Sulle lunghe attese tra una religione ed un’altra

Ormai otto giorni scrivevo questo articolo, dopo essere stato in coda all’ufficio postale per consegnare la mia lettera per il parroco alle Poste Italiane, che mi raccomandavano che gliela avrebbero consegnata a nome mio e che subito dopo mi avrebbero comunicato l’avvenuta consegna. Il tutto per la modica cifra di tre euro e novanta, postino compreso.

Viaggio non difficile: casa mia dista 450 metri dall’ufficio postale e 77 metri dalla casa del parroco. Tra i due però i sensi unici complicano un po’ le cose, e si arriva alla ragguardevole distanza di 700 metri. Diciamo che Euclide avrebbe qualcosa da dire riguardo alla geometria delle nostre strade.

A suo tempo mi avevano lasciato questo:

Interessante, anche se ancora non ha niente del sapore dello sbattezzo religioso. Non a caso è avvenuta una mini apparizione del mio Flying Spaghetti Monster domestico, giusto per dare un po’ di sapore.


Sono passati otto giorni, ma ancora il postino non mi ha comunicato l’avvenuta consegna della mia lettera per il parroco.

Accidenti.

Non credo voglia dire che si stia vendicando del fatto che non ho  preso il supplemento consegna veloce a mezzo aereo. Anzi: dovrebbe ringraziarmi che non lo costringo a fare i famosi 700 metri usando questa antica e divina uniforme greca

Può anche essere che non mi ha trovato in casa, e che vuole consegnarmi di persona la sua conferma di recapito. Giusto.

Ho deciso di controllare però sul sito delle poste lo stato della consegna, perché mi ricordavo di un servizio di tracciabilità, o qualcosa del genere. Mi lancio entusiasta su poste.it, ma subito mi areno in una pagina che, complice che siamo in agosto, sembra più il sito di un bagno della riviera romagnola. Date queste premesse, anche solo al pensiero di trovare il servizio che cerco all’interno di questo caos mi viene male. Ricorro quindi all’oracolo, che velocissimo mi mostra la soluzione del labirinto.

Ottimo. Vado subito qui e chiedo dove sia la mia raccomandata. Ci metto i numerini che vedo sul foglio, e quello che ottengo mostra diversi lati curiosi.

Capisco perché ancora non ho ricevuto la notifica di consegna: perché ancora non è stata consegnata! Sembra che la mia lettera ci abbia messo dal 28 luglio al 2 agosto per andare dal centro postale di Gussago allo sportello del centro postale di Gussago, dove tutt’ora staziona. Fatto questo, il bradipo che si è occupato di questa perigliosa consegna è sicuramente svenuto esausto, e starà ancora cercando di recuperare le forze per la fase successiva.

Speravo di trovare qualche cospirazione della sacra inquisizione cattolica dietro questi clamorosi ritardi. Sono invece di fronte alla normale amministrazione di un ufficio pubblico italiano. Di questo passo credo che anche questo prete ha tutto il tempo di lasciarci per lidi migliori. No: non è una cattiveria gratuita. Quello prima mi è morto davvero in fase di quasi-invio di un’altra raccomandata. Non l’avete letto? L’ho scritto qui. E poi continua qui.

In conclusione, credo che quello che avete letto è l’articolo più inutile non solo di questo sito, ma forse dell’intero mondo Internet: tempo buttato mio a scriverlo e vostro a leggerlo, solo per dirvi che un postino in Italia impiega più di una settimana a percorrere settecento metri. C’era bisogno di scriverlo? E poi: questo sito non è un sito religioso che vuole spiegare la bellezza e la profondità del verbo pastafariano rispetto a tutte le altre false religioni? O si vuole fare concorrenza ai mille siti di denuncia sui malcostumi italiani?

Quindi scusatemi: salvo serie novità, non scrivo più niente sulle mie lunghe attese da cambio di religione. Avete anche voi i numeri per vedere quando mi consegnano la ricevuta di ritorno. Dateci un occhio, che quando arriva poi due righe magari le scrivo ancora.

Per adesso basta: mi autopunisco andandomene a dormire. Che Sua Altissima Sugosità vegli sui nostri sonni pirateschi accarezzandoci con le Sue Spaghettose Estremità!

Hasta la Richiesta, Alb

L’8 per mille alla chiesa Pastafariana?

tanti papi

Probabilmente non tutti sanno ma l’8 per 1000 è un grandissimo inganno. Fino a due decenni fa lo Stato italiano pagava direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua poi arrivò l’08 per mille. Ogni anno con la dichiarazione dei redditi tu puoi decidere a chi destinare l’8 per 1000. Puoi scegliere tra: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane. Circa il 40% dei dichiaranti scelgono a chi destinare l’8 per 1000 mentre circa il 60 % non fa alcuna scelta. Ora pero’ mentre in Germania e Spagna si agisce secondo il principio dell’assoluta volontarietà ciò non accade in Italia dove, come spesso accade, c’è un sotterfugio, un tranello, un cavolo di barbatrucco che fa si che la vostra sia una scelta solo parziale.


I soldi di coloro che scelgono a chi dare l’8 per 1000 sono distribuiti secondo le preferenze.  Ma che fine fanno i soldi di chi non sceglie / firma per nessuno? Vanno allo stato? Macché anche quelli vengono ripartiti a seconda dei voti di chi ha espresso la scelta. Essendo che tra chi esprime una scelta circa l’87 % sceglie la chiesa cattolica significa che la maggior parte dei soldi vanno alla chiesa cattolica. Ma vi sembra giusto che io che sono pastafariano e non voglio dare il mio 8 per 1000 a nessuno in realtà lo sto dando a Papa Ratzinger? No e infatti dobbiamo attivarci perché anche la religione Pastafariana possa ricevere finanziamenti cosi potremo fare cose grandiose.

Ora 8 per 1000 sembra un numero piccolo e insignificante ma sapete da quanto è l’assegno che riceve la chiesa cattolica? Nel 2011 e’ stato di 1 miliardo, 118 milioni, 677 mila, 543 euro e 49 centesimi… migliaia di navi pirata piene di rhum e spaghetti! Ora dove vanno a finire tutti soldi? Penserete che vanno principalmente in favore di opere caritatevoli. Ma si certo quelle belle pubblicità col missionario di turno che barba incolta e mani sporche è circondato da bambini africani. Niente di tutto questo. La pubblicità dell’8 per 1000 è pubblicità ingannevole… peraltro pagata non poco essendo che nel 2008 la Chiesa Cattolica ha speso 22 milioni di euro in pubblicità (ma se lo possono permettere essendo solo il 2,33% dei fondi ricevuti). Nel 2011 gli interventi caritativi nel Terzo mondo hanno totalizzato 85 milioni, pari al 7,59% dei soldi pubblici incassati dalla Cei…beh comunque 3 volte tanto quanto speso per la pubblicità! Non mi dilungo con altro e vi rimando a questo link http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lotto-per-mille-e-la-santa-cresta/2166754//0 dove potrete continuare ad arrabbiarvi!

Vi lascio con un ultimo quesito: perché vengono finanziate a fondo perduto e senza nessun tipo di controllo confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare?

Quando noi Pastafariani celebriamo il nostro giorno sacro, di venerdì, ci dividiamo le spese relative al nostro culto: gli ingredienti per la carbonara, la benzina per raggiungere il luogo di culto, i soldi per l’acquisto della nostra bevanda sacra, l’entrata nei locali di striptease (siam unica religione che ha un paradiso terreno!). Propongo quindi di iniziare a pensare che anche i Pastafariani possano avere il loro 8 per 1000!

pirate ship

l’atto pratico dello sbattezzo, tra avvistamenti e raccomandate

Dopo aver scritto questa pagina lunedì scorso, ho iniziato le pratiche tecniche per invitare finalmente il parroco di Gussago a rimuovere il mio nome dal suo registro dei battezzati.

Ho scaricato per l’ennesima volta da qui il documento dello sbattezzo. Grazie UAAR per renderci facili e comprensibili le sottili questioni stato/chiesa in cui noi comuni sprofonderemmo miseramente. Grazie decreto legislativo 196 del 2003: con te i nostri diritti di confessione religiosa si camuffano da diritti alla privacy.

Il documento dello sbattezzo non è proprio bellissimo, anche se bellissimo è il compito che gli viene assegnato. Sembra un modulo per la disdetta di un qualsiasi servizio a pagamento. Ecco, è così, nella sua burocratica sterilità:

sbattezzo modulo per parroco


Leggendolo, uno può aspettarsi di trovarlo pieno di acide considerazioni contro la chiesa cattolica, come scritte dalle stesse mani che scrivono decine di articoli al giorno al gusto fiele e veleno su uaar.it . Non è così: non ci troverete una sola malignità. Pura formalità burocratica, con ripetizione alla nausea della codice segreto 196/2003, la chiave che apre la via all’apostasia. A furia di cercare però forse c’è una piccola parte di involontario umorismo: quando si chiede al povero parroco che il mittente rinuncia “fin da subito a qualsivoglia pausa di riflessione o di ripensamento in ordine alla soprascritta istanza”. Mi evoca l’immagine di migliaia di vecchi parroci di campagna, sparsi in tutta Italia, terrorizzati dal dover riportare al proprio superiore l’orrore burocratico della lettera che tengono in mano, al punto di appellarsi alla disperazione con una “pausa di riflessione o di ripensamento”. Le estreme armi del clero contro chi non teme scomuniche ed anatemi.

Letto e riletto, ci ho pensato un po’ su, e alla fine ho deciso di scrivermi a mano tutto quanto, come a voler dire al parroco che noi empi senzadio siamo comunque abbastanza alfabetizzati da poter buttar giù una lettera dattiloscritta senza troppi errori, e senza andare troppo storti con le righe. E nel contempo anche di offrire un po’ di conforto umano al prete che la riceve, come a dire che non sono una macchina, ma che ho dedicato un po’ del mio tempo per rispetto al tempo che lui nella sua sofferenza dedicherà a me. Poi magari manderà anche la lettera al grafologo pontificio a Roma, per capire che orribile personalità malvagia e contorta sta dietro ad una richiesta tanto disumana. Se lo fanno, magari scopriranno anche che sono un ragazzo normale con irriverenti aspirazioni piratesche, un ottimo rapporto con un Dio Invisibile e Spaghettoso e dotato di un gran senso dell’umorismo, e che semplicemente non ne può veramente più una lunga serie di comportamenti disgustosi della chiesa cattolica apostolica romana.

Ecco qua il risultato, così come è stato fotografato dal potente satellite del Vaticano:

sbattezzo autografo

Ci ho messo un po’ a scrivere tutto, e due fogli invece di quello solitario della versione digitale. Probabilmente è anche un po’ meno comprensibile, per quanto mi sia sforzato di dominare l’estro della mia mano mancina. Non ho fatto nessuno scarabocchio, ma non ho rispettato molto il mio secondo proposito, ovvero quello di fare le righe dritte. Pazienza, chissà che idea si farà il grafologo del papa. Sono però molto contento di come il secondo foglio sia pieno per tre quarti, che reputo un’ottima percentuale conclusiva, e mi riempie di orgoglio la mia firma finale, che ultimamente trovato molto travagliata ed impoverita di personalità a causa di una serie di aride ripetizioni burocratiche.

I due fogli sono finiti piegati in tre parti a fisarmonica e imbustati con la fotocopia della carta di identità. Quindi orgogliosamente portati in pausa pranzo all’ufficio delle poste.

E qui potrebbe essere già il primo capitolo della saga di Ulisse. Questo articolo non vuole parlare dei disservizi di uno stato vittima di se stesso, ma quando vado alle poste so già che può capitare che tutto vada per il meglio, ovvero che banalmente non succeda niente di strano, o che invece qualcosa vada storto, anche senza che si arrivi ala rapina. Nel mio caso ho beccato il solito raduno di anziani che hanno deciso di festeggiare con orgoglio una qualche loro misteriosa ricorrenza andando a richiedere servizi all’ufficio postale proprio quando il non-pensionato come me esce dal lavoro. Il numero che mi ritrovo in mano dista di diverse decine da quello sul tabellone, e gli sguardi desolati della gente in coda mi evocano immagini di film sull’immigrazione dei nostri compatrioti ad Ellis Island. Bene, grazie, forse è meglio tornare un’altra volta.

Controllo gli orari di chiusura, aspettandomi il peggio. Ma no! Piacevolissima sorpresa: le poste chiudono alle 19:15. Insperato davvero: posso tranquillamente tornare all’uscita dal lavoro.

Così accade. Sorpresa! Poste chiuse. Ma come!? Una gentile signora, pure lei impegnata come me a citare tra i denti il nome di dio invano, mi fa notare un secondo cartello, meno evidente del primo e posto ad altezza cane, che recita qualcosa come “orario estivo: dalle 8:15 alle 13:15”. O qualcosa del genere. Bravi, grazie. Ritiro quanto detto prima. E mi chiedo da cosa possa nascere il rancore che si nutre verso i dipendenti statali. Boh, chissà.

Che poi le mie non sono altro che malignità dettate dall’ignoranza: se d’estate i dipendenti delle poste lavorano meno ore al giorno, sono più che sicuro che a ciò corrisponde una detrazione proporzionale dello stipendio. Per forza. Quindi non stiamo lì a perderci del tempo: si torna di sabato mattina. Prima però controlliamo bene gli orari del sabato, che non si sa mai. E facciamo anche un paio di giri dell’edificio, alla ricerca di altri eventuali fogli informativi su orari e modalità.

Il sabato decido di partire preparato. Mi porto da leggere e da bere. Infatti tempo tre minuti e vengo servito. Quando poi chiedi di fare una raccomandata compreso nel prezzo c’è lo sguardo miserevole e accondiscendente della impiegata che ti dice “guarda che per la raccomandata devi prima compilare questo!” E tira fuori un foglio da sotto la sua scrivania. Non ho ben capito se si aspetta che io prima ancora di essere servito scavalchi la loro porta da saloon, giri dietro alla loro scrivania e mi prenda un foglio da solo e mi metta a compilarlo, di modo da arrivare perfettamente preparato quando mi trovo di fronte a lei. Dio degli Spaghetti, aiutami Tu.

Compilato tutti i fogliettini, controllato, consegnato e pagato. No grazie, signora, niente posta celere. Sì: da Gussago a Gussago. (Cambia qualcosa se è da Gussago a Rodengo?) Mi viene da chiedermi cosa accadrebbe se dovessi chiedere la posta celere o aerea per spedire una raccomandata al parroco che di fatto abita giusto a centocinquanta metri da casa mia. E che anche oggi ho incontrato che mi passava davanti mentre uscivo di casa per mandargli una lettera. Tengo questi misteri per me: già tre euro e novanta mi sembra un prezzo più che sufficiente per il servizio richiesto.

Un paio di pagnocchine dal fornaio e torno a casa. E incontro ancora il parroco. Gran Dio della Pasta, ma mi segue? O mi precede? E come fa poi, che lo becco sempre in senso contrario al mio, roba che se io vado lui torna, e se io torna lui va? E poi come fa ad essere così veloce, con quella sottanona bianca… Questi misteri un po’ mi lasciano perplesso, ma me li scrollo di dosso pensando che la ricerca del divino nell’inspiegabile è un tipico vizio delle religioni arcaiche come quella per cui giusto oggi ho richiesto di non farne più parte. Basta, questa pecorella smarrita non vuole più essere salvata, e avete tempo quindici giorni per dimostrare di averlo capito. Beee beeee beeee.

Grazie, buonanotte.

pecora e pecorino

come particolari pratiche di religioni alternative alla nostra possano indurci all’apostasia

Questa mattina ho avuto un segno, da Lui, ovviamente. Uno di quei segni che arrivano quando effettivamente ce n’è bisogno. Chi se non Lei manda questi inequivocabili segnali, La cui Spaghettosa Amorevolezza supera i confini dell’umana comprensione, lasciando però delle vistose chiazze di sugo?

Andiamo però con ordine: ieri sera la radio annuncia il caso di un rappresentante di una religione alternativa alla nostra, sorpreso ad officiare i suoi riti con un chierichetto. Il problema denunciato nella notizia era che tali riti non venivano celebrati nell’edificio preposto, ma in una doccia da campo di Rovereto sulla Secchia, nel modenese, uno dei paesi colpiti dal recente terremoto. La cosa sorprendente era che i due celebranti non indossavano gli abiti religiosi previsti per la cerimonia. Anzi, non indossavano nessun tipo di abito. Un solo fedele ha assistito alla liturgia. Forse per sbaglio: orari e luogo non erano stati resi pubblici nel bollettino parrocchiale. Il fedele ha quindi deciso di rendere subito noto a tutti l’evento eucaristico, sottolineando però ad altre persone la mancanza di rigore nell’officio liturgico. Un celere intervento delle forze dell’ordine ha evitato che venisse ripetuto l’antico rito cristiano del sacrificio del corpo a salvezza dell’umanità.

il prete nudo

Niente di strano. Credo che siamo abituati ad episodi simili. Il fatto ha però scatenato un acceso dibattito tra me e la mia amatissima. Dibattito un po’ particolare, visto che eravamo entrambi d’accordo nel definire l’episodio particolarmente infelice. Io stesso non credo che vedremo il volto di questo sacerdote nella prossima campagna dell’otto per mille della chiesa cattolica.

Se devo dire la mia, non posso giudicare in maniera positiva il fatto che molti esponenti del clero cattolico di tutto il mondo siano usi a rapporti intimi con i più giovani elementi delle gerarchie religiose. E sono certo che la mia opinione è conforme a quella della pubblica morale, oltre che dello stato italiano.

La mia amatissima era ancora più turbata, facilmente per via del suo stesso lavoro di educatrice, che le pone davanti agli occhi una serie di problematiche sconosciute ai profani. Ha trovato poi particolarmente oltraggioso che la politica della stessa chiesa cattolica sia quella di nascondere tali problemi invece che cercare di risolverli con l’aiuto di professionisti di settore, o con il laser.

Insomma, dopo tante parole, quasi per forza siamo arrivati ad una questione da tempo lasciata in sospeso, ovvero quella di esprimere il nostro dissenso dalla politica della chiesa cattolica attraverso l’atto dell’apostasia e del conseguente sbattezzo. Io da tempo mi considero un apostata, dichiarandomi fieramente pastafariano. Lei invece solo ieri ha iniziato il trasloco religioso, dopo un lungo periodo di tacita inosservanza. Si trova però in una situazione areligiosa di passaggio, e la cosa la turba un po’; il credo pastafariano la convince solo fino ad un certo punto, ma sono convinto che risolveremo tutto nel modo migliore, trovando per lei la religione più adatta.

vacca sacra

Ammetto di non essermi mai sbattezzato: la cosa mi ha sempre elettrizzato, ed avevo già compilato la lettera un paio di anni fa. Ma disgraziatamente il prevosto del mio paese una domenica sera ha pensato bene di morire, proprio mentre io ero intento nella compilazione del modulo prestampato scaricato dal sito dell’UAAR. I miei amici maliziosi dicono che la perpetua ne ha rinvenuto il corpo stecchito nel suo ufficio ancora con il braccio destro alzato e contratto intorno alla mia raccomandata. Non è vero: non ho ancora inviato niente.

Si parla quindi di sbattezzo urbi et orbi in casa mia nostra. Due su due. Se poi è vero che a Gussago fino ad ora c’è stato un solo sbattezzato, la cosa prende un certo gusto: improvviso aumento del 200% dei senzadio in paese! Roba da far impazzire le statistiche. Roba da articolo di cronaca di paese sul Giornale di Brescia, e da convocazione presso il vescovo del nuovo prevosto di Gussago. Sempre che non muoia di nuovo, beninteso.

Se dapprima lo sbattezzo personale mi eccitava, parlare di sbattezzo collettivo un po’ mi spaventa. La sensazione è quella di partecipare a quei riti collettivi religiosi in cui diecimila fedeli si buttano di testa in un burrone. Il fatto poi che l’idea non fosse mia, ma della mia amatissima, ovvero colei che spesso e volentieri mi parlava di matrimonio in chiesa, mi turbava ancora di più. Dio delle lasagne!

La notte non porta consiglio. Solo la mattina mi accorgo che avevo dimenticato di compiere un rito domestico fondamentale: innaffiare il basilico, recentemente mutilato in Sacrificio per l’ennesima gloriosa spaghettata al Pesto Pirata. Per tradizione pastafariana le piante del loggiato vengono innaffiate quando possibile con i resti dei Sacri Pasti, ovvero l’acqua di cottura degli Spaghetti. Con l’attenzione del caso inizio ad officiare il rito sul martoriato basilico. Uso poi l’acqua rimanente per il prezzemolo, per l’erba casoncella, per il timo ed infine per le varie piante ornamentali. Terminata l’opera chiudo casa ed esco in strada.

E, finalmente, ecco il Segno tanto atteso: chi vedo passare frettoloso davanti ai miei occhi assonnati? Il prevosto del paese, colui che riceverà le due raccomandate dello sbattezzo, e che avrà tempo quindici giorni per adempiere al suo dovere. Questo per via delle leggi dello stato italiano a cui controvoglia deve sottostare, e per cui deve procedere ufficialmente con la rimozione dei nostri due nomi con l’apposizione dell’ambita scritta ACTUS FORMALIS DEFECTIONIS AB ECCLESIA CATHOLICA.

Chiudo il portone, ed il religioso è già avanti di circa cinque metri: si infila dalla piazza nella via del centro che anch’io sto per imboccare. Indossa abiti bianchi: strano, credo che siano quelli di rito, e non quelli da passeggio, neri. Starà andando a celebrare da qualche parte. Ci vuole poco a sorpassare a piedi un anziano signore in sottanone, e così penso di fare. Ovviamente a sentire il mio passo lui si gira a vedere chi arriva. E’ ovvio: il prete è sempre una autorità, e come tale si aspetta saluto e controsaluto. Mi dispiace, ma mi sono limitato a sorpassarlo. Avrà seguito per un po’ con gli occhi il passo di un giovane maleducato, prima che si perdesse nelle tortuosità dell’antica strada.

Magari non è il più elegante dei miei sorpassi. Forse peggio anche di quello, sanzionato, di Vettel accaduto ieri pomeriggio. Ma a me è piaciuto. E ci leggo anche qualcosa di metaforico.

Accidenti quanto ho scritto! Basta così, alla prossima. Vi farò sapere come è andata a finire.

Hasta l’apostasia! Il vostro infedele Alberto.

Birra o chiesa? Mappa degli Stati Uniti su dieci milioni di cinguettii

Per noi pastafariani il problema non si pone: andiamo in chiesa per bere birra e per spassarcela il venerdì sera, e se proprio vogliamo anche predicare basta vestirsi da pirati. Ma per chi non lo sa, nelle religioni più primitive il momento del rito religioso non è lo stesso del sollazzo alcolico sociale. Questo forse perché i loro fedeli non sono in grado di mantenere l’atteggiamento previsto quando assumono ingenti quantità di alcol.

Quindi: per mascherare l’incoerenza del binomio alcol/religione, queste religioni hanno deciso di mantenere il venerdì sera come giorno delle bevute, il sabato mattina per il mal di testa, e finalmente la domenica mattina per il decoro solenne della cerimonia.

Ora, i signori di floatingsheep.org hanno deciso di misurare l’equilibrio tra birra e chiesa di queste religioni squilibrate. Come? Semplice: prendere dieci milioni di cinguettii statunitensi e contare quante volte compaiono le parole church e beer. Ma non in generale: distribuendoli sulla grossa mappa rettangolare degli Stati Uniti d’America.

Il risultato? Eccolo qui:

birra e chiesa in Usa

Sicuramente i molti pastafariani che hanno incluso nei loro centoquaranta caratteri entrambe le parole hanno calmierato le statistiche.

Così a occhio però gli Stati Uniti sono più birrosi che chiesosi. Ma in realtà dati ufficiali ci dicono che i ciguettii “chiesa” sono stati 17,686, quelli “birra” solamente 14,405. Forse le zone molto chiesose come il Texas, dove i buoni cristiani fanno la fila fuori delle carceri per assicurarsi delle avvenute esecuzioni dei condannati, la bilancia tende a tal punto verso “chiesa” da far girare tutte le statistiche nazionali. Mi sembra quasi di leggere messaggi di questo tipo:

@CESPUGLIOJ – Bella #esecuzione @CESPUGLIOS ! 5 secondi di crollo di tensione. ci vediamo in #CHIESA?

@CESPUGLIOS – @CESPUGLIOJ ottima! metto il cartello in macchina e arrivo #CHIESA #esecuzione

La chiesa però gioca un po’ sporco. Non l’avrei mai detto. In quanto luogo geografico, va ad intercettare anche una serie di frasi che poco riguardano la propria presenza al rito religioso. Frasi come:

– Dove sei finito? Sono 42 minuti che ti aspetto all’angolo tra la chiesa di San Sone e lo strip club “Holy Factory”!

va a dare un punto alla chiesa, quando non si sa bene in quale dei due luoghi di culto il nostro scrittore sarebbe andato ad infilarsi di lì a poco. E se voleva andare nello strip club? Facilmente qualche birra l’avrebbe poi bevuta. In questo caso quindi la chiesa come luogo geografico ha alterato le statistiche.

Ora, l’articolo della pecora fluttuante chiude con un noiosissimo grafico fatto con l’indice di Moran. Niente di nuovo. Non sto nemmeno a riportare l’immagine, che sarebbe più il tempo che impieghiamo a capire cosa sia questo indice (autocorrelazione spaziale? Dai, forse non è nemmeno così difficile). Più divertente invece pubblicare queste foto di una chiesa pastafariana, la Church of Brew Works di Pittsburg, Pennsyllvania (zona rossa in mezzo a zone blu), dove i vigorosi e devoti pirati locali possono tranquillamente onorare la Nostra Spaghettosa Divinità senza dover per forza incasinarsi a decidere che tipo di parole includere nei loro messaggi.

The Church Brew Works da fuori

Da fuori.

The Church Brew Works da dentro

I banchi vicino all’altare.

The Church Brew Works la navata

La navata centrale con l’altare principale.

Signori, buon Venerdì a tutti. Hasta la Pasta.

nuove attrezzature di preghiera

Hola, filibusta!

Siamo lieti di annunciare che l’associazione di preghiera della Chiesa Pastafariana Gussaghese – Italiana – Kenyana (poffarbacco! Memo per i pirati fedeli: trovare un nome migliore all’associazione, e che diventi ufficiale) ha affrontato una spesa importante, per migliorare i servizi di preghiera ed assistenza al pellegrino nella sede di Gussago.

Al costo di 27 pezzi da otto più spedizione è in arrivo da un porto remoto del mare nostro una sofisticata attrezzatura che permette di trasformare delle grosse palle di pasta all’uovo in versioni ridotte e commestibili, previa cottura in abbondante acqua salata, di Sua Altissima Sugosità il Flying Spaghetti Monster. Tutto questo in modo agevole e ottimale. Ecco qui di seguito una allegra riproduzione:

Imperia Titania


Grazie a questo strumento si possono ottenere in pochi minuti numerosissime riproduzioni del Divino Spaghetto, pronte alla bollitura. Il tutto studiato per minimizzare al massimo la perdita di materiale sacro su tavolaccio di lavoro, mani e barba. Il bucaniere poi che viene deputato alla manovella M non entra in contatto con il Sacro Impasto. Pertanto può evitare la fastidiosa pratica di doversi lavare le mani, e può benissimo continuare a reggere la tazzona della birra con l’altra.

Menzione particolare ai fori indicati con le lettere N ed O. Il disegno mostra chiaramente come la manovella M è estraibile, per permettere a quei pirati senza una mano di usare il loro uncino per far girare i tamburi.

Per finire, lo strumento arriva compreso di un gancio di foggia sfacciatamente piratesca, indicato dalla lettera D. La sua forma però non deve trarre in inganno: serve ad ancorare saldamente l’apparecchiatura al tavolaccio infilandolo nell’apertura C, di modo da permettere al pirata cuoco di lavorare in tutta tranquillità anche durante una tempesta tropicale. Insomma, hanno pensato proprio a tutto.

Signori bucanieri, alla prossima.

La fine del mondo è vicina!

La fine del mondo è vicina!

Siete pronti al drago con sette teste e undici corna?

Siete pronti, voi atei, agnostici e miscredenti vari, ad essere dimenticati sul pianeta, mentre tutti i nostri amati fratelli cristiani verranno prelevati per essere portati nei luoghi della loro eternità?

Riusciremo a tirare insieme qualcosa da questo sito per allora?

fine del mondo