Il diritto di andare a messa e quello di giocare a tennis

Da oggi non posso più giocare a tennis, per il rischio di contagio. In compenso posso andare a messa. Non che intenda farlo, certo, ma a quanto pare le mie esigenze spirituali vengono prima di quelle sportive.

E’ scritto qui, sul sito del governo:

http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/Dpcm_3_novembre_2020.docx

all’articolo 1, comma 9 lettera p:

l’accesso ai luoghi di culto avviene con misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;

e lettera q:

le funzioni religiose con la partecipazione di persone si svolgono nel rispetto dei protocolli sottoscritti dal Governo e dalle rispettive confessioni di cui agli allegati da 1, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, a 7;

Sempre nello stesso articolo 1 e comma 9 ci sono un bel po’ di lettere, dalla d alla h, che servono a dire che in palestra e nei campi sportivi non ci vai, a meno che tu non sia un professionista.

allo stesso modo non si può andare al cinema, a teatro e ai concerti (comma m) e a ballare (comma n). Neanche a giocare al bingo (comma l), ma qui fosse per me lo sospenderei a vita.

Alcuni giorni prima che uscisse il DPCM qualcuno si è preso la briga di controllare i vari tipi di eventi pubblici e capire cosa sia più o meno contagioso. Ne è uscito un grafico così:

Il tennis, pensa un po’, è nell’angolino in basso a sinistra. C’è più rischio a prestare il bagno ad un amico incontinente o a prendere una pizza da asporto. La messa è dal lato opposto, dove per capirci ci stanno discoteche, buffet, concerti e feste al chiuso.

Sarà forse che la CEI è un po’ più potente e lamentosa della federazione dei tennisti italiani, ma a quanto pare è l’unica associazione a cui sono concesse stravaganti deroghe sul DPCM. Certo, i vescovi tutelano i propri interessi. E’ la cosa che sanno far meglio, anche se a modo loro: fossi in loro cercherei di fare il possibile per mantenere in vita i praticanti cattolici, che sono tendenzialmente un po’ avanti con gli anni. Loro invece non si esprimono sui diritti civili e suoi doveri religiosi dei fedeli, anche perché in alcuni contesti sarebbe un po’ come condannarli a morte; preferiscono limitarsi ai loro presunti diritti religiosi, ovvero quelli di poter andare fisicamente a messa, in rispetto del loro antico comandamento

ricordati di santificare le feste!

Essendo poi che questa indicazione è stata scritta su una tavola di pietra alcune migliaia di anni fa, non è chiaro se lo si possa fare in streaming via Internet. Sta quindi al cattolico cercare di capire se è peccato o no guardare la messa dal proprio divano sullo schermo dello smartphone. Se gli aggrada potrà anche alzarsi, sedersi e cantare a comando, ma di sicuro non potrà fare la comunione.

D’altra parte le celebrazioni cattoliche sono piene di gestualità ed eventi che sembrano fatte apposta per propagare infezioni. Ecco qui l’elenco.

La prima cosa è che quando si entra tutti devono infilare una mano nella stessa bacinella di acqua. E’ acqua benedetta, certo, ma credo che purifichi dal male ultraterreno e non ha effetti dimostrati sul male contingente. Non so nemmeno ogni quanto l’acqua venga cambiata, perché il gesto in sé mi fa un po’ schifo anche quando non ci sono pandemie in corso.

Quando poi ci si siede lo si fa in mezzo ad estranei, di cui non ci conoscono le cure igieniche e le abitudini sociali. Essendo poi che sono tutte persone che credono in esseri metafisici pandimensionali, facilmente saranno un po’ meno concentrate sulle cose che stanno succedendo su questo pianeta in questo momento. Insomma: credere di avere un amico invisibile e potentissimo potrebbe far loro pensare di godere di una qualche forma di aiutino esterno o di immunità, ma fino ad ora non ci sono prove che questo sia successo.

Durante tutta la messa si parla molto, tutti insieme, e capita spesso di dover cantare, sempre tutti insieme. Insomma bisogna tenere la bocca aperta e aumentare l’afflusso e il deflusso di aria proprio quando lo fanno anche tutti gli altri. Come si legge nella tabella pubblicata qui se si canta in gruppo non è come farlo da soli sotto la doccia, e si finisce in un quadratino di rischio giallo o rosso, quelli da cui è meglio stare lontani.

Ad un certo punto viene chiesto di dare la mano agli sconosciuti citati prima, borbottando un messaggio di pace e augurandosi che la mano che ci stanno porgendo oltre che infilarla nell’acquasantiera l’abbiano pure passata nell’igienizzante, dopo.

A messa ci si va soprattutto per entrare in comunione con il divino. Ecco quindi che bisogna ricevere del cibo non confezionato e manipolato dal sacerdote, e quindi abbassare la mascherina per infilarlo in bocca.

Alla fine bisogna uscire dalla chiesa. Questa volta si può fare a meno di rimettere la mano nell’acquasantiera, perché agli occhi del divino suonerebbe come pulirsi le scarpe quando si esce da casa sua (o scuotere la polvere dai propri piedi, come direbbero loro): da che leggo è un tipo di cosa su cui il loro dio è molto suscettibile. In compenso si forma un bell’assembramento alle uscite, di quelli tanto amati dal virus.

Insomma, visto così sembra un manuale di tutte le cose da non fare durante una pandemia. E magari qualcuno si chiede come mai succedono cose come questa, questa, o quest’altra, oppure questa o questa. Ce ne sono altre, certo, ma non volevo esagerare perché mi sembra un elenco già abbastanza noioso così.

D’altro canto i vescovi sono i primi a dire che anche l’anima va nutrita. Io l’anima non ce l’ho e quindi faccio fatica a capire o a sentire questa necessità. In compenso mi piace nutrire la mia sportività e il mio spirito agonistico giocando a tennis una volta alla settimana ma purtroppo per un po’ non potrò più farlo, anche se gioco solo in campi all’aperto perché al chiuso costano troppo, e non faccio più la doccia alla fine della partita. Evito pure gli scambi a rete se lì c’è già persona con cui gioco e di conseguenza la distanza tra noi due oscilla tra i dieci e i venti metri, per dire. Nonostante questo io non potrò giocare a tennis. Però potrò andare a messa a pregare dio onnipotente perché almeno per una volta si comporti come tale e metta presto fine a questa emergenza sanitaria. Ma se tutti continueranno ad andare a messa mi sa che andrà avanti ancora per un bel po’.

E qui ho avuto questa idea: chi decide di andare a messa per soddisfare le sue sacrosante esigente spirituali può farlo tranquillamente e tutte le volte che vuole, ma solo dopo aver firmato una liberatoria in accordo col suo vescovo e il suo sacerdote, in cui dichiara che una volta contratto il virus rinuncia ad intasare i nostri ospedali dove il personale è già molto preso a curare le persone che sono state contagiate loro malgrado. I cattolici osservanti dovranno rivolgersi direttamente al loro prete o al loro vescovo e saranno questi provvedere alle loro cure. Probabilmente cure puramente spirituali, ma d’altra parte è di questa loro necessità che stiamo parlando dall’inizio dell’articolo.