Il peggior sistema di governo (con l’esclusione degli altri)

Fin da bambini ci viene spiegato quanto siamo fortunati a vivere in una democrazia: ognuno di noi può dire la sua eleggendo quasi tutto, una volta che ne ha il diritto: sindaci, governatori, capiclasse, capitani della squadra di calcetto, deputati e senatori. Stranamente mancano i presidenti, vai a capire come mai. Se prendiamo l’Europa ormai la democrazia è il sistema più diffuso, e pure le monarchie permettono al popolo di votare. Come a dire che ci sono ancora alcuni re o regine a comandare, ma solo perché le loro dinastie non si sono comportate in modo spudoratamente vergognoso in tempi recenti e perché ci sono altri che vengono eletti e decidono le cose importanti al posto loro. Come monarchia assoluta in Europa rimane solo il Vaticano, ma questa è un’altra storia. Tolti preti e vescovi che ci tengono al loro sistema di governo medievale, cosa può andare male con un governo che scegliamo noi stessi, in libertà?

A quanto pare tutto quanto: da un po’ di tempo leggo e sento notizie in giro che mi fanno covare sentimenti antidemocratici, che potrebbero riassumersi tutte in una considerazione:

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Videoconferenze e campanili

Achille, di gran lunga il mio Campanile preferito, grazie Wikipedia

Non si fa che parlare di videoconferenze: mai come in questo periodo, causa virus, ne stiamo facendo tantissime. Certo: sto parlando di chi lavora in ufficio e può farlo da casa: non credo che categorie sociali come macellai, borseggiatori o becchini potranno mai svolgere il loro lavoro da casa. Sembra però che quella vaga tendenza di spostare il proprio lavoro a casa che era un processo timido e lentissimo fino ad alcuni mesi fa, ha subito una accelerata impensabile, e di questo noi telelavoranti ne siamo molto contenti.

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Il dramma della visibilità per vescovi e ciarlatani vari ai tempi del virus

Questa storia del virus ha fatto emergere tante cose impreviste. Molte che sono delle gran scocciature, tipo che ci sono un bel po’ di umani che non possono lavorare, con quello che ne consegue. Mischiate a queste persone che traggono beneficio svogendo un lavoro utile all’umanità come può essere guidare un treno o spillare birra in un locale, ci sono però un bel po’ di parassiti sociali il cui scopo principale è quello di mantenere la propria credibilità ed i benefici che da questa conseguono. Per semplicità potremmo definire queste persone “ciarlatani”.

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Cosa si può fare quando non si può fare niente

Sono ormai tre settimane (quattro, due? vai a ricordare) che non si può fare niente. Si esce di casa solo per procucarsi il cibo, vestiti come il protagonista dell’Eternauta, di cui guarda caso faranno una serie tra poco, approfittando del fatto che l’unico personaggio presente indossa costantemente la tuta anticontagio. A furia di stare in famiglia e a cercare di comportarsi in modo normale ci stiamo quasi abituando: si lavora da casa, non si va da nessuna parte, niente parchi, amici, nonni e cugini. Niente gelaterie anche se c’è bel tempo. Niente cinema, niente shopping, niente di niente. Si sta a casa e basta.

La mattina mi ascolto un po’ di RadioBrescia7, con Ettore Ravelli che passa tutto il tempo a dire

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Su quelli che rompono le targhe alle persone morte

Oggi al radiogiornale si parlava di quelli che hanno rotto una targa, questa qui:

https://www.lastampa.it/milano/2020/02/03/news/milano-rotta-la-targa-del-comune-che-ricorda-pinelli-1.38419526

Chiaramente non ci piace quando qualcuno rompe le cose degli altri: ci hanno insegnato che non si fa. In questo caso poi non hanno rotto una panchina del parco perché ci sono saliti sopra in quarantadue: hanno rotto una targa dedicata ad un uomo morto. Ci viene da pensare che non siano solo dei cretini con aspirazioni circensi, quanto degli individui razionali con una volontà propria. La giornalista cercava proprio le ragioni del gesto in una delle parole sotto il nome e cognome del ricordato: gli dava fastidio che fosse anarchico? Oppure partigiano? Non ha preso in considerazione ferroviere, il che è pure strano, di questi tempi: delle tre categorie umane incise è quella che personalmente mi indigna di più, anche se non al punto di andare al cimitero a danneggiare tutte le lapidi dei defunti dipendenti delle FFSS.

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Sui sistemi elettivi migliori del nostro

Dai fatti accaduti negli ultimi mesi ho intuito che qualcosa nelle elezioni non ha funzionato nel migliore dei modi. Non che la volta precedente sia andata molto meglio, ma in quella circostanza perlomeno c’era la scusa di un sistema elettivo suino a cui dare la colpa. Questa volta aveva sempre un nome in latino maccheronico rispettoso e scelto con cura dalle più alte intelligenze politiche in campo: doveva per forza andare meglio. Ma se siamo qui a parlarne è perché inspiegabilmente qualcosa è comunque andato storto e purtroppo si stenta pure a trovare qualcuno a cui dare la colpa. Probabilmente ognuno di noi accusa tutti quegli tutti quegli italiani che hanno votato un altro partito e non quello che piace a noi, ma alla fine il problema è uno solo: la democrazia. Ci piace poterci vantare di vivere in uno stato democratico perché ci hanno insegnato che è la cosa giusta e che tutte le altre forme di governo sono intrinsecamente sbagliate, ma questi casi ci mostrano una drammatica verità: la democrazia a volte è inequivocabilmente stupida.

Come se non fosse già di suo abbastanza umiliante e sconfortante questo periodo di imbarazzo politico, ecco che di continuo giungono indesiderate le parole delle forze di occupazione dello stato vaticano. In virtù di princìpi a me sconosciuti questi anziani signori si sentono in diritto di dire la loro e soprattutto che quello che dicono venga diffuso e poi preso in considerazione. E qui sta la cosa più strana: non dicono niente di particolarmente illuminante o sensazionale. Voglio dire: sono sempre e solo discorsi vaghi, scontati e pieni di parole ed espressioni collaudatissime come

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Natale e antiche superstizioni

Che bello il Natale, la famiglia, i regali e tutto il resto. Come si fa a non amare queste cose? Se una persona odiasse il Natale, sempre che possa esistere un essere così meschino, credo che dovrebbe essere osservato dai servizi sociali, o dalla polizia di Babbo Natale.

A me il Natale piace perché non ci fornisce scuse: a Natale ci si incontra con tutta la famiglia. Che poi per chi di famiglia ne ha messa su una propria come me stesso, significa che bisogna incontrare le altre due: prima quella della mia amata, alla vigilia, e poi la mia, al pranzo seguente. Fortuna vuole che le due rispettive tradizioni familiari non pretendessero già di loro lo stesso momento familiare, altrimenti tutto sarebbe stato leggermente meno meraviglioso di come è.

Quest’anno poi ho avuto un’opportunità meravigliosa, perché i corrieri espressi di Babbo Natale non sarebbero riusciti a consegnarmi in tempo il regalo che volevo fare a mio cognato. Così mi sono dovuto trasformare nell’elfo di me stesso, trascorrendo alcune ore della vigilia nell’officina di mio padre per costruire da me il regalo scelto. E qui sta un po’ della magia del Natale: dovete sapere che quando si accende la ciabatta che dà energia alla lampada e ad alcuni strumenti del banco di lavoro, in automatico si accende anche la radio, e che la radio è sintonizzata su Radio 1, e che la vigilia era domenica, che sempre da antica tradizione è integralmente dedicata dallo stato italiano alla religione cattolica. Insomma, è andata a finire che mentre azionavo con pazienza ed attenzione il trapano a colonna, mi sono sentito uno spaccato di tradizione e di pii pensieri cristiani sul moderno senso del natale, più una messa con canti e lodi ed infine i commenti a caldo a cura  dello stesso giornalista ossequioso che aveva condotto il primo dibattito. Ho partecipato a questo inaspettato ora et labora a modo tutto mio, con le mie personali invocazioni a questo dio di amore e di pace. Un po’ speravo che la magia del Natale potesse aprire, anche solo che per pochi secondi, una faglia nella maglia spaziale dell’universo, e che le parole che giungevano dal mio cuore potessero arrivare all’orecchio di questo sacerdote, o magari al suo microfono, per deliziare tutto il suo devoto pubblico presente e l’intera platea radiofonica. Pazienza, si vede che se anche il loro dio è davvero onnipotente, certo non sa cogliere l’occasione per un po’ di inaspettato umorismo. A scanso di equivoci, non erano parole in linea con la fede cristiana, ma bestemmie, seppure tutte in rima con i testi originali. A mio parere il fatto oggettivo che non si è aperta una voragine sotto i miei piedi per sprofondarrmi all’infermo va preso come prova della non-esistenza di dio.

Ma perché tutto questo rancore contro la chiesa? Dico solo il motivo più recente. Giusto un paio di giorni prima un’amica mi passava questa notizia in pieno stile natalizio: il 20 dicembre è morto il cardinale Law, e il Vaticano si accingeva a seppellirlo con tutti i dovuti onori nella basilica romana di Santa Maria Maggiore. Tiene la cerimonia il cardinale Angelo Sodano, benedice la salma nientemeno che il pezzo più grosso di tutti tra i vivi: papa Francesco I. Se non vi sembra che ci sia niente di strano, allora dovete proprio guardare la cosa sotto un altro punto di vista, quello secondo cui un uomo che ha trascorso la vita a proteggere sistematicamente una settantina di preti intenti a predare i bambini da una diocesi ad un’altra forse non meritava tanti onori da morto. Ma tant’è: strano che su Radio 1 non abbiano accennato a questa storia, e sì che ci hanno fatto pure un film che ha vinto l’Oscar.

Ma l’Italia è un po’ questa, quella per cui i cattivi sono quelli che non credono in dio, e i buoni quelli che vanno a messa. Le azioni non contano poi così tanto, se vengono annegate in un mare di preghiere.

Finisco il mio lavoro artigianale, metto via tutto e spengo un po’ a malincuore la radio che mi ha tenuto tanta compagnia. Annoto mentalmente il fatto che la messa che ho sentito era sostanzialmente identica a tutte le altre a cui ho partecipato secoli fa. Un po’ mi rincuora sapere che in tutti questi anni questo papa rivoluzionario dalle scarpe marroni non abbia fatto niente per rinnovare un rito che mi sapeva di vecchio già quando avevo sei anni. Ma vedo che ai cattolici piace, forse è meglio tenerlo così.

La sera si va alla cena della vigilia. Tutto bene: qui non parlo mai di religione. O meglio: non parlo mai di religione con persone che hanno dichiarato di voler battezzare i miei figli di nascosto. In questa famiglia è normale che i bambini non vengano battezzati, perché c’è quella convinzione che spruzzare di acqua un bambino inconsapevole non serva a renderlo un adulto migliore o più fortunato, ma che assomigli più ad uno spettacolino di un vecchio sciamano sioux per deliziare e confondere la sua tribù. O di un druido celtico, o uno stregone boscimano, o vai a capire chi: in tema di riti e superstizioni c’è solo l’imbarazzo della scelta; quello che cambia tutto è il numero di persone che ci vanno dietro.

I miei problemi arrivano solo col pranzo di Natale, ovvero quello dei parenti miei. Qui pure si mangia benissimo, e pure ci si fanno un sacco di risate a parlare di questo e di quello. Dal mio punto di vista la differenza è che devo guardarmi dalle buone persone di cui sopra, quelle che sentono la missione della salvezza delle anime dei miei figli dalla mia miscredente malvagità. A condire questo concetto universale, paragonabile allo spirito che ha mosso i crociati in terra santa, c’è il fatto che i miei cugini di figli ancora non ne hanno, e che quindi l’intera popolazione dei nipotini è mia discendente e di conseguenza destinata alle pene eterne dell’inferno se nessuno osa opporsi alla mia cieca follia.

Se alla vigilia di nipotini ce ne sono sei, e quindi fanno gruppo a sé con al massimo un adulto o due che li sorveglia distrattamente chiacchierando con un bicchiere di vino in mano, al pranzo successivo ognuno dei miei bambini gode di ogni attenzione. Dal canto mio devo sorvegliare che nessuno degli adulti mossi da spirito santo improvvisi un rito di salvezza delle loro anime contro la mia volontà. Non è che tutti i presenti girino con delle fiale di acqua santa in tasca, ma un paio di persone hanno dichiarato anni fa le loro intenzioni, quindi non mi sento un paranoico se ci presto un po’ di attenzione almeno a loro due.

Che io sappia non è successo niente. Di sicuro non c’è stata l’ennesima, logorante discussione tra fede e ragione, e quando siamo risaliti in macchina ho buttato lì alla mia signora il pensiero che è stato un buon pranzo, divertente e piacevole. Per lei lo stesso, ma a quanto pare l’attacco c’è stato, solo che non ha colpito né me né i bimbi. E’ stata la mia amata ad essere stata avvicinata, in un dispetato tentativo di illuminarne la ragione. Perché evidentemente agli occhi delle mie pie zie, è evidente che la madre dei miei figli deve essere stata plagiata da me, e che una decisione tanto infausta non può essere il frutto di una decisione comune a due persone adulte e razionali, ma più la forzatura di un empio che piega la volontà della persona buona ma debole. La mia amata prova a spiegare con cortesia che nessuno di noi due ha voluto il battesimo, perché se da un lato io sono orgogliosamente ateo, lei non è certo una focorarina: al più potremmo definirla una ex cattolica non frequentante e soprattutto noncurante. In una parola direi agnostica. Che senso ha battezzare un bambino in queste condizioni? Ed ecco la risposta di chi in vita sua ha mangiato solo pane e catechismo: la salvezza dell’anima, Gesù, l’amore di dio e tutto il resto. Scusate se non riporto le parole esatte, ma già le ho sentite di seconda mano, ed anche in quel momento mi erano sembrate talmente inutili che le ho dimenticate all’istante catalogandole come vaniloqui da catechismo elementare. Non so se ridere o se piangere: se queste sono le argomentazioni per riaverci indietro, mi sembra di essere un guerrigliero addestrato per anni a combattere che si trova a fronteggiare un bambino armato di spazzolino da denti. Come faccio ad argomentare con una persona che mi parla di inferno e paradiso, anima e di peccato originale?

Ho detto un bel po’ di parole fa che i cattivi siamo noi che non crediamo in dio, mentre i buoni sono loro che pregano tanto, e che sicuramente pregano anche per la nostra salvezza e, chissà, per un ritorno nel gregge di pecore del Signore. Onestamente non mi sento così cattivo. Forse un po’ arrabbiato sì, ma cattivo no. Per esempio: io non giudico i miei figli degni dell’inferno solo perché in un remoto passato due ipotetici miei antenati hanno mangiato il frutto della conoscenza. Per le mie buone zie ed il loro dio d’amore invece sì: nelle condizioni attuali è giusto che mio figlio di quattro anni e sua sorella di due vadano all’inferno. Questo è il senso di giustizia che passa il loro dio, ed in cui esse credono. E lo chiamano un dio d’amore, pure.

Quello che trovo sconvolgente è queste persone hanno la presunzione di definirsi razionali ed equilibrate. Condannano con fermezza l’oroscopo, sbeffeggiano le credenze delle altre religioni come se fossero niente più che ridicole superstizioni, ma quando poi si tratta di dare un’occhiata alla religione della loro vita, quella che loro malgrado hanno infilato nella loro testa quanto ancora erano troppo piccole per distinguere la verità da una storiella per bambini, allora tutto diventa serio e obiettivo. Se Allah apparisse volando in piazza alla Mecca di fronte a milioni di musulmani sarebbe una chiara dimostrazione dei livelli di isteria collettiva a cui può arrivare l’islam. Per i cristiani basta citare un paio di miracoli di Lourdes approvati da una squadra di medici del Vaticano e abbiamo dimostrato quale è l’unico vero dio, o perlomeno quello più forte.

Quello poi che mi piacerebbe e che penso dovrebbe accadere in un mondo migliore, è che se una persona volesse convincermi della bontà della sua religione non lo facesse dietro le minacce della dannazione eterna della mia anima o due quella dei miei figli tra le fiamme dell’inferno, quanto su un piano più moderno. Qualcosa per esempio sul messaggio della loro religione e su come potrei essere più felice se ne facessi parte. Non è un gran che, lo so, visto che il senso principale del cattolicesimo è che se accetti la tua vita miserevole senza farti troppe domande, sarai infinitamente felice da morto. Questo messaggio non ha una gran presa su chi di domande se ne sta facendo da un bel po’ di tempo, e hai voglia di pregare o portare esempi di fede: queste pecorelle scappate non torneranno più all’ovile del buon pastore. E a dirla tutta, trovano il paragone con un gregge di pecore un po’ infelice, ma a suo modo calzante per definire chi ne fa ancora parte.

Resta poi da chiarire come mai questo papa tanto buono e simpatico a tutti decida di benedire il cadavere di un dimostrato protettore di orchi. Forse è che la chiesa può ancora permettersi il lusso di fregarsene dell’opinione pubblica. Tanto siamo tutti intenti a compiacerci di quanto è bello il Natale, anche se non troviamo mai parcheggio perché ci sono tutti quelli che vengono a messa solo quel giorno. Certo è che se non andiamo a leggere notizie in posti in cui non dovremmo, a leggere libri non consigliati dal nostro parroco o a vedere film non approvati dal vescovo, neanche sapremmo chi è questo arcivescovo di Boston, e perché molti e l’hanno con lui e non lo vorrebbero seppellito in una basilica di Roma, la stessa in cui si è stato pensionato dalla chiesa dopo le forzate dimissioni. Ma ragionandoci credo che il messaggio di questo gesto sia per tutta le gerarchie cattoliche nel mondo: andate avanti così, coprite ed insabbiate, e non vi faremo mai mancare il nostro appoggio. Fa un po’ paranoia detta così, ma non vorrei fermarmi su quella frase. Spotlight parlava di un 6% di preti pedofili sul totale, mentre il libro Lussuria di Fittipaldi si fermava, se non ricordo male, al 2%. Fanno comunque centinaia di migliaia di molestatori e stupratori di bambini nel mondo che godono di ogni protezione da parte del clero e dell’opinione pubblica, grazie al loro abito di buoni pastori di anime. Quanti ne ha presi questo papa, dopo i suoi infuocati proclami a base di tolleranza zero contro la pedofilia clericale? Credo uno, forse due, ma avendo un dubbio ho deciso di arrotondare per eccesso. E sì che i nomi ce li hanno tutti, anche se spesso, proprio per come è stato costruito il loro sistema, questi nomi ce li hanno solo loro.

E poi siamo noi quelli cattivi, perché non vogliamo affidare i nostri figli a queste persone.

Bestseller da albergo

Quando prendo possesso di una camera d’albergo, non posso fare a meno di tirare tutti i cassetti, alla ricerca dell’Oggetto. E spesso lo trovo. E non sto parlando di qualcosa di generico, dimenticato dall’occupante precedente. E neppure di qualcosa di vagamente utile, come un caricabatterie da cellulare o un apribottiglie. Sto parlando di questo:

ovvero del Nuovo Testamento, il libro delle avventure e degli insegnamenti di Gesù e dei suoi amici. In questo caso manca il prequel biblico, ma se non altro abbiamo la fortuna di poter leggere la parola di dio in ben quattro lingue diverse. Posso solo immaginare la frustrazione del credente spagnolo.

Quello che mi chiedo sempre è come mai sia necessario mettere questo libro in un cassetto di ogni stanza d’albergo. Serve a propiziarsi la benevolenza del caritatevole dio cristiano, nel caso sia in vena di scatenare una calamità naturale nei paraggi? O è più per la figura oscura di colui che la sera si mette a spulciare qualche passo del vangelo prima di andare a dormire? E se non trova questo libro cosa fa, dorme male o va a lamentarsi in reception per l’avergli impedito l’osservazione dei suoi principi base di buon cristiano? Non fa prima a portarsi da casa il suo vangelo, nella lingua che preferisce, di modo che io abbia più di spazio per la mia biancheria?

Tante domande ancora senza risposta. La prossima volta che prenoto una stanza magari chiederò espressamente su che tipo di letteratura posso trovare nascosta nei cassetti della mia camera, magari per sapere se per una volta posso avere qualcosa di più vicino ai miei gusti.

Dei e supereroi

Quando io e la mia amata abbiamo deciso di riprodurci, l’abbiamo fatto con quell’incoscienza tipica di chi figli non ne ha ma ci vede una nuova esistenza fatta di tante piccole e trascurabili rinunce, a fronte di quell’enorme guadagno che è l’amore parentale, altrimenti noto come l’istinto biologico di propagare il proprio patrimonio genetico.

Poi ci sono altre questioni più individuali, tipo creare un po’ di disordine in una vita altrimenti noiosa e ripetitiva, sostituendola con una vita ancora più noiosa e ripetitiva, ma che se non altro ha l’enorme vantaggio di non darti nemmeno il tempo di pensare a quanto sia noiosa e ripetitiva.

Nel mio caso pensavo soprattutto a come avrei affrontato l’educazione culturale di un figlio all’interno di una nazione dove il concetto di cultura è subordinato alle avventure di un supereroe del passato. Per chi fosse vissuto in una caverna fino a ieri e non l’avesse capito, sto parlando di Gesù, il figlio del dio cattolico, i cui incredibili poteri e soprattutto l’innato carisma permettono ad un piccolo stato medievale e ad intere organizzazioni tentacolari di mantenersi da millenni a spese di centinaia di milioni di fan sfegatati.

Ad oggi di supereroi ce ne sono tantissimi, e me ne rendo conto soprattutto perché ho a che fare con un bambino di quattro anni. Ad incominciare dalla biancheria intima, passando per giocattoli, accessori e cibo in genere molto zuccherato, il marketing del supereroe invade la sfera dei bambini in modo selvaggio. Anche in modo sessista, a dire il vero: una femminuccia dovrà conformarsi alle principesse Disney, tutte canti, balli e matrimonio alla fine del film, mentre il maschietto sarà più avventure lontano da casa con super-armi di ogni genere.

Gesù però non è ancora arrivato. Di certo io non lo introduco. So già però che aspetta al varco: dalle sue grinfie, o meglio, dalle grinfie dei suoi vescovi non si scappa. Gesù ha una serie di superpoteri abbastanza ridicoli agli occhi di un bambino, tipo camminare sull’acqua, risvegliare i morti o trasformare l’acqua in vino. Non quella su cui ha camminato, ovviamente. Niente a che vedere con superforza, supervelocità, spade laser e tutte quelle altre cose che piacciono tanto ai bambini di ogni età. Ma Gesù ha una cosa veramente terribile che gli altri non hanno e che lo rende unico nel suo genere: si è deciso che lui è realmente esistito. Questa cosa è all’apparenza trascurabile, ma lo pone su un piano di divinità che porta con sé un’enormità di poteri minori, tipo quello che lui può parlarti in ogni momento, che ti vede in ogni momento, anche quando sei in bagno, che ti vuole bene ma che se ti comporti male è triste, piange e poi ti manda all’infermo per l’eternità. nessuno degli altri supereroi ha questi poteri, per il semplice fatto che sappiamo che non esistono, e finiscono con il film o con il fumetto. Se Darth Vader o Hulk fossero reali sono certo che troverebbero dei buoni argomenti per farsi rispettare e venerare. Ma così non è, e quindi anche un dio che non va a fondo quando cammina sull’acqua ha vita facile.

Una volta il confine tra il divino ed il supereroe era più sottile, perché gli dei ed i supereroi frequentavano il pianeta al pari degli esseri umani, e ne condividevano difetti e virtù. A seconda del gruppo divino a cui appartenevano abitavano in un posto preciso sulla terra e non erano esseri inconsistenti abitanti una sfera celeste non ben specificata. Capitava spesso, per esempio, che un dio libidinoso come lo Zeus degli antichi greci approfittasse di una distrazione della moglie per fecondare una ragazza greca, che poi spesso si trovava a gestire un bambino particolarmente impegnativo insieme alle ire della moglie tradita. Proprio per questi figli da coppie miste del passato è nato il concetto del semidio: un essere un po’ divino e un po’ no, con dei superpoteri ben precisi, che in ogni caso vive sulla terra in mezzo agli esseri umani e si rende utile in una serie di imprese memorabili. Il semidio è a tutti gli effetti un supereroe.

Da questo punto di vista anche Gesù è un semidio con forti attitudini da supereroe, dato che è nato dalla fecondazione eterologa di Maria, umana, con il seme divino di dio. L’onnipotenza di dio poteva scegliere una strada più diretta, tipo atterrare in un deserto vicino a Gerusalemme e iniziare con le prediche ed i miracoli, invece ha preferito una strada più classica che prevedeva la fecondazione di una giovane vergine. La collocazione di Gesù tra i ranghi dei supereroi buoni è per certi versi un po’ discutibile, dato che si rifiuta sistematicamente di compiere dei miracoli utili richiesti a gran voce dal suo popolo, e il più delle volte si limita a giocare con i suoi superpoteri più per quieto vivere (assecondare la Madre che vuole altro vino per gli ospiti alle nozze di Cana) o per proprio tornaconto (resuscitare un cugino, non bagnarsi i calzari). Ma d’altra parte, sebbene abbia una vocazione innata alle prediche, non tenta mai di dominare il mondo, quindi certamente non è un supereroe malvagio. Alla fine di tutto abbiamo comunque un semidio che gira per il pianeta cercando consensi e dando sfoggio occasionale dei suoi superpoteri: di fatto il solito supereroe.

Che poi, non è tanto lui, tanto tutto quello che ne viene dietro. Ci lamentiamo quando le case cinematografiche fanno troppi film di supereroi, ma questi sono solo dilettanti: non c’è nessuna nazione intitolata a Batman che percepisce regolarmente generose elargizioni dagli altri stati per il solo fatto di detenere il copyright su un personaggio morto. Qui c’è una gerarchia complessa estesa su gran parte del territorio mondiale, con lo scopo di gestire e promuovere il brand di Gesù. Altro che campagne virali, teaser e trailer: queste sono solo sciocchezze. Quanto tempo passa dall’uscita di un film con un supereroe in mutande e l’altro? Ecco, comunque troppo: la chiesa cattolica lavora a cicli settimanali. E qui non si parla nemmeno di materiale fresco: abbiamo la bibbia, best-seller dell’antichità, da cui è nato un sequel specifico su Gesù, con una serie di ulteriori spin-off dedicati agli eventi successivi o a personaggi minori. Tutte queste produzioni letterarie vengono lette settimanalmente negli edifici di culto sparsi su tutto il territorio da personale dipendente e poi commentate dagli stessi, per darne una visione più moderna e adatta alle circostanze del momento. Niente brani nuovi, ma il grande vantaggio della frequenza obbligatoria, pena l’inferno. Molti brani del vangelo sono ancora straordinariamente attuali, ma purtroppo altri estratti, soprattutto dalla bibbia, risentono un po’ dell’età e del contesto sociale e morale in cui sono stati scritti, quindi l’incaricato sceglie o di evitarli o di proporne una interpretazione più contemporanea. Altrimenti si rischia che tornino in voga alcune pratiche come quella di Lot che prima propone ai suoi concittadini di abusare in massa delle figlie a condizione che non tocchino i loro ospiti, e poi sono le figlie a prendere l’iniziativa e a fare ubriacare il padre per farsi mettere incinte, con lo scopo nobile di dargli dei figli/nipotini. E’ da quasi duemila anni che non viene scritto niente di nuovo nell’universo cristiano cattolico e molte parti risentono un po’ dell’età, e nonostante questo il suo marchio è più in voga di quello di ogni altro supereroe moderno. E questo solo perché si è deciso che Gesù esiste, e l’Uomo Ragno no.

La cosa veramente strana è che se davvero Gesù fosse un supereroe divino ed esistente, non avrebbe bisogno di tutto questo complesso apparato clericale con lo scopo è quello di tenerci aggiornati su del materiale scritto alla meglio duemila anni fa. Gesù potrebbe manifestarsi di persona ai suoi fedeli ed evitare pure tutti quei fraintendimenti che caratterizzano i nostri giorni, per esempio:

  • la fecondazione eterologa è giusta o no?
  • gli omosessuali hanno diritto ad amarsi e ad essere felici come gli altri, o devono limitarsi a far finta di esserlo per non urtare la sensibilità dei vescovi cattolici?
  • ma se scopro che un prete ha sodomizzato mio figlio in oratorio per anni, devo comunicarlo al vescovo, sapendo che è tenuto al segreto d’ufficio per ordine di papa Francesco e che quindi con ogni probabilità non farà altro che insabbiare il caso, o forse è meglio che mi comporti da cattivo cristiano denunciando il prete ai carabinieri?

Mi sa che Gesù non interviene per uno dei seguenti motivi:

  1. non è così divino come vogliono farci credere
  2. non gli interessiamo più perché siamo una causa persa
  3. è morto davvero, magari sconfitto da un dio più onnipotente di lui e più votato al libero arbitrio
  4. non è mai esistito
  5. non ci sono più ragazze cattoliche vergini

Il risultato non cambia: che Gesù sia un semidio reale o il frutto di una fantasia letteraria del passato, per come stanno le cose adesso non è diverso da Alessandro Magno, Flash Gordon o Mandrake: tutti supereroi del passato di cui si è smesso di scrivere da tempo perché non c’era più niente da dire.

So già che nessun vescovo cattolico leggerà queste parole. Ma se anche per caso lo facesse non deciderebbe certo di trovarsi un lavoro onesto solo per farmi un piacere, anche solamente per il fatto che il suo mestiere non è poi così male, e cercarne uno nuovo alla sua età che garantisca gli stessi benefit, la stessa immunità e pure la possibilità di vestirsi da pagliaccio è una impresa certamente impossibile. Credo quindi che Gesù resterà il supereroe più apprezzato al mondo ancora per un bel po’ di tempo: nessuno rinuncia ad un marchio così di successo solo perché è giusto che sia così.

D’altra parte volevo far capire quanto sia sbagliata la strategia di tutte queste case cinematografiche che si ostinano a massacrarci con tutti questi film di supereroi. Se vogliono davvero la fedeltà incondizionata dei loro fan, invece di buttarla sempre su fantasy, fantascienza e fantastico dovrebbero cambiare il registro sullo storico.

Non più

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana

ma

Su questo stesso pianeta, circa seimila anni fa

Non più storie strampalate nei fumetti o al cinema su Gotham City e Metropolis, ma un bel servizio al telegiornale che ti parla di come Batman e Superman hanno appena salvato il mondo mentre tu facevi la spesa. Cose tipo lo Strano ma vero e il Forse non tutti sanno che della Settimana Enigmistica, ma più in grande stile. Sì, la cosa ha poco senso, ma questi sono dettagli trascurabili per le persone religiose. Col tempo sono proprio queste assurdità a migliorare la fedeltà del seguace, rendendolo più impermeabile alla realtà quotidiana.

Genitori egoisti

egoisteDi recente un brillante politico di destra ha definito egoista un suo avversario perché ha deciso di avere un figlio. Quello che ha turbato maggiormente l’animo candido del nostro sottile pensatore non è tanto la realizzazione di un istinto paterno, quanto le condizioni pregresse: il politico rivale non deve avere figli perché è gay, vive con un altro uomo, ovviamente gay anche lui, e fa pubblica mostra di questa sua condizione sessuale senza lasciare intendere di vergognarsene o di volersi pentire di fronte al personale ecclesiastico autorizzato.

Già questo suo totale disprezzo della morale costituita a vantaggio della propria egoistica felicità sarebbe sufficiente a far indignare il rigoroso popolo che sostiene il brillante politico di destra, e che questo cerca di accontentare con roboanti dichiarazioni. Si sa che la morale dello stato italiano è appaltata direttamente alla chiesa cattolica, dove l’omosessualità non trova spazio se viene praticata tra adulti laici consenzienti, a differenza di quanto accade tra prelati e minorenni. Queste sono le indicazioni morali italiane; il nostro politico di destra lo sa bene e ci si attiene scrupolosamente.

Il nostro politico omosessuale di sinistra da persona egoista che è ha dimostrato invece di avere un profondo disprezzo per le tradizioni morali di questo paese, turbando un gran numero di persone per bene che lo preferirebbero solo ed infelice. Ma di recente ha veramente superato il limite: lui è il suo compagno sono ricorsi ad una tecnica non tradizionale per avere un bambino, innocente vittima della loro arroganza. Chiaramente all’estero, dove questa pratica è legale. Questo è vero egoismo: ancora una volta, il politico gay ha anteposto la sua felicità a quella del mondo intero, che ora si trova a fare i conti anche con questa spudoratezza.

Se infatti il politico di destra, con grande magnanimità e forza d’animo, si era astenuto dal commentare le pratiche private del politico omosessuale di sinistra, di fronte a questa scandalosa provocazione non ha potuto fare a meno di esternare tutto il suo disappunto. Ed è proprio in riferimento a questo episodio che ha pronunciato la sua nobile frase:

“Questo per me non è futuro, questo è disgustoso egoismo”

Certo, l’aggettivo disgustoso dipende un po’ dai punti di vista. Forse se mai il politico omosessuale di sinistra volesse commentare le abitudini sessuali di quello di destra, potrebbe definire disgustoso il suo ostinarsi a volersi accoppiare con delle femmine della sua specie. Ma tant’è, ognuno ha i suoi gusti e disgusti.

Quello che però mi fa riflettere è ancora l’egoismo. Perché parola non potrebbe essere più azzeccata di fronte alla volontà di un uomo (e di una donna, in certi casi) di diventare genitore. Certamente quello che ha mosso i sentimenti del politico di sinistra è stato proprio egoismo. Come posso dire questo? Molto semplice: perché ho due figli anch’io, avuti, ahimé, nel modo tradizionale. Non escludo che in futuro possa ricorrere a qualche tecnica proibita, giusto per indisporre più politici e vescovi possibile, ma per adesso, date le mie modeste finanze, mi sono trovato costretto a ricorrere al metodo più economico e, lo ammetto, più divertente.

I miei figli sono il frutto essenzialmente del mio egoismo. Mio e della loro madre. Quando abbiamo pensato che sarebbe stato bello avere un bambino tutto nostro, francamente il nostro pensiero non è corso alla salvezza di uno spermatozoo e di un ovulo che avrebbero fatto la stessa fine ingloriosa della stragrande maggioranza dei loro fratelli. In realtà abbiamo pensato a noi stessi con in più un bambino che ancora non conoscevamo, e a come questa cosa ci avrebbe reso felici. Abbiamo fatto un bambino per essere felici. Abbiamo pensato esclusivamente alla nostra felicità: siamo esseri egoisti.

Poi abbiamo scoperto una cosa che già sospettavamo fortemente, ovvero che una volta che si è genitori la nostra felicità dipende soprattutto dalla felicità del bambino, e quindi abbiamo dovuto aggiustare il tiro includendo anche lui nei nostri pensieri sulla felicità. Qualcuno potrebbe pensare che siamo molto generosi a prestare tutte queste cure a nostro figli, ma in realtà non c’è niente di più falso, perché non stiamo facendo altro che rispondere ai nostri istinti naturali, che ci spingono a cercare la propria felicità nella realizzazione di quella delle persone amate. Io non so se il politico di sinistra queste cose le sa, ma se non le sa sono certo che le scoprirà presto. Dal momento che si ritrova ad essere padre non potrà più pensare egoisticamente solo a come essere felice lui o a come contrariare il suo avversario, come ha fatto fino ad adesso: dovrà iniziare a pensare alla felicità del figlio. Altrimenti si accorgerà che non sarà più felice come prima. E’ il prezzo del suo egoismo, e succede con tutte quelle persone egoiste che si ostinano ad avere figli, con i sistemi più svariati.

Detto così può sembrare che la mia idea è che tutti i genitori siano egoisti. In realtà non la penso così, anzi: molti genitori sono lontanissimi dall’esserlo. Sono egoisti tutti quei genitori che fanno i figli solo quando lo desiderano, per sfogare il proprio desiderio di paternità o maternità, e che poi fanno di tutto perché siano felici. Ma non lo sono i genitori di tutti gli altri casi, ad esempio quelli che non usano sistemi anticoncezionali perché la loro religione glielo impedisce, e si ritrovano ad avere un numero indefinito di figli che poi non possono mantenere. Oppure quelli che stuprano o che vengono stuprati. In questi casi non si può parlare di egoismo. Magari si parla di stupidità o di violenza, ma non di egoismo. Sono certo che il politico di destra non avrà niente da dire, in questi casi.

Che poi a dirla tutta il politico di sinistra alla fin fine è felice di poter essere padre, e da questo momento farà di tutto per rendere felice suo figlio oltre che il suo compagno. Quell’altro politico e i suoi seguaci invece sono felici solo quando riescono ad impedire che gli altri lo siano, quando invece potrebbero tranquillamente curarsi esclusivamente dei fatti loro, o di rendere felici i propri figli o a pensare egoisticamente di farne qualora ancora non ne avessero. Credo che le persone brutte ed egoiste siano loro, dopotutto.