Su quelli che rompono le targhe alle persone morte

Oggi al radiogiornale si parlava di quelli che hanno rotto una targa, questa qui:

https://www.lastampa.it/milano/2020/02/03/news/milano-rotta-la-targa-del-comune-che-ricorda-pinelli-1.38419526

Chiaramente non ci piace quando qualcuno rompe le cose degli altri: ci hanno insegnato che non si fa. In questo caso poi non hanno rotto una panchina del parco perché ci sono saliti sopra in quarantadue: hanno rotto una targa dedicata ad un uomo morto. Ci viene da pensare che non siano solo dei cretini con aspirazioni circensi, quanto degli individui razionali con una volontà propria. La giornalista cercava proprio le ragioni del gesto in una delle parole sotto il nome e cognome del ricordato: gli dava fastidio che fosse anarchico? Oppure partigiano? Non ha preso in considerazione ferroviere, il che è pure strano, di questi tempi: delle tre categorie umane incise è quella che personalmente mi indigna di più, anche se non al punto di andare al cimitero a danneggiare tutte le lapidi dei defunti dipendenti delle FFSS.

Ma forse qui sta il punto: anche se i ferrovieri ci stessero particolarmente antipatici non credo che il popolo dei pendolari, di natura rispettoso e sopportatore, arriverebbe al punto di compiere nei loro confronti gesti di plateale vandalismo tipo, che so, riempire il sedile di briciole, bucare le ruote dei treni o magari anche passare la notte a scrivere poesie molto ermetiche sui vagoni fermi con la vernice spray. Forse perché sono persone educate e con un certo autocontrollo. Io se proprio dovessi sfogare il mio rancore per loro potrei parlarne molto male con i miei conoscenti, scrivere un brutto articolo sui loro treni in Internet o, se proprio proprio, fondare una compagnia che gli faccia concorrenza. Questi rompi-lapidi invece non ragionano come me. Anzi: mi sa che chi vuole passare le proprie idee fracassando i simboli altrui non ragiona proprio. Il fatto che la giornalista ricercasse un senso nel gesto nel significato delle parole anarchico e partigiano mi sembrava proprio uno sforzo inutile, una grande sopravalutazione delle capacità intellettive di questi trogloditi. Se davvero facessero parte di una razza o di una cultura superiore come sostengono, dovrebbero sorprenderci con gesti più nobili ed elevati che non fracassare dei pezzi di marmo per la strada: non è in questi gesti che troveranno apprezzamento e rispetto da noi umani di classe inferiore. Si mettano a vincere un po’ di ori olimpici, a cucinare meglio dei cinesi, a scrivere libri decenti che non parlino solo dei loro leader carismatici, a fare canzoni migliori di quelle di Povia e magari anche a pagare l’affitto dei locali che usano. Allora forse mi convincerò che non sono quei bifolchi violenti come ci fanno pensare.