Il partito laico

Laika, la famosa cagnetta russa che per ironia della sorte è morta nell’alto dei cieli

Una cosa che mi renderebbe estremamente felice è di poter votare un partito con un unico obiettivo: la laicità. Voglio che sia un partito, sia chiaro fin da subito: non un movimento, un sentimento popolare o quelle cose lì non ben definite che vanno di moda adesso ma che alla fine ci si chiede a cosa servono e che intenzioni hanno. In più non voglio che sia un partito ateo o pastafariano, altrimenti siamo al punto di prima, perché non voglio che si arrivi ad uno stato ateo e nemmeno che promuova la mia religione come religione di stato, anche se è considerata di gran lunga la migliore da tutti i suoi appartenenti. Magari sarebbe divertente all’inizio essere governati da una ciurma di pirati scanzonati, ma credo che nel giro di qualche generazione si arriverebbe a compiere gli stessi errori in cui immancabilmente cadono le religioni di ogni tempo e luogo quando passano dalla condizione di martirio a quella di potere. Come pure gli stati in cui l’ateismo è stato considerato come una specie di religione obbligatoria sono tutti posti in cui non andrei volentieri a vivere, che hanno in più lo svantaggio di generare nuove ondate di màrtiri religiosi. Meglio parlare di laicità.

Magari non a tutti è chiaro cosa sia la laicità, e perché vada difesa e promossa. E chi poteva trovare migliore definizione del concetto di laicità se non dio stesso? Ecco quindi la sintetica ma incontestabile parola di Gesù Cristo, leader indiscusso di tutte le religioni cristiane nonché unico punto in comune tra loro. Come il suo evangelista riporta (Mt 22-21) Gesù, stuzzicato da alcuni signori che non sapevano di finire registrati nel vangelo, un giorno disse:

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Su quelli che rompono le targhe alle persone morte

Oggi al radiogiornale si parlava di quelli che hanno rotto una targa, questa qui:

https://www.lastampa.it/milano/2020/02/03/news/milano-rotta-la-targa-del-comune-che-ricorda-pinelli-1.38419526

Chiaramente non ci piace quando qualcuno rompe le cose degli altri: ci hanno insegnato che non si fa. In questo caso poi non hanno rotto una panchina del parco perché ci sono saliti sopra in quarantadue: hanno rotto una targa dedicata ad un uomo morto. Ci viene da pensare che non siano solo dei cretini con aspirazioni circensi, quanto degli individui razionali con una volontà propria. La giornalista cercava proprio le ragioni del gesto in una delle parole sotto il nome e cognome del ricordato: gli dava fastidio che fosse anarchico? Oppure partigiano? Non ha preso in considerazione ferroviere, il che è pure strano, di questi tempi: delle tre categorie umane incise è quella che personalmente mi indigna di più, anche se non al punto di andare al cimitero a danneggiare tutte le lapidi dei defunti dipendenti delle FFSS.

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