Ode alla polizia locale, al loro lavoro e un’idea per aiutarli

Certi eventi vengono un po’ presi come una fatalità. Anche se per essere una fatalità, dovrebbe essere legata puramente al fato. Invece è come una fatalità, ma che è come una conseguenza di un gesto che viene deliberatamente compiuto, consci delle conseguenze a cui può portare.

 

Nel mio caso specifico sto parlando delle multe. Ogni volta che domenica c’è il sole, e decido di fare con la mia amata una piacevole gita fuori porta, già so che pende sulla mia automobile l’alea di una sanzione, la spada di Damocle del codice stradale.

 

Nel mio caso ancora più specifico la gita consisteva di una amena visita al paese di Carignano, per la fiera Degustibus, con l’obiettivo di goderci una bella giornata di sole, di lambrusco e di affettati emiliani in un luogo ameno circondato da piante, fiori e gente felice.

 

Ma purtroppo come si sa, dietro motivi bucolici sorge spesso la folle incoscienza dell’automobilista. E così, impaziente di raggiungere il parco di Villa Malenchini, ho lanciato il mio veicolo a folle velocità, toccando punte di 64 chilometri orari!

 

E a questo punto, all’incirca a metà strada passavamo dal non più così ameno paese di Canneto sull’Oglio, dove due solerti tutrici dell’ordine mi sono venute incontro, per correggere con un’ammenda la mia tenuta di guida scriteriata.

 

Non ho saputo subito della presenza delle due tutrici dell’ordine, ma solamente quando mi è arrivata a casa la temuta lettera color verdino muffa di gorgonzola. Qui ho scoperto che le due persone non hanno potuto fermarmi perché

 

“ … La violazione è avvenuta nella strada (…) che risulta inserita nell’elenco di quelle per le quali non è possibile il fermo del veicolo senza recare pregiudizio alla sicurezza della circolazione, alla fluidità del traffico o all’incolumità degli agenti operanti e dei soggetti controllati, di cui al decreto del Prefetto di Mantova n. 2006/14787/Area III del 10/08/2006 …”

 

Sfortuna vuole quindi che la mia strada sia proprio tra quelle del decreto del prefetto, e che quindi le due persone si sono viste costrette a non mettere a repentaglio la loro vita cercando di fermare la mia folle corsa. D’altra parte, ci vuole un bel coraggio a fermare un bolide lanciato alla velocità folle di 64 chilometri orari, senza pensare alle reazioni impreviste che potrebbero scaturire da un simile pazzo al volante!

 

Basti considerare che l’uomo più veloce del mondo, correndo i 100 metri in circa 10 secondi, raggiunge a malapena  i 36 chilometri orari. Ciò ne consegue che nessun uomo può scampare alla furia omicida di un’automobile spinta a questi limiti.

 

Ecco la prova dell’increscioso episodio, gentilmente fornita dietro richiesta dalle ancora sconvolte vigilesse di Canneto sull’Oglio.

 

 Canneto sull’Oglio, centro storico e automobilista folle (Polizia di Canneto sull’Oglio, maggio 2013)

 

Da grande fan di Ritorno al futuro, mi stupisco dell’assenza di fiamme sull’asfalto, che ritengo siano una presenza obbligata per velocità prossime alle 88 miglia all’ora. Ma in compenso il mio veicolo nella foto appare chiaramente più largo del normale, segno di una velocità prossima a quella della luce e conseguente deformazione del tessuto spazio tempo.

 



 

Ad aggravare il misfatto, l’evidenza di una strada stretta e tortuosa. Quello che si vede poi è chiaramente il centro storico di Canneto sull’Oglio, di prossimo inserimento tra i patrimoni dell’umanità da salvaguardare per l’Unesco. Sulla sinistra, di colore rosso, l’antico palazzo comunale quattrocentesco, ora adibito a biblioteca e frequentato da famiglie con figli piccoli. Più a destra, dove sorge l’edificio bianco, la piazza del mercato, con numerosissime persone accorse dai paesi limitrofi per procurarsi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locali. Sullo sfondo, a destra della statale, la scuola materna. La statale della morte taglia in due questi luoghi piacevoli con uno spietato colpo di falce.

 

Durante il mio folle attraversamento del paese, non ricordo di aver visto alcun vigile a bordo della strada, intento a fare il suo dovere civico nei confronti di noi criminali della strada. Strano, perché credo sia buona prassi che un operatore sia sempre presente. Evidentemente si sono allontanati di qualche centinaia di metri, per evitare di essere risucchiati nel vortice spazio-tempo generato dai veicoli in transito a velocità sub-luce.

 

Devo però ammettere che purtroppo non è la prima volta che senza rendermene conto spingo la mia vettura oltre certe soglie di follia futurista. Ma la mia vera preoccupazione è che in questa società malata, questo grave problema non affligga solo me perché, incredibile a dirsi, nonostante quanto detto ricordo benissimo di essere stato sorpassato da un gran numero di altri automobilisti, evidentemente ancora  più pazzi e scriteriati di me. I solerti vigili urbani di Canneto sull’Oglio avranno i loro bei grattacapi a correre dietro a tali questioni quando, vogliamo ricordarlo, il loro primo e unico desiderio è quello di salvaguardare la vita e la salute dei loro concittadini, e con grandissimo dispiacere si ritrovano invece ogni volta ammettere questo problema sociale che li costringe a dover inviare multe su multe ad un numero sempre troppo grande di spericolati trasgressori, nella vana speranza che un giorno questo non succeda più.

 

Dopo molto tempo a riflettere sulla questione, penso di aver trovato la soluzione al problema. Che forse è più semplice di quello che si è mai pensato. Per sgravare la salute fisica e mentale di questi poveri tutori dell’ordine, costretti a sostare sul ciglio della strada a rischio della vita nella vana speranza di non dover dare più multe per eccesso di velocità, credo che la soluzione sia una sola: la liberalizzazione totale degli autovelox. Ovvero che come è accaduto con i parcheggi con l’introduzione dell’apprezzatissima figura dell’ausiliario del traffico, addetto a multare per divieto di sosta gli indisciplinati parcheggiatori, così sono convinto che rendere libero il mercato delle multe per eccesso di velocità aiuterebbe grandemente la popolazione italiana. Qualunque persona, sia esso un annoiato pensionato amante del rischio, come un pirata disoccupato o semplicemente un cittadino rispettoso delle leggi e del codice della strada, potrà installare un rilevatore di velocità su qualsiasi strada italiana ritenga necessario, e quindi portare avanti questo apprezzato sistema di correzione alla disciplina stradale. Come premio dovuto per l’investimento nei costosi macchinari come nel tempo impiegato generosamente, va riconosciuto al volenteroso lavoratore l’intero frutto delle sanzioni.

 

una bozza veloce del simpatico cartello che useremo noi di hastalapasta.org 

 

Con questo sistema, grazie profondo senso civico dei cittadini italiani, si arriverebbe rapidamente ad un fiorire rigoglioso di simpatici autovelox un po’ su tutte le strade italiane più malamente frequentate da automobilastri. E sono sicuro della disponibilità di molti bravi cittadini rispettosi delle regole del codice stradale, che saranno più che contenti di aiutare la cittadinanza tutta a correggere i loro concittadini che invece sono meno consci su quale debba essere il comportamento in una strada pubblica. Io stesso credo che dedicherò alcune domeniche estive sulla Provinciale Cellatica – Brescia. Sono sicuro che con un briciolo di organizzazione, un paio di amache, una cassa di birra e con la giusta compagnia, possiamo trasformare il nostro dovere civico in un piacevole pomeriggio di bisboccia tra amici. E dal momento che indosseremo sicuramente il tradizionale abito piratesco, la contestazione della sanzione da parte dell’indisciplinato guidatore si trasformerà in una buona occasione per un po’ di proselitismo pastafariano.

 

Sicuro dell’apprezzamento per una idea così semplice ma insieme così brillante, a breve verrà lanciata la raccolta firme per il referendum.

Lo scambio di regali pastafariani il piazza la notte del 25 dicembre

Buone paste a tutti, devoti amanti dello Spaghetto e non! Ieri notte, come da antica tradizione, Sua Casoncellosità ha deciso di benedire con la Sua Divina Presenza la festa di un’altra religione. I Suoi Divini Tentacoli Amidacei sono calati sopra la celebrata natività cristiana. Probabilmente attirati dal piratesco libro in cui ho scelto astutamente di ambientare la scena.

Divinamente dall’alto, per un educato segno di pace interreligioso

Quale Segno Divino poteva essere quindi più chiaro di questo, per dirci di uscire dai nostri umidi alloggi per diffondere il Suo Verbo agli amici di altre religioni?


Subito una nostra piccola delegazione si è recata nella piazza del paese. Dopo un piccola doverosa pausa alcolica presso il bar di fiducia, abbiamo incontrato la folla in uscita dalla tradizionale celebrazione annuale del rito di rinascita della loro divinità ancestrale. Folla che non vedeva l’ora di ristorarsi con il tradizionale vin brulé offerto dai generosi alpini della sezione locale. Quale migliore occasione per noi pastafariani per elargire i Divini Doni del Sommo Carboidrato?

” … per ogni pirata che dona pasta, un pirata la riceverà … ” (Piratico, XXXXII, 24)

” … beati i filibustieri che si riuniscono nel nome dello Spaghetto … ” (Libro del pastaio, XX, 34)

” … il leone non morderà il bucaniere ubriaco, se lo Spaghetto è con lui … ” (Libro della Filibusta, XV, 13)

Auguro a tutti un felice 2013, ricco di carboidrati, alcol e scorribande. Che Sua Spaghettosità il Flying Spaghetti Monster vegli sempre su di voi con le sue sugose appendici,

aaaarrrrrgggggh, il Devoto Alberto.

Twitta al papa!

Ormai lo sanno tutti: il sommo pontefice è sbarcato su Twitter con non uno, non trino, ma ben otto diversi indirizzi! Questo sì che è iniziare alla grande, e con Twitter si può! Con Facebook non si può, perché a Zuckerberg i falsi utenti non piacciono. Bisognerà dirglielo al papa per quando intende crearsi l’account.

 

 Benedetto e i suoi fratelli

 

In teoria gli otto sono equivalenti, ma a ben guardare salta fuori che ce ne è uno che è più importante: @pontifex. Poi sette di rango inferiore, che hanno la limitazione geografico-linguistica: @pontifex_de@pontifex_es, @pontifex_pt, @pontifex_pl, @pontifex_it, @pontifex_fr, @pontifex_ar. Insomma: uno comanda, e sette obbediscono, come in quel famoso libro pieno di elfi e nani.


 

Strano a dirsi, ma mancano un bel po’ di lingue. Per esempio la seconda lingua del pontefice, il latino. O l’inglese: mi aspettavo di vederci un bel @pontifex_en . Niente. O anche il cinese. Forse sono mercati religiosi che non interessano: in Inghilterra comanda qualcun’altro dai tempi di Enrico VIII, ed in Cina c’è un po’ di confusione, e probabilmente anche Twitter non funziona bene come vorrebbero in Vaticano.

 

Insomma, la censura c’è, ma è gestita da altri.

 

Però se si fa una rapida indagine, salta fuori che gli indirizzi @pontifex_en e @pontifex_cn esistono. Solo che non hanno il disegnino del papa come i loro gemelli, ed essendo poco reclamizzati raccolgono molti meno followers. Così come altri, tipo @pontifex_ru o @pontifex_jp.

 

Non so se sono solo ovetti ancora da schiudersi o indirizzi trafugati da abili emulatori. Però ho notato che nessuno, tra alti prelati ed imitatori, aveva pensato di registrare @pontifex_in, e ci ho pensato io. Non male: un miliardo di indiani in un colpo solo. Un miliardo di potenziali pirati con un pantheon esagerato, e quindi con una ottima predisposizione ad accettare una nuova religione come quella del Divino Raviolo.

 

La Sacra Vacca del @pontifex_in, ancora vergine di tweet (quindi tecnicamente una scottona)

 

Lo scopo di questo ingresso in pompa magna del papa su Twitter è quello di avvicinarsi alla gente comune, ai sui sudditi, le pecorelle smarrite tra un cinguettio ed una facebookata. Coloro che magari non lo eleggono, ma che è come se lo facessero, e che credono profondamente nei dogmi della sua infallibilità e nel suo vicariato di dio in terra. Ma tra un retweet di qui ed un mi piace di là, molto spesso non trovano l’occasione per programmare un’udienza al santo padre, per porgli alcune domande inerenti alla propria fede. Domande che quindi rimangono senza risposte, e quale canale migliore dello stesso Twitter, moderno, capillare ed efficiente, per colmare questa lacuna? Eccolo qua: l’uccellino blu, col suo hashtag indicato direttamente a mezzo stampa: #askpontifex.

 

Il papa però probabilmente non sa che i tempi di Twitter sono molto ristretti. Non a caso è più di tutti il social network da portarsi sempre con sé sullo smartphone di turno. E lui crede che la gente possa aspettare a rispondere fino al 12/12/12? E non sa poi il papa che, hashtag o no, i tweet non rimangono in eterno nei topics, ma che dopo un po’ non vengono più visualizzati, se non ricercandoli direttamente sull’utente che li ha scritti? Se proprio non voleva rispondere, avrebbe perlomeno dovuto segnalare i tweet come preferiti. Questo avrebbe aiutato a rispondere in un secondo tempo. D’accordo che il papa è infallibile, ma qui rischia di aver fatto un errore a causa della scarsa dimestichezza col mezzo.

 

Ho controllato, e le domande sono state tante, in molte lingue diverse. Nessuna in indiano, per adesso. Ho pensato di fare io il lavoro di salvare le domande per il papa, di modo che possa vedersele con calma, per prepararsi per bene le risposte di massimo 140 caratteri e non fare brutta figura il giorno dell’esordio. Ho fatto una foto allo schermo, ma poi ho pensato che magari volesse fare un copia ed incolla, e allora le ho anche messe in elenco testuale.

 

Eccolo qua.

 


GiovanMariaRocchitta ‏@caught_in_web

#askpontifex #faiunadomandaalpapa @Pontifex Benny per #nondisperdereilseme avete previsto dei centri di raccolta per spermatozoi esausti?

 

Father Michael Duffy ‏@MichaelDuffy

Mostly vile and vulgar tweets being sent to @pontifex via #askPontifex. Let’s send out some real genuine questions to the Successor of Peter

 

Enrico Piras ‏@EnricoSuPoeta

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Benny, ho trasformato un rumore in odore, potrei avere diritto ad essere beatificato?

 

Davide Tonazzo ‏@Davide_Tonaz92

#faiunadomandaalpapa @Pontifex perché separato si scrive tutto attaccato e tutto attaccato si scrive separato???

 

Marika D.R. ‏@matemarika86

Esiste un girone dell’Inferno anche per quelli che spoilerano? @pontifex @pontifex_it #faiunadomandaalpapa

 

Dave Boccardo ‏@Drugo80

#faiunadomandaalpapa Benny, quando vuoi vedere un video su #YouTube e parte la pubblicità, qual è la bestemmia che usi di più?

 

Giorgio Audino ‏@gioaudino

#askpontifex #faiunadomandaalpapa Ma tu l’hai capito, perchè il correttore dell’iphone mette il passato remoto al posto del presente?

 

Julian Xhokaxhiu ‏@JulianXhokaxhiu

Il fatto che il messaggio di Dio, 2000 anni dopo, sia stato capito male da tutti è un problema del protocollo TCP/IP? #askpontifex

 

Stefano Caschera ‏@Stevetk

#faiunadomandaalpapa scusi @pontifex ma quando va a pranzo all’Osteria del Vaticano entra dicendo paraponziponzipò?

 

Annie Nap ‏@AurorynaLOL

#faiunadomandaalpapa Sua Santità ma è vero che la bibita preferita di gesù era la corona alla spina ? @pontifex

 

Guybrush McFly ‏@pataepisi

ma perché l’ostia s’attacca sempre al palato? è per questo che i preti ci bevono sempre sopra un quarto di Tavernello? risp. #askpontifex

 

Serafino Bandini ‏@serafinobandini

#faiunadomandaalpapa Non vi sentite male a tradire sistematicamente il messaggio del vostro fondatore ingannando milioni di persone?

 

Mistaman ‏@mistamanmusic

#faiunadomandaalpapa Come si pone rispetto agli zombie? Sparare in testa a uno zombie è considerato eutanasia? Lazzaro e Gesù erano zombie?

 

Mistaman ‏@mistamanmusic

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Diluendo 1 LT di acqua santa in 1 LT di acqua normale ottengo 2 LT di acqua semisanta o si annulla l’effetto?

 

Giulio Vivio ‏@Giulio_Vi

#faiunadomandaalpapa @Pontifex secondo lei possiamo considerare l’Arcangelo Gabriele un pioniere dell’inseminazione artificiale?

 

zip ‏@zip_1974

#faiunadomandaalpapa Ma esattamente, in quale passo della Bibbia c’è scritto che la chiesa è esente IMU?

 

Jacopo Maria Tiberi ‏@JacopoLaFayette

È vero che non usate il wi-fi nelle chiese per non competere con qualcosa di invisibile che funziona davvero? #faiunadomandaalpapa @Pontifex

 

Giulio Di Filippo ‏@Giulio_DF

#faiunadomandaalpapa @pontifex ma se ti lanciano giù dalla finestra durante l’angelus, hanno fatto un lancia-Ratzinger?

 

Sibin Grasic ‏@ETFovac

@pontifex Sanctissime pater, quanam tibi puerorum aetas maxime placeat ac conveniat? #askpontifex

 

Saetta Vagante ‏@SaettaVagante

#faiunadomandaalpapa @Pontifex io e i miei amici vorremo far diventare sacre le nostre abitazioni per non pagare l’#IMU. Ci può aiutare?

 

Capitan Mutanda ‏@capitan_mutanda

#Faiunadomandaalpapa toccare l’uccellino di Twitter è considerato peccato?

 

Bebs ‏@BebsBenslimane

#faiunadomandaalpapa ciao Benny, volevo chiederti, ma te puoi fartele le seghe mentali?

 

Valerio Tosetti ‏@Sonakin

#faiunadomandaalpapa hey pa’! Secondo te dovrei togliere il custom firmware alla mia Ps3 o no?

 

Riccardo Di Maulo ‏@di_maulo

#faiunadomandaalpapa sua santitá se in Italia-Giappone segna Okane di chi è il goal? @Pontifex

 

Elena Remollino ‏@ElenaRemollino

#faiunadomandaalpapa Non starà mica pensando di scatenare una nuova crociata eh? Basta con i rancori!

 

Matyas Blues ‏@MatyasBlues

#faiunadomandaalpapa @pontifex_it puoi svelarci chi sarà il tuo prossimo apprendista Sith?

 

elliesbeth . ‏@elliesbeth

#faiunadomandaalpapa benni la sapevi la teoria secondo cui “alla terza sgrullata è sega”? occhio, che il principale ti vede anche in bagno.

 

Gianluca Bruni ‏@Gianluca_Bruni

#faiunadomandaalpapa fino a quanto l’hai tirata la papamobile?

 

Marco Pasqualotto ‏@_Weps

@pontifex Se tutto accade per volere di Dio, perché vi lamentate per ogni cosa? #faiunadomandaalpapa

 

Giuseppe Sardo ‏@peppesardos

Invece di stare su twitter perché non comincia a pagare le tasse? #faiunadomandaalpapa

 

ɐʇɹɐɯ ‏@martaspidistria

#faiunadomandaalpapa ma che differenza passa tra @pontifex e @pontifex_it ? Chi è il fake dei due?

 

Flavio Panteghini ‏@flaviopante91

@Pontifex #faiunadomandaalpapa Caro Papa, anzichè demonizzare il sesso, perchè non lo provi? Potresti cambiare idea.

 

Giuseppe Liguori ‏@eLLeGi

#faiunadomandaalpapa ma è vero che in gioventù eri la bionda dei ricchi e poveri?

 

p3psi ‏@gotzlillo

#faiunadomandaalpapa tutte le donne brutte diventano suore o tutte le suore diventano donne brutte?

 

Ann Lee ‏@Ann_Lee7

#faiunadomandaalpapa ma secondo lei la signora in giallo c’aveva problemi al fegato?

 

Francesco Montesanto ‏@Fra_Montesanto

#faiunadomandaalpapa Ma quella volta che si è rotto il polso in bagno cosa stava facendo?

 

Judas † ‏@Darrenismylove

Ma è vero che te sei un cuore vagabondo che di regole non ne ha? #faiunadomandaalpapa

 

Flavio Li Volsi ‏@flaviolivolsi

Ma sulla pasta al tonno ci va il parmigiano? #faiunadomandaalpapa

 

Alessandro Vezzoli ‏@vezzo77

#faiunadomandaalpapa @Pontifex basterà l’innesto di un play talentuoso nella squadra o ci serve anche un lungo in sostituzione di Scekic?

 

Alessio Ielapi ‏@AlessioIelapi

#faiunadomandaalpapa lei che è del settore… dica un po’, posso considerarmi cattolico e contemporaneamente venerare ANUBI, il dio cane?

 

Daniele Rea ‏@Kinder_EX

#faiunadomandaalpapa ma la bibbia cosa dice riguardo alla Carbonara? Cipolla si o cipolla no?

 

Rebecca Paris Senior ‏@TeaAtNaifes

#faiunadomandaalpapa Lei pensa in tedesco? o in latino? O non pensa affatto?

 

Sabrina Calvagno ‏@Sabriii_88

#faiunadomandaalpapa perchè radioMaria prende anche nei bunker???? o.O

 

Elena Remollino ‏@ElenaRemollino

#faiunadomandaalpapa Che ne penserebbe di una rinfrescante, nuova cattività avignonese? Così per cambiare!

 

Riccardo Rahe ‏@RiccardoRahe

#faiunadomandaalpapa visto che il diavolo veste prada, spero abbia una buona giustificazione per le sue pantofoline rosse.

 

Lau Cas ‏@GaLauGa

#faiunadomandaalpapa @pontifex ma quanti anni dovete lavorare voi dipendenti di Dio per andare in pensione?

 

Stefano Rossi Ciucci ‏@RossiCiucci

#faiunadomandaalpapa pure lei, onorevole, farà come Silvio, che a fine mandato farà il tira/molla per ricandidarsi?

 

Gemma Candida ‏@gemxyz

#faiunadomandaalpapa Eminenza perchè le donne non possono diventare Papa o dire la messa??? Allora non siamo tutti uguali?!

 

Monica Buzzone ‏@Tigy86

#faiunadomandaalpapa @Pontifex_it poi ci retwitti i tweet degli altri paesi di cui hai il profilo??? Vogliamo vedere quanto ti amano.

 

GiuliaPRR ‏@GiuliaPorri

#faiunadomandaalpapa Volevo sapere se nella papamobile i tergicristalli vanno ad acqua santa… per una pulizia della Madonna…

 

Mrs. Stark ~ ‏@LauraRomiao

#faiunadomandaalpapa ma hai un computer per ogni account che ti sei fatto, o devi sloggare e riloggare ogni volta?

 

Marco Odolini ‏@Odo14

#FaiUnaDomandaAlPapa sua Eminenza, ma anche lei adotta la tecnica di addormentarsi la mano per poi masturbarsi in modo alternativo?!?

 

erika ‏@erikakr128

#faiunadomandaalpapa ma anche lei ha pianto per la morte del Re Leone????:(

 

Simone Gerardini ‏@Simo_Gera

#faiunadomandaalpapa Santità, mi piacciono da morire i suoi mocassini Prada, pensa di potermene procurare un paio rossi come i suoi?

 

p3psi ‏@gotzlillo

#faiunadomandaalpapa che giorno ha scelto per intromettersi nella prossima campagna elettorale???

 

DAVIDE ROBERTO ‏@progettomigala

#faiunadomandaalpapa “Santità, è vero che Lucas l’ha contattata per il Cast del Sequel di Star Wars?”… http://fb.me/z15x5YLv

 

Andrea Buono ‏@andrea_buono

#faiunadomandaalpapa finalmente glielo posso chiedere: ma nella parmigiana si mette la zucchina?

 

Naive Brain ‏@NaiveBrain

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Pensa che nel XXI secolo questo osceno sfruttamento della credulità popolare potrà finalmente avere fine?

 

Ciro Priore ‏@CiroPriore

#faiunadomandaalpapa sono più comode le De Fonseca o le ciabatte d’ermellino?

 

Gabriele Bocchetta ‏@InArteGabbo

#faiunadomandaalpapa mia madre dice sempre che ho le mani bucate, sarò santo anche io?

 

giupas ‏@giupas

#faiunadomandaalpapa i preti di quartiere si fanno il mazzo mentre cardinali e vescovi ingrassano e lei veste Prada. Ma il principale lo sa?

 

Mrs. Stark ~ ‏@LauraRomiao

#faiunadomandaalpapa Ma la password è uguale per tutti e sette i profili, oppure cambia a seconda della lingua?

 

Judas † ‏@Darrenismylove

Ma per confessarci dobbiamo contattarla tramite mess privato o ci assolve dai nostri peccati direttamente con un RT? #faiunadomandaalpapa

 

Andrew Watson ‏@SarFendAnd

@Pontifex When are you going to end discrimination and have women priests and bishops in the Catholic Church? #AskPontifex #womenbishops

 

Capitan Mutanda ‏@capitan_mutanda

#faiunadomandaalpapa oh, Ponty non avrai mica intenzione di twittare una volta ogni morte di..ops Risp

 

Pasteur ‏@Andrea_Past

#faiunadomandaalpapa Benny, non è che aprire un account Twitter sia stata proprio un’idea della Madonna… O no?

 

alberto e fabio ‏@alberto_e_fabio

#faiunadomandaalpapa Ma… morto un @pontifex se ne fa un altro o l’account resta sempre lo stesso?

 

Patrick McCann ‏@pjmccann3

@Pontifex How old is the Earth? What is the age of the Universe? #AskPontifex

 

Oscar Arteaga ‏@arteaga_oscar

Sr @Pontifex Iglesia promueve voto de pobreza, ¿es de esperar que haya poco dinero en el banco Vaticano? si no, de dónde salió?#AskPontifex

 

GiuliaPRR ‏@GiuliaPorri

#faiunadomandaalpapa Se la sentirebbe di partecipare ad una puntata di “Ma come ti vesti?”

 

Jared ‏@jaredglewis

#AskPontifex @Pontifex how many child molesters have you protected? #atheism

 

leandro pacheco ‏@leepac73

#askpontifex is there any chance that the batican will put online all the books on your library for free?? That would be an act of faith!

 

Whatever,nevermind. ‏@_thinkotherwise

#faiunadomandaalpapa ci si confessa tramite dm?

 

RockyMtnB5 ‏@RockyMtnB5

#askpontifex are you at all aware that you are an international force for child-molesting, aids-promoting, ignorance-spreading evil?

 

Memo ‏@m3mo

Does anyone have to say anything if you sneeze? #AskPontifex

 

Donovan ‏@MrOzAtheist

#AskPontifex How does it feel being the leader of the largest Christian church on earth, and simultaneously irrelevant to modern society?

 

Shenslettbert PROUD ‏@FlashingLight_

#faiunadomandaalpapa @Pontifex l’acqua benedetta come fate a benedirla? È benedetta perché tu sei Benedetto o è benedetta per benedizione?

 

antonio ieraci ‏@antonio_ieraci

#faiunadomandaalpapa ma dopo tutte quelle lettere, i Corinzi hanno risposto ? @pontifex

 

Laura ‏@LucidaLyrae

#faiunadomandaalpapa mi dica la verità ma il suo capo somiglia a Morgan Freeman?

 

La Parca ‏@Apdmycg

#askpontifex Salve, Sancte Pater! Cur non Indicem Librorum Prohibitorum denuo edere? Christiani istud scituri erimus. Credo.

 

Chiara Caravaggio ‏@Ccarabbaggio

#faiunadomandaalpapa Oh Joseph, ma è vero che predichi bene ma Ratzinger male?

 

Giuseppe Muscatelli. ‏@Muscaz

#faiunadomandaalpapa Ma anche lei la mattina si sveglia con l’alzabandiera ?

 

Aaron Walter ‏@dangerwalter

@pontifex How does the Catholic Church plan to respond to future advances in our scientific understanding of the world? #askpontifex

 

Stewart Curry ‏@irishstu

#askpontifex @RealPontifex are you being high-fived by the Holy Ghost in your profile pic?

 

GiovanMariaRocchitta ‏@caught_in_web

#askpontifex @pontifex #faiunadomandaalpapa will the 3rd Fatima’s secret be announced by Twitter?

 

Enrico Naletto ‏@enrico_naletto

Mi insegna come si predica la povertà con addosso gioielli che valgono più di casa mia? #faiunadomandaalpapa

 

La Parca ‏@Apdmycg

#askpontifex Dilectissime Pater, cur quoque non twitter lingua latina habes?

 

Stewart Curry ‏@irishstu

How hard is it to talk about charity and giving *literally* from a Golden Throne? #askpontifex

 

Giorgio Pontico ‏@pongio

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Quando pensa che potrà partire il processo di beatificazione per Germano Mosconi?

 

Anthony Mc Guinness ‏@anthonymcg

RT @JenniferBourke: .@pontifex would you rather fight a hundred duck-sized horses or one horse-sized duck? #askpontifex

 

Simone Calucci ‏@simoclx

#faiunadomandaalpapa @pontifex_it dica la verità, lei sa chi è il mona che sbatte la porta urlando vero?

 

jwwitt ‏@jwwitt

#askpontifex who was the worse pope, Rodrigo Borgia (Alexander VI) or you?

 

Niall Culligan ‏@nculligan

.@pontifex #AskPontifex What level of sun cream protection should I buy in advance of my trip to Hell?

 

Pętįt cœųr ♡ ‏@idontlikemangos

@pontifex Sua Santità, non ha mai pensato di utilizzare i suoi ori per risolvere il problema della fame nel mondo? #askpontifex

 

Titus Lane Medley ‏@TheTitusMedley

What is the likelihood that the Roman and Orthodox Churches come back into full communion within your lifetime? #askpontifex

 

GiovanMariaRocchitta ‏@caught_in_web

#askpontifex Dear @pontifex, do you have any idea about how is the final of the film “Inception”?

 

Alfonso Altavilla  ‏@alfio82it

Ma se prendi l’ostia e non ti lecchi le dita, godi solo a metà? #faiunadomandaalpapa

 

Laura ‏@DaFne_twi

Essendo lei un pastore tedesco é vero che devo moltiplicare x 7 per scoprire quanti anni ha realmente?#faiunadomandaalpapa

 

Matteo Politanò ‏@pennadireve

Perché agnello di dio non é bestemmia e maiale di dio si ?!?! #faiunadomandaalpapa @Pontifex cit. @Simonedipe

 

Giulio Vivio ‏@Giulio_Vi

#faiunadomandaalpapa @Pontifex quando il video-tutorial su #YouTube per insegnarci a trasformare l’acqua in vino?

 

Guido Penzo ‏@ioguido

#faiunadomandaalpapa è vero che a casa sua, onde evitare problemi, tutti gli spigoli sono stati smussati?

 

ErPucce ‏@ErPucce

#faiunadomandaalpapa visto che c’hai i contatti boni ti fai dire perche’ Noe’ ha caricato quelle minchia di zanzare?

 

Enrico Burri ‏@EnricoBurri

#askpontifex Ho un altro dubbio: perchè Gesù Cristo era povero, mentre Voi siete ricoperto di oro fino al collo? Sono serio Grazie, Enrico

 

Sig. Bianchi ‏@almonmat

Siete favorevoli alla castrazione chirurgica preventiva per tutti i preti? Tanto non lo usate giusto??? #faiunadomandaalpapa

 

Tommaso Angiolini ‏@SkipTomMyLou

#faiunadomandaalpapa Una fila così lunga per un goccio di vino e una moneta di farina non fa perdere clienti? Consiglio spritz e tramezzini.

 

Blackbi ‏@chiaralog

#faiunadomandaalpapa ma quando dite “pasta all’odio, pasta alla violenza, pasta alle guerre” è perché c’avete la famazza chimica?

 

Francesco D’Alessio ‏@il_cesco

Se twitto una bestemmia lei mi hastagga una scomunica? #faiunadomandaalpapa @Pontifex

 

Giorgia Passelli ‏@GioPasselli

#faiunadomandaalpapa è vero che chi fa la spia non è figlio di Maria? @Pontifex

 

lups99 ‏@lups99

RT @lovebigredbus__: #faiunadomandaalpapa @Pontifex dite che gli omosessuali sono contronatura.. Perchè una madre vergine è in regola ?

 

Anna Trieste ‏@annatrieste

#askpontifex Ma Dio esiste? E Gesù? E il Paradiso? Mi puoi prestare 100 euro?

 

Mattia Montanari ‏@m_montanarimatt

Ma se segnalo @pontifex come spam a Twiteer dici che poi vado all’inferno? #faiunadomandaalpapa

 

Fabrizio Di Maggio ‏@il_dema

#faiunadomandaalpapa essendo lei un pastore tedesco é vero che devo moltiplicare x 7 per scoprire quanti anni ha realmente?

 

Davide Remondini ‏@DavideRemondini

#faiunadomandaalpapa #askpontifex quale è il problema con i gay? Anche tu ami Gesù (che era un uomo)

 

post nubila, Taralli ‏@sonosolopatate

#faiunadomandaalpapa Si mette mai sui condotti d’aria con la gonna per imitare Marilyn Monroe?

 

Fontology ‏@Fonta1982

#faiunadomandaalpapa ueee Benny ma quando morirai sarà una promozione o un licenziamento? Risp. @Bolso82 @campo_PI @pontifex

 

Meo Birba ‏@meobirba

#askpontifex visto che la Chiesa incamerava i beni materiali degli accusati di stregoneria , quando restituirai cio’ che avete RUBATO ?

 

Steve Gray ‏@thatstevegray

#AskPontifex what is it with all the Dinosaurs then?

 

Luppolo Mannaro ‏@LuppoloMannaro

Quando arriveranno gli Ufo sulla terra e vi diranno che avete sbagliato tutto cosa farete? #askpontifex

 

Devoto Alberto ‏@maleberto

@Pontifex #askpontifex #FSM Santità, è giusto che in Italia noi pastafariani paghiamo le spese di gestione della sua religione con l’8×1000?

 

RaF9791™ ‏@Raffaele9791

#askpontifex ma da domenica prossima, invece del mitico “fratelli e sorelle” menzionerai i follower e following?!

 

RaF9791™ ‏@Raffaele9791

#askpontifex ma il tuo anello è lo stesso de “Il signore degli anelli”?!

 

Andrea Spadoni ‏@ndreaspadoni

#faiunadomandaalpapa @pontifex, sto sotto, m’apri che er citofono non funziona?

 

Bruno Alfiero ‏@comparealfio

#faiunadomandaalpapa ma il gol di turone era valido, vero? @Pontifex

 

Alberto Belli ‏@eldacar79

#faiunadomandaalpapa @pontifex ma la scomunica via internet funziona uguale?

 

Andreasgh ‏@Andry_zib

Santo Padre noi giovani vogliamo fare qualcosa per portare ai “gentili” una parola in quest’anno della fede, da dove partire? #askpontifex

 

Marianna ‏@mm_roma

#faiunadomandaalpapa me rimedi i 2 € del Vaticano che so’ introvabili e faccio la collezione?

 

Piero Pastore ‏@terronpedro

@Pontifex C’è un mio amico innamorato di una ragazza, come può conquistarla? #faiunadomandaalpapa

 

Cyrano(senzaNasone) ‏@ColosimoLuigi

Può chiedere al suo superiore se mi può fare uno sconto sul prezzo da pagare per l’espiazione dei miei peccati #faiunadomandaalpapa

 

Melissa ‏@melissaceccon

Come mai non si possono fare domande sulla pedofilia ecclesiastica?? #askpontifex

 

Luca Di Tizio ‏@Ellediti

#faiunadomandaalpapa è più fine l’oro giallo o l’oro bianco? @Pontifex

 

Roberto Bellinazzi ‏@errebi7

#faiunadomandaalpapa ma un tweet di @pontifex è infallibile?

 

Lo_Smontaparole ‏@m_giul

Du’ domandine sull’Imu e le scuole cattoliche le farei volentieri #askpontifex

 

johnny palomba ‏@johnnypalomba

@pontifex è vero che il terzo segreto di fatima è la birra non pastorizzata? #faiunadomandaalpapa

 

Carlo G. Gabardini ‏@carlogabardini

Si possono fare domande a #ilPapasutwitter ma risponderà solo dal 12 dicembre. Va bene.Chi ha messo la bomba di p.zza Fontana? #askpontifex

 

Yassir Hernandez ‏@yassirhg

María Magdalena se depilaba? #askpontifex

 

Adam Suess ‏@AdamSuess

It’s a shame but I think this will end up being exploited #askpontifex

 

Very Rude Tweets™ ‏@VeryRudeTweets

The Catholic Church are against gay sex because it’s unnatural. Yeah, and walking on fucking water isn’t?

 

Sul vile furto di un bene piratesco ad opera di malvagi emissari coloniali

Per dovere di cronaca mi trovo costretto a riportare di un increscioso episodio che mi è occorso pochi giorni fa. Episodio che più che sofferenza mi ha causato un rancore ancora maggiore verso la già mal sopportata classe dei burocrati coloniali, gente malvagia ed infida, che usa mezzi furfanteschi tali da apparire sleali anche al più ruvido dei bucanieri.

 

 

Andiamo con ordine. Dovete sapere che per procurarmi di che vivere mi trovo durante il giorno a prestare servizio presso un’officina di paese. Sono quello che si occupa di far funzionare le comunicazioni di informazioni interne ed esterne attraverso l’uso di macchine costruite da altre aziende con dei derivati della silice.


 

La storia di cui voglio parlarvi ha inizio ormai circa un mese fa, quando il mio collega ed amico mi avverte che avremmo ricevuto la visita di due emissari coloniali. Il mio collega si sofferma anche a sottolineare bene l’importanza di tali figuri: non sono semplici visitatori, ma nientemeno che due inviati dal ministero, che intendono controllare che tutto quello che noi svolgiamo avvenga nel pieno rispetto delle regole da loro imposte. E nel caso venga trovato qualcosa che non incontri i loro gusti, ci inviteranno a correggere il nostro operato attraverso corpose sanzioni pecuniarie. Da tanti anni pare non avessero trovato una buona occasione per questa visita di cortesia, grosso modo per una generazione. Era proprio ora che tornassero a farci apprezzare l’amorevole e materna presenza del nostro stato anche qui nei freddi confini nordici dell’impero, perché va bene che siamo bravi e volenterosi, ma in trent’anni anche il più motivato ed ispirato dei capitani può perdere, seppur di poco, la Trebisonda.

 

I nostri emissari però fanno precedere il loro arrivo da una richiesta: il mio collega mi rende noto che, una volta giunti in luogo, è il caso che oltre al canonico macchinario per la generazione di fogli scritti, gli venga fatto trovare anche uno di quegli strumenti portatili che vengono usati per produrre, modificare e direzionare tali stampati. La procedura mi è nuova: so che in genere la prassi vuole che il visitatore, chiunque esso sia, porti con sé il suo macchinario portatile. Il nome stesso ne suggerisce la trasportabilità. Spesso poi il suo nome viene accompagnato anche dal termine “personale”, e non a caso: tale è l’affezione e la personalizzazione dovuta all’utilizzo dello strumento, che in poco tempo ogni individuo tende a considerare “personale” il proprio apparecchio, e non vede di buon occhio l’uso dello stesso da parte di altri personaggi. Converrete con me che quando mi è stato chiesto di fornire questo oggetto all’emissario, e che quindi mi sarei privato del mio per un tempo indefinito, la cosa non mi ha entusiasmato. Ma tant’è, prepariamo la macchina e facciamo in modo che nulla sia abbia a che dire sul nostro operato.

 

Puntuali come le cattive notizie arrivano due di questi inviati. Si impossessano subito del mio apparecchio. Io sapendo che queste persone sono spesso vettori di scocciature e cattive notizie, decido di portare a termine un lavoretto per lungo tempo rimandato, studiatamente presso il più remoto deposito merci della provincia di proprietà del mio padrone. Veloce come il percorso me lo consente mi metto in marcia, già sapendo che la relativa pace e tranquillità di cui avrei goduto quella mattina sarebbe stata quanto mai effimera, e che dal pomeriggio seguente non avrei più avuto altro che magagne e scocciature dai già citati signori del ministero.

 

E così è: mentre sto armeggiando nella mia remota posizione con macchinari più fisici che intellettuali, già mi giunge la richiesta della mia presenza nella sede principale. Non viene nemmeno citato il motivo, ma semplicemente il mio ruolo:

 

– E’ richiesto l’uomo che governa agli strumenti di comunicazione e di informazione!

 

Purtroppo sono io. Prolungo per quello che posso la mia opera locale, e già nel primo pomeriggio mi appresto ad andare incontro all’ignoto e fatale destino, chiedendomi quale cosa tanto grave possa richiedere la mia esclusiva presenza.

 

Nel pomeriggio sono di nuovo nella sede principale. I miei coscienziosi colleghi mi rinnovano la richiesta dei due emissari, e quindi mi armo di coraggio per varcare le soglie dell’alloggio dove i due signori sono stati stipati.

 

La stanza è minuta, ma già trabocca di grossi tomi e pile di carta stampata, sui mobili, per terra agli angoli della stanza e sul grosso tavolaccio centrale. Oltre a ciò, sul tavolo stesso c’è ovviamente il mio spaventato macchinario portatile. Girato di fronte a lui un suo simile, reso arrogante dalla volgare presenza di una scritta stampata sul dorso, che ne certifica la proprietà del ministero stesso. Tra i due strumenti e due pile di carta c’è anche il mio macchinario stampatore, nemmeno lui felicissimo di essere stato abbandonato nelle mani di siffatti personaggi. Ai lati lunghi del tavolo appoggiano le loro natiche su delle sedie di vimini i due temuti signori. Un uomo ed una donna, che potrebbero anche sembrare delle persone normali, forse addirittura modeste nell’aspetto, non fosse altro che il titolo con cui entrano in ogni opificio trasforma la loro discreta presenza fisica in quella di giganti onnipotenti. La mia collega mi segue immediatamente, forse per verificare che mi comportassi in maniera consona almeno alla prima visita. Con sé porta un vassoio per ristorare il loro dopopranzo con il miglior caffè che la nostra cambusa è in grado di offrire.

 

Dopo le presentazioni di rito, permeate da una ambigua cordialità, finalmente vengo reso partecipe del problema che ha richiesto la mia presenza urgente in quel luogo. Pare che tutti gli sforzi fatti dal nostro signore per dare corpo cartaceo a degli archivi presenti nel macchinario che gli abbiamo fornito sono stati vani. Per quanto lui si ostini a chiedere allo strumento di parlare con la stampatrice, i due si ignorano bellamente. E già si scusa per avermi dovuto chiamare e disturbarmi, ma nel contempo fa delle lievi e garbate insinuazioni sulla qualità degli apparecchi che gli abbiamo fornito.

 

Come spesso accade, il problema in questi casi è abbastanza banale, e lo risolvo rapidamente. E pure come spesso accade riscuoto grande ammirazione, come se invece che aver risolto il guaio attingendo alla mia esperienza di tecnico, mi fossi rivolto a delle forze arcane, facendo questo di me una sorta di mago o stregone. E così vengo subito definito, ed avendo certificato come io sia in possesso di doti soprannaturali che mi semplificano qualsiasi tipo di problema, il nostro amabile signore si sente subito autorizzato ad affibbiarmi degli incarichi di ben altra entità. Sono un mago, e quindi posso fare tutto quanto ed in tempi ristrettissimi. Quindi posso anche fare dei lavori di una noia mortale, oserei dire da segretaria, di cui sarebbe capacissimo lui, se solo ne avesse voglia.

 

Già la seconda visita però è accompagnata dalle più esplicite lamentele riguardo al macchinario portatile che gli abbiamo fornito per lavorare. Pare che non incontri il suo gusto, perché lui è abituato a quell’altra versione, quella prima. Da me si attende conferme che la versione precedente, quella da lui amata, è migliore. Mio malgrado mi ritrovo a dover elencare i pregi del vecchio rispetto al nuovo.

 

La sua avversione per lo strumento si manifesta chiaramente ed in modo inequivocabile il giorno seguente, quando il mio apparecchio si rifiuta di comunicare attraverso l’aria. E’ chiaramente un sintomo di stress, e mi sento in colpa di averlo abbandonato in queste mani. Cerco di rincuorarlo come posso, ma di fronte alla sua ostinazione mi vedo costretto a ricorrere alla vecchia comunicazione via cavo. Vado nella stanza più vicina fornita di un allaccio ed inserisco un capo del mio cavo chilometrico. Attraverso quindi il corridoio sbobinando la matassa, e quindi rimetto il mio macchinario nella possibilità di lavorare, seppur controvoglia.

 

Ma questo sistema non piace all’emissario, e i suoi dubbi sulla bontà dei nostri strumenti sembrano essere confermati dalla presenza di questa flebo che pompa le sue informazioni attraversa il corridoio, percorrendo una buona parte della sua stanza. Il giorno seguente giunge col suo apparecchio personale, che a quanto pare possedeva ma che per qualche oscuro motivo ha preferito da principio non usare. La conseguente richiesta è ovviamente che anche questo apparecchio possa parlare con il generatore di carta scritta. Risolto anche questo problema tecnico, mi viene fatto notare gentilmente che ancora sono in attesa che venga svolta la loro ultima richiesta. Mi scuso e mi congedo, per procedere all’opera il più rapidamente possibile.

 

E così la mia permanenza in officina diventa un continuo assecondare le loro richieste. E questo non solo per me, ma per gran parte dei miei colleghi. I due garbati visitatori sembrano godere di una voracità di informazioni senza pari, e ogni volta che mi accingo a varcare la soglia della loro stanza, mi ritrovo a passare qualche minuto in coda in compagnia di altre persone, tutti in attesa di essere ricevuti a esporre i nostri lavori.

 

Lavoro dopo lavoro, finalmente sembra che i signori abbiano trovato soddisfazione, e stiano per lasciare i nostri lidi. Lo capisco dal fatto che la richiesta che mi fanno questa volta è quella di aiutarli a far calzare una enorme tabella contenente delle lunghe serie orizzontali di dati nel loro foglio di rapporto, che malauguratamente non può essere altro che stretto e verticale. Di fronte all’impossibilità geometrica della cosa, forse galvanizzato che le parole “rapporto finale” mi fanno proprio pensare alla fine delle nostre reciproche frequentazioni, azzardo una proposta veramente idiota, ovvero che l’unico modo per far entrare la tabellona orizzontale nel rapporto verticale sia quello di dividerla in grossi pezzi verticali. Lasciando poi al lettore del rapporto la gioia di riassociare le righe mentalmente da un trancio all’altro del documento.

 

Durante questa ultima surreale conversione mi scappa l’occhio su di un particolare che mai avrei voluto vedere: se il mio apparecchio portatile era ormai ripiegato da due settimane, in punizione, in un angolo del tavolo, noto con orrore che il suo scatolotto di alimentazione è finito per non so quale motivo in dote al suo collega ministeriale, che ne fa uso garrulo con manifestazioni di gaie lucine, mentre io gli passo le istruzioni per sventrare la citata tabella sotto la compiaciuta supervisione dell’emissario. Se ho notato che la cassetta di alimentazione è mia, è per un semplice quanto inconfutabile motivo: una vistosa etichetta da me firmata e datata, sui cui troneggia centrale in Sacro Pesce Pirata Pastafariano. Da non molto tempo infatti ho preso la saggia abitudine di marchiare ogni strumentazione che abbia un valore maggiore di zero unito ad una superficie piana e sufficientemente ampia. Ben conscio della volatilità delle cassette di alimentazione degli apparecchi portatili, ho bollato con la Sacra Etichetta non solo il macchinario, ma anche il più minuto scatolotto da cui trae il nutrimento necessario per operare in continuità.

Questa è la foto di uno di questi scatolotti di nutrimento, con una etichetta del tutto simile a quella citata

 

Da qui l’orrore alla vista dello stesso collegato ad un altro macchinario. Ed anche lo sconcerto: da che opero nel mio settore, a memoria mia è estremante raro che due diversi apparecchi portatili, seppure usciti dalla stessa fabbrica, possano operare con lo stesso scatolotto di nutrimento. Questo perché i malvagi produttori di questi macchinari si ingegnano a creare spinotti sempre diversi, e a far operare gli stessi apparecchi con livelli di alimentazione pure differenti tra loro. Il tutto per il misterioso ed insano disegno di rendere altamente remota la possibilità che lo stesso scatolotto possa operare con successo con due macchinari, seppure dello stesso costruttore. Ed ecco di fronte ai miei occhi la prova terribile che se questo episodio rarissimo doveva mai accadere, sarebbe accaduto proprio nel caso in cui non doveva, ed il più sciagurato.

 

Non sottolineo la questione al gentile funzionario. Forse per non urtare la sua sensibilità con una domanda indiscreta che avrebbe potuto mettere in dubbio il suo onesto e irreprensibile operato di attento emissario del ministero. Che figura avrei fatto, esponendo quella che poteva sembrare come una forma di prevenzione al furto, quando la mia etichetta pastafariana timbrata e firmata troneggiava con tanta evidenza sopra la faccia superiore dello scatolotto? Il mio sarebbe stato un atteggiamento decisamente poco elegante, se non ostile.

 

Inoltre c’è anche un secondo motivo, anche più sottile. Sotto sotto mai avrei voluto che una bazzecola come questa potesse prolungare anche solo di pochi minuti la permanenza dei due dottori presso la nostra officina. Sarà, ma mentre scendo le scale per tornare nella mia stanza, non mi sento comunque tanto tranquillo.

 

Il ritorno dei due signori prende corpo solamente il giorno dopo. Pare che qui non abbiamo più niente da fare. Il mio collega mi previene, portando lui stesso nella mia stanza le mie apparecchiature. Quando mi accorgo che manga la scatola di alimentazione, non mi metto nemmeno a cercarla troppo in giro. Alla prima occasione che vedo il mio collega, gli pongo la domanda, senza sperarci troppo, se avesse trovato anche il mio scatolotto. No, non l’ha trovato. Nemmeno il tempo di dirgli di lasciar perdere, e lui generosamente torna sul luogo del delitto, per dedicare una ricerca più accurata dello stesso. Niente da fare: l’oggetto è sparito.

 

A questo punto gli spiego perché le mie speranze erano già poche prima ancora che lui mi portasse gli altri due macchinari. Lui comprende. Gli pongo la domanda ovvia e stupida, se è il caso o meno di contattare l’ufficiale ladro. No, mi dice, non tiriamoci la zappa sui piedi.

 

La storia finisce qui. Con un onesto funzionario del ministero, che nell’esercizio delle sue funzioni si è trovato nella condizione di impossessarsi di un oggetto chiaramente non suo, e non si è lasciato sfuggire l’occasione. Dicesi furto. Ed è un reato, per le leggi di quello stato di cui il nostro personaggio si fa garante con la sua assidua ed ingombrante presenza nella nostra piccola realtà privata. Credo sia anche peccato per diverse religioni, vedasi l’articolo sette di quella che con tutta facilità è proprio la sua, di religione, dato che è tutt’ora quella più ampiamente diffusa sul nostro territorio. Se fosse stato pastafariano, avrebbe certamente riconosciuto il Pesce Pirata, e dopo un piacevole scambio di urlacci pirateschi e pacche sulle spalle avremmo concordato tempo e luogo per una sana bevuta serale in una taverna di paese. Ma così non è stato.

 

Ho già provveduto a rimpiazzare il bene piratesco rubato ordinandone un suo gemello allo stesso fornitore del primo. Neanche a dirlo, dopo la mia prima lettera con la richiesta di offerta, il fornitore deve richiamarmi per una serie di domande inquisitorie su come dovesse essere fatto di preciso tale prodotto. Accidenti, siamo al colmo: pare che lo stesso identico macchinario portatile possa avere modelli diversi di scatolotti di alimentazione, ovviamente di tipo profondamente diverso tra loro. Da non credere.

 

Rimangono da tutto ciò un dubbio ed una speranza. Il dubbio è se l’abile furfante si sia accorto o no del fatto che si stava appropriando di qualcosa che non era suo. E di sicuro che se non se ne è accorto subito, cosa comunque difficile, se ne sarà comunque accorto dopo. Ladro conscio o inconscio, sempre ladro è, e la presunta innocenza durante l’atto del furto è una debole attenuante, una volta maturata la consapevolezza del gesto. La speranza è quella che o il mio o il suo dio prendano dei provvedimenti, e non dopo morte, come è prassi di entrambe le divinità, ma già in vita. Il suo dio perché così sta scritto: “settimo: non rubare”, e se si lasciasse scappare una punizione terrena come ai suoi vecchi tempi, non sarebbe certo male. Il Mio Dio è certo meno rancoroso e vendicativo, ma in questo caso c’è di mezzo un oggetto Benedetto da una Sacra Etichetta che è caduto in mani nemiche. Sarebbe giusto che l’oggetto stesso venga purificato con un piccolo incendio a seguito di esplosione. Magari causati proprio dalla non perfetta compatibilità tra i due strumenti. E se poi l’episodio dovesse danneggiare non solo lo scatolotto di alimentazione suicida, ma anche il parassita macchinario portatile collegato, non credo che sarebbe proprio malaccio.

 

Saluti rancorosi, il devoto Alberto

Abbordaggio di cortesia di un pirata pastafariano su hastalapasta.org

Per mille sughi, chi l’avrebbe mai detto? Pare che siamo usciti dal piacevole porticciolo dove navigavamo a vista dall’inizio della nostra avventura di questa primavera, per avventurarci finalmente nel tumultuoso mare dei Caraibi, dove abbordaggi, avventure e scelleratezze sono all’ordine del giorno. A darci il simbolico benvenuto è stato un nuovo amico pirata, il reverendo Giorgio de Angelis, che lanciando la rituale bottiglia con messaggio a bordo della nostra goletta ha iniziato le rituali schermaglie piratesche per stabilire una lunga e vigorosa fratellanza.

 

Il reverendo ci ha fornito subito le mappe piratesche dei possessi del suo gruppo, invitandoci ad entrare a far parte della loro ciurma. Abbiamo declinato l’invito, spiegando che preferiamo navigare ancora per conto nostro, ispirandoci ad un sacro principio di sana anarchia piratesca, ma ciò non toglie che abbiamo gettato le basi di una duratura amicizia.

 

Il reverendo Giorgio de Angelis, conosciuto come Al Zarkawi sui lidi di Facebook, si è fatto portavoce di una associazione pastafariana da lui democraticamente presieduta, la Chiesa Pastafariana Italiana. Tanti siti fanno capo a questa associazione. Quello principale credo sia questo, ma c’è anche questo. E poi hanno anche una associazione culturale, questa qui. Bravi.

 

Basta chiacchiere! Ho chiesto al reverendo di poter pubblicare il nostro scambio epistolare, e lui mi ha detto che i pirati sono pirati, e ci mancherebbe altro che chiedano per avere un permesso. Bene! Ecco qui di seguito tutto quanto.

 

Hasta la pasta!

 

il capitano Kidd seppellisce il suo gospel pastafariano


 

Ramen Fratelli di hastalapasta. Un sonoro Arrgh per il capitano di questo sito. Noi siamo un gruppo di Pirati Pastafariani con molte pagine diverse su FB (pirati pastafariani romani, pastafarian rock, priorato pastafariano alla trapanese, pastafariani lombardi, pirati pastafariani palermitani eccetera e facciamo tutti capo alla Chiesa Pastafariana Italiana (pagina FB: https://www.facebook.com/pages/Chiesa-Pastafariana-Italiana/286796408016028 ) sito internet www.chiesapastafarianaitaliana.itpastafariani.net – associazione Apsocus quest’ultima è una associazione culturale e sportiva pastafariana. Un nostro fratello vi ha scovati sul web e ha proposto di contattarvi. Io sono il Supremo Capo della Chiesa Pastafariana Italiana (CPI) attualmente in carica, il Pappa viene eletto ogni anno. Vi auguro che il PSV – Prodigioso Spaghetto Volante guardi con benevolenza i vostri sughi e attendo un piratesco segno di risposta da voi. RAMEN! Reverendo Giorgio De Angelis FB: Al Zarka!

wi.

 

 

RAmen, fratello di pasta! Sono il devoto Alberto, attuale timoniere della barca pastafariana di hastalapasta.org . Già sapevo della presenza di numerosi siti pastafariani più vecchi e seri del nostro, che è nato solamente questa primavera. Fa piacere sapere che sono attivi e attenti a chi arriva e a chi se ne va nel grande mare dei Caraibi.

 

Due parole su di noi. Nasciamo come tre amici compaesani a Gussago, piccolo paesotto del bresciano. Uno di noi è da tempo a Nairobi a fare figli, mezze maratone e anche a lavorare in una onlus e in una ONG. Gli altri due si ritrovano a regolarmente ad onorare il venerdì tra loro (e a volte anche altri giorni) da soli con amici simpatizzanti.

 

Chi ci ha convinto a far questo sito? Ovviamente Sua Sugosità! Ma anche i meravigliosi esponenti della chiesa cattolica, e i loro rappresentanti italiani della CEI. Quando uno è pastafariano non può esimersi dal diffondere il Verbo. Siamo pochi, felici ed in terra straniera, quindi la diffusione della Spaghettosa Parola è tassativa.

 

All’inizio ovviamente l’idea di buttarci nella politica religiosa era cosa forte, con autoproclamazioni a cariche religiose altisonanti o pretese di otto per mille a scopo di acquisto di piratesche imbarcazioni. Col tempo però le nostre idee sono un po’ cambiate. Complice anche la frequentazione mia e della mia dolce metà ad una cerimonia valdese quest’agosto, vedi articolo sul sito. Lì ho capito che la religione deve partire dal basso e non dall’alto. Siamo profondamente convinti di questo, anche se non abbiamo ben chiaro cosa voglia dire. Quindi ci limitiamo a scrivere una serie di articoli vagamente pastafariani, in attesa di essere ispirati da un Suo Tocco Spaghettoso che ci indichi una nuova direzione. E prima o poi vedremo anche di rendere un po’ più corposa la parte del sito dedicata alla religione. E magari di sistemarne un poco la grafica.

 

Abbiamo un po’ di progetti, ma per adesso sono ancora tutti allo stadio di idea da bar. E poi si sa che le email troppo lunghe difficilmente vengono lette fino in fondo.

 

Che il vostro boccale di birra sempre pieno e la vostra amatriciana sempre sugosa!

 

Devotamente, Alberto

 

 

Non fatevi scoraggiare dal fatto che siete in pochi, diffondete il verbo, collaborate con noi, presto saremo milioni e non pagheremo l’imu. Arrgh!

 

…E ci spetta anche il bottino, l’8mille dicono alcuni, secondo me ce deveno da minimo er 10%!!!

 

La mia visione della cosa, (e io sono il Pappa, mica uno qualsiasi) è più improntata a rompere le scatole che a combattere le religioni obsolete. Ci hai fatto caso che PER MOTIVI RELIGIOSI tutto sembra concesso? Gente in america che si coltiva i funghi allucinogeni per entrare in contatto con il loro dio ad esempio. Quindi noi, – per motivi religiosi – pretendiamo in nostri diritti (leggi privilegi). Io ad esempio in ufficio mi alzo e affermo che vado a pregare, prendo il mio pacchetto di sigarette e vado fuori. Che volete impedirmi di fumar…. ehhmmmm di pregare?

 

Religione dal basso? Io parlando in un’intervista a radio rock (the original) ho affermato che il pastafarianesimo è una religione più vicina alla persona, dove non ci sono stupidi divieti. Potremo elaborare ulteriormente il concetto in futuro.

 

 

 

Che il Prodigioso Spaghetto Volante riempia i vostri boccali e vi tocchi con le Sue Sugose Appendici per ispirarvi ad azioni pastafariane. Mi raccomando, non rimanete isolati ed in pochi.

 

Se volete iscrivetevi come pastafariani ufficiali (http://www.pastafariani.net/form/creatore.html).

 

Vogliamo raggiungere un certo numero di devoti per andare a parlare seriamente con il ministero degli interni.

 

Se avete idee o se volete preparare qualche azione vi aiutiamo volentieri.

 

A presto.

 

Rev. Giorgio De Angelis – FB: Al Zarkawi.

 

 

Carissimo Pappa,

 

mi fa piacere sentirti di nuovo. Devo però ammettere di aver fatto un grosso errore: non ho consultato la ciurma di hastalapasta.org prima di rispondere alla tua prima lettera. Forse l’emozione di parlare con una persona così importante come il Supremo Capo della Chiesa Pastafariana Italiana, forse per voler fare figura migliore con risposta veloce, o forse anche la presunzione di ben interpretare i sentimenti dei miei compagni di viaggio. Il risultato però è che mi hanno ripreso, dicendomi che nella mia precedente riposta sono stato fin troppo garbato e accomodante, sorvolando con troppa leggerezza alcune questioni di fondo che emergono dalle tue due email. Per semplicità e chiarezza voglio elencarti tutto qui di seguito.

 

-1-

 

Noi pastafariani siamo pirati, membri del popolo eletto dal Flying Spaghetti Monster. Ho letto più di un libro sui pirati, e non ho mai sentito parlare di capi supremi o stronzate del genere. Lo stesso Bobby Henderson, che fino a prova contraria è l’unica autorità riconosciuta nella nostra religione, si definisce profeta, ovvero colui che fa da intermediario con Sua Spaghettosità, ne recepisce il Sacro Verbo e lo distribuisce. Fine. Non è il capo di un bel niente. E non a caso: la stessa organizzazione della filibusta storica è quanto più orizzontale possibile: niente capi, solo pirati. Per quanto la filmografia romanzesca tenda ad attribuire poteri assoluti ai capitani, in realtà questo è un falso storico. Il ruolo del capitano era indiscusso solamente durante arrembaggi, saccheggi ed altre operazioni di ordine sociale che richiedevano coerenza e rapidità di esecuzione. Nella vita quotidiana ogni pirata era paritario. Al limite il capitano, grazie al suo carisma, poteva essere il grado di esercitare maggiore influenza sulle decisioni comuni, ma nient’altro. Al rientro dalle varie avventure, il bottino veniva spartito in quote maggiori ad ufficiali vari o a tecnici specializzati, come il chirurgo, e a chi avesse perso qualche arto o organo durante le operazioni. Le quote di distribuzione si basavano sopra un testo standard, ma venivano decise di comune accordo  all’inizio del viaggio. Mi sento quindi di definire la filibusta come una anarchia democratica. Assolutamente innovativa, se consideriamo come operasse in un periodo storico di monarchie assolute.

 

 

Io stesso nella mia prima risposta mi sono definito timoniere. Me ne sono pentito: semplicemente sono la persona che ha impostato il modulo dei contatti sul sito Internet impostandone l’invio nella mia casella email. Spero che il buon cuore dei miei compagni gli faccia perdonare la mia arroganza.

 

Capirai bene, caro Pappa, che l’imposizione dall’alto di un Supremo Capo della Chiesa Pastafariana Italiana è stato preso dai miei compagni di viaggio, e in secondo luogo da me, come un atto ostile. Oltre che in contraddizione con le sopraccitate nozioni alla base della nostra religione. Uno dei miei compagni poi si è anche chiesto quale potrebbe essere l’opinione di Bobby Henderson a riguardo. Il dubbio è rimasto anche a me.

 

-2-

 

Nelle tue lettere parli di combattere le religioni obsolete. Ma dalle tue idee quello che emerge è che tu vuoi al più presto diventare a tutti gli effetti una religione obsoleta, beccandoti il tuo bell’otto o dieci per mille e tutti i privilegi connessi che a parole dai l’idea di voler combattere. Anche noi in passato, due o tre mesi fa, abbiamo pensato che il pastafarianesimo fosse tra le altre cose un modo rapido per ottenere i privilegi concessi dallo stato italiano alle religioni storiche, cattolicesimo in testa. Anche con una minima parte dell’otto per mille avremmo potuto rapidamente raccogliere soldi sufficienti per acquistare una nave pirata, a fini religiosi.

 

In passato abbiamo anche pubblicato articoli sul nostro sito inneggianti ad un otto per mille pastafariano, ma francamente però non ci sentiamo più di appoggiare questa posizione. Sarei più felice se nessuna religione prendesse un centesimo dallo stato, ed iniziasse a fare affidamento esclusivo sulle donazioni dei propri fedeli per il suo mantenimento e per le opere di bene. L’idea di attaccarci a ciucciare al capezzolo dello stato ci fa venire da vomitare. Ma non per intolleranza al lattosio, ma perché noi pirati amiamo bere solamente alcolici, e da vigorose caraffe di peltro. E se ci capita di attaccarci a delle tette non è certo per trarne nutrimento.

 

-3-

 

Non approviamo assolutamente l’odio interreligioso che trasuda come sugo dalle tue lettere. Bobby Henderson parla chiaro, e la nostra deve essere e rimanere una religione pacifica. E una religione pacifica non si costruisce sull’odio verso le altre religioni, ma dall’interno, attraverso il rapporto con se stessi, con gli altri fedeli ed ovviamente con Dio. Noi di hastalapasta.org ci abbiamo messo un po’ a capire questi concetti, ma alla fine ci siamo arrivati. E più di tutto ci ha aiutato vedere come anche in Italia ci sono religioni discrete e ben funzionanti. Vedi l’articolo che ho scritto sulla mia frequentazione in incognito ad una cerimonia valdese. Queste religioni meritano tutto il nostro rispetto, e non certo di essere definite obsolete solamente perché esistono da un bel po’ di tempo. Molte di queste religioni non percepiscono l’otto per mille. Nel caso dei valdesi, che invece lo ricevono, nemmeno un centesimo viene destinato ala mantenimento dell’apparato religioso, ma viene interamente destinato alla carità. Non hai specificato cosa vorresti fare una volta che hai convinto il ministro degli interni a darti l’otto/dieci per mille, e quindi non ho idea se vorresti comportarti come la chiesa cattolica e pagarti lo stipendio, o mandare tutto in beneficenza come i valdesi. Sono però convinto che se tu trovassi un momento per visitare la pagine del sito della chiesa valdese o di una delle tante chiese protestanti presenti in Italia, o anche di frequentarne un rito una domenica mattina, ti accorgerai che per molte cose c’è solo che da imparare. Una delle paure di Bobby Henderson, ben esposta su venganza.org , è che col tempo la religione pastafariana potrebbe diventare diffusa e radicata con tanto di fanatici e tutto il resto, come già avviene in molte altre religioni, cristianesimo e islam in testa. La tua politica, caro Pappa, sembra voler portare a questo, e noi ci auguriamo solamente che il pastafarianesimo abbia la forza e la costanza di restare umile, onesto e decoroso nel tempo come sono riuscite a fare la chiesa valdese o molte chiese cristiane protestanti.

 

Non tutte, beninteso.

 

-4-

 

Troviamo la forma di scrittura “Prodigioso Spaghetto Volante” blasfema. Sappiamo bene che questa è la forma che compare nella traduzione italiana del libro di Bobby Henderson. Ma non ci interessa. Riteniamo che sia più corretto usare o la forma inglese, Flying Spaghetti Monster, o una traduzione più corretta, Mostro degli Spaghetti Volante. Oppure uno dei mille gustosi appellativi improvvisati, numerosi come le Sue Spaghettose Appendici: Sua Sugosità, l’Altissimo Spaghetto, Colui che Tutto Macchia di Sugo. Non ci va di fare riferimento all’ennesimo esempio di traduzione pedestre operata da una casa editoriale.

 

 

——————

 

In conclusione: riferendomi in modo particolare ai primi due punti, mi sembra chiaro che nessuno di noi membri di hastalapasta.org aderirà al vostro gruppo, e riconoscerà ufficialmente la vostra Chiesa Pastafariana Italiana. Senza alcun rancore, ovviamente. Già siamo pochi, noi pastafariani. Ci mancherebbe anche se dovessimo metterci a litigare.

 

Io in particolare ho trovato questo scambio di opinioni tra pirati pastafariani molto illuminante e costruttivo. Come spesso accade in questi casi, queste discussioni diventano eccezionali occasioni per affrontare con chiarezza molti dubbi o perplessità che spesso rimangono insolute nella quotidianità. Ti chiedo quindi, alla fine di questo nostro scambio di opinioni, il permesso di poter pubblicare il nostro dibattito epistolare in un articolo su hastalapasta.org . Sarei onorato se tu vorrai fare lo stesso.

 

Attendo con ansia la tua risposta,

 

ancora devotamente, Alberto

 

 

Stimato Pirata Alberto,

 

mi trovo d’accordo con quanto scrivi, vista la brevità della mia risposta sono potuti sorgere dubbi che voglio scacciare subito.

 

A Bobby Henderson è stata comunicata la decisione di fondare la Chiesa Pastafariana Italiana, non so se le altre chiese in Russia, Germania, Grecia eccetera hanno fatto la stessa cosa. Il Profeta non si è opposto.

Io sono semplicemente il Pappa, la dicitura Supremo Capo è solo per salvare l’apparenza e dare un certo tono. Il Pappa viene eletto ogni anno democraticamente: una capoccia un voto, come sulle navi dei Pirati.

 

Chiedere l’8 per mille è una provocazione, ma se mai lo otterremo lo useremo per beneficenza perché noi vogliamo la felicità di tutti.

 

Essendo noi due Pastafariani la pensiamo allo stesso modo, poi che voi di hastalapasta aderiate o no non è importante, saremo sempre Fratelli.

Per la traduzione, devo dirti che la parola Mostro, in italiano, ha assunto una connotazione negativa, mentre in inglese ha conservato il suo aspetto di – meraviglioso, prodigioso, eccetera. Per questo ho ritenuto opportuno usare questa dicitura.

 

Siamo una religione pacifica, ma attenzione, non tolleriamo l’intolleranza. Il problema di essere eccessivamente pacifici è che si reprime troppo l’aggressività, che è una componente della personalità.

Lasciare una valvola di sfogo da utilizzare per combattere è salutare. Le nostre azioni in combattimento rispecchiano la nostra natura pacifica, non combattiamo con le armi ma con le parole e con la conoscenza.

 

Io sono contento di questo scambio di idee con te e con gli altri Pirati di Hastalapasta, hai il permesso di pubblicare tutto quello che vuoi anche se, da bravo Pirata non dovresti chiedere nessun permesso.

 

Ramen Fralli di Hastalapasta! Che lo Spaghetto Volante (mostruoso o prodigioso che sia) vi dia birra e sugo!

 

 

Fratello reverendo, la tua risposta giunge lieta. Direi che la fratellanza è sancita!

 

Ho consultato di nuovo i miei compagni di viaggio, ma ero certo che sarebbero stati d’accordo. Infatti hanno benedetto l’evento come meglio non si poteva. Quello dei due che si trovava sul nostro continente ha visitato la mia cabina giusto ieri sera, per unirsi ad un banchetto estemporaneo. Libagioni benedette quali pizza e birra hanno suggellato l’evento. Non ho chiesto al fratello d’Africa, ma sono più che certo che abbia fatto lo stesso.

 

Abbiamo anche riflettuto sui punti che hai evidenziato con la tua ultima risposta. Soprattutto su quanto dici riguardo all’intolleranza. E’ vero: se da una parte ci definiamo pirati pacifici, questo non vuol dire che dobbiamo tollerare soprusi o angherie da chi non vuole rispettare le nostre piratesche opinioni. Ogni religione ha diritto di esistere: quella giusta e confermata da inconfutabili evidenze, ovvero la nostra, così come le altre. Questo diritto va difeso, e noi siamo qui per questo.

 

Che i vostri vascelli navighino nel sugo, fratello pirata! E che la nostra fratellanza duri tanti anni quanti sono gli Amorevoli Spaghetti della Sua Amidacea Presenza!

 

Alla prossima visita,

il pirata Alberto

 

 

Sulla tassa sulla tassa sui rifiuti

Anche nella vita di un buon pirata timorato del Dio ci sono dei momenti in cui è necessario scontrarsi con la dura realtà della vita quotidiana. Non si vive di soli arrembaggi, birra e smargiassate. Siamo un popolo ospite, una minoranza, e a volte bisogna anche rispettare gli usi e costumi dell’altra gente. Non sia mai che si dica di me che sono un pirata maleducato o incivile.

 

Insomma, devo pagare una tassa sui rifiuti. Perché non siamo in mare, e non si può buttare ogni immondizia dall’oblò o facendola camminare sulla passerella.

 

Per pagare la tassa sui rifiuti devo però scontrarmi con una delle realtà più temute della deviata umanità moderna: l’ufficio postale. Questa aberrazione del genere umano è un non-luogo dove anime perdute trascinano il loro triste corpo mortale per svolgere una serie di discordanti operazioni, la cui stragrande maggioranza potrebbe essere tranquillamente svolta da casa, in un luogo più piacevole o addirittura automaticamente da delle macchine incoscienti, o non svolta del tutto. La terribile evidenza poi è la crudeltà del procedimento: per fare ogni cosa all’ufficio postale devo attendere umilmente il mio turno amalgamandomi nella massa infelice di gente già arrivata da tempo immemore, umiliata da una febbricitante attesa senza fine del proprio turno.

 

Coda all'ufficio postale
Tre miei concittadini in coda all’ufficio postale di Gussago (foto di archivio)

 

In teoria la coda alle poste dovrebbe mostrare una estrazione casuale di persone,  ma credo che non sia così. Un po’ la sofferenza del momento stesso, un po’ che forse molta gente si ritrova per sua disgrazia a frequentare questi luoghi più spesso di altre persone, e che ciò non giovi alla salute e al morale. L’impressione che si ha è sempre quella di sprofondare in un girone dantesco per espiare già in vita un qualche male commesso e dimenticato.


La gente in coda alle poste si incattivisce. Se al mercato tutti sono allegri e scherzosi, basta varcare le soglie dell’ufficio postale per precipitare nello sconforto più nero. Alcuni di questi poi hanno anche una certa età e facilmente hanno un numero di presenze in questi luoghi drammaticamente alto. Facilmente hanno anche superato la soglia del non ritorno, quella per cui il loro carattere ha subito mutazioni permanenti tali da cercare volontariamente di scaricare all’interno dell’ufficio postale una cattiveria immotivata contro dei poveri malcapitati. Tali individui, che potrei definire come i professionisti della coda all’ufficio postale, provano un gusto perverso nel passare gran parte del loro tempo in coda, ad infastidire noi poveri dilettanti. Essendo in genere ormai pensionati, possono permettersi il lusso negato ai più di scegliere l’orario di visita che più gli aggrada. Con chirurgica crudeltà andranno ovviamente a privilegiare largamente gli orari in cui la gente normale è costretta suo malgrado a frequentare l’ufficio postale, come ad esempio le pause pranzo. La descrizione manzoniana del Lazzaretto rende abbastanza bene l’idea dello spettacolo che ci si ritrova di fronte quando si è costretti a varcare i cancelli degli uffici postali in questi orari. Non paghi di aver trasformato l’attesa in un lebbrosario ed infastidito chiunque con una serie di comportamenti tali da far arrossire Edward Teach, tali individui, una volta giunto il loro turno, daranno prova di suprema padronanza del locale, impiegando tempi omerici per ogni operazione, quali cercare di recuperare un foglio in fondo alla borsa senza togliersi i guanti di pelo d’orso bianco, o cercare gli occhiali in tasca quando sono sulla testa. O, peggio ancora, lamentarsi che si stava meglio quando si stava peggio, chiedere la conversione in lire di otto centesimi di euro, o pretendere la lettura a voce alta di quelle scritte strane che compaiono un po’ ovunque sui vari bollettini. In un mondo felice e normale tutte queste operazioni potevano essere evitate, oppure fatte nel tempo perso in attesa, ma la loro perfidia li ha portati a svolgerle solamente di fronte al bancone. Perché adesso è il loro turno. Il loro momento di gloria. Hanno atteso per questo, e guai a chi gli dice qualcosa. Altro che warholliano quarto d’ora per ogni vita: qui si parla di mezzora ogni settimana.

 

Alcuni oscuri personaggi passano davanti a tutti. Sono i possessori della PrivilegioCard. Ottenere una PrivilegioCard è molto semplice: basta pagare il pizzo alle poste. È legale perché é una cosa volontaria. In cambio dei soldi che si danno alle poste, si passa davanti a tutti quelli che non hanno dato niente alle poste, come me. Praticamente tu paghi qualcosa alle poste, ed in cambio le poste rubano un po’ del tempo delle altre persone. Per chiudere il cerchio, queste persone augurano ogni sorta di malattia debilitante ai possessori di PrivilegioCard. Se poi un bel giorno tutti quanti dovessimo comprarci una bella PrivilegioCard ci accorgeremmo di dover fare la fila tutti insieme, e di essere nel contempo un po’ più poveri. E forse solo allora ci sentiremmo anche un po’ più stupidi.

 

Ma alle poste non c’è solo gente infelice senza PrivilegioCard e gente odiata che gli passa davanti. Dall’altro lato di un enorme bancone antisfondamento ci sono una serie di garruli individui intenti ad assecondare noi poveri questuanti. Questi svolgono operazioni e misurano ogni gesto e movimento con studiata precisione tale da far pensare ai più che vogliano prendere in giro la lunga fila in attesa con la loro lentezza esasperante. Si relazionano con una persona alla volta dopo averla chiamata stancamente con un numero seriale. Un tabellone dai colori aggressivi chiama senza voce il prossimo della fila, e tutte le persone in coda controllano meccanicamente il proprio numero seriale stampato su un fogliettino di carta dalla macchina vomitratrice. Quello che l’ha già guardato più volte vince, e si avvicina trionfante al bancone. Sempre che lo sventurato abbia abbandonato nel frattempo. Cosa che accade molto spesso: per mia personale statistica, ogni dieci numeri che vengono chiamati ce ne sono almeno due che non rispondono all’appello. Sono quelle persone che o sono svenute a causa della lunga attesa, o sono scappate a metà, o non ci hanno nemmeno provato, e si sono limitate ad osservare sconcertate la coda di materiale umano già accampato nella sala e la distanza tra il numero seriale appena ritirato dalla macchinetta e quello scritto ad enormi caratteri luminosi sul muro di fronte.

 

Quando è il proprio turno, può accadere che la persona abbia la fortuna di avere con sé tutte le carte necessarie al suo scopo. Allora non ci saranno intoppi, e alla fine verrà congedata senza problemi. Ma se invece qualcosa va storto, come ad esempio l’espositore dei bollettini da compilare che non ha quelli giusti, allora il povero utente è destinato a precipitare in una deviazione della curva spaziotemporale. Questo perché quando si chiede il bollettino giusto al Sacerdote Postale, o ci si rende conto dal suo sguardo maligno e compiaciuto di averne appena compilato uno sbagliato, il Ministro delle Funzioni Postali con un gesto perentorio del dito indice spedisce il reo al banco della punizione, dopo avere consegnato il bollettino corretto, estratto da un luogo che deve restare inaccessibile alla gente comune. Quindi il bollettino va compilato usando la penna dell’ufficio postale. Per aumentare il senso di umiliazione e sconforto questa penna è tenuta incatenata con un filo di spago del salame logorato dai secoli, che è sistematicamente più corto della penna stessa, per impedire a chi sta subendo la punizione di poter scrivere normalmente. La penna stessa appare alla vista e al tatto tutta ricoperta da graffi e morsi, a testimonianza delle generazioni intere di dannati che si sono trovati costretti a ricorrere a questo strumento di tortura. L’idea stessa dello spago credo serva a scoraggiare il furto della penna, ma a parer mio bisognerebbe essere dei pervertiti anche solo a pensare di voler portare via con sé un simile focolaio di microrganismi. Quando poi finalmente si è finito di compilare tutto quanto, si può cercare di reinserirsi nel continuum spaziotemporale. Ma ovviamente la fila è andata avanti, e se si vuole pretendere di venire servito violerebbe la Prima Legge Aurea dell’Ufficio Postale: serviamo uno sfortunato alla volta. Il Sacerdote Postale sembra sempre intento a farsi i cavolacci suoi, ma in realtà tiene tutto sotto controllo. Dopo un tempo che giudicherà giusto, finalmente farà in modo che il suo sguardo trovi il quello del penitente. Con un rapido cenno fa capire che potrà ritornare tra i vivi, e con un secondo cenno individua colui che già si apprestava a venire servito, facendogli capire che il suo momento non è ancora giunto.

 

Una volta ho avuto l’ardire di fare una domanda volgare e aggressiva: ho chiesto se potevo ricaricare la mia PostePay usando il mio bancomat della banca direttamente all’ufficio postale. Non credo di aver mai visto uno sguardo così schifato in vita mia. Dopo aver aggrottato le sopracciglia e avermi mostrato i canini, la ministra dello sportello mi ha fatto notare con voce cavernosa e recitando le parole alla rovescia quanto fosse stupida ed inutile la mia domanda: sono due circuiti diversi! Giovane deficiente: l’unica cosa che ha senso che tu faccia se vuoi caricare mille euro sulla tua PostePay è che frequenti per quattro volte di fila in quattro giorni un bancomat. Tiri giù i tuoi duecentocinquanta euro alla volta, ed il quinto giorno ti presenti qui con la tua mazzetta di soldi, e noi carichiamo novecentonovantanove euro sul tuo pezzo di plastica. E un euro ce lo teniamo noi, per fare in modo che il tuo numero risulti un po’ più satanico. Oppure estingui il tuo conto nella tua stupida banca e apri un conto BancoPosta qui da noi, per provare l’ebbrezza di una coda all’ufficio postale molto più di frequente. Ho capito.

 

Perché scrivo tutto questo? Perché giusto ieri ho avuto l’ardire di vedere se si poteva evitare tutta questa sofferenza. Magari facendo una cosa moderna, come pagare il mio bollettino della tassa sui rifiuti con Internet. Chi lo sa. Pensa un po’, pare che si possa. Il sito è questo qui:

 

bollettino.poste.it

 

Anche semplice come nome. Chiede l’utente e la password. Misteriosamente sono già compilate, e non devo andare a cercarmele chissà dove. Un buon segno. Quindi una pagina mi fa due domande facili e poi mi mostra un bollettino digitale, ma fatto uguale a quello di carta. E un po’ più rosso.

 

Il bollettino postale online. A parte i colori accattivanti, assomiglia molto al suo nonno cartaceo

Prendo il cartaceo e copio tutti i numerini nei vari campi. Schiaccio CONTINUA e avviene la magia: una serie di altri campi vanno a riempirsi con il nome dell’ufficio del mio comune che sarà più contento di tutti nel vedere che sto pagando in tempo la mia imposta.

 

Ovviamente non va tutto bene. O meglio, non può andare tutto bene: sicuramente devo aspettarmi che dietro l’angolo si annidi la fregatura, o il problema bloccante. E infatti è celato in un innocuo menù a tendina, con il valore preimpostato di carta PostePay. Non ho una PostePay. O meglio, ce l’ho, ma ha sopra meno di un euro, e per ricaricarla dovrei spendere un euro di soldi e minimo mezz’ora del mio tempo nel sopra menzionato ufficio postale. Non ha molto senso voler usare una PostePay per pagare un bollettino online, ma dover andare alle poste per ricaricarla. Cambio quindi il valore in quello a me più congeniale, ovvero Carta di Credito Mastercard.

 

La pagina con il mio carrello della spesa sul sito delle poste italiane.

Ed ecco il fattaccio: il valore della commissione mi cambia da uno a due euro. Bene. Grazie. Proprio il modo migliore per invogliarmi a non intasare i vostri uffici e far perdere del tempo ai vostri funzionari. Invece di farmi pagare di meno, mi fate pagare di più. Della serie: il bollettino lo devo pagare per forza. Voglio rimanere padrone del mio tempo e non fare la coda nei loro uffici? Benissimo. Però li pago. Di più. Per avere indietro il mio tempo. Voglio pagare di meno perché ho poca considerazione del mio tempo libero, oppure sono un povero disoccupato o pensionato che non ha niente di meglio da fare che passare il tempo in coda da loro? Allora siamo tutti d’accordo: tutti gli uffici postali d’Italia non aspettano altro che me, e saranno felicissimi che io faccia perdere tempo al loro personale scocciato, che consumi l’inchiostro della loro penna millenaria, che sprechi la carta con i miei errori di compilazione, che usuri le loro sedie con la mia mania di non voler stare in piedi per più di mezz’ora.

 

Qui finisce la mia storia. Avrei preferito finirla con l’avvenuto pagamento, ma anche se ho accettato il balzello di due euro, mi sono poi miseramente arenato di fronte alla terza domanda di supersicurezza della mia carta di credito, a cui proprio non ho saputo rispondere. Anzi: credo di aver fatto saltare tutto il sistema informatico bancario, perché dopo il millesimo tentativo di azzeccare la password e il conseguente cambiamento della stessa nel sito della banca, è uscito il messaggio che c’erano problemi tecnici, e che il sistema non funzionava correttamente. Ho come l’impressione domani in pausa pranzo dovrò farmi un po’ di coda. Devo decidere se il posta o in banca.

 

Grazie, ci si vede alle poste.

Vittoria nella categoria pastafariana alla Nairobi Marathon 2012!

Alle 6 della notte mi suona la sveglia. Ha piovuto tutta la notte e fuori fa pure freddo. Sarò anche in Africa ma a Nairobi di sole africano neanche l’ombra stamattina. Mi vesto a strati: mutande, calzoncini e pantaloni della tuta sotto. Canottiera, maglietta, felpa e kway sopra. Immancabile la cuffia. Le mie borse sotto gli occhi raccontano cosa significhi avere degli obblighi coniugali da assolvere ed avere due figli. Alle 6.30 ho appuntamento con il boda-boda (moto taxi) per andare allo stadio ma chiaramente mi tira pacco. Prendo un taxi e il taxista mi racconta la sua serata alcolica della sera precedente. Arrivo allo stadio e son mezzo ciucco per la fiatella del taxista, son già stufo, ho le gambe indolenzite e vorrei tornare sotto le coperte.

 

Io alle 6.30 del mattino!

 

Mi svesto e mi metto in fila con altre 8000 persone per partire per la mezza maratona. La partenza è sempre un problema nelle maratone kenyane. Nel senso che davanti a tutti ci stanno gli atleti veri che competono per la vittoria finale seguiti dai più panzoni, dai rugbisti e da un sacco di indiani che manco in centro a Mumbai ne trovi cosi tanti alle 7 di mattina.


 

Gli altri 7999 alla partenza

 

Quando inizia la corsa in realtà si cammina per almeno 1 Km. Nei primi 6 Km si continua a superare gente poi la gara si stabilizza. Ci son i kenyani panzuti che corrono ai 100 all’ora per 1 Km e poi iniziano ad arrancare con la lingua che fa attrito con l’asfalto. Poi ci sono gli indiani che parton sempre per primi e che inizian a camminare dopo 3 Km. Superarli non è facile sia perché son sempre in ingombranti gruppetti famigliari di 45 persone sia perché l’odore delle spezie che si portano in giro come corredo genetico sconsiglierebbe anche solo di avvicinarsi. Verso i 5 Km si può recuperare per strada anche qualche bianco sovrappeso o fuori allenamento che non pensava che 5 Km potessero essere cosi lunghi. Gli unici che mi superano son kenyani che dovevano partecipare alla gare elite ma che son arrivati tardi e cercano, senza alcuna speranza, di riportarsi sui primi. I personaggi folkloristici non mancano: il rastafariano che corre bevendo la Redbull, la ragazzina con i collant, un tipo con una cuffia – copricapo alquanto strana di lana pesantissimo che gli arriva fino a metà schiena, ecc…
Il mio obiettivo oggi è quello di divulgare la sugosa novella pastafariana lungo i 21,30 Km della mezza maratona di Nairobi. Per fare questo ho deciso d’indossare la new edition delle maglie pastafariane con pesce pirata davanti e la scritta 100% pastafariano dietro. Le maglie son in vendita a prezzo modico su ordinazione, contattateci! In testa invece indosso uno scolapasta, utilissimo grazie ai suoi fori per far traspirare la testa eliminando il sudore superfluo. Peraltro quando mi buttavo dell’acqua in testa lo scolapasta provvedeva a far arrivare l’acqua in tutte le aree della mia testa. Con lo stesso copricapo ho peraltro scolato la pasta a pranzo. Quindi il mio copricapo religioso è stato anche estremamente utile.

 

Il fissaggio dello scolapasta

 

 Correndo verso la vittoria

 

L’altro obiettivo dichiarato era l’arrivare correndo sull’arrivo e cercare di raggiungere il podio nella categoria “pastafariana”, introdotta da quest’anno nella Nairobi Marathon. La concorrenza è stata fortissima, una competizione vera. C’eran frotte di pirati pastafariani che arrivavano da ogni dove armati di coltelli e bandane, ho deciso di fare una gara di testa ma non è stato facile. Un aneddoto divertente è stato quando un filibustiere kenyano con una benda sull’occhio è entrato in gara al Km 10. Gli ho chiesto: “Ma tu partecipi alla mezza maratona?”. Risposta: “Si ma son arrivato in ritardo e inizio ora”. Lui mi ha dato parecchio filo da torcere ma sua spaghettosità mi ha sospinto con le sue pappardellose appendici facendomi andare oltre i miei limiti. Ebbene si alla fine ho vinto la gara pastafariana e anche le immagini possono certificare che son stato premiato ricevendo una medaglia d’oro.  Ringrazio la sezione Pastafariana gussaghese che ha creduto in me e dedico a loro questa medaglia d’oro.

Premiazione con medaglia d’oro e ragazza immagine

 

Interviste di rito con bibita dello sponsor

 

Giovani e sorridenti pulzelle, aspiranti pastafariane, s’intrattengono con il vincitore

 

Il mio orologio supersonico mi ha detto che ho consumato 2564 calorie, praticamente ieri ho vissuto da malnutrito. Ho quindi passato il pomeriggio a recuperare energie e a ringraziare il Flying Spaghetti Monster bevendo il suo sacro nettare.

Il post gara (foto d’archivio)

 

Pare che una collaborazione tra Karibu Afrika e Pastafariani gussaghesi sia possibile per l’organizzazione di un viaggio con la partecipazione di un gruppo di persone alla prossima maratona di Nairobi 2013. Appena avremo informazioni in merito vi manderemo un messaggio in una bottiglia sperando che vi arrivi.

La tradizionale giornata dell’amicizia tra i pastafariani gussaghesi e Karibu Afrika

L’arrivo dell’autunno, con il suo alternarsi di spaghettosi raggi solari e di piogge amide, mi fa correre il pensiero ai trascorsi ultimi giorni d’estate, ed in particolare alla domenica di settembre che ogni anno conferma il forte gemellaggio tra i pastafariani gussaghesi e la Onlus di Karibu Afrika. L’occasione di tale ricorrenza è sempre una nota fiera di paese. Di quelle fiere importanti che richiamano gente del settore un po’ da tutte le parti, e che procurano agli abitanti del paese un tacito orgoglio. Insieme al fastidio di una gran confusione di traffico di macchine e gente per tutte le strade, per una fiera di cui a loro del paese non gliene può fregare di meno.


Detto questo, può sembrare strano che nel corso di tutti questi anni nessuno tra pastafariani e volontari di Karibu accorsi sia mai entrato una volta in questa fiera. E questo non tanto per l’argomento venatorio proposto, non proprio apprezzatissimo né da noi pacifici pirati pastafariani né tantomeno dai volontari di Karibu, le cui ricorrenti visite al continente africano non sono certo per collaudare delle modernissime armi addosso agli animali della savana. Il motivo è anche semplice: la propizia occasione di incontro è quella per la gestione dei vari parcheggi della fiera. Quindi non tanto visitare la fiera per comprare un gilet milletasche mimetico o una trombetta che fa il verso dell’anatra, quanto aiutare gruppi di maschietti con una strampalata passione fallica per i fucili a posteggiare i loro mezzi nei nostri parcheggi, dietro l’ovvia richiesta di una quanto più generosa offerta.

 Il parcheggio dell’amicizia karibupastafariana. Sulla sinistra mezzo pirata parcheggiatore, sullo sfondo un vulcano di birra (inattivo da sempre: è di birra riserva)

 

Per antica tradizione la fiera viene svolta di domenica. Questo per conciliarsi meglio con gli umori mattutini di Sua Divina Sugosità: sovente di sabato dopo le serate alcoliche della sera precedente il Signore della Pasta tende a dimenticarsi di benedire le feste pastafariane con un clima propizio. Lavorando noi di domenica, abbiamo la garanzia di una giornata scaldata fin dalle prime ore del mattino da un sole vigoroso, ma pure accarezzati dalla piacevole aria generata dal movimento amorevole delle Sue Spaghettose Appendici. A conseguenza di ciò, la FIA si è accorta di questa sistematica domenica settembrina particolarmente calda e propizia, e ha deciso di organizzare il gran premio di Monza in perfetta concomitanza con la nostra fiera.

Quelle però che i signori a Monza non possono assolutamente avere sono le vampate alcoliche della vicina distilleria, in piena produzione di una delle più celebri grappe bianche italiane. Anche qui, per Suo Mirabile Disegno, la fiera viene a coincidere con la vendemmia anticipata delle uve per il Franciacorta, che porta enormi quantità di ottimi raspi a regalare la loro ultima anima alcolica nei pressi del nostro parcheggio, deliziando parcheggiatori e parcheggianti con un vento inebriante nel corso di tutta la giornata.

Il parcheggiamento prosegue impavido per tutta la giornata. Una pausa viene fatta all’ora di pranzo, quando i pastafariani e i volontari di Karibu Afrika si incontrano per celebrare il Rito della Pasta presso una casa amica. Qui vengono servite dalle pulzelle del luogo ingenti quantità di vettovaglie ad alto contenuto di carboidrati, accompagnate da una adeguata dose di bevande alcoliche. Volontari e pirati danno dimostrazione di grande apprezzamento anche senza parlare.

Tornati quindi al proprio posto, si riprende ad accompagnare gli amici cacciatori nelle loro elaborate manovre di parcheggio, con la complicazione dell’ebbrezza di entrambi. I più arriveranno solo più tardi, dopo aver compiuto la rituale pennichella sul divano col televisore sul Gran Premio di Monza.

 Due parcheggiatori a riposo, orgogliosi di aver fatto sistemato in un posto privilegiato una Vespa pastafariana

 

Dopo anni ad aiutare tali personaggi a parcheggiare il loro veicolo, si possono iniziare ad azzardare dati statistici estemporanei. Il più evidente è quello che differenzia il cacciatore con moglie, di cattivo umore e quindi pronto alla contestazione dell’offerta, rispetto alla generosità del gruppo ridanciano e goliardico di amici cacciatori, che all’atto della questua fanno a gara ad estrarre dal portafoglio quante più monete possibile da porgere alle nostre pulzelle addette alla cassa, in una gara di generosità che non può fare che bene ai nostri fratelli keniani.

Il parco macchine pure è abbastanza particolare. Dai cacciatori ci si aspettano mezzi rustici e provati dagli aspri sentieri di montagna. Ma per quello che si vede, anche loro non sono immuni al fascino salottiero del SUV, che infestano abbondantemente il nostro parcheggio come qualsiasi altro parcheggio di supermercato. Cambiano solo le modalità: al supermercato o la bionda guidatrice cerca parcheggio fino a riuscire a trovarne due o tre liberi vicini, parcheggiandoci di traverso, oppure, più previdente, si porta il marito, lasciandolo con l’aria condizionata e il motore acceso sotto allo scivolo dei disabili. Qui invece sono i mariti a guidare le loro potenti autovetture dai finestrini anneriti, ed il nostro compito è quello di impedire loro di correggere la geometria delle altre vetture con i loro paraurti antibufalo.

Non riesco a capire quale sia l’utilità di un’automobile grossa come un pulmino della SIA in un sentiero di montagna. Mi verrebbe da chiederlo a qualcuno di loro, ma non vorrei mai urtare la sensibilità di un uomo abituato ad usare un fucile, facendogli una domanda che potrebbe giudicare come indiscreta.

Due dei nostri più valenti pirati del parcheggio, fieri di aver ricevuto una generosa offerta dal guidatore del SUV grigio sulla destra

 

Al parcheggio però non girano tutti con dei monolocali su ruote. Molta gente ha automobili normali, di quelle che si vedono normalmente sulle normali strade italiane. Da queste automobili scendono insospettabili gruppi di giovani, anche con morosa al seguito o addirittura padri di famiglia con mogli e passeggini pieni di adorabili bambini, felici come una pasqua perché già il loro pensiero va  all’imminente palloncino del cartone animato di turno. tutti questi campioni di normalità non hanno l’aria di cacciatori, ma non si può mai sapere che segreti nasconda una persona.

I veri cacciatori si muovono in branchi, come se andare alla loro fiera non è altro che il preambolo di una serie di fortunate battute di caccia grossa. Quelli che non hanno il SUV sono i più seri, perché li vedi scendere in quattro o cinque da delle Panda 4×4 verde palude, appena impacciati dagli ingombranti girovita coltivati negli anni. La prova costume è d’obbligo, forse per distinguersi dai profani che frequentano la fiera solo per rimpiazzare il criceto preso l’anno prima. La stagione 2012/2013 predilige capi dai toni kaki o verde militare, meglio se maculati. Su tutti spiccano i pantaloni con le tascone sulle cosce, il gilet e il bettettino. Quest’ultimo particolarmente importante: anche se contrariamente ai primi due non è fornito di tasche, la sua presenza impedisce il riverbero del sole sulla calvizie a cui pennuti e selvaggina si sono da tempo abituati a prestare molta attenzione.

Quello che mi stupisce sempre è come questo popolo dei boschi, temperato da anni di dure escursioni appesantite da armi, munizioni e prede mastodontiche, quando si ritrova alla fiera debba chiedere ogni volta se non c’è un posto più vicino di quello distante almeno trenta metri dall’uscita del parcheggio. E che poi debba sempre seguire l’interrogatorio su quale sia delle due la strada più breve per entrare alla fiera. Tipo che una dista centoventi metri e l’altra centoquaranta, e per di più con una lieve salita. Dopo aver dubitato più volte delle risposte divertite del parcheggiatore, finalmente si decide a prendere una delle due strade. Covando però ancora il germe del dubbio: mai fidarsi di uno senza cartucciera a tracolla: potrebbe essere una spia di Licia Colò, o addirittura un verde!

Intorno alle sei di sera i veri cacciatori se ne sono andati da un pezzo. Rimane il popolo dei curiosiche vogliono entrare gratis, o magari di quelli che vogliono prendersi un qualche animale da compagnia, destinandolo ad un futuro più monotono e adiposo rispetto ai loro fratelli comprati la mattina. Quando ormai passano cinque minuti tra una macchina e l’altra anche noi decidiamo di levare le tende. Con quel po’ di tristezza che rimane al pensiero che questo spazio comunale è già da tempo stato venduto al solito edile di turno, che non vede l’ora che siano pronte le carte per poterci costruire l’ennesimo abuso edilizio legalizzato. Ogni volta che ce ne andiamo pensiamo che potrebbe essere l’ultima volta che possiamo aiutare i nostri amici dell’Africa con questa bella giornata di festa.

Hasta la pasta dal devoto Alberto.

Che peccato (originale)! Storia della rimozione di un sacramento indesiderato

Habemus apostasiam! Gaudium magnum!

Due fogli: uno per me ed uno per il parroco

Un po’ di latinorum è d’obbligo, quando si riceve una lettera dalla curia diocesana di Brescia. Se poi tale lettera è l’attesissima segnalazione che la mia richiesta di sbattezzo “è stata regolarmente perfezionata presso la cancelleria vescovile di questa Curia”, allora è proprio una festa. Cosa posso volere di più che non uscire dal gregge delle pecorelle della Chiesa cattolica apostolica romana per entrare a pieno titolo nella ciurma di pirati della Filibusta pastafariana italiana?


Tecnicamente credo che il peccato originale di Adamo ed Eva torni a gravare su di me, e con lui tutte le colpe dell’umanità. Stranamente, mi sento alleggerito invece che appesantito. Saranno le Sue Spaghettose Appendici a sostenermi con più vigore, ora che sono pastafariano al 100%? La colpa che mi sono ripreso è quella di aver voluto accedere all’albero della Conoscenza. Un peccato che comunque sento mio. Un peccato che rende orgogliosi. Roba da Dante Alighieri:

fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

Prima di me, altri pirati illustri sono gloriosamente morti per mare in una bramosa ricerca di conoscenza: l’astuto guerriero Ulisse, che disse la frase giusto qui sopra, l’audace capitano Shackleton, il vitaminico esploratore Cook. Mi viene voglia di festeggiare, magari con del sidro di mele, per rimanere in tema adamitico.

Anche se, devo dire, queste cose giungono tutte ad un certo prezzo. E come nel conto di un ristorante, anche qui compare l’elenco delle consumazioni da pagare. Sono tutte annotate in fondo al secondo foglio, quello indirizzato al parroco del mio paese e che io ricevo in copia. Le elenco qui di seguito, come è giusto che sia, qualora anche chi legge queste pagine voglia rendersi conto delle conseguenze a cui va incontro.

 

Conseguenze di ordine giuridico:

  • scomunica latae sententiae (can. 1364 §1);
  • esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e confermazione (cann.874 §1; 983 §1)
  • licenza dell’Ordinario del luogo per l’ammissione al matrimonio (cann. 1071 §1 n.5; 1124);
  • privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di pentimento (can. 1184 §1,1º);
  • esclusione dai sacramenti e dai sacramentali (cann. 1331 §1, 2º; 915).

Effettivamente avrei dovuto immaginare che dopo questa decisione mi sarebbero stati interdetti la carriera ecclesiastica o il matrimonio cattolico (punti terzo e quinto). Rimango però contrariato quando scopro (quarto punto) che si dà per scontato che sul mio letto di morte, qualora questa non avvenga in circostanze improvvise o violente, verrà convocato un prete cattolico per darmi la possibilità di pentimento. Credo che la cosa mi rovinerebbe il gusto del trapasso, soprattutto se per l’emotività del momento non riuscirò ad apostrofare adeguatamente l’intruso e chi l’ha fatto entrare. Auguro quindi a me stesso di trovare morte in un rutilante arrembaggio od in una procellosa tormenta.

Trovo però elettrizzante il privilegio di potermi dichiarare “scomunicato” (primo punto), per diversi motivi. Il primo, più immediato, è che mi pone su di un livello più alto rispetto alla stragrande maggioranza di persone che non hanno proprio in simpatia la chiesa cattolica. Molti si lamentano delle gesta pubbliche dei suoi alti ministri o private di quelli bassi, ma un gesto pratico come uno sbattezzo mi dà una certa ufficialità, come se tra tanti generici brontoloni io possa essere qualificato come “brontolone qualificato”. Sono fresco di apostasia, e non ho ancora potuto testare questo potere, ma in passato già il nominare la volontà di farsi sbattezzare mi ha fatto riscuotere una certa ammirazione.

Il secondo motivo, più intimo, è che mi pone in una elite storica non da poco. Gente che in periodi in cui la chiesa cattolica godeva di un prestigio ha dovuto fare cose un po’ pazze per rimediare ad una scomunica, spesso senza nemmeno riuscirci.

l’umiliazione di Canossa

Correva l’anno 1076, quando papa Gregorio VII si offese per essere stato dichiarato deposto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV presso il sinodo di Worms. Come conseguenza, il permaloso papa attuò la sua ripicca: scomunicò l’imperatore. La classica situazione in cui due maschietti fanno a gara a chi ha più pelo sullo stomaco. A quanto quello con la pelliccia più folta, e di puro ermellino, era il papa. Enrico fu costretto a stare per tre giorni in ginocchio in una bufera di neve fuori del castello di Matilda di Canossa prima di vedere le proprie scuse accettate dall’inconsolabile pontefice.

Filippo il Bello (per l’epoca)

Il re di Francia Filippo il Bello probabilmente non intendeva subire lo stesso trattamento. Quindi, nel 1303, per rimediare lui stesso ad una fastidiosa scomunica, optò per sistemi più sbrigativi. Mandò due delle sue educande più smaliziate, tali Guglielmo di Nogaret e Giacomo colonna detto Sciarra, ad imprigionare il papa presso Anagni e convincerlo a rivedere la sua bolla di scomunica. Qui i due furfanti si fecero prendere un po’ la mano, e decisero anche di convincere il papa ad abdicare. Il papa contestò questo metodo come non istituzionale, e decise di non assecondarlo. Nemmeno il tempo di un paio di giorni e i cittadini di Anagni pensarono che va bene che questo papa non è proprio simpaticissimo, ma che gli altri non lo fossero di più. E in fondo è pur sempre un papa, ovvero il vicario di dio in terra. E se il papa è permaloso, il loro dio lo era ancora di più. In conclusione pensarono che fosse cosa buona e giusta di liberarlo, e così fecero.

Nel 1309 vennero scomunicati tutti i veneziani: il papa Clemente V non gradì l’invasione di Ferrara, sebbene a scopo di picnic di pasquetta. Non so se la bolla è stata revocata. Se io fossi un pio veneziano, farei bene ad informarmi.

Martin Lutero senza cappello

Nel 1521 papa Leone X scomunicò Martin Lutero. Ma questi non diede molto peso alla cosa. Aveva già in passato dato fuoco in pubblico ad una bolla papale in cui veniva minacciata la sua scomunica. Forse sentendo puzza di bruciato, evitò sempre di recarsi a Roma per discutere le sue posizioni. Alcuni secoli prima Arnaldo da Brescia non fu altrettanto scaltro, e la sua predicazione presso Roma non fu accolta come si sarebbe aspettato: fu scomunicato, impiccato, arso al rogo, sparso nel Tevere, ed infine gli dedicarono un busto sul Pincio.

Nel 1821 tutti gli aderenti alla carboneria sono stati scomunicati da Pio VII. Il papa successivo, Leone XII, o non lesse le bolle del suo predecessore, o non giudicò sufficiente la scomunica dei carbonari. Non potendo scomunicarli di nuovo, decise di condannarli. Un po’ come adesso il papa condanna qua e là quelli che non si comportano secondo suo gusto.

Nel secolo scorso per una serie di distrazioni la chiesa cattolica non ha scomunicato un discutibile politico romagnolo che nel primo dopoguerra inneggiava alle masse valori di scarsa etica cristiana ed intraprendeva azioni che i più definirebbero opposte alla volontà della chiesa, come autoproclamarsi dittatore, esercitare violenza sommaria di strada, invadere stati, deportare popolazioni, bonificare paludi, far arrivare treni in orario, costringere il fiero popolo italico a fare ginnastica. Per farsi perdonare per la mancata scomunica per quest’uomo, la chiesa ha cercato di stare un po’ più attenta sui regimi emergenti. Occasione che si è presentata nel secondo dopoguerra. Per stroncare sul nascere l’aderenza al partito comunista, la chiesa cattolica ha preso una iniziativa forte: impedire l’accesso ai suoi sacramenti a quelle persone che dei suoi sacramenti non volevano saperne più niente.

Ormai la chiesa cattolica ha perso questo gusto ruspante per bolle e scomuniche. Purtroppo è conseguenza del fatto che l’esercito del papa è fatto da elementi presi da un popolo di neutrali storici, per di più vestiti da pagliacci e armati di alabarde. Ogni dichiarazione del pontefice perde quindi un po’ della sua antica forza alle orecchie degli infedeli.

La mia storia di cattolico è finita. Inizia ufficialmente la mia vita da pirata pastafariano. La prossima santa celebrazione è già in programma per il giorno di festa di venerdì, nella nostra taverna preferita. Solito posto, orario più a caso.

Hasta la pasta, Alb

Delegazione pastafariana partecipa in incognito a cerimonia valdese

Ultimamente in casa si respira un certo trambusto religioso. Non da parte mia, sia chiaro. Ma la mia amatissima, come già detto qui, è ancora in cerca di una sua propria espressione religiosa.

Tempo fa avevamo passato una notte nella foresteria valdese di Torre Pellice, in provincia di Torino. Ci eravamo stati perché i nostri amici e compagni di vacanza amano profondamente le foresterie valdesi: sono economiche, dignitose, un po’ rustiche ma accoglienti. A conferma dell’amore dei nostri amici per le foresterie valdesi, devolvono interamente ala loro religione il loro otto per mille, pur di non darlo alla chiesa cattolica. Si sa, tra atei si fa così, almeno finché non si potrà darlo ai Pastafariani.

Mi ricordo poi che i valdesi di recente hanno fatto un’altra cosa decisamente originale: hanno sposato una coppia omosessuale. Rimango ancora stupito di come una chiesa possa dimostrarsi più laica e razionale di uno stato.

Partendo quindi dal nostro piacevole soggiorno e da queste considerazioni, la mia dolce metà ha pensato di iniziare a documentarsi su cosa ci sia dietro a questa foresteria. Insomma, vediamo un po’ come è il loro rapporto con il loro dio. All’inizio dell’indagine sospettavamo fortemente che fosse lo stesso dio dei cattolici, ma solo adorato in un modo un po’ diverso. Subito parte la ricerca informatica.

Ebbene sì: il dio è lo stesso. Cambiano un po’ di cose sulla fede, tipo niente madonna, pochi sacramenti, cose così. Cambiano molte cose sull’amministrazione della chiesa. Qui davvero notevoli. Già sapevo che i valdesi, che non credo navighino nell’oro, danno in beneficenza tutto quello che raccolgono con l’otto per mille, generosamente donato da tutti gli atei italiani di buon senso. Questo a differenza dei loro ricchi cugini cristiani, che preferiscono farci un po’ di tutto, in maniera piuttosto vaga. D’altronde, certe cose vanno accettate proprio per fede.

Scopriamo anche che i valdesi hanno i pastori al posto dei preti. E basta. Niente monsignori, diaconi, frati, suore, monache, prevosti, arcipreti, vescovi, arcivescovi, cardinali, papi. Solo pastori, che si limitano a condurre i loro riti e a dire i sermoni. Anche se chiunque, previo accordo col pastore, può dire il suo sermone. Giusto no? Una cosa un po’ più orizzontale. Credo che anche il loro dio, che non dispone di appendici spaghettose, possa apprezzare di poter stare un poco più vicino ai suoi fedeli, senza dover passare ogni volta dai signori di cui sopra.

Tutte le gerarchie ecclesiastiche poi sono scelte per via elettiva da valdesi di qualunque estrazione sociale. Credo ogni anno, i valdesi si riuniscono e votano i rappresentanti della loro chiesa. A loro volta votano questi rappresentanti votano per altri rappresentanti più importanti che decidono per un territorio più ampio e così via, fino ai rappresentanti importantissimi, che si ritrovano a Torre Pellice per decidere di tutto e tutti. Rispondendo però delle loro decisioni a chi li ha votati, un po’ come in teoria dovrebbe succedere con la politica. Una piccola annotazione: ad un certo livello il numero dei laici eletti deve essere maggiore o uguale a quello dei religiosi. Mica male come regola. Tutto ciò è un po’ diverso da quell’altra religione, come si chiama…. ah sì: il cattolicesimo, dove il voto non si sa nemmeno cosa sia, e se sei laico puoi solo pregare e ascoltare le opinioni del giorni della CEI al telegiornale della sera. Se la chiesa valdese è una democrazia, la chiesa cattolica è una monarchia assoluta. E la chiesa pastafariana è un’anarchia, beninteso.

Quanto letto di questa chiesa ci ha affascinato. Subito lei va a vedere gli orari delle loro cerimonie alla chiesa di Brescia. Ottimo orario: domenica mattina, alle dieci e mezza. Non troppo presto, e coordinato con l’aperitivo alla fine. Almeno, considerando una durata standard del rito, al momento ignota.

Io sono curioso, e mi offro volentieri di accompagnarla. Già mi vedo a proporre una alleanza pastafarian-valdese al loro capo. Mi riprometto anche di non portare abiti pirateschi, di stare attento e di comportarmi come un buon valdese. Non faccio altro che seguire i dettami della chiesa pastafariana: rispetta gli altri e bevi la tua birra in santa pace.

La chiesa valdese di Brescia rimane vicino alla statua del Garibaldi a cavallo, in fondo all’omonimo corso, giusto di fronte alle fermate delle corriere. Come da foto sotto.

C’è qualcuno: all’interno stanno cantando. Ci intrufoliamo velocemente. Nessuno ci guarda, ma la sensazione è che l’occhio vigile del loro dio ci abbia già scoperto. Se ciò è vero, si manifesta nello sguardo severo dell’unica persona rivolta verso di noi: l’austera pastora. Non guarda nessuno in particolare, come se il suo sguardo vagante le permette di ascoltare meglio il coro alla sua sinistra, ma è come se guardasse tutti. La sua somiglianza sia nell’aspetto che nel tailleur con la Gabanelli, giornalista conduttrice di Report, è affascinante ed inquietante allo stesso tempo.

Per cercare di non farmi scoprire, mi guardo in giro. Subito vedo l’oggetto più misterioso di tutta la chiesa, che senza tale strumento potrebbe addirittura passare per una normale chiesa cattolica (a parte la donna in tailleur sull’altare): un tabellone alla destra della pastora mostra numerologie cabalistiche, e solo dopo diversi minuti riesco a decifrarne il significato recondito.

Riporto di seguito l’enigma:

  89123

169123

14212

2131234

  54

113123

Effettivamente non ci era stata fornita una chiave essenziale per la soluzione. Questa arriva prontamente alla prima canzone corale. Alcuni fedeli valdesi si accorgono che non abbiamo il canzoniere. Ce ne forniscono prontamente circa sette o otto. Non vogliamo sembrare ingordi: ringraziamo e ci accontentiamo di uno a testa. Nel momento in cui la severa pastora indica il numero del canto, inizio a comprendere il sistema di decifrazione dell’arcano. Le parti sinistre dei numeri vanno ad indicare il canto da cantare. Le parti destre, in cui è visibile abbastanza facilmente un progressivo intero, indicano quali strofe vanno cantate, e quando dobbiamo fermarci. Meno male: almeno a cantare credo di riuscirci.

Ho trovato un oggetto uguale qui con tanto di inquietante manichino, ma dalla foto seguente la comprensione è molto più facile, a patto di saper leggere. Lo sguardo di Barbie Pastora Valdese poi nemmeno lontanamente mi ricorda quello dell’attenta pastora della mia funzione.

La pastora in ogni caso parla italiano da italiana. Le premesse sia per quanto letto in rete che per i presenti nella chiesa facevano pensare a tutt’altro. Ci sbagliavamo. Il coro canta ogni tanto qualche canzone in un una lingua angloafricana, accompagnata da incalzanti ritmi tribali. La pastora si diverte e invita tutti ad battere le mani con un tempo appena appena difficile, che già metterebbe in difficoltà gran parte dei cattolici oratoriali. La pastora invita alla versione più semplice, limitandosi a battere tre colpi e a saltare il quarto. Qualche africano più esperto si cimenta nella stessa struttura, ma con un paio di colpi in levare non da poco. Io seguo la proposta della pastora. Pecco miseramente sul finale, dando due colpi di troppo, appena camuffati dal finale a cappella del coro.

La celebrazione alterna un paio di chiacchierate della pastora ad alcune letture bibliche. Niente di nuovo, in base ai miei trascorsi da giovane cattolico. Ad un certo punto vengono fatti gli annunci degli eventi presenti e futuri della comunità. Pare che sia in corso proprio in questi giorni un megaincontro degli alti vertici a Torre Pellice. Quindi quella che vediamo non è la vera pastora, ma una sua sostituta, ospite della chiesa. Quella vera è al megaraduno. Poi ci dicono che un signore importante della chiesa valdese ha la moglie che è in ospedale per una operazione, e tutti i fedeli vengono invitati a mandare email, sms o a telefonare per augurare pronta guarigione. Che cosa strana. Carina però, credo. Non ho chiesto il numero della signora: non avrei saputo esattamente cosa dire, anche se forse avrebbero apprezzato.

Quando si invitano i fedeli a lasciare una offerta, parte una musica che concilia la generosità. La ragazza che gira col cesto si dirige subito con sicurezza verso la pastora: è dato per scontato che anche lei contribuisca. A quanto pare ho trovato un’altra differenza: l’elemosina non serve a pagare il suo stipendio, altrimenti il suo gesto perderebbe un poco di significato.

All’improvviso, dopo altre canzoni e discorsi, la celebrazione finisce. Niente comunione e rivisitazioni di miracoli vari secondo le antiche tradizioni cristiane. Niente segni della croce o crocettine tracciate col pollice sulle parti del corpo giudicate più degne dell’ascolto del vangelo. Semplicemente qualcosa come un gioioso arrivederci. E la reazione dell’assemblea non è il classico stampede di bestiame a cui ero abituato con le messe cattoliche, roba da furiose sgomitate verso la porta, condite da frasi tipo “Eh che predica lunga! Non lo sa il prete che la domenica abbiamo su polenta!?” Qui anzi sembra che i fedeli non vedessero l’ora di iniziare a fare un po’ di rumore e confusione, attraverso una serie di abbracci, baci e chiacchiere nel centro della chiesa. Non ero abituato al concetto di comunità con la chiesa cattolica. Per come vedevo io i partecipanti alle funzioni, era più l’aria di una visita dal medico per la supposta domenicale.

Non so se devo iniziare anch’io ad abbracciare qualcuno o a presentarmi. Mi sveglia dall’imbarazzo la mia amata, che mi guarda divertita e mi suggerisce “andiamo?” Rispondo di sì. Sono solo due metri dall’ingresso, completamente libero dai fedeli che sono accalcati in mezzo all’edificio. ce la possiamo fare.

In realtà no: non ce la facciamo. Anche se sono solo due metri ci bracca subito la solerte Augustina, ovvero la responsabile della chiesa. Una donna di colore il cui classico ineffabile sorriso ci cattura senza pietà. Avrei voluto mascherarmi da turista lontano dalla mia chiesa valdese, ma non so se avrei retto alla distanza. Sicuramente Augustina mi avrebbe chiesto di quale chiesa, e se anche azzeccavo una chiesa esistente, avrei dovuto rassicurarla sullo stato di salute di un qualche anziano pastore. La mia donna previene questo mio rischio di sbandamento confessando il suo reale stato di apolide religiosa, sorvolando però sulla mia felice appartenenza al credo pastafariano. Dichiariamo come la cerimonia ci sia piaciuta, e sempre con il più sereno dei sorrisi Augustina ci concede un’uscita dignitosa dal tempio, concordando di rivederci la domenica dopo.

Conclusioni. Sì, un po’ mi sono divertito. No, non credo che abbandonerò la Chiesa Pastafariana. Boh, magari un altro salto lo faccio ancora. Si sa mai che ne nasca davvero un gemellaggio. O che riesco a capire come si può fare per ottenere il riconoscimento all’otto per mille.

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~

Grazie al sito free-stainedglasspatterns.com per il bellissimo Flying Spaghetti Monster che ho usato in testata. Se avete bisogno di un disegno gratuito per una vetrata in casa vostra da cui Sua Altissima Casoncellosità possa sbirciarvi con particolare amore, avete trovato il sito giusto.