Videoconferenze e campanili

Achille, di gran lunga il mio Campanile preferito, grazie Wikipedia

Non si fa che parlare di videoconferenze: mai come in questo periodo, causa virus, ne stiamo facendo tantissime. Certo: sto parlando di chi lavora in ufficio e può farlo da casa: non credo che categorie sociali come macellai, borseggiatori o becchini potranno mai svolgere il loro lavoro da casa. Sembra però che quella vaga tendenza di spostare il proprio lavoro a casa che era un processo timido e lentissimo fino ad alcuni mesi fa, ha subito una accelerata impensabile, e di questo noi telelavoranti ne siamo molto contenti.

Chi però è meno contento di questo cambio delle abitudini sono i preti e tutti quei personaggi che guadagnano rispetto, soldi e potere da tutto quel baraccone che fa affidamento sulla credulità popolare. La gente non andava a messa per varei motivi. Il primo è che gli era impedito, il secondo era che andandoci si sarebbe beccata un virus molto pericoloso su cui la nostra sanità ha poco controllo e il loro dio onnipotente ancora meno. Adesso i vescovi sono riusciti a convincere i loro amici della politica a togliere il primo veto, ma comunque non credo che gli anziani che sono sopravvissuti non vedano l’ora di provare sulla propria pelle quanto sono efficaci le misure di contenimento del virus nelle chiese.

Quindi magari i vescovi hanno vinto la loro piccola battaglia e sono riusciti a far aprire le chiese alle loro strampalate celebrazioni, ma i preti si ritrovano a dover riempire le chiese di accorgimenti anti-contagio per averle comunque vuote di fedeli. Sai come è: non è che prima straripassero, figurati oggi che abbiamo lo sgradito ospite invisibile, che dal punto di vista dei credenti non è dio ma è il virus.

Ecco quindi il problema che torna all’inizio: il malcontento dei preti si manifesta in modo drammatico su chi si è adattato alla modernità nel modo più molesto che conoscono, ovvero con uno scampanamento senza pari; a tutte le ore del giorno partono dei concerti cacofonici senza senso, aventi come destinatari involontari non solo gli sciagurati compaesani, ma anche tutte le persone che sono in videoconferenza con loro in quel momento. Poi non è che si mettano a suonare garbatamente le ore o qualche musichetta decente e riconoscibile: sembra una gara tra le singole campane a quella che riesce a fare il rumore più penetrante, cercando di imporre alle altre pure un ritmo tutto personale secondo la propria frequenza di oscillazione. Più che un inno al divino fa pensare ad una scomporta fuga di tutti gli animali dello zoo vista dalla prospettiva di chi è all’ingresso a pagare il biglietto. Se poi come spesso mi succede la videoconferenza coinvolge alcuni italiani e alcuni stranieri, ecco che gli scampanamenti molesti si moltiplicano per il numero di campanili italiani presenti, e ogni volta parte una spiritosa caccia al disturbatore, tra scherzi e battute ai nostri danni da parte dei nostri colleghi dall’altro lato delle Alpi.

Quello che mi imbarazza è pensare che passi l’idea dell’italiano come di un ominide medievale che regola i suoi bioritmi giornalieri sul suono delle campane. Non ci ho mai fatto caso, ma sospetto fortemente che nel mondo ci siano campanili in ogni luogo abitato da cristiani a tormentare la comunità ad orari casuali. Per tutte queste persone farà quindi una certa impressione a pensare che nei nostri paesi qualcuno si sia preso la briga di costruire degli edifici molto stretti e alti, tralaltro con i problemi derivati dal fatto che spesso sono stati fatti ben prima del’invenzione del cemento armato, e quindi di metterci in cima gli strumenti musicali più sgraziati e rumorosi che siano mai stati inventati per massimizzarne il fastidio generato. Le stesse persone saranno quindi contente se sapessero che adesso le loro campane vengono sentite in diretta in tutto il mondo da una serie di ascoltatori sorpresi e divertiti.

Spero quindi che il largo uso degli strumenti di videoconferenza che stiamo facendo adesso porti ad un miglioramento delle tecniche di riduzione dei rumori, e che le campane italiane vengano riconosciute come tali. Va bene tutto, ma che io faccia ogni sforzo per apparire come un europeo moderno e professionale e poi da Internet si passa l’idea che io conviva con il campanaro del paese, questo non posso sopportarlo.