Lo scambio di regali pastafariani il piazza la notte del 25 dicembre

Buone paste a tutti, devoti amanti dello Spaghetto e non! Ieri notte, come da antica tradizione, Sua Casoncellosità ha deciso di benedire con la Sua Divina Presenza la festa di un’altra religione. I Suoi Divini Tentacoli Amidacei sono calati sopra la celebrata natività cristiana. Probabilmente attirati dal piratesco libro in cui ho scelto astutamente di ambientare la scena.

Divinamente dall’alto, per un educato segno di pace interreligioso

Quale Segno Divino poteva essere quindi più chiaro di questo, per dirci di uscire dai nostri umidi alloggi per diffondere il Suo Verbo agli amici di altre religioni?


Subito una nostra piccola delegazione si è recata nella piazza del paese. Dopo un piccola doverosa pausa alcolica presso il bar di fiducia, abbiamo incontrato la folla in uscita dalla tradizionale celebrazione annuale del rito di rinascita della loro divinità ancestrale. Folla che non vedeva l’ora di ristorarsi con il tradizionale vin brulé offerto dai generosi alpini della sezione locale. Quale migliore occasione per noi pastafariani per elargire i Divini Doni del Sommo Carboidrato?

” … per ogni pirata che dona pasta, un pirata la riceverà … ” (Piratico, XXXXII, 24)

” … beati i filibustieri che si riuniscono nel nome dello Spaghetto … ” (Libro del pastaio, XX, 34)

” … il leone non morderà il bucaniere ubriaco, se lo Spaghetto è con lui … ” (Libro della Filibusta, XV, 13)

Auguro a tutti un felice 2013, ricco di carboidrati, alcol e scorribande. Che Sua Spaghettosità il Flying Spaghetti Monster vegli sempre su di voi con le sue sugose appendici,

aaaarrrrrgggggh, il Devoto Alberto.

Twitta al papa!

Ormai lo sanno tutti: il sommo pontefice è sbarcato su Twitter con non uno, non trino, ma ben otto diversi indirizzi! Questo sì che è iniziare alla grande, e con Twitter si può! Con Facebook non si può, perché a Zuckerberg i falsi utenti non piacciono. Bisognerà dirglielo al papa per quando intende crearsi l’account.

 

 Benedetto e i suoi fratelli

 

In teoria gli otto sono equivalenti, ma a ben guardare salta fuori che ce ne è uno che è più importante: @pontifex. Poi sette di rango inferiore, che hanno la limitazione geografico-linguistica: @pontifex_de@pontifex_es, @pontifex_pt, @pontifex_pl, @pontifex_it, @pontifex_fr, @pontifex_ar. Insomma: uno comanda, e sette obbediscono, come in quel famoso libro pieno di elfi e nani.


 

Strano a dirsi, ma mancano un bel po’ di lingue. Per esempio la seconda lingua del pontefice, il latino. O l’inglese: mi aspettavo di vederci un bel @pontifex_en . Niente. O anche il cinese. Forse sono mercati religiosi che non interessano: in Inghilterra comanda qualcun’altro dai tempi di Enrico VIII, ed in Cina c’è un po’ di confusione, e probabilmente anche Twitter non funziona bene come vorrebbero in Vaticano.

 

Insomma, la censura c’è, ma è gestita da altri.

 

Però se si fa una rapida indagine, salta fuori che gli indirizzi @pontifex_en e @pontifex_cn esistono. Solo che non hanno il disegnino del papa come i loro gemelli, ed essendo poco reclamizzati raccolgono molti meno followers. Così come altri, tipo @pontifex_ru o @pontifex_jp.

 

Non so se sono solo ovetti ancora da schiudersi o indirizzi trafugati da abili emulatori. Però ho notato che nessuno, tra alti prelati ed imitatori, aveva pensato di registrare @pontifex_in, e ci ho pensato io. Non male: un miliardo di indiani in un colpo solo. Un miliardo di potenziali pirati con un pantheon esagerato, e quindi con una ottima predisposizione ad accettare una nuova religione come quella del Divino Raviolo.

 

La Sacra Vacca del @pontifex_in, ancora vergine di tweet (quindi tecnicamente una scottona)

 

Lo scopo di questo ingresso in pompa magna del papa su Twitter è quello di avvicinarsi alla gente comune, ai sui sudditi, le pecorelle smarrite tra un cinguettio ed una facebookata. Coloro che magari non lo eleggono, ma che è come se lo facessero, e che credono profondamente nei dogmi della sua infallibilità e nel suo vicariato di dio in terra. Ma tra un retweet di qui ed un mi piace di là, molto spesso non trovano l’occasione per programmare un’udienza al santo padre, per porgli alcune domande inerenti alla propria fede. Domande che quindi rimangono senza risposte, e quale canale migliore dello stesso Twitter, moderno, capillare ed efficiente, per colmare questa lacuna? Eccolo qua: l’uccellino blu, col suo hashtag indicato direttamente a mezzo stampa: #askpontifex.

 

Il papa però probabilmente non sa che i tempi di Twitter sono molto ristretti. Non a caso è più di tutti il social network da portarsi sempre con sé sullo smartphone di turno. E lui crede che la gente possa aspettare a rispondere fino al 12/12/12? E non sa poi il papa che, hashtag o no, i tweet non rimangono in eterno nei topics, ma che dopo un po’ non vengono più visualizzati, se non ricercandoli direttamente sull’utente che li ha scritti? Se proprio non voleva rispondere, avrebbe perlomeno dovuto segnalare i tweet come preferiti. Questo avrebbe aiutato a rispondere in un secondo tempo. D’accordo che il papa è infallibile, ma qui rischia di aver fatto un errore a causa della scarsa dimestichezza col mezzo.

 

Ho controllato, e le domande sono state tante, in molte lingue diverse. Nessuna in indiano, per adesso. Ho pensato di fare io il lavoro di salvare le domande per il papa, di modo che possa vedersele con calma, per prepararsi per bene le risposte di massimo 140 caratteri e non fare brutta figura il giorno dell’esordio. Ho fatto una foto allo schermo, ma poi ho pensato che magari volesse fare un copia ed incolla, e allora le ho anche messe in elenco testuale.

 

Eccolo qua.

 


GiovanMariaRocchitta ‏@caught_in_web

#askpontifex #faiunadomandaalpapa @Pontifex Benny per #nondisperdereilseme avete previsto dei centri di raccolta per spermatozoi esausti?

 

Father Michael Duffy ‏@MichaelDuffy

Mostly vile and vulgar tweets being sent to @pontifex via #askPontifex. Let’s send out some real genuine questions to the Successor of Peter

 

Enrico Piras ‏@EnricoSuPoeta

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Benny, ho trasformato un rumore in odore, potrei avere diritto ad essere beatificato?

 

Davide Tonazzo ‏@Davide_Tonaz92

#faiunadomandaalpapa @Pontifex perché separato si scrive tutto attaccato e tutto attaccato si scrive separato???

 

Marika D.R. ‏@matemarika86

Esiste un girone dell’Inferno anche per quelli che spoilerano? @pontifex @pontifex_it #faiunadomandaalpapa

 

Dave Boccardo ‏@Drugo80

#faiunadomandaalpapa Benny, quando vuoi vedere un video su #YouTube e parte la pubblicità, qual è la bestemmia che usi di più?

 

Giorgio Audino ‏@gioaudino

#askpontifex #faiunadomandaalpapa Ma tu l’hai capito, perchè il correttore dell’iphone mette il passato remoto al posto del presente?

 

Julian Xhokaxhiu ‏@JulianXhokaxhiu

Il fatto che il messaggio di Dio, 2000 anni dopo, sia stato capito male da tutti è un problema del protocollo TCP/IP? #askpontifex

 

Stefano Caschera ‏@Stevetk

#faiunadomandaalpapa scusi @pontifex ma quando va a pranzo all’Osteria del Vaticano entra dicendo paraponziponzipò?

 

Annie Nap ‏@AurorynaLOL

#faiunadomandaalpapa Sua Santità ma è vero che la bibita preferita di gesù era la corona alla spina ? @pontifex

 

Guybrush McFly ‏@pataepisi

ma perché l’ostia s’attacca sempre al palato? è per questo che i preti ci bevono sempre sopra un quarto di Tavernello? risp. #askpontifex

 

Serafino Bandini ‏@serafinobandini

#faiunadomandaalpapa Non vi sentite male a tradire sistematicamente il messaggio del vostro fondatore ingannando milioni di persone?

 

Mistaman ‏@mistamanmusic

#faiunadomandaalpapa Come si pone rispetto agli zombie? Sparare in testa a uno zombie è considerato eutanasia? Lazzaro e Gesù erano zombie?

 

Mistaman ‏@mistamanmusic

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Diluendo 1 LT di acqua santa in 1 LT di acqua normale ottengo 2 LT di acqua semisanta o si annulla l’effetto?

 

Giulio Vivio ‏@Giulio_Vi

#faiunadomandaalpapa @Pontifex secondo lei possiamo considerare l’Arcangelo Gabriele un pioniere dell’inseminazione artificiale?

 

zip ‏@zip_1974

#faiunadomandaalpapa Ma esattamente, in quale passo della Bibbia c’è scritto che la chiesa è esente IMU?

 

Jacopo Maria Tiberi ‏@JacopoLaFayette

È vero che non usate il wi-fi nelle chiese per non competere con qualcosa di invisibile che funziona davvero? #faiunadomandaalpapa @Pontifex

 

Giulio Di Filippo ‏@Giulio_DF

#faiunadomandaalpapa @pontifex ma se ti lanciano giù dalla finestra durante l’angelus, hanno fatto un lancia-Ratzinger?

 

Sibin Grasic ‏@ETFovac

@pontifex Sanctissime pater, quanam tibi puerorum aetas maxime placeat ac conveniat? #askpontifex

 

Saetta Vagante ‏@SaettaVagante

#faiunadomandaalpapa @Pontifex io e i miei amici vorremo far diventare sacre le nostre abitazioni per non pagare l’#IMU. Ci può aiutare?

 

Capitan Mutanda ‏@capitan_mutanda

#Faiunadomandaalpapa toccare l’uccellino di Twitter è considerato peccato?

 

Bebs ‏@BebsBenslimane

#faiunadomandaalpapa ciao Benny, volevo chiederti, ma te puoi fartele le seghe mentali?

 

Valerio Tosetti ‏@Sonakin

#faiunadomandaalpapa hey pa’! Secondo te dovrei togliere il custom firmware alla mia Ps3 o no?

 

Riccardo Di Maulo ‏@di_maulo

#faiunadomandaalpapa sua santitá se in Italia-Giappone segna Okane di chi è il goal? @Pontifex

 

Elena Remollino ‏@ElenaRemollino

#faiunadomandaalpapa Non starà mica pensando di scatenare una nuova crociata eh? Basta con i rancori!

 

Matyas Blues ‏@MatyasBlues

#faiunadomandaalpapa @pontifex_it puoi svelarci chi sarà il tuo prossimo apprendista Sith?

 

elliesbeth . ‏@elliesbeth

#faiunadomandaalpapa benni la sapevi la teoria secondo cui “alla terza sgrullata è sega”? occhio, che il principale ti vede anche in bagno.

 

Gianluca Bruni ‏@Gianluca_Bruni

#faiunadomandaalpapa fino a quanto l’hai tirata la papamobile?

 

Marco Pasqualotto ‏@_Weps

@pontifex Se tutto accade per volere di Dio, perché vi lamentate per ogni cosa? #faiunadomandaalpapa

 

Giuseppe Sardo ‏@peppesardos

Invece di stare su twitter perché non comincia a pagare le tasse? #faiunadomandaalpapa

 

ɐʇɹɐɯ ‏@martaspidistria

#faiunadomandaalpapa ma che differenza passa tra @pontifex e @pontifex_it ? Chi è il fake dei due?

 

Flavio Panteghini ‏@flaviopante91

@Pontifex #faiunadomandaalpapa Caro Papa, anzichè demonizzare il sesso, perchè non lo provi? Potresti cambiare idea.

 

Giuseppe Liguori ‏@eLLeGi

#faiunadomandaalpapa ma è vero che in gioventù eri la bionda dei ricchi e poveri?

 

p3psi ‏@gotzlillo

#faiunadomandaalpapa tutte le donne brutte diventano suore o tutte le suore diventano donne brutte?

 

Ann Lee ‏@Ann_Lee7

#faiunadomandaalpapa ma secondo lei la signora in giallo c’aveva problemi al fegato?

 

Francesco Montesanto ‏@Fra_Montesanto

#faiunadomandaalpapa Ma quella volta che si è rotto il polso in bagno cosa stava facendo?

 

Judas † ‏@Darrenismylove

Ma è vero che te sei un cuore vagabondo che di regole non ne ha? #faiunadomandaalpapa

 

Flavio Li Volsi ‏@flaviolivolsi

Ma sulla pasta al tonno ci va il parmigiano? #faiunadomandaalpapa

 

Alessandro Vezzoli ‏@vezzo77

#faiunadomandaalpapa @Pontifex basterà l’innesto di un play talentuoso nella squadra o ci serve anche un lungo in sostituzione di Scekic?

 

Alessio Ielapi ‏@AlessioIelapi

#faiunadomandaalpapa lei che è del settore… dica un po’, posso considerarmi cattolico e contemporaneamente venerare ANUBI, il dio cane?

 

Daniele Rea ‏@Kinder_EX

#faiunadomandaalpapa ma la bibbia cosa dice riguardo alla Carbonara? Cipolla si o cipolla no?

 

Rebecca Paris Senior ‏@TeaAtNaifes

#faiunadomandaalpapa Lei pensa in tedesco? o in latino? O non pensa affatto?

 

Sabrina Calvagno ‏@Sabriii_88

#faiunadomandaalpapa perchè radioMaria prende anche nei bunker???? o.O

 

Elena Remollino ‏@ElenaRemollino

#faiunadomandaalpapa Che ne penserebbe di una rinfrescante, nuova cattività avignonese? Così per cambiare!

 

Riccardo Rahe ‏@RiccardoRahe

#faiunadomandaalpapa visto che il diavolo veste prada, spero abbia una buona giustificazione per le sue pantofoline rosse.

 

Lau Cas ‏@GaLauGa

#faiunadomandaalpapa @pontifex ma quanti anni dovete lavorare voi dipendenti di Dio per andare in pensione?

 

Stefano Rossi Ciucci ‏@RossiCiucci

#faiunadomandaalpapa pure lei, onorevole, farà come Silvio, che a fine mandato farà il tira/molla per ricandidarsi?

 

Gemma Candida ‏@gemxyz

#faiunadomandaalpapa Eminenza perchè le donne non possono diventare Papa o dire la messa??? Allora non siamo tutti uguali?!

 

Monica Buzzone ‏@Tigy86

#faiunadomandaalpapa @Pontifex_it poi ci retwitti i tweet degli altri paesi di cui hai il profilo??? Vogliamo vedere quanto ti amano.

 

GiuliaPRR ‏@GiuliaPorri

#faiunadomandaalpapa Volevo sapere se nella papamobile i tergicristalli vanno ad acqua santa… per una pulizia della Madonna…

 

Mrs. Stark ~ ‏@LauraRomiao

#faiunadomandaalpapa ma hai un computer per ogni account che ti sei fatto, o devi sloggare e riloggare ogni volta?

 

Marco Odolini ‏@Odo14

#FaiUnaDomandaAlPapa sua Eminenza, ma anche lei adotta la tecnica di addormentarsi la mano per poi masturbarsi in modo alternativo?!?

 

erika ‏@erikakr128

#faiunadomandaalpapa ma anche lei ha pianto per la morte del Re Leone????:(

 

Simone Gerardini ‏@Simo_Gera

#faiunadomandaalpapa Santità, mi piacciono da morire i suoi mocassini Prada, pensa di potermene procurare un paio rossi come i suoi?

 

p3psi ‏@gotzlillo

#faiunadomandaalpapa che giorno ha scelto per intromettersi nella prossima campagna elettorale???

 

DAVIDE ROBERTO ‏@progettomigala

#faiunadomandaalpapa “Santità, è vero che Lucas l’ha contattata per il Cast del Sequel di Star Wars?”… http://fb.me/z15x5YLv

 

Andrea Buono ‏@andrea_buono

#faiunadomandaalpapa finalmente glielo posso chiedere: ma nella parmigiana si mette la zucchina?

 

Naive Brain ‏@NaiveBrain

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Pensa che nel XXI secolo questo osceno sfruttamento della credulità popolare potrà finalmente avere fine?

 

Ciro Priore ‏@CiroPriore

#faiunadomandaalpapa sono più comode le De Fonseca o le ciabatte d’ermellino?

 

Gabriele Bocchetta ‏@InArteGabbo

#faiunadomandaalpapa mia madre dice sempre che ho le mani bucate, sarò santo anche io?

 

giupas ‏@giupas

#faiunadomandaalpapa i preti di quartiere si fanno il mazzo mentre cardinali e vescovi ingrassano e lei veste Prada. Ma il principale lo sa?

 

Mrs. Stark ~ ‏@LauraRomiao

#faiunadomandaalpapa Ma la password è uguale per tutti e sette i profili, oppure cambia a seconda della lingua?

 

Judas † ‏@Darrenismylove

Ma per confessarci dobbiamo contattarla tramite mess privato o ci assolve dai nostri peccati direttamente con un RT? #faiunadomandaalpapa

 

Andrew Watson ‏@SarFendAnd

@Pontifex When are you going to end discrimination and have women priests and bishops in the Catholic Church? #AskPontifex #womenbishops

 

Capitan Mutanda ‏@capitan_mutanda

#faiunadomandaalpapa oh, Ponty non avrai mica intenzione di twittare una volta ogni morte di..ops Risp

 

Pasteur ‏@Andrea_Past

#faiunadomandaalpapa Benny, non è che aprire un account Twitter sia stata proprio un’idea della Madonna… O no?

 

alberto e fabio ‏@alberto_e_fabio

#faiunadomandaalpapa Ma… morto un @pontifex se ne fa un altro o l’account resta sempre lo stesso?

 

Patrick McCann ‏@pjmccann3

@Pontifex How old is the Earth? What is the age of the Universe? #AskPontifex

 

Oscar Arteaga ‏@arteaga_oscar

Sr @Pontifex Iglesia promueve voto de pobreza, ¿es de esperar que haya poco dinero en el banco Vaticano? si no, de dónde salió?#AskPontifex

 

GiuliaPRR ‏@GiuliaPorri

#faiunadomandaalpapa Se la sentirebbe di partecipare ad una puntata di “Ma come ti vesti?”

 

Jared ‏@jaredglewis

#AskPontifex @Pontifex how many child molesters have you protected? #atheism

 

leandro pacheco ‏@leepac73

#askpontifex is there any chance that the batican will put online all the books on your library for free?? That would be an act of faith!

 

Whatever,nevermind. ‏@_thinkotherwise

#faiunadomandaalpapa ci si confessa tramite dm?

 

RockyMtnB5 ‏@RockyMtnB5

#askpontifex are you at all aware that you are an international force for child-molesting, aids-promoting, ignorance-spreading evil?

 

Memo ‏@m3mo

Does anyone have to say anything if you sneeze? #AskPontifex

 

Donovan ‏@MrOzAtheist

#AskPontifex How does it feel being the leader of the largest Christian church on earth, and simultaneously irrelevant to modern society?

 

Shenslettbert PROUD ‏@FlashingLight_

#faiunadomandaalpapa @Pontifex l’acqua benedetta come fate a benedirla? È benedetta perché tu sei Benedetto o è benedetta per benedizione?

 

antonio ieraci ‏@antonio_ieraci

#faiunadomandaalpapa ma dopo tutte quelle lettere, i Corinzi hanno risposto ? @pontifex

 

Laura ‏@LucidaLyrae

#faiunadomandaalpapa mi dica la verità ma il suo capo somiglia a Morgan Freeman?

 

La Parca ‏@Apdmycg

#askpontifex Salve, Sancte Pater! Cur non Indicem Librorum Prohibitorum denuo edere? Christiani istud scituri erimus. Credo.

 

Chiara Caravaggio ‏@Ccarabbaggio

#faiunadomandaalpapa Oh Joseph, ma è vero che predichi bene ma Ratzinger male?

 

Giuseppe Muscatelli. ‏@Muscaz

#faiunadomandaalpapa Ma anche lei la mattina si sveglia con l’alzabandiera ?

 

Aaron Walter ‏@dangerwalter

@pontifex How does the Catholic Church plan to respond to future advances in our scientific understanding of the world? #askpontifex

 

Stewart Curry ‏@irishstu

#askpontifex @RealPontifex are you being high-fived by the Holy Ghost in your profile pic?

 

GiovanMariaRocchitta ‏@caught_in_web

#askpontifex @pontifex #faiunadomandaalpapa will the 3rd Fatima’s secret be announced by Twitter?

 

Enrico Naletto ‏@enrico_naletto

Mi insegna come si predica la povertà con addosso gioielli che valgono più di casa mia? #faiunadomandaalpapa

 

La Parca ‏@Apdmycg

#askpontifex Dilectissime Pater, cur quoque non twitter lingua latina habes?

 

Stewart Curry ‏@irishstu

How hard is it to talk about charity and giving *literally* from a Golden Throne? #askpontifex

 

Giorgio Pontico ‏@pongio

#faiunadomandaalpapa @Pontifex Quando pensa che potrà partire il processo di beatificazione per Germano Mosconi?

 

Anthony Mc Guinness ‏@anthonymcg

RT @JenniferBourke: .@pontifex would you rather fight a hundred duck-sized horses or one horse-sized duck? #askpontifex

 

Simone Calucci ‏@simoclx

#faiunadomandaalpapa @pontifex_it dica la verità, lei sa chi è il mona che sbatte la porta urlando vero?

 

jwwitt ‏@jwwitt

#askpontifex who was the worse pope, Rodrigo Borgia (Alexander VI) or you?

 

Niall Culligan ‏@nculligan

.@pontifex #AskPontifex What level of sun cream protection should I buy in advance of my trip to Hell?

 

Pętįt cœųr ♡ ‏@idontlikemangos

@pontifex Sua Santità, non ha mai pensato di utilizzare i suoi ori per risolvere il problema della fame nel mondo? #askpontifex

 

Titus Lane Medley ‏@TheTitusMedley

What is the likelihood that the Roman and Orthodox Churches come back into full communion within your lifetime? #askpontifex

 

GiovanMariaRocchitta ‏@caught_in_web

#askpontifex Dear @pontifex, do you have any idea about how is the final of the film “Inception”?

 

Alfonso Altavilla  ‏@alfio82it

Ma se prendi l’ostia e non ti lecchi le dita, godi solo a metà? #faiunadomandaalpapa

 

Laura ‏@DaFne_twi

Essendo lei un pastore tedesco é vero che devo moltiplicare x 7 per scoprire quanti anni ha realmente?#faiunadomandaalpapa

 

Matteo Politanò ‏@pennadireve

Perché agnello di dio non é bestemmia e maiale di dio si ?!?! #faiunadomandaalpapa @Pontifex cit. @Simonedipe

 

Giulio Vivio ‏@Giulio_Vi

#faiunadomandaalpapa @Pontifex quando il video-tutorial su #YouTube per insegnarci a trasformare l’acqua in vino?

 

Guido Penzo ‏@ioguido

#faiunadomandaalpapa è vero che a casa sua, onde evitare problemi, tutti gli spigoli sono stati smussati?

 

ErPucce ‏@ErPucce

#faiunadomandaalpapa visto che c’hai i contatti boni ti fai dire perche’ Noe’ ha caricato quelle minchia di zanzare?

 

Enrico Burri ‏@EnricoBurri

#askpontifex Ho un altro dubbio: perchè Gesù Cristo era povero, mentre Voi siete ricoperto di oro fino al collo? Sono serio Grazie, Enrico

 

Sig. Bianchi ‏@almonmat

Siete favorevoli alla castrazione chirurgica preventiva per tutti i preti? Tanto non lo usate giusto??? #faiunadomandaalpapa

 

Tommaso Angiolini ‏@SkipTomMyLou

#faiunadomandaalpapa Una fila così lunga per un goccio di vino e una moneta di farina non fa perdere clienti? Consiglio spritz e tramezzini.

 

Blackbi ‏@chiaralog

#faiunadomandaalpapa ma quando dite “pasta all’odio, pasta alla violenza, pasta alle guerre” è perché c’avete la famazza chimica?

 

Francesco D’Alessio ‏@il_cesco

Se twitto una bestemmia lei mi hastagga una scomunica? #faiunadomandaalpapa @Pontifex

 

Giorgia Passelli ‏@GioPasselli

#faiunadomandaalpapa è vero che chi fa la spia non è figlio di Maria? @Pontifex

 

lups99 ‏@lups99

RT @lovebigredbus__: #faiunadomandaalpapa @Pontifex dite che gli omosessuali sono contronatura.. Perchè una madre vergine è in regola ?

 

Anna Trieste ‏@annatrieste

#askpontifex Ma Dio esiste? E Gesù? E il Paradiso? Mi puoi prestare 100 euro?

 

Mattia Montanari ‏@m_montanarimatt

Ma se segnalo @pontifex come spam a Twiteer dici che poi vado all’inferno? #faiunadomandaalpapa

 

Fabrizio Di Maggio ‏@il_dema

#faiunadomandaalpapa essendo lei un pastore tedesco é vero che devo moltiplicare x 7 per scoprire quanti anni ha realmente?

 

Davide Remondini ‏@DavideRemondini

#faiunadomandaalpapa #askpontifex quale è il problema con i gay? Anche tu ami Gesù (che era un uomo)

 

post nubila, Taralli ‏@sonosolopatate

#faiunadomandaalpapa Si mette mai sui condotti d’aria con la gonna per imitare Marilyn Monroe?

 

Fontology ‏@Fonta1982

#faiunadomandaalpapa ueee Benny ma quando morirai sarà una promozione o un licenziamento? Risp. @Bolso82 @campo_PI @pontifex

 

Meo Birba ‏@meobirba

#askpontifex visto che la Chiesa incamerava i beni materiali degli accusati di stregoneria , quando restituirai cio’ che avete RUBATO ?

 

Steve Gray ‏@thatstevegray

#AskPontifex what is it with all the Dinosaurs then?

 

Luppolo Mannaro ‏@LuppoloMannaro

Quando arriveranno gli Ufo sulla terra e vi diranno che avete sbagliato tutto cosa farete? #askpontifex

 

Devoto Alberto ‏@maleberto

@Pontifex #askpontifex #FSM Santità, è giusto che in Italia noi pastafariani paghiamo le spese di gestione della sua religione con l’8×1000?

 

RaF9791™ ‏@Raffaele9791

#askpontifex ma da domenica prossima, invece del mitico “fratelli e sorelle” menzionerai i follower e following?!

 

RaF9791™ ‏@Raffaele9791

#askpontifex ma il tuo anello è lo stesso de “Il signore degli anelli”?!

 

Andrea Spadoni ‏@ndreaspadoni

#faiunadomandaalpapa @pontifex, sto sotto, m’apri che er citofono non funziona?

 

Bruno Alfiero ‏@comparealfio

#faiunadomandaalpapa ma il gol di turone era valido, vero? @Pontifex

 

Alberto Belli ‏@eldacar79

#faiunadomandaalpapa @pontifex ma la scomunica via internet funziona uguale?

 

Andreasgh ‏@Andry_zib

Santo Padre noi giovani vogliamo fare qualcosa per portare ai “gentili” una parola in quest’anno della fede, da dove partire? #askpontifex

 

Marianna ‏@mm_roma

#faiunadomandaalpapa me rimedi i 2 € del Vaticano che so’ introvabili e faccio la collezione?

 

Piero Pastore ‏@terronpedro

@Pontifex C’è un mio amico innamorato di una ragazza, come può conquistarla? #faiunadomandaalpapa

 

Cyrano(senzaNasone) ‏@ColosimoLuigi

Può chiedere al suo superiore se mi può fare uno sconto sul prezzo da pagare per l’espiazione dei miei peccati #faiunadomandaalpapa

 

Melissa ‏@melissaceccon

Come mai non si possono fare domande sulla pedofilia ecclesiastica?? #askpontifex

 

Luca Di Tizio ‏@Ellediti

#faiunadomandaalpapa è più fine l’oro giallo o l’oro bianco? @Pontifex

 

Roberto Bellinazzi ‏@errebi7

#faiunadomandaalpapa ma un tweet di @pontifex è infallibile?

 

Lo_Smontaparole ‏@m_giul

Du’ domandine sull’Imu e le scuole cattoliche le farei volentieri #askpontifex

 

johnny palomba ‏@johnnypalomba

@pontifex è vero che il terzo segreto di fatima è la birra non pastorizzata? #faiunadomandaalpapa

 

Carlo G. Gabardini ‏@carlogabardini

Si possono fare domande a #ilPapasutwitter ma risponderà solo dal 12 dicembre. Va bene.Chi ha messo la bomba di p.zza Fontana? #askpontifex

 

Yassir Hernandez ‏@yassirhg

María Magdalena se depilaba? #askpontifex

 

Adam Suess ‏@AdamSuess

It’s a shame but I think this will end up being exploited #askpontifex

 

Very Rude Tweets™ ‏@VeryRudeTweets

The Catholic Church are against gay sex because it’s unnatural. Yeah, and walking on fucking water isn’t?

 

Sul vile furto di un bene piratesco ad opera di malvagi emissari coloniali

Per dovere di cronaca mi trovo costretto a riportare di un increscioso episodio che mi è occorso pochi giorni fa. Episodio che più che sofferenza mi ha causato un rancore ancora maggiore verso la già mal sopportata classe dei burocrati coloniali, gente malvagia ed infida, che usa mezzi furfanteschi tali da apparire sleali anche al più ruvido dei bucanieri.

 

 

Andiamo con ordine. Dovete sapere che per procurarmi di che vivere mi trovo durante il giorno a prestare servizio presso un’officina di paese. Sono quello che si occupa di far funzionare le comunicazioni di informazioni interne ed esterne attraverso l’uso di macchine costruite da altre aziende con dei derivati della silice.


 

La storia di cui voglio parlarvi ha inizio ormai circa un mese fa, quando il mio collega ed amico mi avverte che avremmo ricevuto la visita di due emissari coloniali. Il mio collega si sofferma anche a sottolineare bene l’importanza di tali figuri: non sono semplici visitatori, ma nientemeno che due inviati dal ministero, che intendono controllare che tutto quello che noi svolgiamo avvenga nel pieno rispetto delle regole da loro imposte. E nel caso venga trovato qualcosa che non incontri i loro gusti, ci inviteranno a correggere il nostro operato attraverso corpose sanzioni pecuniarie. Da tanti anni pare non avessero trovato una buona occasione per questa visita di cortesia, grosso modo per una generazione. Era proprio ora che tornassero a farci apprezzare l’amorevole e materna presenza del nostro stato anche qui nei freddi confini nordici dell’impero, perché va bene che siamo bravi e volenterosi, ma in trent’anni anche il più motivato ed ispirato dei capitani può perdere, seppur di poco, la Trebisonda.

 

I nostri emissari però fanno precedere il loro arrivo da una richiesta: il mio collega mi rende noto che, una volta giunti in luogo, è il caso che oltre al canonico macchinario per la generazione di fogli scritti, gli venga fatto trovare anche uno di quegli strumenti portatili che vengono usati per produrre, modificare e direzionare tali stampati. La procedura mi è nuova: so che in genere la prassi vuole che il visitatore, chiunque esso sia, porti con sé il suo macchinario portatile. Il nome stesso ne suggerisce la trasportabilità. Spesso poi il suo nome viene accompagnato anche dal termine “personale”, e non a caso: tale è l’affezione e la personalizzazione dovuta all’utilizzo dello strumento, che in poco tempo ogni individuo tende a considerare “personale” il proprio apparecchio, e non vede di buon occhio l’uso dello stesso da parte di altri personaggi. Converrete con me che quando mi è stato chiesto di fornire questo oggetto all’emissario, e che quindi mi sarei privato del mio per un tempo indefinito, la cosa non mi ha entusiasmato. Ma tant’è, prepariamo la macchina e facciamo in modo che nulla sia abbia a che dire sul nostro operato.

 

Puntuali come le cattive notizie arrivano due di questi inviati. Si impossessano subito del mio apparecchio. Io sapendo che queste persone sono spesso vettori di scocciature e cattive notizie, decido di portare a termine un lavoretto per lungo tempo rimandato, studiatamente presso il più remoto deposito merci della provincia di proprietà del mio padrone. Veloce come il percorso me lo consente mi metto in marcia, già sapendo che la relativa pace e tranquillità di cui avrei goduto quella mattina sarebbe stata quanto mai effimera, e che dal pomeriggio seguente non avrei più avuto altro che magagne e scocciature dai già citati signori del ministero.

 

E così è: mentre sto armeggiando nella mia remota posizione con macchinari più fisici che intellettuali, già mi giunge la richiesta della mia presenza nella sede principale. Non viene nemmeno citato il motivo, ma semplicemente il mio ruolo:

 

– E’ richiesto l’uomo che governa agli strumenti di comunicazione e di informazione!

 

Purtroppo sono io. Prolungo per quello che posso la mia opera locale, e già nel primo pomeriggio mi appresto ad andare incontro all’ignoto e fatale destino, chiedendomi quale cosa tanto grave possa richiedere la mia esclusiva presenza.

 

Nel pomeriggio sono di nuovo nella sede principale. I miei coscienziosi colleghi mi rinnovano la richiesta dei due emissari, e quindi mi armo di coraggio per varcare le soglie dell’alloggio dove i due signori sono stati stipati.

 

La stanza è minuta, ma già trabocca di grossi tomi e pile di carta stampata, sui mobili, per terra agli angoli della stanza e sul grosso tavolaccio centrale. Oltre a ciò, sul tavolo stesso c’è ovviamente il mio spaventato macchinario portatile. Girato di fronte a lui un suo simile, reso arrogante dalla volgare presenza di una scritta stampata sul dorso, che ne certifica la proprietà del ministero stesso. Tra i due strumenti e due pile di carta c’è anche il mio macchinario stampatore, nemmeno lui felicissimo di essere stato abbandonato nelle mani di siffatti personaggi. Ai lati lunghi del tavolo appoggiano le loro natiche su delle sedie di vimini i due temuti signori. Un uomo ed una donna, che potrebbero anche sembrare delle persone normali, forse addirittura modeste nell’aspetto, non fosse altro che il titolo con cui entrano in ogni opificio trasforma la loro discreta presenza fisica in quella di giganti onnipotenti. La mia collega mi segue immediatamente, forse per verificare che mi comportassi in maniera consona almeno alla prima visita. Con sé porta un vassoio per ristorare il loro dopopranzo con il miglior caffè che la nostra cambusa è in grado di offrire.

 

Dopo le presentazioni di rito, permeate da una ambigua cordialità, finalmente vengo reso partecipe del problema che ha richiesto la mia presenza urgente in quel luogo. Pare che tutti gli sforzi fatti dal nostro signore per dare corpo cartaceo a degli archivi presenti nel macchinario che gli abbiamo fornito sono stati vani. Per quanto lui si ostini a chiedere allo strumento di parlare con la stampatrice, i due si ignorano bellamente. E già si scusa per avermi dovuto chiamare e disturbarmi, ma nel contempo fa delle lievi e garbate insinuazioni sulla qualità degli apparecchi che gli abbiamo fornito.

 

Come spesso accade, il problema in questi casi è abbastanza banale, e lo risolvo rapidamente. E pure come spesso accade riscuoto grande ammirazione, come se invece che aver risolto il guaio attingendo alla mia esperienza di tecnico, mi fossi rivolto a delle forze arcane, facendo questo di me una sorta di mago o stregone. E così vengo subito definito, ed avendo certificato come io sia in possesso di doti soprannaturali che mi semplificano qualsiasi tipo di problema, il nostro amabile signore si sente subito autorizzato ad affibbiarmi degli incarichi di ben altra entità. Sono un mago, e quindi posso fare tutto quanto ed in tempi ristrettissimi. Quindi posso anche fare dei lavori di una noia mortale, oserei dire da segretaria, di cui sarebbe capacissimo lui, se solo ne avesse voglia.

 

Già la seconda visita però è accompagnata dalle più esplicite lamentele riguardo al macchinario portatile che gli abbiamo fornito per lavorare. Pare che non incontri il suo gusto, perché lui è abituato a quell’altra versione, quella prima. Da me si attende conferme che la versione precedente, quella da lui amata, è migliore. Mio malgrado mi ritrovo a dover elencare i pregi del vecchio rispetto al nuovo.

 

La sua avversione per lo strumento si manifesta chiaramente ed in modo inequivocabile il giorno seguente, quando il mio apparecchio si rifiuta di comunicare attraverso l’aria. E’ chiaramente un sintomo di stress, e mi sento in colpa di averlo abbandonato in queste mani. Cerco di rincuorarlo come posso, ma di fronte alla sua ostinazione mi vedo costretto a ricorrere alla vecchia comunicazione via cavo. Vado nella stanza più vicina fornita di un allaccio ed inserisco un capo del mio cavo chilometrico. Attraverso quindi il corridoio sbobinando la matassa, e quindi rimetto il mio macchinario nella possibilità di lavorare, seppur controvoglia.

 

Ma questo sistema non piace all’emissario, e i suoi dubbi sulla bontà dei nostri strumenti sembrano essere confermati dalla presenza di questa flebo che pompa le sue informazioni attraversa il corridoio, percorrendo una buona parte della sua stanza. Il giorno seguente giunge col suo apparecchio personale, che a quanto pare possedeva ma che per qualche oscuro motivo ha preferito da principio non usare. La conseguente richiesta è ovviamente che anche questo apparecchio possa parlare con il generatore di carta scritta. Risolto anche questo problema tecnico, mi viene fatto notare gentilmente che ancora sono in attesa che venga svolta la loro ultima richiesta. Mi scuso e mi congedo, per procedere all’opera il più rapidamente possibile.

 

E così la mia permanenza in officina diventa un continuo assecondare le loro richieste. E questo non solo per me, ma per gran parte dei miei colleghi. I due garbati visitatori sembrano godere di una voracità di informazioni senza pari, e ogni volta che mi accingo a varcare la soglia della loro stanza, mi ritrovo a passare qualche minuto in coda in compagnia di altre persone, tutti in attesa di essere ricevuti a esporre i nostri lavori.

 

Lavoro dopo lavoro, finalmente sembra che i signori abbiano trovato soddisfazione, e stiano per lasciare i nostri lidi. Lo capisco dal fatto che la richiesta che mi fanno questa volta è quella di aiutarli a far calzare una enorme tabella contenente delle lunghe serie orizzontali di dati nel loro foglio di rapporto, che malauguratamente non può essere altro che stretto e verticale. Di fronte all’impossibilità geometrica della cosa, forse galvanizzato che le parole “rapporto finale” mi fanno proprio pensare alla fine delle nostre reciproche frequentazioni, azzardo una proposta veramente idiota, ovvero che l’unico modo per far entrare la tabellona orizzontale nel rapporto verticale sia quello di dividerla in grossi pezzi verticali. Lasciando poi al lettore del rapporto la gioia di riassociare le righe mentalmente da un trancio all’altro del documento.

 

Durante questa ultima surreale conversione mi scappa l’occhio su di un particolare che mai avrei voluto vedere: se il mio apparecchio portatile era ormai ripiegato da due settimane, in punizione, in un angolo del tavolo, noto con orrore che il suo scatolotto di alimentazione è finito per non so quale motivo in dote al suo collega ministeriale, che ne fa uso garrulo con manifestazioni di gaie lucine, mentre io gli passo le istruzioni per sventrare la citata tabella sotto la compiaciuta supervisione dell’emissario. Se ho notato che la cassetta di alimentazione è mia, è per un semplice quanto inconfutabile motivo: una vistosa etichetta da me firmata e datata, sui cui troneggia centrale in Sacro Pesce Pirata Pastafariano. Da non molto tempo infatti ho preso la saggia abitudine di marchiare ogni strumentazione che abbia un valore maggiore di zero unito ad una superficie piana e sufficientemente ampia. Ben conscio della volatilità delle cassette di alimentazione degli apparecchi portatili, ho bollato con la Sacra Etichetta non solo il macchinario, ma anche il più minuto scatolotto da cui trae il nutrimento necessario per operare in continuità.

Questa è la foto di uno di questi scatolotti di nutrimento, con una etichetta del tutto simile a quella citata

 

Da qui l’orrore alla vista dello stesso collegato ad un altro macchinario. Ed anche lo sconcerto: da che opero nel mio settore, a memoria mia è estremante raro che due diversi apparecchi portatili, seppure usciti dalla stessa fabbrica, possano operare con lo stesso scatolotto di nutrimento. Questo perché i malvagi produttori di questi macchinari si ingegnano a creare spinotti sempre diversi, e a far operare gli stessi apparecchi con livelli di alimentazione pure differenti tra loro. Il tutto per il misterioso ed insano disegno di rendere altamente remota la possibilità che lo stesso scatolotto possa operare con successo con due macchinari, seppure dello stesso costruttore. Ed ecco di fronte ai miei occhi la prova terribile che se questo episodio rarissimo doveva mai accadere, sarebbe accaduto proprio nel caso in cui non doveva, ed il più sciagurato.

 

Non sottolineo la questione al gentile funzionario. Forse per non urtare la sua sensibilità con una domanda indiscreta che avrebbe potuto mettere in dubbio il suo onesto e irreprensibile operato di attento emissario del ministero. Che figura avrei fatto, esponendo quella che poteva sembrare come una forma di prevenzione al furto, quando la mia etichetta pastafariana timbrata e firmata troneggiava con tanta evidenza sopra la faccia superiore dello scatolotto? Il mio sarebbe stato un atteggiamento decisamente poco elegante, se non ostile.

 

Inoltre c’è anche un secondo motivo, anche più sottile. Sotto sotto mai avrei voluto che una bazzecola come questa potesse prolungare anche solo di pochi minuti la permanenza dei due dottori presso la nostra officina. Sarà, ma mentre scendo le scale per tornare nella mia stanza, non mi sento comunque tanto tranquillo.

 

Il ritorno dei due signori prende corpo solamente il giorno dopo. Pare che qui non abbiamo più niente da fare. Il mio collega mi previene, portando lui stesso nella mia stanza le mie apparecchiature. Quando mi accorgo che manga la scatola di alimentazione, non mi metto nemmeno a cercarla troppo in giro. Alla prima occasione che vedo il mio collega, gli pongo la domanda, senza sperarci troppo, se avesse trovato anche il mio scatolotto. No, non l’ha trovato. Nemmeno il tempo di dirgli di lasciar perdere, e lui generosamente torna sul luogo del delitto, per dedicare una ricerca più accurata dello stesso. Niente da fare: l’oggetto è sparito.

 

A questo punto gli spiego perché le mie speranze erano già poche prima ancora che lui mi portasse gli altri due macchinari. Lui comprende. Gli pongo la domanda ovvia e stupida, se è il caso o meno di contattare l’ufficiale ladro. No, mi dice, non tiriamoci la zappa sui piedi.

 

La storia finisce qui. Con un onesto funzionario del ministero, che nell’esercizio delle sue funzioni si è trovato nella condizione di impossessarsi di un oggetto chiaramente non suo, e non si è lasciato sfuggire l’occasione. Dicesi furto. Ed è un reato, per le leggi di quello stato di cui il nostro personaggio si fa garante con la sua assidua ed ingombrante presenza nella nostra piccola realtà privata. Credo sia anche peccato per diverse religioni, vedasi l’articolo sette di quella che con tutta facilità è proprio la sua, di religione, dato che è tutt’ora quella più ampiamente diffusa sul nostro territorio. Se fosse stato pastafariano, avrebbe certamente riconosciuto il Pesce Pirata, e dopo un piacevole scambio di urlacci pirateschi e pacche sulle spalle avremmo concordato tempo e luogo per una sana bevuta serale in una taverna di paese. Ma così non è stato.

 

Ho già provveduto a rimpiazzare il bene piratesco rubato ordinandone un suo gemello allo stesso fornitore del primo. Neanche a dirlo, dopo la mia prima lettera con la richiesta di offerta, il fornitore deve richiamarmi per una serie di domande inquisitorie su come dovesse essere fatto di preciso tale prodotto. Accidenti, siamo al colmo: pare che lo stesso identico macchinario portatile possa avere modelli diversi di scatolotti di alimentazione, ovviamente di tipo profondamente diverso tra loro. Da non credere.

 

Rimangono da tutto ciò un dubbio ed una speranza. Il dubbio è se l’abile furfante si sia accorto o no del fatto che si stava appropriando di qualcosa che non era suo. E di sicuro che se non se ne è accorto subito, cosa comunque difficile, se ne sarà comunque accorto dopo. Ladro conscio o inconscio, sempre ladro è, e la presunta innocenza durante l’atto del furto è una debole attenuante, una volta maturata la consapevolezza del gesto. La speranza è quella che o il mio o il suo dio prendano dei provvedimenti, e non dopo morte, come è prassi di entrambe le divinità, ma già in vita. Il suo dio perché così sta scritto: “settimo: non rubare”, e se si lasciasse scappare una punizione terrena come ai suoi vecchi tempi, non sarebbe certo male. Il Mio Dio è certo meno rancoroso e vendicativo, ma in questo caso c’è di mezzo un oggetto Benedetto da una Sacra Etichetta che è caduto in mani nemiche. Sarebbe giusto che l’oggetto stesso venga purificato con un piccolo incendio a seguito di esplosione. Magari causati proprio dalla non perfetta compatibilità tra i due strumenti. E se poi l’episodio dovesse danneggiare non solo lo scatolotto di alimentazione suicida, ma anche il parassita macchinario portatile collegato, non credo che sarebbe proprio malaccio.

 

Saluti rancorosi, il devoto Alberto

Abbordaggio di cortesia di un pirata pastafariano su hastalapasta.org

Per mille sughi, chi l’avrebbe mai detto? Pare che siamo usciti dal piacevole porticciolo dove navigavamo a vista dall’inizio della nostra avventura di questa primavera, per avventurarci finalmente nel tumultuoso mare dei Caraibi, dove abbordaggi, avventure e scelleratezze sono all’ordine del giorno. A darci il simbolico benvenuto è stato un nuovo amico pirata, il reverendo Giorgio de Angelis, che lanciando la rituale bottiglia con messaggio a bordo della nostra goletta ha iniziato le rituali schermaglie piratesche per stabilire una lunga e vigorosa fratellanza.

 

Il reverendo ci ha fornito subito le mappe piratesche dei possessi del suo gruppo, invitandoci ad entrare a far parte della loro ciurma. Abbiamo declinato l’invito, spiegando che preferiamo navigare ancora per conto nostro, ispirandoci ad un sacro principio di sana anarchia piratesca, ma ciò non toglie che abbiamo gettato le basi di una duratura amicizia.

 

Il reverendo Giorgio de Angelis, conosciuto come Al Zarkawi sui lidi di Facebook, si è fatto portavoce di una associazione pastafariana da lui democraticamente presieduta, la Chiesa Pastafariana Italiana. Tanti siti fanno capo a questa associazione. Quello principale credo sia questo, ma c’è anche questo. E poi hanno anche una associazione culturale, questa qui. Bravi.

 

Basta chiacchiere! Ho chiesto al reverendo di poter pubblicare il nostro scambio epistolare, e lui mi ha detto che i pirati sono pirati, e ci mancherebbe altro che chiedano per avere un permesso. Bene! Ecco qui di seguito tutto quanto.

 

Hasta la pasta!

 

il capitano Kidd seppellisce il suo gospel pastafariano


 

Ramen Fratelli di hastalapasta. Un sonoro Arrgh per il capitano di questo sito. Noi siamo un gruppo di Pirati Pastafariani con molte pagine diverse su FB (pirati pastafariani romani, pastafarian rock, priorato pastafariano alla trapanese, pastafariani lombardi, pirati pastafariani palermitani eccetera e facciamo tutti capo alla Chiesa Pastafariana Italiana (pagina FB: https://www.facebook.com/pages/Chiesa-Pastafariana-Italiana/286796408016028 ) sito internet www.chiesapastafarianaitaliana.itpastafariani.net – associazione Apsocus quest’ultima è una associazione culturale e sportiva pastafariana. Un nostro fratello vi ha scovati sul web e ha proposto di contattarvi. Io sono il Supremo Capo della Chiesa Pastafariana Italiana (CPI) attualmente in carica, il Pappa viene eletto ogni anno. Vi auguro che il PSV – Prodigioso Spaghetto Volante guardi con benevolenza i vostri sughi e attendo un piratesco segno di risposta da voi. RAMEN! Reverendo Giorgio De Angelis FB: Al Zarka!

wi.

 

 

RAmen, fratello di pasta! Sono il devoto Alberto, attuale timoniere della barca pastafariana di hastalapasta.org . Già sapevo della presenza di numerosi siti pastafariani più vecchi e seri del nostro, che è nato solamente questa primavera. Fa piacere sapere che sono attivi e attenti a chi arriva e a chi se ne va nel grande mare dei Caraibi.

 

Due parole su di noi. Nasciamo come tre amici compaesani a Gussago, piccolo paesotto del bresciano. Uno di noi è da tempo a Nairobi a fare figli, mezze maratone e anche a lavorare in una onlus e in una ONG. Gli altri due si ritrovano a regolarmente ad onorare il venerdì tra loro (e a volte anche altri giorni) da soli con amici simpatizzanti.

 

Chi ci ha convinto a far questo sito? Ovviamente Sua Sugosità! Ma anche i meravigliosi esponenti della chiesa cattolica, e i loro rappresentanti italiani della CEI. Quando uno è pastafariano non può esimersi dal diffondere il Verbo. Siamo pochi, felici ed in terra straniera, quindi la diffusione della Spaghettosa Parola è tassativa.

 

All’inizio ovviamente l’idea di buttarci nella politica religiosa era cosa forte, con autoproclamazioni a cariche religiose altisonanti o pretese di otto per mille a scopo di acquisto di piratesche imbarcazioni. Col tempo però le nostre idee sono un po’ cambiate. Complice anche la frequentazione mia e della mia dolce metà ad una cerimonia valdese quest’agosto, vedi articolo sul sito. Lì ho capito che la religione deve partire dal basso e non dall’alto. Siamo profondamente convinti di questo, anche se non abbiamo ben chiaro cosa voglia dire. Quindi ci limitiamo a scrivere una serie di articoli vagamente pastafariani, in attesa di essere ispirati da un Suo Tocco Spaghettoso che ci indichi una nuova direzione. E prima o poi vedremo anche di rendere un po’ più corposa la parte del sito dedicata alla religione. E magari di sistemarne un poco la grafica.

 

Abbiamo un po’ di progetti, ma per adesso sono ancora tutti allo stadio di idea da bar. E poi si sa che le email troppo lunghe difficilmente vengono lette fino in fondo.

 

Che il vostro boccale di birra sempre pieno e la vostra amatriciana sempre sugosa!

 

Devotamente, Alberto

 

 

Non fatevi scoraggiare dal fatto che siete in pochi, diffondete il verbo, collaborate con noi, presto saremo milioni e non pagheremo l’imu. Arrgh!

 

…E ci spetta anche il bottino, l’8mille dicono alcuni, secondo me ce deveno da minimo er 10%!!!

 

La mia visione della cosa, (e io sono il Pappa, mica uno qualsiasi) è più improntata a rompere le scatole che a combattere le religioni obsolete. Ci hai fatto caso che PER MOTIVI RELIGIOSI tutto sembra concesso? Gente in america che si coltiva i funghi allucinogeni per entrare in contatto con il loro dio ad esempio. Quindi noi, – per motivi religiosi – pretendiamo in nostri diritti (leggi privilegi). Io ad esempio in ufficio mi alzo e affermo che vado a pregare, prendo il mio pacchetto di sigarette e vado fuori. Che volete impedirmi di fumar…. ehhmmmm di pregare?

 

Religione dal basso? Io parlando in un’intervista a radio rock (the original) ho affermato che il pastafarianesimo è una religione più vicina alla persona, dove non ci sono stupidi divieti. Potremo elaborare ulteriormente il concetto in futuro.

 

 

 

Che il Prodigioso Spaghetto Volante riempia i vostri boccali e vi tocchi con le Sue Sugose Appendici per ispirarvi ad azioni pastafariane. Mi raccomando, non rimanete isolati ed in pochi.

 

Se volete iscrivetevi come pastafariani ufficiali (http://www.pastafariani.net/form/creatore.html).

 

Vogliamo raggiungere un certo numero di devoti per andare a parlare seriamente con il ministero degli interni.

 

Se avete idee o se volete preparare qualche azione vi aiutiamo volentieri.

 

A presto.

 

Rev. Giorgio De Angelis – FB: Al Zarkawi.

 

 

Carissimo Pappa,

 

mi fa piacere sentirti di nuovo. Devo però ammettere di aver fatto un grosso errore: non ho consultato la ciurma di hastalapasta.org prima di rispondere alla tua prima lettera. Forse l’emozione di parlare con una persona così importante come il Supremo Capo della Chiesa Pastafariana Italiana, forse per voler fare figura migliore con risposta veloce, o forse anche la presunzione di ben interpretare i sentimenti dei miei compagni di viaggio. Il risultato però è che mi hanno ripreso, dicendomi che nella mia precedente riposta sono stato fin troppo garbato e accomodante, sorvolando con troppa leggerezza alcune questioni di fondo che emergono dalle tue due email. Per semplicità e chiarezza voglio elencarti tutto qui di seguito.

 

-1-

 

Noi pastafariani siamo pirati, membri del popolo eletto dal Flying Spaghetti Monster. Ho letto più di un libro sui pirati, e non ho mai sentito parlare di capi supremi o stronzate del genere. Lo stesso Bobby Henderson, che fino a prova contraria è l’unica autorità riconosciuta nella nostra religione, si definisce profeta, ovvero colui che fa da intermediario con Sua Spaghettosità, ne recepisce il Sacro Verbo e lo distribuisce. Fine. Non è il capo di un bel niente. E non a caso: la stessa organizzazione della filibusta storica è quanto più orizzontale possibile: niente capi, solo pirati. Per quanto la filmografia romanzesca tenda ad attribuire poteri assoluti ai capitani, in realtà questo è un falso storico. Il ruolo del capitano era indiscusso solamente durante arrembaggi, saccheggi ed altre operazioni di ordine sociale che richiedevano coerenza e rapidità di esecuzione. Nella vita quotidiana ogni pirata era paritario. Al limite il capitano, grazie al suo carisma, poteva essere il grado di esercitare maggiore influenza sulle decisioni comuni, ma nient’altro. Al rientro dalle varie avventure, il bottino veniva spartito in quote maggiori ad ufficiali vari o a tecnici specializzati, come il chirurgo, e a chi avesse perso qualche arto o organo durante le operazioni. Le quote di distribuzione si basavano sopra un testo standard, ma venivano decise di comune accordo  all’inizio del viaggio. Mi sento quindi di definire la filibusta come una anarchia democratica. Assolutamente innovativa, se consideriamo come operasse in un periodo storico di monarchie assolute.

 

 

Io stesso nella mia prima risposta mi sono definito timoniere. Me ne sono pentito: semplicemente sono la persona che ha impostato il modulo dei contatti sul sito Internet impostandone l’invio nella mia casella email. Spero che il buon cuore dei miei compagni gli faccia perdonare la mia arroganza.

 

Capirai bene, caro Pappa, che l’imposizione dall’alto di un Supremo Capo della Chiesa Pastafariana Italiana è stato preso dai miei compagni di viaggio, e in secondo luogo da me, come un atto ostile. Oltre che in contraddizione con le sopraccitate nozioni alla base della nostra religione. Uno dei miei compagni poi si è anche chiesto quale potrebbe essere l’opinione di Bobby Henderson a riguardo. Il dubbio è rimasto anche a me.

 

-2-

 

Nelle tue lettere parli di combattere le religioni obsolete. Ma dalle tue idee quello che emerge è che tu vuoi al più presto diventare a tutti gli effetti una religione obsoleta, beccandoti il tuo bell’otto o dieci per mille e tutti i privilegi connessi che a parole dai l’idea di voler combattere. Anche noi in passato, due o tre mesi fa, abbiamo pensato che il pastafarianesimo fosse tra le altre cose un modo rapido per ottenere i privilegi concessi dallo stato italiano alle religioni storiche, cattolicesimo in testa. Anche con una minima parte dell’otto per mille avremmo potuto rapidamente raccogliere soldi sufficienti per acquistare una nave pirata, a fini religiosi.

 

In passato abbiamo anche pubblicato articoli sul nostro sito inneggianti ad un otto per mille pastafariano, ma francamente però non ci sentiamo più di appoggiare questa posizione. Sarei più felice se nessuna religione prendesse un centesimo dallo stato, ed iniziasse a fare affidamento esclusivo sulle donazioni dei propri fedeli per il suo mantenimento e per le opere di bene. L’idea di attaccarci a ciucciare al capezzolo dello stato ci fa venire da vomitare. Ma non per intolleranza al lattosio, ma perché noi pirati amiamo bere solamente alcolici, e da vigorose caraffe di peltro. E se ci capita di attaccarci a delle tette non è certo per trarne nutrimento.

 

-3-

 

Non approviamo assolutamente l’odio interreligioso che trasuda come sugo dalle tue lettere. Bobby Henderson parla chiaro, e la nostra deve essere e rimanere una religione pacifica. E una religione pacifica non si costruisce sull’odio verso le altre religioni, ma dall’interno, attraverso il rapporto con se stessi, con gli altri fedeli ed ovviamente con Dio. Noi di hastalapasta.org ci abbiamo messo un po’ a capire questi concetti, ma alla fine ci siamo arrivati. E più di tutto ci ha aiutato vedere come anche in Italia ci sono religioni discrete e ben funzionanti. Vedi l’articolo che ho scritto sulla mia frequentazione in incognito ad una cerimonia valdese. Queste religioni meritano tutto il nostro rispetto, e non certo di essere definite obsolete solamente perché esistono da un bel po’ di tempo. Molte di queste religioni non percepiscono l’otto per mille. Nel caso dei valdesi, che invece lo ricevono, nemmeno un centesimo viene destinato ala mantenimento dell’apparato religioso, ma viene interamente destinato alla carità. Non hai specificato cosa vorresti fare una volta che hai convinto il ministro degli interni a darti l’otto/dieci per mille, e quindi non ho idea se vorresti comportarti come la chiesa cattolica e pagarti lo stipendio, o mandare tutto in beneficenza come i valdesi. Sono però convinto che se tu trovassi un momento per visitare la pagine del sito della chiesa valdese o di una delle tante chiese protestanti presenti in Italia, o anche di frequentarne un rito una domenica mattina, ti accorgerai che per molte cose c’è solo che da imparare. Una delle paure di Bobby Henderson, ben esposta su venganza.org , è che col tempo la religione pastafariana potrebbe diventare diffusa e radicata con tanto di fanatici e tutto il resto, come già avviene in molte altre religioni, cristianesimo e islam in testa. La tua politica, caro Pappa, sembra voler portare a questo, e noi ci auguriamo solamente che il pastafarianesimo abbia la forza e la costanza di restare umile, onesto e decoroso nel tempo come sono riuscite a fare la chiesa valdese o molte chiese cristiane protestanti.

 

Non tutte, beninteso.

 

-4-

 

Troviamo la forma di scrittura “Prodigioso Spaghetto Volante” blasfema. Sappiamo bene che questa è la forma che compare nella traduzione italiana del libro di Bobby Henderson. Ma non ci interessa. Riteniamo che sia più corretto usare o la forma inglese, Flying Spaghetti Monster, o una traduzione più corretta, Mostro degli Spaghetti Volante. Oppure uno dei mille gustosi appellativi improvvisati, numerosi come le Sue Spaghettose Appendici: Sua Sugosità, l’Altissimo Spaghetto, Colui che Tutto Macchia di Sugo. Non ci va di fare riferimento all’ennesimo esempio di traduzione pedestre operata da una casa editoriale.

 

 

——————

 

In conclusione: riferendomi in modo particolare ai primi due punti, mi sembra chiaro che nessuno di noi membri di hastalapasta.org aderirà al vostro gruppo, e riconoscerà ufficialmente la vostra Chiesa Pastafariana Italiana. Senza alcun rancore, ovviamente. Già siamo pochi, noi pastafariani. Ci mancherebbe anche se dovessimo metterci a litigare.

 

Io in particolare ho trovato questo scambio di opinioni tra pirati pastafariani molto illuminante e costruttivo. Come spesso accade in questi casi, queste discussioni diventano eccezionali occasioni per affrontare con chiarezza molti dubbi o perplessità che spesso rimangono insolute nella quotidianità. Ti chiedo quindi, alla fine di questo nostro scambio di opinioni, il permesso di poter pubblicare il nostro dibattito epistolare in un articolo su hastalapasta.org . Sarei onorato se tu vorrai fare lo stesso.

 

Attendo con ansia la tua risposta,

 

ancora devotamente, Alberto

 

 

Stimato Pirata Alberto,

 

mi trovo d’accordo con quanto scrivi, vista la brevità della mia risposta sono potuti sorgere dubbi che voglio scacciare subito.

 

A Bobby Henderson è stata comunicata la decisione di fondare la Chiesa Pastafariana Italiana, non so se le altre chiese in Russia, Germania, Grecia eccetera hanno fatto la stessa cosa. Il Profeta non si è opposto.

Io sono semplicemente il Pappa, la dicitura Supremo Capo è solo per salvare l’apparenza e dare un certo tono. Il Pappa viene eletto ogni anno democraticamente: una capoccia un voto, come sulle navi dei Pirati.

 

Chiedere l’8 per mille è una provocazione, ma se mai lo otterremo lo useremo per beneficenza perché noi vogliamo la felicità di tutti.

 

Essendo noi due Pastafariani la pensiamo allo stesso modo, poi che voi di hastalapasta aderiate o no non è importante, saremo sempre Fratelli.

Per la traduzione, devo dirti che la parola Mostro, in italiano, ha assunto una connotazione negativa, mentre in inglese ha conservato il suo aspetto di – meraviglioso, prodigioso, eccetera. Per questo ho ritenuto opportuno usare questa dicitura.

 

Siamo una religione pacifica, ma attenzione, non tolleriamo l’intolleranza. Il problema di essere eccessivamente pacifici è che si reprime troppo l’aggressività, che è una componente della personalità.

Lasciare una valvola di sfogo da utilizzare per combattere è salutare. Le nostre azioni in combattimento rispecchiano la nostra natura pacifica, non combattiamo con le armi ma con le parole e con la conoscenza.

 

Io sono contento di questo scambio di idee con te e con gli altri Pirati di Hastalapasta, hai il permesso di pubblicare tutto quello che vuoi anche se, da bravo Pirata non dovresti chiedere nessun permesso.

 

Ramen Fralli di Hastalapasta! Che lo Spaghetto Volante (mostruoso o prodigioso che sia) vi dia birra e sugo!

 

 

Fratello reverendo, la tua risposta giunge lieta. Direi che la fratellanza è sancita!

 

Ho consultato di nuovo i miei compagni di viaggio, ma ero certo che sarebbero stati d’accordo. Infatti hanno benedetto l’evento come meglio non si poteva. Quello dei due che si trovava sul nostro continente ha visitato la mia cabina giusto ieri sera, per unirsi ad un banchetto estemporaneo. Libagioni benedette quali pizza e birra hanno suggellato l’evento. Non ho chiesto al fratello d’Africa, ma sono più che certo che abbia fatto lo stesso.

 

Abbiamo anche riflettuto sui punti che hai evidenziato con la tua ultima risposta. Soprattutto su quanto dici riguardo all’intolleranza. E’ vero: se da una parte ci definiamo pirati pacifici, questo non vuol dire che dobbiamo tollerare soprusi o angherie da chi non vuole rispettare le nostre piratesche opinioni. Ogni religione ha diritto di esistere: quella giusta e confermata da inconfutabili evidenze, ovvero la nostra, così come le altre. Questo diritto va difeso, e noi siamo qui per questo.

 

Che i vostri vascelli navighino nel sugo, fratello pirata! E che la nostra fratellanza duri tanti anni quanti sono gli Amorevoli Spaghetti della Sua Amidacea Presenza!

 

Alla prossima visita,

il pirata Alberto

 

 

Sulla tassa sulla tassa sui rifiuti

Anche nella vita di un buon pirata timorato del Dio ci sono dei momenti in cui è necessario scontrarsi con la dura realtà della vita quotidiana. Non si vive di soli arrembaggi, birra e smargiassate. Siamo un popolo ospite, una minoranza, e a volte bisogna anche rispettare gli usi e costumi dell’altra gente. Non sia mai che si dica di me che sono un pirata maleducato o incivile.

 

Insomma, devo pagare una tassa sui rifiuti. Perché non siamo in mare, e non si può buttare ogni immondizia dall’oblò o facendola camminare sulla passerella.

 

Per pagare la tassa sui rifiuti devo però scontrarmi con una delle realtà più temute della deviata umanità moderna: l’ufficio postale. Questa aberrazione del genere umano è un non-luogo dove anime perdute trascinano il loro triste corpo mortale per svolgere una serie di discordanti operazioni, la cui stragrande maggioranza potrebbe essere tranquillamente svolta da casa, in un luogo più piacevole o addirittura automaticamente da delle macchine incoscienti, o non svolta del tutto. La terribile evidenza poi è la crudeltà del procedimento: per fare ogni cosa all’ufficio postale devo attendere umilmente il mio turno amalgamandomi nella massa infelice di gente già arrivata da tempo immemore, umiliata da una febbricitante attesa senza fine del proprio turno.

 

Coda all'ufficio postale
Tre miei concittadini in coda all’ufficio postale di Gussago (foto di archivio)

 

In teoria la coda alle poste dovrebbe mostrare una estrazione casuale di persone,  ma credo che non sia così. Un po’ la sofferenza del momento stesso, un po’ che forse molta gente si ritrova per sua disgrazia a frequentare questi luoghi più spesso di altre persone, e che ciò non giovi alla salute e al morale. L’impressione che si ha è sempre quella di sprofondare in un girone dantesco per espiare già in vita un qualche male commesso e dimenticato.


La gente in coda alle poste si incattivisce. Se al mercato tutti sono allegri e scherzosi, basta varcare le soglie dell’ufficio postale per precipitare nello sconforto più nero. Alcuni di questi poi hanno anche una certa età e facilmente hanno un numero di presenze in questi luoghi drammaticamente alto. Facilmente hanno anche superato la soglia del non ritorno, quella per cui il loro carattere ha subito mutazioni permanenti tali da cercare volontariamente di scaricare all’interno dell’ufficio postale una cattiveria immotivata contro dei poveri malcapitati. Tali individui, che potrei definire come i professionisti della coda all’ufficio postale, provano un gusto perverso nel passare gran parte del loro tempo in coda, ad infastidire noi poveri dilettanti. Essendo in genere ormai pensionati, possono permettersi il lusso negato ai più di scegliere l’orario di visita che più gli aggrada. Con chirurgica crudeltà andranno ovviamente a privilegiare largamente gli orari in cui la gente normale è costretta suo malgrado a frequentare l’ufficio postale, come ad esempio le pause pranzo. La descrizione manzoniana del Lazzaretto rende abbastanza bene l’idea dello spettacolo che ci si ritrova di fronte quando si è costretti a varcare i cancelli degli uffici postali in questi orari. Non paghi di aver trasformato l’attesa in un lebbrosario ed infastidito chiunque con una serie di comportamenti tali da far arrossire Edward Teach, tali individui, una volta giunto il loro turno, daranno prova di suprema padronanza del locale, impiegando tempi omerici per ogni operazione, quali cercare di recuperare un foglio in fondo alla borsa senza togliersi i guanti di pelo d’orso bianco, o cercare gli occhiali in tasca quando sono sulla testa. O, peggio ancora, lamentarsi che si stava meglio quando si stava peggio, chiedere la conversione in lire di otto centesimi di euro, o pretendere la lettura a voce alta di quelle scritte strane che compaiono un po’ ovunque sui vari bollettini. In un mondo felice e normale tutte queste operazioni potevano essere evitate, oppure fatte nel tempo perso in attesa, ma la loro perfidia li ha portati a svolgerle solamente di fronte al bancone. Perché adesso è il loro turno. Il loro momento di gloria. Hanno atteso per questo, e guai a chi gli dice qualcosa. Altro che warholliano quarto d’ora per ogni vita: qui si parla di mezzora ogni settimana.

 

Alcuni oscuri personaggi passano davanti a tutti. Sono i possessori della PrivilegioCard. Ottenere una PrivilegioCard è molto semplice: basta pagare il pizzo alle poste. È legale perché é una cosa volontaria. In cambio dei soldi che si danno alle poste, si passa davanti a tutti quelli che non hanno dato niente alle poste, come me. Praticamente tu paghi qualcosa alle poste, ed in cambio le poste rubano un po’ del tempo delle altre persone. Per chiudere il cerchio, queste persone augurano ogni sorta di malattia debilitante ai possessori di PrivilegioCard. Se poi un bel giorno tutti quanti dovessimo comprarci una bella PrivilegioCard ci accorgeremmo di dover fare la fila tutti insieme, e di essere nel contempo un po’ più poveri. E forse solo allora ci sentiremmo anche un po’ più stupidi.

 

Ma alle poste non c’è solo gente infelice senza PrivilegioCard e gente odiata che gli passa davanti. Dall’altro lato di un enorme bancone antisfondamento ci sono una serie di garruli individui intenti ad assecondare noi poveri questuanti. Questi svolgono operazioni e misurano ogni gesto e movimento con studiata precisione tale da far pensare ai più che vogliano prendere in giro la lunga fila in attesa con la loro lentezza esasperante. Si relazionano con una persona alla volta dopo averla chiamata stancamente con un numero seriale. Un tabellone dai colori aggressivi chiama senza voce il prossimo della fila, e tutte le persone in coda controllano meccanicamente il proprio numero seriale stampato su un fogliettino di carta dalla macchina vomitratrice. Quello che l’ha già guardato più volte vince, e si avvicina trionfante al bancone. Sempre che lo sventurato abbia abbandonato nel frattempo. Cosa che accade molto spesso: per mia personale statistica, ogni dieci numeri che vengono chiamati ce ne sono almeno due che non rispondono all’appello. Sono quelle persone che o sono svenute a causa della lunga attesa, o sono scappate a metà, o non ci hanno nemmeno provato, e si sono limitate ad osservare sconcertate la coda di materiale umano già accampato nella sala e la distanza tra il numero seriale appena ritirato dalla macchinetta e quello scritto ad enormi caratteri luminosi sul muro di fronte.

 

Quando è il proprio turno, può accadere che la persona abbia la fortuna di avere con sé tutte le carte necessarie al suo scopo. Allora non ci saranno intoppi, e alla fine verrà congedata senza problemi. Ma se invece qualcosa va storto, come ad esempio l’espositore dei bollettini da compilare che non ha quelli giusti, allora il povero utente è destinato a precipitare in una deviazione della curva spaziotemporale. Questo perché quando si chiede il bollettino giusto al Sacerdote Postale, o ci si rende conto dal suo sguardo maligno e compiaciuto di averne appena compilato uno sbagliato, il Ministro delle Funzioni Postali con un gesto perentorio del dito indice spedisce il reo al banco della punizione, dopo avere consegnato il bollettino corretto, estratto da un luogo che deve restare inaccessibile alla gente comune. Quindi il bollettino va compilato usando la penna dell’ufficio postale. Per aumentare il senso di umiliazione e sconforto questa penna è tenuta incatenata con un filo di spago del salame logorato dai secoli, che è sistematicamente più corto della penna stessa, per impedire a chi sta subendo la punizione di poter scrivere normalmente. La penna stessa appare alla vista e al tatto tutta ricoperta da graffi e morsi, a testimonianza delle generazioni intere di dannati che si sono trovati costretti a ricorrere a questo strumento di tortura. L’idea stessa dello spago credo serva a scoraggiare il furto della penna, ma a parer mio bisognerebbe essere dei pervertiti anche solo a pensare di voler portare via con sé un simile focolaio di microrganismi. Quando poi finalmente si è finito di compilare tutto quanto, si può cercare di reinserirsi nel continuum spaziotemporale. Ma ovviamente la fila è andata avanti, e se si vuole pretendere di venire servito violerebbe la Prima Legge Aurea dell’Ufficio Postale: serviamo uno sfortunato alla volta. Il Sacerdote Postale sembra sempre intento a farsi i cavolacci suoi, ma in realtà tiene tutto sotto controllo. Dopo un tempo che giudicherà giusto, finalmente farà in modo che il suo sguardo trovi il quello del penitente. Con un rapido cenno fa capire che potrà ritornare tra i vivi, e con un secondo cenno individua colui che già si apprestava a venire servito, facendogli capire che il suo momento non è ancora giunto.

 

Una volta ho avuto l’ardire di fare una domanda volgare e aggressiva: ho chiesto se potevo ricaricare la mia PostePay usando il mio bancomat della banca direttamente all’ufficio postale. Non credo di aver mai visto uno sguardo così schifato in vita mia. Dopo aver aggrottato le sopracciglia e avermi mostrato i canini, la ministra dello sportello mi ha fatto notare con voce cavernosa e recitando le parole alla rovescia quanto fosse stupida ed inutile la mia domanda: sono due circuiti diversi! Giovane deficiente: l’unica cosa che ha senso che tu faccia se vuoi caricare mille euro sulla tua PostePay è che frequenti per quattro volte di fila in quattro giorni un bancomat. Tiri giù i tuoi duecentocinquanta euro alla volta, ed il quinto giorno ti presenti qui con la tua mazzetta di soldi, e noi carichiamo novecentonovantanove euro sul tuo pezzo di plastica. E un euro ce lo teniamo noi, per fare in modo che il tuo numero risulti un po’ più satanico. Oppure estingui il tuo conto nella tua stupida banca e apri un conto BancoPosta qui da noi, per provare l’ebbrezza di una coda all’ufficio postale molto più di frequente. Ho capito.

 

Perché scrivo tutto questo? Perché giusto ieri ho avuto l’ardire di vedere se si poteva evitare tutta questa sofferenza. Magari facendo una cosa moderna, come pagare il mio bollettino della tassa sui rifiuti con Internet. Chi lo sa. Pensa un po’, pare che si possa. Il sito è questo qui:

 

bollettino.poste.it

 

Anche semplice come nome. Chiede l’utente e la password. Misteriosamente sono già compilate, e non devo andare a cercarmele chissà dove. Un buon segno. Quindi una pagina mi fa due domande facili e poi mi mostra un bollettino digitale, ma fatto uguale a quello di carta. E un po’ più rosso.

 

Il bollettino postale online. A parte i colori accattivanti, assomiglia molto al suo nonno cartaceo

Prendo il cartaceo e copio tutti i numerini nei vari campi. Schiaccio CONTINUA e avviene la magia: una serie di altri campi vanno a riempirsi con il nome dell’ufficio del mio comune che sarà più contento di tutti nel vedere che sto pagando in tempo la mia imposta.

 

Ovviamente non va tutto bene. O meglio, non può andare tutto bene: sicuramente devo aspettarmi che dietro l’angolo si annidi la fregatura, o il problema bloccante. E infatti è celato in un innocuo menù a tendina, con il valore preimpostato di carta PostePay. Non ho una PostePay. O meglio, ce l’ho, ma ha sopra meno di un euro, e per ricaricarla dovrei spendere un euro di soldi e minimo mezz’ora del mio tempo nel sopra menzionato ufficio postale. Non ha molto senso voler usare una PostePay per pagare un bollettino online, ma dover andare alle poste per ricaricarla. Cambio quindi il valore in quello a me più congeniale, ovvero Carta di Credito Mastercard.

 

La pagina con il mio carrello della spesa sul sito delle poste italiane.

Ed ecco il fattaccio: il valore della commissione mi cambia da uno a due euro. Bene. Grazie. Proprio il modo migliore per invogliarmi a non intasare i vostri uffici e far perdere del tempo ai vostri funzionari. Invece di farmi pagare di meno, mi fate pagare di più. Della serie: il bollettino lo devo pagare per forza. Voglio rimanere padrone del mio tempo e non fare la coda nei loro uffici? Benissimo. Però li pago. Di più. Per avere indietro il mio tempo. Voglio pagare di meno perché ho poca considerazione del mio tempo libero, oppure sono un povero disoccupato o pensionato che non ha niente di meglio da fare che passare il tempo in coda da loro? Allora siamo tutti d’accordo: tutti gli uffici postali d’Italia non aspettano altro che me, e saranno felicissimi che io faccia perdere tempo al loro personale scocciato, che consumi l’inchiostro della loro penna millenaria, che sprechi la carta con i miei errori di compilazione, che usuri le loro sedie con la mia mania di non voler stare in piedi per più di mezz’ora.

 

Qui finisce la mia storia. Avrei preferito finirla con l’avvenuto pagamento, ma anche se ho accettato il balzello di due euro, mi sono poi miseramente arenato di fronte alla terza domanda di supersicurezza della mia carta di credito, a cui proprio non ho saputo rispondere. Anzi: credo di aver fatto saltare tutto il sistema informatico bancario, perché dopo il millesimo tentativo di azzeccare la password e il conseguente cambiamento della stessa nel sito della banca, è uscito il messaggio che c’erano problemi tecnici, e che il sistema non funzionava correttamente. Ho come l’impressione domani in pausa pranzo dovrò farmi un po’ di coda. Devo decidere se il posta o in banca.

 

Grazie, ci si vede alle poste.

Vittoria nella categoria pastafariana alla Nairobi Marathon 2012!

Alle 6 della notte mi suona la sveglia. Ha piovuto tutta la notte e fuori fa pure freddo. Sarò anche in Africa ma a Nairobi di sole africano neanche l’ombra stamattina. Mi vesto a strati: mutande, calzoncini e pantaloni della tuta sotto. Canottiera, maglietta, felpa e kway sopra. Immancabile la cuffia. Le mie borse sotto gli occhi raccontano cosa significhi avere degli obblighi coniugali da assolvere ed avere due figli. Alle 6.30 ho appuntamento con il boda-boda (moto taxi) per andare allo stadio ma chiaramente mi tira pacco. Prendo un taxi e il taxista mi racconta la sua serata alcolica della sera precedente. Arrivo allo stadio e son mezzo ciucco per la fiatella del taxista, son già stufo, ho le gambe indolenzite e vorrei tornare sotto le coperte.

 

Io alle 6.30 del mattino!

 

Mi svesto e mi metto in fila con altre 8000 persone per partire per la mezza maratona. La partenza è sempre un problema nelle maratone kenyane. Nel senso che davanti a tutti ci stanno gli atleti veri che competono per la vittoria finale seguiti dai più panzoni, dai rugbisti e da un sacco di indiani che manco in centro a Mumbai ne trovi cosi tanti alle 7 di mattina.


 

Gli altri 7999 alla partenza

 

Quando inizia la corsa in realtà si cammina per almeno 1 Km. Nei primi 6 Km si continua a superare gente poi la gara si stabilizza. Ci son i kenyani panzuti che corrono ai 100 all’ora per 1 Km e poi iniziano ad arrancare con la lingua che fa attrito con l’asfalto. Poi ci sono gli indiani che parton sempre per primi e che inizian a camminare dopo 3 Km. Superarli non è facile sia perché son sempre in ingombranti gruppetti famigliari di 45 persone sia perché l’odore delle spezie che si portano in giro come corredo genetico sconsiglierebbe anche solo di avvicinarsi. Verso i 5 Km si può recuperare per strada anche qualche bianco sovrappeso o fuori allenamento che non pensava che 5 Km potessero essere cosi lunghi. Gli unici che mi superano son kenyani che dovevano partecipare alla gare elite ma che son arrivati tardi e cercano, senza alcuna speranza, di riportarsi sui primi. I personaggi folkloristici non mancano: il rastafariano che corre bevendo la Redbull, la ragazzina con i collant, un tipo con una cuffia – copricapo alquanto strana di lana pesantissimo che gli arriva fino a metà schiena, ecc…
Il mio obiettivo oggi è quello di divulgare la sugosa novella pastafariana lungo i 21,30 Km della mezza maratona di Nairobi. Per fare questo ho deciso d’indossare la new edition delle maglie pastafariane con pesce pirata davanti e la scritta 100% pastafariano dietro. Le maglie son in vendita a prezzo modico su ordinazione, contattateci! In testa invece indosso uno scolapasta, utilissimo grazie ai suoi fori per far traspirare la testa eliminando il sudore superfluo. Peraltro quando mi buttavo dell’acqua in testa lo scolapasta provvedeva a far arrivare l’acqua in tutte le aree della mia testa. Con lo stesso copricapo ho peraltro scolato la pasta a pranzo. Quindi il mio copricapo religioso è stato anche estremamente utile.

 

Il fissaggio dello scolapasta

 

 Correndo verso la vittoria

 

L’altro obiettivo dichiarato era l’arrivare correndo sull’arrivo e cercare di raggiungere il podio nella categoria “pastafariana”, introdotta da quest’anno nella Nairobi Marathon. La concorrenza è stata fortissima, una competizione vera. C’eran frotte di pirati pastafariani che arrivavano da ogni dove armati di coltelli e bandane, ho deciso di fare una gara di testa ma non è stato facile. Un aneddoto divertente è stato quando un filibustiere kenyano con una benda sull’occhio è entrato in gara al Km 10. Gli ho chiesto: “Ma tu partecipi alla mezza maratona?”. Risposta: “Si ma son arrivato in ritardo e inizio ora”. Lui mi ha dato parecchio filo da torcere ma sua spaghettosità mi ha sospinto con le sue pappardellose appendici facendomi andare oltre i miei limiti. Ebbene si alla fine ho vinto la gara pastafariana e anche le immagini possono certificare che son stato premiato ricevendo una medaglia d’oro.  Ringrazio la sezione Pastafariana gussaghese che ha creduto in me e dedico a loro questa medaglia d’oro.

Premiazione con medaglia d’oro e ragazza immagine

 

Interviste di rito con bibita dello sponsor

 

Giovani e sorridenti pulzelle, aspiranti pastafariane, s’intrattengono con il vincitore

 

Il mio orologio supersonico mi ha detto che ho consumato 2564 calorie, praticamente ieri ho vissuto da malnutrito. Ho quindi passato il pomeriggio a recuperare energie e a ringraziare il Flying Spaghetti Monster bevendo il suo sacro nettare.

Il post gara (foto d’archivio)

 

Pare che una collaborazione tra Karibu Afrika e Pastafariani gussaghesi sia possibile per l’organizzazione di un viaggio con la partecipazione di un gruppo di persone alla prossima maratona di Nairobi 2013. Appena avremo informazioni in merito vi manderemo un messaggio in una bottiglia sperando che vi arrivi.

Ricette Pastafariane.. o forse no

Lavorando in un istituto alberghiero, sono continuamente a contatto con cuochi indaffarati e creativi, che si danno un gran da fare a perpetrare i segreti della buona cucina e perchè no, a volte ad inventarne degli altri, spinti dal più sano spirito di innovazione, che in quel campo come in tanti altri, può decisamente far la differenza! Col passare degli anni, mi sono reso conto in prima persona (anche se quanto dirò è abbastanza ovvio) che è sempre più difficile stare al passo con la concorrenza, e le idee non finiscono mai di stupire! Direi, che dopo aver letto questo articolo ripreso dal blog “risposte cristiane”,  converrete anche voi che la mia decisione di evitare il dolce quando sono a cena da amici cristiani, è del tutto giustificata. Vedere un crocifisso appeso sopra la porta della cucina di un ristorante, da questo momento mi fa un certo effetto… Arrrgghhh

http://rispostecristiane.blogspot.it/2012/10/una-ricetta-per-amore-di-gesu.html

christian recipes for dummies

Il colonialismo della Chiesa cattolica belga

Buongiorno a tutti,

 

per chi si fosse perso le puntate precedenti siam in Rwanda e Burundi, anno diciamo 1919. Il Belgio inizia a governare questi due piccoli ed inutili Paesi Africani. Il Belgio possedeva solo un’altra colonia, il Congo belga, grande peraltro 80 volte il Belgio stesso. Una commissione ufficiale del governo belga nel 1919 disse, con un certo orgoglio, che da quando Stanley aveva gettato le basi per lo stato del Congo (1885) la popolazione era dimezzata. In Rwanda e Burundi accadrà più o meno lo stesso…

 

Il tipo di colonizzazione che si svilupperà in questi Paesi avrà un impronta  fortemente cattolica, la chiesa più ancora del governo belga sarà responsabile dell’amministrazione del Paese. Nel 1925 l’amministrazione belga, ispirata al principio del divide et impera, intraprende la modernizzazione delle strutture gerarchiche rwandesi. Semplificando alcuni rapporti di potere che sembravano loro inutilmente complicati (i Tutsi sono una razza di capi. Perché dunque dovrebbero esserci capi Hutu, dal momento che la loro razza li predispone a essere comandati?), i responsabili belgi scuoteranno profondamente i delicati equilibri della società rwandese. Da ora in poi, i capi Hutu saranno progressivamente destituiti. Nel 1930 si firma l’accordo tra la Chiesa e il Belgio con il quale la Chiesa acquisisce piena responsabilità scolastica; furono chiuse le scuole statali. La Chiesa mise una prova d’ingresso per l’entrata nelle scuole, una cosa semplice: si doveva essere Tutsi, gli unici a cui potevano andare i posti rilevanti dell’amministrazione (belga). Con la scuola si “etnicizzarono” le élite locali. Nel 1931 in Rwanda il mwami Yuhi V è deposto dai belgi, in seguito alle pressioni del vicario apostolico Monsignor Classe ed è sostituito al trono dal suo catecumenico figliolo Rudahigwa (che regnerà sotto il nome di Mutara III). Da questo momento la Chiesa avrà il predominio anche sulle scelte del governo belga.

Nello stesso anno ci sarà l’introduzione della cosiddetta “carta d’identità etnica”, forse una delle 10 cose più stupide inventate dall’uomo negli ultimi due secoli. In maniera assolutamente inequivocabile e scientifica si distinguono gli Hutu dai Tutsi:


Hai almeno 10 mucche? Tutsi.

Hai il naso largo? Hutu.

Vai a scuola? Tutsi.

Tette grosse e sedere rotondo? Hutu.

Sei ricco? Tutsi.

Tuo padre e’ Hutu? Hutu.

 

L’etnia sarà inventata e istituzionalizzata, Rwanda e Burundi furono ufficialmente etnicizzati nel 1931. Si assisterà peraltro a due fenomeni divertenti: la dehutuizzazione e la detutsizazzione… termini inventati che rappresentano la facile mobilità sociale da un etnia all’altra.

 

Forse giusto fare un flash-forward (un flash back al contrario per i profani)… nel 1994 durante il più famoso dei genocidi rwandesi ai posti di blocco veniva chiesto di mostrare la carta d’identità. Hutu? Salvo. Tutsi? Morto. Misto? Nel dubbio, morto.

 

Nel 1943 si assiste ad un importante svolta: c’è il battesimo del mwami Mutara III e dei suoi capi e sottocapi, tre anni dopo il Paese è consacrato a Cristo Re.

 

Tutto sembra molto tranquillo con i belgi che istruiscono il 10% del Paese e tengono in scacco il restante 90%. Poi succede qualcosa: io mi immagino un prete, un amministratore e un commerciante belgi seduti a tavola ciucchi di birre trappiste e con un gruppo di “Olgettine negrette” a far loro compagnia. Il prete dice all’amministratore: “Cristo, ma lo sai che da qualche mese il tasso di crescita dei cattolici è diminuito?”. L’amministratore: “Ti credo vi ostinate a volere solo Tutsi. Dovremmo cambiare la tendenza”. Il commerciante: “E’ tutta una questione di marketing, dobbiamo convertire tutti gli Hutu, dobbiamo sostenere gli Hutu”. Detto e fatto. Le autorità del Belgio che si erano sempre appoggiate all’aristocrazia Tutsi per amministrare il Paese operano un’inversione di tendenza (direi un’inversione a U): d’ora in poi l’autorità belga sosterrà la “rivoluzione sociale” degli intellettuali Hutu (che reputano più facilmente manovrabili) contro le élites Tutsi.

 

In Rwanda nel 1957 viene pubblicato un documento di dodici pagine dal titolo “Note sull’aspetto sociale del problema razziale indigeno nel Rwanda”, più semplicemente il Manifesto dei Bahutu”. Questo manifesto, redatto dagli “evoluti” Hutu con l’aiuto dei Padri Bianchi, dimostra fino a che punto le élites Hutu, nella loro contemplazione dei problemi socio-politici del Rwanda, abbiano integrato gli schemi razziali importati dagli europei. I Tutsi sono presentati come individui di “razza” diversa. Il PARMEHUTU, il partito di Grégoire Kayibanda, firmatario di questo manifesto e futuro Presidente della Repubblica, spiegherà poi che i Tutsi che lo avessero desiderato sarebbero potuti rimanere in Rwanda, ma senza avere più diritti degli altri stranieri. Verrà sviluppata la teoria del “colonialismo a due fasi”. La prima sarebbe quella dei Tutsi sugli Hutu e la seconda sarebbe quella dei belgi sui rwandesi in generale. Nel testo si comprende bene come la seconda fase del colonialismo abbia in realtà salvato il paese. “Senza gli Europei noi saremmo stati condannati ad uno sfruttamento disumano e, tra i due mali bisogna scegliere il minore”, cioè il colonialismo europeo, “un colonialismo progressista e buono rispetto alla supremazia razziale dei nilotici (i Tutsi)”.

 

In continuità con il Manifesto dei Bahutu c’è lettera di Quaresima del 1959 di Monsignor Perraudin (successore di Monsignor Classe): “…Constatiamo, in primo luogo, che realmente esistono in Rwanda diverse razze abbastanza nettamente caratterizzate (…) Nel nostro Rwanda, le differenze e le diseguaglianze sociali sono, per la maggior parte dei casi, legate alle differenze di razza”. Tra il 1957 e il 1961 si ha la rivoluzione sociale e politica rwandese sostenuta dalla Chiesa. Nel novembre 1959 inizia la cacciata di migliaia di Tutsi. Il regime al potere subì una fine rapida e violenta, morirono 10.000 Tutsi e 170.000 “scelsero” l’esilio. Saranno queste le prime prove di genocidio in Rwanda.

 

 Piedone L’africano

 

PS. C’è un interessante dato che mi piace citare, ossia il numero di burundesi convertiti al cattolicesimo: nel 1910 sono solo 1.000, nel 1922 sono 15.000, nel 1937 sono 250.000, nel 1947 sono 550.000, nel 1968 sono 1.800.000, nel 1976 sono 2.300.000, nel 1986 sono 2.800.000, nel 2004 sono 4.400.000…un gran bel lavoro di evangelizzazione non c’è che dire.

Tiramisù pastafarian-piratesco all’ananas

Alcune parole, poi la ricetta

Antica tradizione piratesca è quella dell’ospitalità: quando si invita non si chiede niente, e se l’ospite insiste gli si propone la componente alcolica o il dolce. Quando si viene invitati si insiste per la classica ‘bussata coi piedi’: non sia mai che un pirata varca la soglia dell’abitazione di un compagno di scorribande per un invito, senza che le mani siano colme di libagioni!

Questa la premessa. Insomma: io e la mia amata veniamo invitati a cena da una coppia di amici. Già al telefono mi propongo per una ricetta nuova di cui mi ha parlato con grande entusiasmo un’altra coppia di amici. Lei come artefice, lui come consumatore. Sto parlando del classico tiramisù all’ananas.


Ricetta che non ho mai avuto il piacere né di fare né di mangiare. Ma proviamo.

Non volevo però disturbare colei che mi ha portato al’attenzione la ricetta: ha avuto una bimba ieri, e facilmente avrà altro da fare che non dettarmi una ricetta al telefono. Ebbene sì: anche noi rozzi bucanieri non siamo immuni da rare delicatezze. Gliela chiederò domani, in ogni caso: passeremo a trovarla, lei e a bimba.

E allora si va nell’oceano internettiano e si seguono le istruzioni. Supermercato per il mascarpone, la panna, l’ananas e la birra (l’ultima non è per la ricetta, è per l’ispirazione del cuoco). Il resto degli ingredienti è già in cambusa che aspetta il suo destino. Rompi, sbatti, mescola, stratifica e disponi. Ed ecco! Appare Colui Che Tutto Dispone Con Spaghettosa Asimmetria! La mia mano, che d’ora in poi non potrò più lavare se non nella birra benedetta, è stata inconsapevolmente guidata nella disposizione dell’ultimo strato di ananas verso l’ennesima dimostrazione della Sua Divina Esistenza!

Grande il mio stupore, ma conoscendo la nota abitudine del Signore del Carboidrato ad apparire nei momenti più impensabili, porto sempre con me una macchina fotografica carica. E con questa ho immortalato la Sacra Apparizione, affinché l’apparizione non serva solo a me, già devoto seguace, ma anche a tutti quelli che ancora hanno bisogno di vedere per credere. Qui di seguito la ricetta, perché anche voi possiate fare questo in memoria di Lui.

Ingredienti!

1) Uno scatolotto di mascarpone, di quelli da mezzo chilo.

2) Un bel po’ di ananas a fette sciroppato. Magari anche più di una latta.

3) Uova. Facciamo cinque.

4) Zucchero di canna, che è più salutare di quell’altro che viene sbiancato con il dentifricio avanzato nei tubetti che buttate nella spazzatura. Non è che siccome siamo pirati dobbiamo per forza farci del male ogni volta. Dai.

5) I noti biscotti usati per il tiramisù che non si dovrebbe dire la marca ma che di fatto si chiamano così perché li fa solo una marca, di cui sono anche il diminutivo. Se non l’avete ancora capito copiate questa roba bianca compresa qui di seguito tra i due trattini

Pavesini! Ci voleva tanto!?

e incollatela da un’altra parte, tipo nel blocco note del vostro computer. Apparirà magicamente il nome del prodotto, come quando si usa l’inchiostro simpatico per le mappe del tesoro.

6) Panna liquida. Non dico quanta ne serve, perché in ogni caso verrà buttata via tutta, visto che immancabilmente sbattendola si autoscompone in una cosa viscida e sbavosa, totalmente inservibile. Se siete più astuti di me, potreste anche pensare di fare direttamente a meno di prenderla.

Procedimento!

Prendiamo dall’antello il robot col braccio che monta. Dobbiamo montarci la panna e i tuorli delle uova, quindi iniziamo dalla panna, visto che è bianca ed è più facile che sia lei a sporcarsi di tuorlo che non i tuorli a sporcarsi di panna. Vai con la frullata! Distraiamoci un attimo ed iniziamo a rompere un paio di uova, facendo attenzione a separare i tuorli dagli albumi. Dopo due uova ci giriamo per accorgerci che la panna, da cosa liquida e di aspetto decoroso che era, si è duplicata in una serie di grumetti bianchicci e in un liquido di brutto aspetto. Ecco: è da buttare. Cerchiamo di buttare tutto nel lavandino, ma questa Cosa ha già via propria e non vuole andarci, nel buco del lavandino. Preferisce propagarsi sui fornelli e sul piano di lavoro, o più semplicemente ignorare la forza di gravità e rimanere aggrappata al contenitore o risalire la propria mano esasperata, per cercare di infilarsi sotto la maglietta. Se proviamo ad usare una spugna, questa diventerà rapidamente complice della Cosa, e propagherà minuscole colonie di Cosa in tutti i posti in cui cercherò di usarla.

Dopo una strenua battaglia a colpi di rotoloni di carta, si riesce a spostare le ambizioni espansionistiche della Cosa verso il cestino dello sporco. Riconquistando la fiducia della spugna, ormai liberata, riusciamo a riprendere il controllo della cucina.

Ci si chiede a questo punto come si può rimpiazzare la panna nella ricetta. Andiamo al mercato a prendere una sola altra confezione di panna liquida? No dai. Ma ci viene in mente che avevamo giusto da parte gli albumi delle uova, perché il bravo cuoco pirata delle uova butta via solo i gusci. E a volte nemmeno quelli. Chissà. Riprendiamo la ricetta.

Finiamo di separare i bianchi dai rossi. Poi facciamo coi bianchi quello che abbiamo tentato di fare prima con la panna mutante. Stavolta non succede niente di imprevisto: gli albumi da opachi traslucidi diventano bianchi e spumosi. Bello: questa variazione mi affascina sempre, quando non cerca di uccidermi.

Spostiamo la spumosità in un altro posto, diamo una pulita sommaria al contenitore del robot e ci mettiamo i tuorli con un po’ di zucchero di canna, tipo cinque o sei cucchiai. E via a mescolare di nuovo. E dopo un po’ ci buttiamo dentro il mascarpone, un po’ alla volta. Qui non aumenta di volume, ma diventa bello cremoso, di un giallo tenue anche invitante. Potete anche assaggiarlo, se volete, così magari vi regolate con lo zucchero. Se invece provate ad assaggiare gli albumi montati, potrete apprezzare il sapore più inutile della cucina, insieme ad una consistenza decisamente fastidiosa. D’altra parte, non ha nemmeno molto senso assaggiare un composto che composto non è, dato che è fatto solo di un ingrediente. Meglio assaggiare la crema giallina fatta di tuorli e mascarpone, che dovrebbe avere un sapore più decente. Se non è così, credo sia meglio che la buttiate e ne facciate un’altra da capo.

Quando la crema di mascarpone è bella omogenea, tiratela fuori dal contenitore del robot e mettetela in una bella ciotola capiente. Poi un po’ alla volta ci buttate sopra a palettate un po’ di albumi montati, mescolando con la celebre e misteriosa mossa “dalll’alto verso il basso”. Ovvero prendendo palettate di crema gialla e buttandola delicatamente sopra alla roba spumosa bianca. E poi mescolando. E via così finché non ci sono più una spuma bianca e una crea giallina, ma solamente una crema, di un giallo ancora più chiaro.

Finalmente possiamo impossessarci del barattolo di ananas. Evitiamo magari di appoggiarlo sul piano di lavoro: considerate che queste latte, data la loro leggendaria impermeabilità a tutto e tutti, spesso e volentieri prima di arrivare nella vostra cambusa stanno in posti non dei più puliti. Quindi meglio tenerle lontane da tutto il resto. L’avete appoggiato già appoggiato nella crema?  Pazienza.

Aprite il nefasto barattolo. Non buttare via lo sciroppo che ci serve. Mettete lo sciroppo da una parte e le fette da un’altra, o lasciatele nel barattolo.

Vai ora con i biscotti Pavesini. Li passiamo al volo nello sciroppo dell’ananas e via nel contenitore che abbiamo scelto per presentare il nostro tiramisù. Li disponiamo in modo da coprire la maggior superficie possibile.

Poi un bello strato di ananas, fatto a pezzettini piccoli. Quindi vai con la malta gialla che abbiamo fatto prima.

E ancora: biscotti, ananas a pezzettini e crema gialla. Ad libitum, o almeno finché uno dei tre ingredienti non viene a mancare, o il tiramisù non raggiunge altezze inquietanti. Ricordatevi solo di tenere un po’ di fette di ananas per la decorazione superficiale, altrimenti i vostri commensali non avrebbero indizi per capire che quello che hanno di fronte è un tiramisù all’ananas e non una pirofila piena di una sostanza semisolida gialla.

E a questo punto, se avete fatto tutto come si deve, anche voi avrete composto la Sua Mirabile Immagine sulla superficie del dolce! Passate nella pellicola il contenitore e infilatelo in frigo per qualche ora, a benedire con la Sua Meravigliosa Presenza gli altri ingredienti.

Gustate freddo.

La regola della terza C

Le puntate precedenti ci hanno insegnato il significato di etnie in Rwanda e come la chiesa cattolica abbia costruito e modellato a livello teorico e nel tempo il concetto di razza camita a suo uso e consumo. Oggi vedremo invece come i colonizzatori entrano in Rwanda. Oggi parliamo dei crucchi.

Rwanda-e-BurundiFoto piratata da qui

I colonizzatori sono stati scarsamente interessati al Rwanda e al gemello Burundi per la loro posizione al centro dell’Africa e per il sottosuolo povero. Rwanda e Burundi vissero, fino a metà 1800, ignorando l’esistenza di altre razze di colore diverso. Non furono toccati dal dramma dello schiavismo e della deportazione in America. Solo nel 1858 ci fu il passaggio dei primi esploratori: Burton e Speke.


Nel 1871 poi, sulle rive del Lago Tanganyika, l’esploratore Stanley vede un vecchio bianco. Lo saluta. “Doctor Livingstone, I presume?”. “Yes” risponde il vecchio con un sorriso amabile, sollevando un poco il cappello. Vanno a fare un giro in barca, e si bevono il te delle 5 sulle rive burundesi del lago.

Stanley e Livingstone

Stanley e Livingstone, The Illustrated London News, 1872 (grazie Wiki)

Nel 1875 malgrado i commercianti arabi avessero provato a dissuaderlo, Stanley tenta una incursione in Rwanda. Lo accolgono con le frecce, e batte in ritirata. I primi quattro missionari dei Padri Bianchi entrano in Burundi nel 1879.

Il 1985 è un anno importante perché si svolge la Conferenza di Berlino, le potenze europee si ritrovarono con i loro capi di stato, esploratori, geografi e missionari per spartirsi la “torta africana”… per la cronaca nessun africano partecipò alla conferenza. L’Inghilterra, la Francia e Leopoldo II (re del Belgio) divennero proprietari della maggior parte dell’Africa. Germania, Portogallo, Spagna e Italia tapparono i buchi. Uno di questi buchi erano il Rwanda e il Burundi che furono affidati alla Germania di Bismark.

Un certo Barman (un nome un programma), dottore austriaco, risalì il fiume del Burundi Nilo-Kager, vera prima sorgente del grande Nilo e fu il primo ad attraversare il Burundi. Il 26 novembre 1885 un decreto imperiale tedesco dichiarò proprietà del Reich “tutte le terre non abitate dagli autoctoni”… La cosa divertente è che nessun autoctono ne seppe niente e cosa ancor più divertente è che in Rwanda e Burundi mica sapevano cosa volesse dire la parola autoctono! Il dominio coloniale che viene loro imposto era tardivo ed arrivava in una società intatta che non aveva mai visto, se non di rado, il passaggio di esploratori, missionari bianchi o commercianti. Anche i tedeschi non si interessarono troppo del loro possedimento coloniale: i primi europei visitarono il paese tra il 1892 e il 1894. Il momento più memorabile del colonialismo tedesco in Rwanda si ebbe quando il conte Von Gotzen presentò uno spettacolo di tiro con la carabina alla corte del mwami Kigeri IV Rwabugiri; un successo assicurato. Dal 1895 e un po’ contro voglia i tedeschi cominciano lentamente a insediarsi in Rwanda e in Burundi. Nel 1899 Yuhi V riconosce il protettorato tedesco.

Il conte Gustav Adolf von Götzen con baffi e patacche (grazie di nuovo, Wiki)

La colonizzazione in Africa generalmente sarà resa possibile grazie allo studio a tavolino della cosiddetta “regola della terza C” (si ricorda peraltro anche un telefilm):

La prima C sta per CRISTIANI: se un missionario europeo arrivava da così lontano per cercare di redimere degli africani qualcosa alla base ci doveva essere. Perché gli africani non sono andati in Europa? Da ciò si evince che sicuramente la religione europea era notevolmente migliore e per questo gli africani non poterono che accettarla. Viene fatta tabula rasa di tutte le tradizioni, se il dio dell’europeo è migliore anche l’europeo è meglio dell’africano. Il metodo dei missionari seguì il teorema di “africano = bambino = sacco vuoto da riempire”, prima però il sacco era stato svuotato per bene! L’africano non sapeva niente, non pensava a niente per cui doveva ragionare come il missionario altrimenti sarebbe finito all’inferno.

La seconda C sta per COMMERCIO: ogni missionario tornava a casa, incontrava gli amici e portava con se in Africa almeno una persona, un uomo d’affari diciamo, così che potesse gestire meglio i commerci. Quando hai già accettato la mia religione a quel punto per forza ti devi rendere conto di come sono più elegante rispetto a te, quanto sono più profumato di te? Una persona viene a battezzarsi e tu gli regali una maglia nuova, il giorno dopo qualcun altro arriverà per il battesimo finché avere la maglia non sarà una necessità. Il missionario capisce che pensare alla religione e ai business è dura per cui torna un’altra volta a casa e porta con se la terza C.

La terza C sta per COLONIZZATORI o amministratori: queste persone saranno incaricate di amministrare tutta la macchina colonizzatrice e di coordinare il lavoro dei missionari e dei commercianti.

Il 1906 è un anno importante per Rwanda e Burundi perché mercato, religione e amministrazione saranno effettivamente tutti nelle mani della Chiesa e dei suoi collaboratori. I problemi però rimangono e gli autoctoni non si vogliono proprio convertire al cattolicesimo (nel 1910 in Burundi solo 1.000 persone si sono convertite). Finita la seconda guerra mondiale nel 1919 il mandato per il Rwanda-Burundi è affidato al Belgio che s’interesserà in maniera più forte e decisa ai due Paesi.

Alla prossima

Piedone l’Africano