Il dramma della visibilità per vescovi e ciarlatani vari ai tempi del virus

Questa storia del virus ha fatto emergere tante cose impreviste. Molte che sono delle gran scocciature, tipo che ci sono un bel po’ di umani che non possono lavorare, con quello che ne consegue. Mischiate a queste persone che traggono beneficio svogendo un lavoro utile all’umanità come può essere guidare un treno o spillare birra in un locale, ci sono però un bel po’ di parassiti sociali il cui scopo principale è quello di mantenere la propria credibilità ed i benefici che da questa conseguono. Per semplicità potremmo definire queste persone “ciarlatani”.

Dicicamo che in condizioni normali c’è spazio per tutti, e quindi i ciarlatani prosperano: in base alla loro credibilità guadagnata in passato, possono andare avanti a fare sparate più o meno mirate di modo da garantire successo nella loro base di seguaci o guadagnarne di nuovi, siano questi definibili come elettori, fedeli o generici idioti da social network difficilmente catalogabili.

Adesso però le cose sono cambiate e il fine unico è drammaticamente semplice: evitare qualsiasi assembramento non strettamente vitale per evitare antiestetici mucchi di cadaveri fuori degli ospedali. A questo punto ecco che le tipiche sparate di successo del passato vengono bellamente ignorate, e si leggono articoli come questo qui: la CEI è arrabbiata perché la politica nega ai suoi seguaci il diritto di procurarsi un contagio di gruppo.

A parte il fatto molto irritante che la CEI proponga sempre un’immagine di sé come di una associazione di amorevoli preti di campagna quanto mai lontana dalla realtà, resta da dire che per conto mio non ho nulla in contrario a che un credente vada a pregare nel suo luogo di culto preferito, non fosse per questi motivi:

  1. I seguaci religiosi passano nel loro luogo di preghiera giusto il tempo per contagiarsi, ma poi escono e contagiano un bel po’ di persone che a pregare non ci sono state.
  2. I seguaci religiosi quando si accorgono che si sono ammalati non vanno a cercare la salvezza nello stesso luogo in cui si sono beccati il contagio, ma finiscono ad intasare gli stessi ospedali dove vanno le persone che hanno avuto la decenza di evitare di assembrarsi in chiesa, a cantare, darsi la mano e a farsi infilare cibo in bocca tutti dalla stessa persona.

Quello che voglio dire è che i seguaci di una religione quando decidono di andare a pregare non rimangono nel loro luogo di culto per alcuni mesi, in gruppi chiusi, senza ingressi ed uscite di persone, e non escono solo quando hanno la certezza di essere o completamente guariti o morti. Se fosse così allora sarei d’accordo a permettere loro ogni forma di preghiera. Anzi: potrei dire di essere pronto a sostenerla, per quello che mi riguarda. Non mi va bene però che le loro preghiere vadano ad incasinare la vita agli altri.

La visione proposta da questi ciarlatani è quella di un popolo di fedeli asfissiati dalla mancanza fisica di un prete nelle loro vite e che non vedono l’ora di fiondarsi in chiesa per tornare a far respirare la loro anime sofferenti. Quello però che penso io è che molti dei seguaci di questi ciarlatani ad oggi se ne guarderebbero bene dall’andare in chiesa, anche se gli fosse loro permesso dallo stato italiano ed anche se così facendo facessero peccato mortale agli occhi del loro dio permaloso. Va bene tutto, ma molti di loro non sono giovanissimi e qualche problema di salute se lo stanno portando dietro: non credo che siano tanto votati al martirio religioso da virus. Quelli poi che sono giovani e stanno bene di salute si saranno accorti che la messa la si può seguire anche in streaming da Internet, e che se è in streaming è anche preferibile, per questi motivi:

  1. puoi scegliere un prete più divertente di quello della tua parrocchia, o anche uno diverso ogni volta, tanto per provare a cambiare. Se ne trovi uno particolarmente valido o apprezzato, puoi anche vantartene con i tuoi compagni di fede, o suggerirlo loro per fare bella figura, come già facciamo con le serie TV. Magari sempre come le serie TV puoi guardare la funzione qualche ora dopo, se ti sei svegliato tardi: forse vale uguale.
  2. puoi pure fare altro mentre ascolti, tipo fare colazione, cucinare, sistemare casa, giocare col cane o con i figli… direi qualsiasi cosa che non sia peccaminoso o irrispettoso agli occhi del tuo dio.
  3. puoi evitare di alzarti e sederti dal divano ogni volta che lo richiede la funzione. Magari puoi anche sistemarti su una straio in terrazzo, a condizione che usi gli auricolari.
  4. non devi mettere dei vestiti decorosi, secondo i dettami spesso attaccati sul portone delle parrocchie. Puoi anche evitare di indossare vestiti del tutto, se dovessi decidere ad esempio di seguire la diretta mentre fai il bagno.

Ecco, questo per dire che ci sono tanti modi per essere un buon fedele nella modernità, senza per forza stare lì a mettere scarpe, guanti e mascherina, uscire di casa e prendere parte a contagi di massa negli edifici di culto.

Quindi mi chiedo che problema ci sia se i fedeli se ne stanno a casa ad ascoltarsi il loro rito alla radio o al computer, e la risposta è ancora quella: non è un problema di rapporto tra il fedele ed il suo dio, ma di visibilità di tutti quei personaggi che prosperano lì in mezzo, ovvero i nostri ciarlatani.

Un po’ vorranno far passare un messaggio che la loro è una questone di principio: la religione non è meno importante ad esempio dell’industria italiana (così lontana dalle necessità delle anime bisognose!) e delle pizzerie, dimenticando che la pizza non può essere prodotta e consumata in streaming, come invece è possibile fare con le preghiere e la maggior parte di quelle cose lì, e sopratuttto dimenticando che l’Italia sta in piedi grazie alle tasse pagate dall’industria e dalle pizzerie, e non grazie alle esenzioni fiscali e a tutta quella valanga di soldi che viene sempre data e mai ricevuta dalle religioni.

Un po’ vorranno ribadire l’antico concetto che non dobbiamo dimenticarci di loro: se durante la crisi tutte le religioni sono stati giudicate come intrattenimenti non indispensabili alla sopravvivenza degli italiani e finita la crisi del virus i loro seguaci vedono che se la sono cavata benone anche senza i vescovi della CEI e tutti quei politici di opposizione che senza visibilità deperiscono e soffrono di una drammatica emorragia di consensi, allora sai mai che va a finire che decidano di farne a meno anche dopo. E’ uno scenario che mi diverte, anche se so che purtroppo non ci spero più di tanto perché so che le grandi religioni monoteiste sono le migliori a vendere il loro prodotto invisibile: sono passate attraverso macchie sul curriculum ben peggiori, di cui una iniziava più o meno cent’anni fa. Mi accontento di pensare che se non altro bene bene proprio non gli faccia.