Per chi difende i diritti dei propri figli, a condizione che non siano gay

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Domenica un milione di omofobi è sceso in piazza a manifestare contro la pericolosa teoria teoria gender. E a ragione, ci sono un bel po’ di cose di cui preoccuparsi:

  • la teoria gender vuole promuovere l’omosessualità a discapito dell’eterosessualità
  • la teoria gender vuole sottoporre tutti i bambini dagli asili nido in poi a dimostrazioni pratiche di masturbazione individuale e collettiva
  • la teoria gender è subdola, e vuole accomunare un po’ di sana omofobia dettata da antichi princìpi morali e religiosi a concetti brutti come il bullismo. Come se un gruppo di maschietti non avesse più il sacrosanto diritto di schernire quel bambino un po’ effeminato che non si comporta come un vero maschietto
  • la teoria gender è mossa dalla potente lobby italiana dei gay, ovvero quei diabolici sovversivi  in tacchi a spillo che anche se da un lato non sono in grado di ottenere nemmeno una cosa elementare come il diritto all’unione civile, dall’altro riescono a muovere una macchinazione perversa che coinvolge nientemeno che l’OMS e diversi ministeri italiani

 

Forse sto sbagliando ad usare la parola omofobi, che suona così male. Meglio dire difensori dei princìpi della famiglia naturale, che subito li fa passare dalla parte della ragione che è di chi si difende da una oppressione, e non li fa sembrare come gente che vuole negare ad altri i diritti che a loro sono concessi. Chi invece è discriminato diventa un pericoloso cospiratore da cui dobbiamo tutti difenderci.

pqotdtm-jd-i-will-surviveTutto questo però non tiene conto di una cosa di per sé anche abbastanza elementare: la teoria gender non esiste. Non esiste una cospirazione dei gay per prendere il controllo del genere umano, per trasformare l’umanità in un immenso gay pride permanente. Non esiste anche solo per il fatto che i gay non sono stupidi come gli omofobi che gli danno addosso, e sanno che se fossimo tutti gay, nessuno farebbe più figli e loro stessi non potrebbero più adottarne. L’umanità intera si estinguerebbe in una generazione sulle note di I will survive.

Quando vedo tutta quella gente riunita in uno stesso posto, mi sento triste per loro, per tutti gli sforzi ci mettono a manifestare contro una cosa che li spaventa veramente, ma che ha assunto i toni delle più note cospirazioni quali le scie comiche e l’uomo falena. Solo che in questo caso non abbiamo a che fare con cospirazionisti professionisti che si nascondono dietro a nickname ad effetto per muoversi esclusivamente in forum e blog a tema. Queste qui sono persone che sono andate fisicamente in piazza a protestare. Non si è mai vista una tale folla di sciachimichisti in piazza. A volte mi viene persino il dubbio che esistano davvero, e che in realtà non siano che dei bot programmati da qualche ente segreto per catturare ed isolare gli stupidi del paese; questa sì che sarebbe una bella cospirazione. I famiglianaturalisti invece esistono, e hanno paura di questa teoria gender di cui ne hanno sentito di tutti i colori al punto da ritrovarsi in piazza per confortarsi l’un l’altro e per manifestare le loro preoccupazioni. Peccato però che la teoria gender ricalchi in tutto e per tutto lo stile della megacospirazione universale:

  • poche fonti certe. Una è questa, peraltro promossa nientemeno che dall’OMS, e un’altra è il famoso progetto UNARopuscolo dell’UNAR che il Dipartimento della pari opportunità della presidenza del consiglio dei ministri ha fatto preparato per gli insegnanti delle scuole, contestato nientemeno che dai vescovi italiani perché giudicato destrutturante e  persecutorio nei confronti della famiglia.
  • una marea di voci che riportano notizie false o travisate, ma prendendole per certe, seguendo la regola che più volte una menzogna viene pronunciata, più è facile che finisca per diventare una realtà. I due documenti ufficiali citati qui sopra non parlano certo di sedute di masturbazione di gruppo tra bambini, o inviti al cambio periodico del sesso, giusto per fare un esempio. Chiaramente siete invitati a controllare.

 

Ciò non toglie che queste persone, che magari sono solo un po’ credulone e poco informate, mi facciano pure un po’ pena. D’accordo che non saranno molto pratiche di cospirazioni, che magari non hanno nemmeno Internet per andare a vedere se tutte le sciocchezze che gli vengono dette sulla teoria gender sono vere, o che è gente non molto critica, abituata a bersi sempre tutto di quello che gli viene detto dalle loro sorgenti ufficiali di informazione religiosa. Ma questo non significa che non siano omofobi. E se non sono in grado di usare la loro testa per capire cosa sia veramente giusto o sbagliato e quale sia la differenza tra negare i diritti ad altri e mantenere i propri, allora sono anche persone sciocche e pericolose.

A volte penso a mio figlio, che ha quasi due anni. E’ un maschietto e gli piacciono le ruspe ed i trattori, anche se il suo bel faccino e la sua testa piena di riccioli lo fanno spesso confondere dai passanti per una bambina. Non gli ho imposto io di giocare con le ruspe, negandogli magari il permesso di giocare a vestire e pettinare delle bambole, ma non ha importanza. Se mai un giorno si renderà conto di essere omosessuale, sarei onorato e orgoglioso se non me lo nasconderà, come se fosse una cosa normale ed accettabile, e non qualcosa di peccaminoso o imbarazzante. Avrò motivo di essere triste per questa notizia solo se per allora non saremo ancora riusciti a far riconoscere agli omosessuali gli stessi diritti alla famiglia degli eterosessuali, perché significa che mio figlio ed il suo compagno dovranno ancora lottare per avere un diritto fondamentale riconosciuto dalla stessa unione europea.

Mi chiedo invece cosa dovesse accadere se non è mio figlio a rendersi conto di essere gay, ma quello del tipo che tiene lo striscione in mezzo alla foto in testa a questo articolo. Non credo che avrà molto voglia di dirlo al suo papà, come non credo che suo padre sarà felice di sentirselo dire, o si sia preoccupato troppo di questa terribile eventualità. Magari ha semplicemente confidato che queste cose accadono solo a chi abbassa la guardia con i gay, o magari a chi permette che il proprio bambino giochi al parco con uno che ha già contratto la malattia dell’omosessualità, prendendosi anche lui l’infezione. come i bambini che si sono ritrovati a vivere loro malgrado in una famiglia innaturale (artificiale? artefatta?) che si vedono alla fine di questi filmato: questi bimbi sono chiaramente condannati a diventare gay come i loro genitori e a propagare il virus gender.

Quello che credo poi è che una persona possa diventare omofoba per nascondere un’omosessualità latente. E non sono solo io a crederlo: ne ho trovato conferma qui, ad esempio. Quando sento il solito politico ottuso e nostalgico del bel ventennio andato che sbraita in difesa della famiglia naturale, mi viene subito da pensare a lui come ad un pover’uomo infelice e represso, costretto dalla sua educazione a comportarsi in un modo idiota, arrogante e contro la sua natura, per nascondere una condizione di omosessualità trattata da lui stesso come un mostro imbarazzante che si porta nella pancia con cui non riesce a confrontarsi e da cui non riesce a liberarsi. Un gay latente e omofobo, che facilmente si è trovato a sua volta nell’impossibilità di rivelare la propria condizione a dei genitori chiusi ed oppressivi, finirà per compiere gli stessi errori con i suoi figli. Purtroppo per loro, alzare la voce o striscioni scritti a caratteri cubitali non li proteggerà mai dal pericoloso contagio gay, e non farà altro che mettere a disagio un eventuale figlio omosessuale che si troverà costretto a convivere di nascosto con la sua condizione, alimentando di generazione in generazione una lunga serie di sensi di colpa irrisolti e magari arrivando a convincersi che sia davvero una malattia di cui vergognarsi e da cercare di curare, nel caso di nascosto. Forse è l’occasione di parlare un po’ ai propri figli invece di limitarsi ad indottrinarsi secondo il credo delle proprie paure, e seguire il consiglio di una che fa uno dei mestieri del futuro, l’ideologa del gender.

Che poi, l’omosessualità non è una malattia. Se siete degli scienziati disoccupati o pagati dalla CEI, smettetela di cercare il vaccino. Casomai vedete di trovare una cura contro l’omofobia.

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Le straordinarie fluttuazioni dell’euro durante le visite morfologiche

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Sbagliare, si sa, è umano, ma perseverare è divino! E così, per la seconda volta ci ritroviamo a fissare sullo schermo di uno strano televisore la trasmissione più interessante ed esclusiva del mondo: la visione in tempo reale delle prime immagini della nostra seconda creatura, nonché prima bambina! Certo, all’occhio del profano potrebbe apparire più come il trailer di Alien V, ma noi siamo contenti, ed il dottore dice che va tutto bene. Certo, lui è più attento alle misurazioni ed è meno emozionato nel sapere se sarà un principino o una fatina, ma alla fine ci chiede se lo vogliamo sapere, noi chiaramente sì, lui ce lo dice e sembra pure contento che siamo contenti. Visto poi che oltre ad essere una bimba è anche in perfetta salute, direi che ci va proprio benissimo.

Quello che ci va un po’ meno bene è che per avere un servizio fondamentale per una futura mamma come è la visita morfologica siamo dovuti ricorrere ad una clinica privata, come se fossimo una giovane coppia di viziosi che si divertono a pagare per avere un servizio che il ministero della salute passa a tutti gratuitamente. La cosa ha assunto pure un tono tragicomico quando abbiamo scoperto che le liste di attesa per le visite morfologiche presso gli enti pubblici sono così lunghe che andrebbero prenotate ancora prima di aver concepito la creatura. Se però si decide di ricorrere ad una clinica privata, allora di posto ce n’è in abbondanza, e possiamo addirittura scegliere il nome del medico. La mia amata decide per lo stesso medico della prima volta, quella gratuita, per una specie di paghi 1 / prendi 2.

Euforici per la trasmissione in tempo reale a cui abbiamo appena assistito, ci rechiamo a saldare il conto con l’austera segretaria della clinica. L’attesa si fa lunga, tra tutte le telefonate e visite improvvise di donne frettolose ed accaldate a cui la cara signora deve far fronte, e che ci passano bellamente davanti. Per passare il tempo in modo ameno inizio a tamburellare nervosamente sul bancone con il bancomat, sforzandomi di non osservare troppo le orripilanti opere d’arte moderna che troneggiano in giro per la stanza, il cui scopo sembra quello di voler mettere a disagio le persone o di indurre le gestanti ad un parto anticipato. Non appena tutti meno che noi sono stati esauditi ecco che torna ad essere in nostro turno, e la signora inizia a dedicarci la sua attenzio. Un po’ chiede ed un po’ scrive nel suo computer. Decide di uscirne con una frase interessante:

– Ma lei è assistita dalla dottoressa De Uteris?

Accidenti, sì! Penso io. E così risponde pure l’assistita. Quindi la segretaria si piega leggermente in avanti da dietro al bancone come a volerci confidare un segreto, e guardando la mia dolce metà le bisbiglia con fare complice:

– Senta, allora le posso fare 100 euro invece di 150, che ne dice?

Beh, grazie! Uno sconto non si rifiuta mai. Va a capire te per che motivo la nostra ginecologa dà diritto a sconti imprevisti in istituti che non sapevamo essere convenzionati. E soprattutto, senza chiederlo! Meglio che andare al cinema con la tessera dell’Ikea.

Definito il prezzo, le porgo il bancomat con cui stavo giocherellando da tempi immemori. Ma questo mio gesto, apparentemente banale, provoca un certo sgomento. La frase allarmata con cui reagisce la segretaria non aggiunge niente al contesto:

– Ah! Pagate col bancomat?

L’ha detto come se volessi pagare con delle perline o con dei buoni pasto. Già, paghiamo con il bancomat. Sarà che non credo di aver la faccia di un portavalori, o di uno che ama passare il tempo a ritirare pezzi di carta da un buco nel muro per poi essere rapinato, per perderli o per lavarli per sbaglio insieme alle mie mutande. A me i soldi arrivano direttamente in banca, belli che tassati. Non ho quindi molta simpatia per tutte quelle categorie sociali poco avvezze al pagamento delle tasse, e che invece hanno interesse a maneggiare questi pezzi di carta ad insaputa dello stato. Sto parlando di:

  • mafiosi che devono riciclare denaro sporco frutto di attività criminose
  • politici corrotti che devono farsi pagare per prestazioni illecite ad insaputa dei loro elettori
  • preti che chiedono offerte ai loro fedeli quando già ricevono fiumi di soldi dallo stato senza il minimo giustificativo
  • professionisti di ogni genere che storcono il naso di fronte alla richiesta di una fattura, facendo presente che così non verrà fatto lo sconto

Per religione amo definirmi comunque un pirata, e mi rendo conto che questo mio atteggiamento può danneggiare la categoria: è difficile chiedere un versamento tramite il POS al capitano della nave che si è appena abbordata. Ma tant’è: bisogna ammodernarsi, e per il bene di tutti occorre fare un piccolo sforzo, ed iniziare a pagare le tasse. Se poi si è mafiosi, politici o preti, allora forse è anche ora di trovarsi un lavoro onesto.

Il bello del bancomat è proprio che è uno strumento scomodo per le persone brutte. E se si è persone belle è meglio usarlo il più possibile, come fanno nei paesi più civilizzati e meno mafiosi/corrotti/religiosi/evasori del nostro. In questo modo si complica un po’ la vita alle categorie di persone che sono costrette a usare i contanti per scelta professionale. I cento euro che lo studio medico vorrebbe ricevere dalle mie tasche sarebbero scomparsi dalla contabilità dello studio, per finire in un posto lontano dagli sguardi del ministero delle finanze. Giudicando la quantità di persone in sala di attesa, sembra che di soldi ne girano un bel po’, a botte di centinaia di euro, quindi non penso che il nostro dottore si limiti a comprarsi le sigarette o a fare la spesa per ripulire il suo denaro. Deve forse usarne una parte per comprarsi una ventiquattr’ore e metterci delle ulteriori banconote, da consegnare ad un suo amico politico di Comunione e Liberazione? O deve comprarci una terza casa ai Caraibi, per parcheggiarci la sua costosa e esigente moglie? Non posso saperlo. Sicuramente non manderà la sua zelante segretaria a depositarli in banca sul suo conto o su quello dello studio.

Torniamo alla cariatide del nostro studio medico. Appreso che intendo pagare col bancomat, il generoso sconto che avevamo concordato è tacitamente sfumato. Come se lei sa che io so, e che sono un cretino perché mi faccio del male da solo a vantaggio di quell’esoso mostro mangiasoldi che è la comunità italiana, e che quindi non mi merito nessuna spiegazione. In una normale conversazione sarebbe stato carino rendermi partecipe dei motivi per cui non mi è stato negato uno sconto promesso senza limitazioni sul tipo di pagamento. Trattandosi invece di una proposta di truffa mal recepito, si è preferito far finta di non aver mai pronunciato la frase infelice.

Finalmente arriva una ricevuta, e da sotto il bancone compare il POS, nemmeno troppo impolverato. Mi viene in mente una scena simile del film Qualunquemente di Antonio Albanese, ambientata però questa volta nella ricca e onesta provincia di Brescia. Salta fuori che un piccolo sconto c’è stato: non paghiamo più la tariffa piena di 150 euro, ma 140. Forse ha applicato lo sconto simpatia, o forse ha tacitamente comprato il nostro silenzio sull’imbarazzante situazione. Silenzio che io ho deciso di rispettare, non parlandone a nessuno. Mi sono limitato a scriverne in questo articolo.

Il POS fa un po’ le bizze. Forse è un po’ che non viene usato, o forse saranno le continue telefonate a far cadere la linea. Finisce che ci mette un po’ a portare a buon fine la transazione. Non perdo la calma, anche se so che in tasca non ho che pochi spiccioli, non sufficienti a pagare la prestazione ricevuta nemmeno se mi venisse riproposta con lo speciale sconto evasore. Nell’attesa, l’anziana segretaria fa una domanda interessante:

– Ma avete un fondo sanitario aziendale?

Già, abbiamo un fondo sanitario aziendale. Questo un po’ ci fa apparire più normali. Non siamo né degli stupidi né dei paladini del rigore morale. Siamo solo una coppia che sa usare i propri strumenti, e che sa che non ha senso ricorrere ad uno sconto illegale quando può pagare molto di meno ed onestamente. La signora non si è dimostrata una osservatrice particolarmente attenta pochi minuti fa, quando mi ha proposto uno sconto dopo che le ho agitato sotto il naso il bancomat per 20 minuti prima di chiedere di usarlo. Spero si sia fatta un appunto a riguardo. Può farsene un altro adesso: chiedere sempre agli sconosciuti se dispongono di un fondo sanitario prima di proporgli una truffa.

Bene, alla fine sembra che il bancomat dello studio si sia ricordato come si fa, e decide di compiere il suo dovere fino alla fine. La nostra fattura è la 1111, datata 11 maggio 2015. Lo studio è aperto da lunedì a venerdì, dalle 15 alle 19. Questo se qualcuno vuol calcolare il numero medio di fatture all’ora, considerando che nello studio lavorano dieci dottori.

Ce ne andiamo comunque felici per la bella notizia della bimba in arrivo, e ci dimentichiamo in fretta di questa parentesi di Italia. Decidiamo di aspettare qualche minuto e di tenere la gioia solo per noi, prima di iniziare a chiamare parenti e amici. E poi si inizierà a pensare al nome.

Ci vediamo a settembre, Jolanda. E’ un mondo di merda, siamo sicuri che ti piacerà.

It's a pirate girl!

Campane moleste

fra-martino

Abitare in centro al paese è bello, per tanti motivi, tipo che per fare una bella passeggiata non si deve prendere la macchina.

Abitare in centro può però essere anche brutto, se si ha a che fare con un campanile.

Il campanile è un edificio tutto particolare, uscito direttamente dal medioevo. Serviva a comunicare gli orari della vita religiosa e privata degli antichi cristiani, sprovvisti di orologio. Per la più classica delle tradizioni che siccome si è sempre fatto così, allora andiamo avanti senza pensarci troppo, non vi è chiesa che non venga costruita senza campanile, e non vi è campanile che non tenga fede al suo nome ospitando sulla sua cima un po’ di campane. A questo punto le campane possono comunicare a tutto il paese i loro messaggi, che più o meno sono questi:

  • serie di rintocchi bassi a distanza di circa un secondo, seguiti eventualmente da rintocchi più alti: è il segnale orario. I primi sono le ore, gli altri i quarti d’ora o le mezzore a seconda della convenzione del luogo.
  • Rintocchi alti e distanti: è la chiamata al rito, fatta in genere pochi minuti prima. Magari chi è ancora in casa arriverà tardi, a meno che non sia un sacrestano ritardatario, ma può essere utile per chi sta leggendo il giornale al bar della piazza, o è indeciso se parcheggiare o meno in seconda fila
  • Scampanate di sabato mattina: una coppia ha deciso nonostante tutto di sposarsi in chiesa, per far contenta la vecchia zia bigotta, ma zitella e benestante
  • Rintocchi funerei: è morto qualcuno. Forse la zia qui sopra, alla notizia che l’ultimo nipotino rimasto è gay ed è andato a sposarsi in Friuli

Più ancora altri segnali vari ed eventuali, ad indicare cerimonie, feste comandate e quant’altro. Ce n’è per tutti i gusti.

Uno di questi segnali in particolare mi risulta molesto ed incomprensibile. L’ho chiamato la scampanata fracassona e senza senso a 20 alle 7 di mattina. Proprio non ne colgo il significato: la prima messa è alle 7, ed è ovviamente dotata già dei suoi rintocchi di rito a 5 alle 7. La scampanata fracassona è un’altra cosa. In particolare:

  • non sembra seguire nessuna regola di armonia: forse si tratta di musica dodecafonica, ma è più probabile che sia solo cacofonica
  • è sempre uguale nel suo fracasso, quindi anche se potrebbe far pensare ad un collaudo mattutino del parco campane ad opera di un diacono pazzo, in realtà segue una sua misteriosa costanza
  • è rumorosissima. l’attacco in particolare viene fatto da quasi tutte le campane contemporaneamente, per poi proseguire in una sbrodolata furiosa di ardite dissonanze. Una spiegazione verosimile è che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che hanno fatto la pulizia dello spartito nel tamburo rotante della macchina campanaria, e nel frattempo ci siano finite alcune generazioni di mosche morte ad arricchire la melodia iniziale. Qualcosa del genere:
Il Signore delle  Mosche ha colpito ancora
Il Signore delle Mosche ha colpito ancora
  • è una gran rottura di scatole: molta gente a quell’ora è già sveglia, come il sottoscritto, ma c’è chi può dorme ancora volentieri, come la mia amata, o chi potrebbe dormire ancora un poco, ma al primo rumore si sveglia con grande entusiasmo e voglia di fare, come il nostro pirata di due anni, costringendo tutta la famiglia all’inizio ufficiale delle attività
  • c’è anche di sabato e domenica, giorni in cui tutti vorremmo dormire un po’ di più, e ci troviamo invece ad intonare un’ode mattutina per voci e campane a base di bestemmie ed imprecazioni

Non ho ben chiaro se queste scampanate ci siano tutte le mattine o se invece coincidano con eventi particolari dell’anno liturgico dei cattolici. So solo che da quando fa molto caldo e le finestre stanno aperte di notte, la mattina la sveglia è questa qui. Che poi sfortuna vuole che la posizione della finestra della camera da letto dell’infante filibustiere particolarmente esposta:

Il campanile molesto, ben visibile dalla finestra
Il campanile molesto, ben visibile dalla finestra

Insomma, un po’ è sfortunato. O meglio: lo siamo noi, visto che lui prende sempre la sveglia mattutina con un certo entusiasmo. Ma non intendo farlo dormire in cucina o in bagno solo per via di un prete con un concetto un po’ medievale sui disturbi alla quiete pubblica.

Quindi, dopo una breve navigazione nei mari procellosi dell’Internet sono approdato, come spesso accade, sull’isola di rancorosa serenità dell’ateismo italiano. Qui ho trovato conforto ed assistenza al mio problema in una pagina intitolata, neanche a dirlo, campane.

La spiegazione della questione è semplice: in Italia vige il concordato tra chiesa e stato. Lo stato è quello italiano, e la chiesa è quella cattolica, in situazione di privilegio. Se un muezzin si mettesse a salmodiare 5 volte al giorno da un balcone in centro al paese, sicuramente le autorità interverrebbero con più zelo che non a legare delle campane spaccatimpani.

Secondo il concordato, il parroco di turno può molestare tutto il paese con il suono delle campane esclusivamente durante le celebrazioni di un rito. Quindi, se c’è una messa alle 3 di notte, allora può renderne partecipe tutti quelli che per un motivo o per l’altro non sono riusciti a parteciparvi. Altrimenti deve rispettare le regole sull’inquinamento acustico. Anche lui, come ogni altro bravo cittadino. A 20 alle 7 di messe non ce ne sono, grazie al Flying Spaghetti Monster, quindi niente scampanate moleste, per favore.

A questo punto si può chiedere un intervento dell’ASL o dell’ARPA. Ma la cosa migliore, suggeriscono gli amici miscredenti dell’UAAR, è di fare intervenire il comune, che così si sobbarca lui le questioni tecniche. Basta chiedere il modulo e il resto viene da sé.

Gli amici dell’UAAR hanno prontamente risposto alla mia lettera per la richiesta del modulo da mandare al sindaco del paese, ed io l’ho adattato alle mie esigenze. Ecco qui quello che è stato infilato nella busta della raccomandata per il sindaco:

Campane moleste: un documento per il sindaco
Campane moleste: il documento per il sindaco

Qui il testo ad uso dei copia ed incolla:

Al Sindaco
del Comune di Gussago

a mezzo raccomandata a/r
Oggetto: immissioni acustiche provocate dal suono di campane della parrocchia di Santa Maria Assunta – richiesta di intervento.
Dalla nostra abitazione, sita in piazza Enrico Morganti 42 a Gussago, ci troviamo in una condizione di forte disagio dovuto al frastuono generato dal campanile della parrocchia di Santa Maria Assunta, sita in via Don Mongotti 1. In particolare ci siamo resi conto che, dovendo tenere le finestre aperte per il caldo, è già il terzo giorno di fila ad oggi che le campane iniziano a suonare all’impazzata alle 6 e 40 di mattina. La cosa ci disturba particolarmente, avendo noi un bambino di quasi due anni che viene sistematicamente svegliato da questo fracasso. La camera da letto del piccolo è posizionata proprio in vista del campanile molesto.

Tali immissioni sonore appaiono superiori ai limiti di cui al d.P.C.M. 14 novembre 1997, recante la Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore.

Si ricorda che anche le immissioni sonore prodotte dalle campane sono tenute a rispettare i limiti di legge, dal momento che nessuna disposizione esonera le chiese dall’osservanza di tale normativa, come del resto ha più volte riconosciuto la giurisprudenza civile e penale.

Si ricorda inoltre che il Comune, ai sensi dell’art. 7, comma 1, lett. g) e dell’art. 14, comma 2, della legge 26 ottobre 1995, n. 447, Legge quadro sull’inquinamento acustico, è tenuto a svolgere il servizio di vigilanza per l’inquinamento acustico derivanti da sorgenti fisse.

Pertanto si invita codesta amministrazione a verificare, anche attraverso le competenze tecniche delle agenzie regionali dell’ambiente, se le immissioni sonore generate dalle campane della parrocchia di Santa Maria Assunta superino i livelli massimi consentiti dalla legge; ad attivare il proprio potere sanzionatorio in materia; ad adottare tutti i provvedimenti necessari, anche ai sensi dell’art. 9 della legge n. 447 del 1995, per garantire la tranquillità e la salute delle persone, pregiudicate dall’inquinamento acustico proveniente dalla suddetta sorgente.

Avverte che, in difetto di un sollecito intervento di codesto Comune, si agirà contro l’inerzia dell’amministrazione.

Con osservanza.

6/6/2015
Devoto Alberto

Mi piace il concetto di mettere il sindaco contro il prete, in un moderno scontro tra potere secolare e temporale, impero contro papato, persona eletta dal basso democraticamente contro persona nominata dall’alto per intercessione divina. Sempre che il sindaco faccia il suo dovere, ma per questo l’UAAR ha aggiunto giusto un’ultima frase minacciosa appena sopra la firma. Questo probabilmente per le esperienze passate riportate sulla loro pagina in cui alcune giunte si sono rivelate particolarmente baciapile nei confronti dei diritti dei preti di esercitare la loro rumorosa arroganza. Ma, si sa, questi politici sono sempre a caccia di voti, e da quelle parti se ne trovano parecchi.

Che si fa? Si aspetta la risposta del sindaco, massimo sessanta giorni. Ne parleremo quindi tra massimo sessanta concerti.