Breve storia di un sorpasso

Questa mattina ho caricato il mio giovane pirata di un anno in automobile per dirigermi verso il luogo di mercato, con lo scopo concordato con la mia amata di riapprovvigionare la cambusa dopo una vacanziera settimana di mare.

 

La giornata è conciliante, il sole scalda come sa fare e sono quasi tentato di mettere Radio Classica a tutto volume sull’autoradio, giusto nella vaga speranza di passare sotto casa e di svegliare uno di quegli idioti che facilmente stanno ancora dormendo visto che passano la notte ad ascoltare i loro rumori fortemente ritmici in automobile passando sotto le finestre di casa mia.

 

Ad un certo punto una piccola vettura davanti a me rallenta, tenendosi verso il centro della carreggiata. Vaghi ricordi mi portano alla memoria anche una accenno di frecce lampeggianti un po’ a destra ed un po’ a sinistra, ma sono già concentrato a portare rancore e risentimento ad un automobilista così poco attento al comportamento per strada. Osservo stizzito il tachimetro: accidenti, ha rallentato fino a scendere a venti chilometri all’ora! Si merita tutto il mio biasimo.

 

Rapido però subentra la mia etica di buon pirata pastafariano: insulti e gestacci aiuterebbero me o il cattivo automobilista qui davanti sul sentiero della felicità? Ho così fretta da considerare vitale ogni secondo in più trascorso sulla strada? Insomma, mi farebbe sentire meglio il pormi con spavalda superiorità ad impartire lezioni di codice della strada allo sciagurato automobilista? Mi astengo quindi da ogni manifestazione, chiudendomi in un ermetico nirvana stradale.

 

Nel frattempo la vettura rallenta ulteriormente fino a fermarsi, ovviamente senza accostare e senza mettere la freccia. Ho il tempo di notare chi la guida: un signore molto anziano, senza cappello ma chiaramente da tempo non nel pieno delle forze. Dalla portiera destra scende a fatica la probabile compagna di una vita: una signora che dopo essersi affidata al bastone tenta a più riprese di chiudere la portiera. Due anime nobili che sicuramente non vivono con serenità l’uso della loro piccola automobile, e che facilmente se prendono la macchina è solo perché costrette dalle circostanze della vita, magari perché fanno sempre più fatica a camminare per lunghi tratti, o perché non tutto quello di cui hanno bisogno si trova sotto casa loro. Probabilmente guidano pure con un certo timore ed imbarazzo, perché si renderanno entrambi conto di avere sempre più difficoltà ad affrontare la strada.

 

Un po’ mi sono sentito in colpa anche solo ad aver pensato male di queste persone. Quando sono dentro ad una automobile un po’ tendo a pensare di ogni altra macchina come alla personificazione di un mio misterioso nemico, un automobilista indefinito e malvagio il cui unico scopo è intralciare il mio viaggio con la sua arrogante e spudorata stupidità. Soprattutto se l’automobile è molto più potente e costosa della mia. Non è un sentimento di cui vado fiero, perché quando il mio sguardo d’odio riesce a vedere attraverso i due finestrini che ci separano, di là c’è sempre una persona normale al volante, con i suoi problemi e le sue questioni. Io stesso sono reduce da una settimana di turismo; colgo quindi l’occasione per scusarmi con tutti i comuni della maremma toscana per i continui intralci che ho dato ai suoi anziani guidatori di ape con la mia guida brusca ed incerta, nell’affrontare i tornanti con scandalosa lentezza, o cercando ossessivamente un parcheggio dove si sa che è impossibile trovarne.

 

Tornando al presente: l’altra corsia è libera, e vado di un agevole sorpasso, chiedendo in cuor mio al Nostro Spaghettoso Signore di benedire l’anziana coppia di amanti con tutta la serenità di cui è capace, nella vita e nella morte.

 

Neanche il tempo di dirlo e dietro di me sento il fatidico colpo di clacson, una sciabolata nel mio amorevole congedo: una golf sta pure sorpassando, ma pur avendo visto chi fosse al volante dell’incerta utilitaria mal parcheggiata ha deciso di calare tutto il suo disprezzo verso il vecchio guidatore con la sua pesante mano porcina schiacciata sul centro del volante. Ho il tempo di vedere chi è alla guida: incredibile a dirsi, è l’automobilista malvagio con tutta la sua carica di arrogante e spudorata stupidità. Lo vedo chiaramente nello specchietto: è proprio lui, sono sicuro. E lo odio, non di un odio vago ed indefinito, ma concentrato e conscio, lo odio come odio chi è troppo idiota e presuntuoso per capire quanto sia idiota e presuntuoso. Sento che se è così ottuso facilmente è anche una persona molto infelice, perché non vedo come l’insultare e mettere in imbarazzo un vecchio dalla guida incerta possa renderlo felice o farlo sentire una persona migliore. Ma non riesco a provare pena: chi tratta male un debole solo per il gusto di farlo merita solo il mio biasimo, e non certo la mia comprensione.

 

Quindi, se per caso a te che stai leggendo è capitato di suonare il clacson a sproposito, magari per poi pentirtene, ti voglio bene, perché l’importante è arrivarci. Ci si vuole bene tra pedoni sul marciapiede, e non vedo perché non ci si possa voler bene anche per strada. Se invece sei proprio quell’avanzo di immonda umanità che giusto oggi guidavi la tua golf dietro di me, e che magari fiero della tua prodezza ti sei pure lamentato al bar con i tuoi degni compari per certa gente che prende la macchina ma è talmente incapace che dovrebbe solo starsene a casa propria a morire, allora ti auguro con tutto il cuore di ritrovarti a breve nelle stesse condizioni di guida del sorpassato, perché forse solo allora la tua testa vuota potrà rendersi conto di cosa vuol dire guidare con fatica in un paese di bifolchi incivili. E spero che avrai comunque la lucidità per ricordarti quanto sei stato miope mille e più volte sulla strada comportandoti come altri tuoi pari si comporteranno con te ogni volta che non sarai in grado di parcheggiare fuori del tuo bar, regalando vigorose salve di clacson a te e ai tuoi amici già seduti ad aspettarti con il pirlo in mano.

 

Smokey and the Bandit