito critico di moltissimi adulti. Immagino però questo pensiero critico le sia stato insegnato da sempre, e ciò l’ha predisposta a prendere le distanze dalla teoria cristiana. Quindi, probabilmente non è il raccontare una storia: se mio figlio verrà cresciuto secondo i princìpi della critica e del ragionamento, non sarà un problema per lui capire da solo che tutta l’umanità non può discendere da una coppia di nudisti, così come i sensi di colpa del peccato originale e tanti altri trucchetti adoperati dalla chiesa cattolica non sono più uno strumenti sensati e credibili per condurre le persone ad una vita migliore.

il cardinale Lehmann

 

Credo che comunque tutte le informazioni sul cristianesimo sia meglio passargliele, se non altro per conoscenza e difesa. Non sai mai che brutta gente finirà per incontrare, ed è meglio che sia preparato, ma anche in considerazione delle scelte che intenderà fare in futuro. Non so se sia il caso che sia io stesso a spiegargli tutto quanto, o se sia meglio affidarlo a catechisti e preti. Categorie sociali che non amo particolarmente, ma che se non altro li ringrazio, perché è anche grazie alla loro ottusità e pochezza che adesso sono felice di essere quello che sono. Ma è anche vero che non sono sicuro che si possa iscrivere un bambino al catechismo se questo non ha ricevuto il battesimo. Nella peggiore delle ipotesi, mi limiterò all’ora di religione, anche se per come è gestita adesso è una di quelle inspiegabili assurdità nei rapporti tra stato e chiesa che più mi danno fastidio. Ma tant’è, le tasse le pago, tanto vale usufruire del pessimo servizio.

 

 

 -°-°-° problema numero 4: la fine del mondo °-°-°-

Dopo che ci si è chiesto come è iniziata la vita, l’universo e tutto quanto, non è lecito chiedersi anche come il tutto deve finire?

 

Durer beastPer i cristiani a rispondere a questa domanda ci ha pensato San Giovanni, importante figura religiosa nota anche per essere l’unico apostolo a non essere morto di morte violenta, oltre che l’unico evangelista che ha scritto le avventure di Gesù non per sentito dire da altri, ma dopo averlo conosciuto personalmente. Giovanni ha scritto alcuni libri che parlano della celebre apocalisse, ovvero il momento catastrofico in cui dio verrà a chiedere il conto a tutti i cristiani. Chi è già morto dovrà tornare in spirito sul pianeta a recuperare le sue spoglie mortali (auguri!!), mentre chi ancora le sta usando, semplicemente dovrà assurgere in cielo per recarsi al giudizio universale, dove verrà giudicato e quindi spedito nel luogo più adatto. In genere si parla di inferno (posto brutto) o di paradiso (posto bello). the raptureTutta la cerimonia sarà accompagnata da pirotecnici fenomeni sovrannaturali, tra cui il celebre drago dalle sette teste e undici corna che spazza con la codona un terzo delle stelle del cielo (ah, a parte il problema di distribuire equamente undici corna su sette teste, ricordatevi che le stelle sono solo dei pallini luminosi incollati sulla volta celeste, e che un poderoso colpo di coda può staccarle con grande facilità) e per finire i quattro cavalieri della, appunto, apocalisse. Più angeli strombazzanti e vergini che partoriscono. Di nuovo. È incredibile la facilità con cui le vergini rimangono incinte nel nuovo testamento. Insomma, decisamente un bello spettacolo, che per nulla andrebbe perso.

 

Cosa accade ai non credenti, in tutta questa confusione? A quanto pare niente. Semplicemente, non verranno chiamati a rispondere delle loro gesta di fronte al giudice universale, e assisteranno impotenti al più grande spettacolo del mondo. Alla fine di tutto, si ritroveranno magicamente ad abitare lo stesso pianeta di prima, solo senza i cristiani, e con la strana consapevolezza di essere sopravvissuti alla fine del mondo. Che a dirla tutta, come apocalittica fine del mondo non è poi questo gran che, a parte lo spettacolo. Sarebbe più opportuno definirla come “la fine dei cristiani”.

 

Purtroppo però, anche se in fondo un po’ ci spero, so già che difficilmente accadrà tutto questo. Probabilmente il pianeta Terra finirà in un modo più prevedibile, ovvero bruciacchiato o inghiottito da un vecchio sole, che il tempo avrà trasformato in una enorme stella gigante rossa. Non accadrà in tempi così rapidi da ricavarci la trama per un avvincente film catastrofico hollywoodiano, ma pare sia inevitabile: se nel giro di qualche miliardo di anni non riusciamo a racimolare una quantità sufficiente di idrogeno e ad iniettarla all’interno del sole, questo si vedrà costretto a cambiare il suo metabolismo, e a cercare di mangiarsi via via i pianeti che gli stanno più vicini. Siamo il terzo di una decina: questo ci dà un po’ di tempo, ma poteva anche andare meglio.

 

È brutto pensare che il pianeta Terra finisca distrutto dal sole che generosamente gli dà la vita. E solo in parte mi consola l’idea che comunque ci restano un po’ di miliardi di anni per spassarcela. Se non altro, sono quai certo che per allora l’Italia sia uscita dalla crisi, e che sia riuscita in tutto questo tempo ad aver un governo che abbia abolito l’otto per mille e tutti gli assurdi privilegi accordati alla curia cattolica italiana. Spero anche di non dover aspettare miliardi di anni per vedere queste cose realizzarsi. E se già adesso noi iniziamo a fare delle piccole scelte familiari che prendano nettamente le distanze dalle imperanti pratiche della chiesa, con il tempo le abitudini comuni cambieranno, e non ci sarà più bisogno che un premuroso padre pastafariano scriva in una pagina i suoi pensieri e le sue preoccupazioni riguardo all’educazione di suo figlio, ma sarà a volta di uno sconvolto padre cattolico, che farà un disperato appello per trovare un qualsiasi prete che possa battezzare suo figlio.

 

Ho finito.

Pirate daddy

Questo papà amorevole e piratesco l’ho preso qui.