Era meglio quando i computer erano stupidi

Un computer talmente vecchio che il suo informatico indossava ancora giacca e cravatta

Non voglio fare il vecchio nostalgico, ma credo fortemente in quello che ho scritto nel titolo.

Una volta i computer erano enormi, lenti e molto stupidi. Facevano poche cose: alcune inutili, tipo fare le somme. Altre importantissime, come aiutare gli inglesi e i loro alleati a vincere la guerra contro i nazisti. Certo, il computer non essere assolutamente intelligente: era solo programmato molto bene dal signor Alan Turing e dalla sua squadra.

Quando siamo andati sulla luna erano ancora molto stupidi e costosi ma alcuni erano più piccoli. Uno è pure andato sulla luna, o qualcosa del genere, e ne consegue che non pesava come una locomotiva. Comunque non ci fidavamo troppo di loro e a fare i calcoli erano ancora dei cervelli umani sopraffini, pur con tutte le loro tare biologiche.

Poi i computer sono diventati meno costosi, ma sempre molto stupidi. Se non altro hanno iniziato a fare cose molto comode anche per la nostra quotidianità e all’apparenza pure un po’ intelligenti, tipo farci diventare matti con gli enigmi pirateschi di Monkey Island.

Dire che un computer era uno stupido molto veloce ci faceva sentire intelligenti, un po’ come poteva dire un patrizio dell’antica Roma rivolto ai suoi nuovi schiavi arrivati freschi dall’ultima campagna di civilizzazione imperiale.

Al giorno d’oggi molti di noi continuano a pensare che i computer siano ancora stupidi, e per molti intendo più o meno tutti quanti tranne quei signori che li hanno programmati per non essere tali, ma mi viene da scrivere che non è così. Ci fa comodo pensarlo, perché va d’accordo col fatto che siano al nostro servizio, e che gli facciamo fare quello che vogliamo senza che chiedano niente in cambio. I social network sono tutti gratis, giusto? Quindi sono i nostri schiavi moderni. Purtroppo è vero proprio il contrario: gli stupidi siamo noi, e siamo pure i loro schiavi perché sono loro a farci fare quello che voglionoe pure gratuitamente. Strano vero?

Perché succede questo? Principalmente perché chi programma i computer non sono mai persone che lo fanno con fini umanitari, ma nemmeno sociali o scientifici. Voglio dire: dietro tre dei principali social network mondiali non c’è questo signore qui

e neanche questa signora qui

o questa qui

ma questo tizio qui

(non quello che sembra un facocero con la parrucca, l’altro)

E’ vestito bene, a differenza dell’altro è pure pettinato bene e ha quell’aria del ragazzo bravo ed educato, ma sappiamo bene tutti che tipo che è, e soprattutto con che la cura maneggia tutte le informazioni su di noi che gli regaliamo con una fiducia che viene sistematicamente tradita. Non passa anno in cui non debba scusarsi di qualche porcheria che ha fatto sapendo di farla a danno nostro e del pianeta (una riguarda proprio l’altro tizio nella foto qui sopra). Crediamo ancora che sia un benefattore? A mio parere gli unici che hanno diritto di crederlo sono i suoi azionisti e chi è pagato per gestire il suo conto in banca.

Il problema è questo: noi non ci siamo accorti, ma i computer sono diventati molto intelligenti. E non dico veloci: dico proprio intelligenti, di quella intelligenza che viene definita artificiale. Non è nemmeno quel di quel tipo di intelligenza spocchiosa dei politici di sinistra che ci fanno sentire stupidi e quindi venir voglia di cambiare canale alla televisione. E’ più quella manipolativa dei politici di destra, che ci appaiono come dei sempliciotti magari un po’ rozzi ma che quando parlano sembrano un po’ gli ubriachi che urlano al bar in piazza, così ci sentiamo intelligenti almeno come loro, e possibilmente autorizzati a comportarci allo stesso modo. Poi va a finire che lo prendiamo in quel posto, o perché erano stupidi davvero o perché ci hanno ingannati e facevano solo finta. Non so cosa sia peggio, perché si è visto di tutto in questi anni, tra idioti e bugiardi. Sempre il tipo lì sopra col parrucchino: è un bugiardo patologico, ma per me le spara talmente grosse che per me è più un idiota. Siamo stati fortunati ad essercene liberati dopo solo quattro anni, anche se non senza rischi. Nel millennio scorso però ce ne era un altro che stupido non lo era affatto: ha inventato la propaganda moderna e grazie anche ad una certa aria da cane arrabbiato e a dei ridicoli baffetti ha fatto sentire intelligente come lui una intera nazione. Purtroppo questa nazione non era il Lichtenstein ma la Germania, e sappiamo tutti come è andata a finire. E a dire la verità non è ancora finita, e questo grazie soprattutto al tizio della foto sopra, quello pettinato bene che si scusa sempre.

Perché scrivo tutto questo? Perché sono convinto che se Baffetto ha vinto le elezioni e da quel momento è stato amato dalla quasi totalità delle persone a cui ha impedito di votare di nuovo fino alla sua morte, questo non significa che tutti i tedeschi fossero nazisti dalla nascita e quindi predisposti a seguire incondizionatamente il primo personaggio che avesse proposto di bruciare i libri come pure le persone meno alte e bionde di loro. Credo invece che noi esseri umani siamo fiduciosi per natura e tendiamo a farci inbrogliare con grande facilità se ci prendono nel modo giusto.

Siamo abituati a pensare che quello che è successo in Germania nel secolo scorso sia una irripetibile condizione di delirio collettivo, ma sta succedendo continuamente ai giorni nostri. L’unica differenza è che a manovrare le teste di una nazione intera non c’è la limpida volontà di poche menti perverse, ma una serie di computer programmati per assecondare ogni forma della nostra stupidità con l’obiettivo di farci sentire intelligenti ed importanti. Per fare questo nel modo migliore possibile l’unica cosa fa fare è profilarci, ovvero raccogliere uttto quello che si può si di noi. E viene da pensare: che c’è di male se anche sanno alcune cose di me, se è per venirmi incontro meglio? C’è di male che tutto quello che ci viene detto deriva da tutto quello che sanno di noi ed è fatto per solleticare la nostra autostima, di modo che non spegniamo il telefono per fare altro, ma continuiamo a starci attaccati, drogati da questa forma di onanismo virtuale. Se ogni tanto molliamo il telefono perché i nostri cromosomi di scimmioni necessitano ancora di riposo periodico o forse perché siamo ancora costretti a svolgere attività esterne al telefono, ecco che tutti i nostri social fanno a gara a riconquistare la nostra attenzione con notifiche colorate, vibranti e rumorose. Non sono coinvolti solo i sensi dell’odorato e del gusto, ed è un peccato perché sono i più ancestrali che abbiamo, quindi sarebbero i più efficaci a scavalcare il nostro io cosciente. E’ come se il telefono rappresentasse in un colpo solo la totalità della nostra sfera sociale, sempre bisognosa di un nostro parere o di una nostra approvazione.

Se c’è un video interno alla stessa piattaforma verrà privilegiato rispetto ad uno esterno perché non ci porta su un altro social network, che è come una grande mamma apprensiva che ci vuole talmente bene da non volerci vedere andare via: dobbiamo rimanere sempre vicino a lei, e cliccare quello che vogliamo, a condizione che sia scelto tra quello che ci propone lei. Se poi si parla ad esempio di integrare Wikipedia in Facebook, può sembrare una mossa per la nostra comodità che così non siamo costretti ad allontanarci, ma è sempre per lo stesso motivo: evitare che ce ne andiamo in posti dove la nostra mamma social network non sa quello che facciamo. Succede lo stesso anche se visitiamo quei siti che integrano la paginetta social dei commenti: anche questa serve a dire quello che abbiamo letto o cercato, come se andassimo al parchetto da soli, ma con la mamma che ci osserva dal balcone di casa nostra col binocolo. Così quando torniamo a casa sa già che ci siamo sbucciati un ginocchio cadendo dallo scivolo e ha già pronto un cerotto.

Poniamo che un giorno io gli dica che sono amante di una certa squadra di Tamburello: da quel momento un computer che sta da tutt’altra parte cercherà di darmi tutte notizie che mi renderanno felice e che parlino delle volte che la mia squadra del cuore ha vinto o ha fatto bella figura. Se sto facendo altro nella vita, tipo non usare il telefono, cercherà di attrarmi con notizie di cui in passato ho mostrato un certo interesse. In base a come e in quanto tempo reagisco capirà se il suo stimolo è andato a buon fine. Se ignoro una notizia che fa la classifica dei numeri di scarpe dei più famosi giocatori di tamburello, forse la prossima volta cercherà di evitare le cose che parlino di piedi. Magari però ci metterò una frazione di secondo ad aprire quello con la classifica delle mogli più belle dei giocatori di tamburello, e qui capirà che se non sono un feticista dei piedi, perlomeno sono maschilista, e d’ora in poi saprà cosa propormi per catturare la mia attenzione. Se per esempio la squadra rivale ha vinto in modo contestato una partita ed è nata un po’ di polemica civile tra i diversi sostenitori, io verrò portato alle pagine della mia squadra, dove ci sono più utenti che la pensano come me e mi danno ragione, e mi verranno nascoste le pagine che urtano i miei semtimenti perché piene dei commenti sgradevoli dei tifosi dell’altra squadra. E’ una cosa naturale, no? Quale tifoso del Brescia va a vedersi il derby con l’Atalanta al bar di Villongo?

Immaginate però che non si parli più di due squadre di Tamburello rivali ma di altre cose più grosse, tipo le elezioni presidenziali in uno stato con armamenti nucleari o una pendemia in corso con milioni di morti. Il fatto che il social network sappia meglio di me chi potrei votare o se mi piace o no indossare una mascherina lo porterà a darmi una visione del mondo ancora più deviata di quella che già di mio ho in testa, rafforzando i miei pregiudizi. mi farebbe vivere in un mondo virtuale in cui tutti sono d’accordo con me, in cui mai e poi mai avrebbe senso comportarsi in modo diverso da quello che già facevo. Quando però metto il naso fuori di casa posso scontrarmi con persone reali che non la pensano come me: sarei portato a credere che siano degli stramboidi che rifiutano di conoscere la mia verità, dandomi tutti i motivi per essere irritato.

Detto così può sembrare una cosa campata per aria, ma non è difficile fare delle prove. Cerchiamo la stessa cosa su Google, Youtube e Facebook usando telefoni di persone diverse, e vediamo un po’ se i risultati sono gli stessi. Certo: non cerchiamo proprio frasi estreme come

Indossare la mascherina causa danni al cervello anche se non l’ho mai usato in vita mia

o

La madre di Trump nove mesi prima di quel giorno faceva meglio a dire di avere mal di testa

perché già influenzeremmo di partenza la ricerca nell’una o nell’altra direzione. Cerchiamo di usare termini neutri, come se non sapessimo niente e stessimo cercando di informarci da zero:

mascherina

madre di Trump

Oppure provate a passare la serata nei panni di un complottista a fare ricerche su Youtube riguardo ad una delle teorie più in voga (ne pubblico un piccolo elenco tra poco), e poi vedete cosa succede nei giorni a venire. Probabilmente dovrete buttare via il telefono.

E’ una battuta, non fatelo: il telefono non c’entra niente, è la vostra identità digitale da buttare via.

Visto? Così ai giorni nostri abbiamo milioni di persone al mondo che credono cose un po’ strampalate, tutte cose che farebbero sorridere se non fosse che queste persone eleggono persone simili a loro che prendono decisioni disastrose per la salute dei loro paesi ma soprattutto del nostro pianeta. Queste persone a volte si aggirano in gruppi armati per il loro paese semplicemente perché la legge del loro stato è stata fatta su misura per loro e quindi glielo concede. Quando poi si ritrovano in gruppi di persone simili a loro per abitudini e quoziente intellettivo è naturale farsi forza, meglio ancora e contro un nemico comune, ed ecco che la rete partorisce tutta una serie di complotti e quindi di complottisti, che non sono tanto i mysteriosi individui che tramano complotti, ma quelli che li osservano dall’esterno con criteri che seguono una scienza tutta particolare, esclusivamente loro. Ci sono complottisti di ogni tipo, che grazie alla polarizzazione dei social network non vedono nient’altro che la loro verità e pensano che tutti gli altri siano degli idioti vittime del sistema che rifiutano la vera conoscenza, o in alternativa elementi attivi del complotto. Ogni giorno che passa si ritrovano con la testa sempre più dentro la loro buca del Bianconiglio. Le cospirazioni poi sono sempre su vasta scala, e a sentire loro coinvolgono ogni volta milioni di complottatori: intere classi sociali, lavorative o politiche che manipolano le masse con trame oscure a tutti gli altri, meno che chiaramente ai milioni di complottisti come loro.

Abbiamo complotti di ogni tipo, come ad esempio:

Gli sciachimichisti

che credono che tutto il personale che ruota intorno ad aerei ed aereoporti (industria aerospaziale, addetti ai rifornimenti, ufficio acquisti, piloti…) sia in combutta per riempire gli aerei di mysteriosi materiali che poi vengono irrorati in volo, con lo scopo di avvelenare noi, e anche loro, con chissà quali fini oscuri. Non sarebbe più funzionale che pochi cospiratori avvelenassero gli acquedotti, che non convincere tutte le persone di cui sopra di portare avanti queste trame oscure?

I negazionisti

che credono che la pandemia sia tutta finta, e che anche qui ci siano trame oscure che coinvolgono i governi e il personale sanitario di tutto il mondo (medici, infermieri, virologi, ambulanzieri…) con lo scopo perverso di farci indossare una mascherina ed evitare di frequentare luoghi affollati. Di recente anche Padre Livio di Radio Maria ha pensato di unirsi al coro di questi illuminati. Visto poi che da che c’è l’emergenza sanitaria gli aerei non volano, o volano molto, ma molto meno di prima, mi chiedo se cosa ne pensino i complottisti del primo gruppo: che la congiura mondiale delle mascherine, pure se ultima arrivata, sia più forte di quella delle scie chimiche?

I terrapiattisti

che credono che la terra sia piatta: la terra non è una specie di palla spaziale tenuta insieme dalla gravità, come ci dicono nei libri di scuola, ma una distesa sostanzialmente piana che continua a oltranza.

Ad un certo punto ovviamente finisce, e non ho capito se c’è un abisso, un muro o se ci sono gli oceani che sgocchiolano sulla testa di una enorme tartaruga spaziale, come nella safa di Mondo Disco. I continenti che tradizionamente noi terrapallisti mettiamo nell’emisfero australe, come l’america del sud o l’Oceania, qui vengono spostati in aree libere negli oceani. Se non sbaglio l’Australia va a finire al largo della Norvegia, con alcune implicazioni climatiche che devono spiegarmi. Chi complotta in questo caso, oltre ai piloti d’aereo che quando volano in Australia non devono andare a sud dopo lo scalo a Singapore ma tornare indietro, sono tutti gli scienziati del mondo, da Eratostene in poi, che continuano a volerci imbrogliare con scopi che continuano a sfuggirmi. Anche tutti quelli che orgnizzano viaggi nello spazio, ovviamente. In particolare USA e URSS litigavano su tutto, ma non sul fatto che avevano uno scopo comune: ingannarci con questa storia del pianeta sferico.

I terracavisti

in contrasto ai terrapiattisti abbiamo i terracavisti, che credono che tutto l’universo sia al contrario di quello che ci spiegano: noi abitiamo sulla superficie interna di una massa infinita di terra, e sopra la nostra testa abbiamo una sfera di cielo. A questo punto è più semplice spiegare le stagioni e i climi rispetto alla Terra piatta, ma altre cose si complicano un po’. Strani effetti permettono al sole e alle stelle di scomparire secondo i cicli che conosciamo. Fose un telescopio abbastanza potente ci permetterebbe di osservare l’Australia dal terrazzo di casa mia, chissà. A complottare sono sempre loro: gli scienziati, i piloti d’aereo e gli astronauti.

I neonazisti

che credono che i nazisti fossero in realtà dei benefattori, che i campi di concentramento non sono esistiti, o servivano ad altro, o sono stati messi lì dai sovietici, vai a capire. Chi cospira contro di noi, in questo caso? Ma gli ebrei, ovviamente.

I QAnonisti, o QAnoniani

che credono che tutti i politici di sinistra americani in realtà siano pedofili satanisti che rapiscono centinaia di bambini ogni anno per i loro scopi immondi e che Trump sia il loro paladino che fa finta di essere un idiota solo per avere più spazio di manovra nelle sue gesta eroiche, di cui per senso di umiltà non ama prendersi il merito. Di tutte le storie questa è di gran lunga quella più inverosimile, ma per assurdo è anche la più pericolosa, perché tantissime persone ci sono finite dentro, e sono quel tipo di persone che amano manifestare armate in piazza. Già negli Stati Uniti abbiamo un po’ di politici eletti che credono in queste teorie. A confronto quelli del Movimento 5 Stelle che credono alle scie chimiche fanno sorridere.

La cosa interessante dei seguaci di QAnon è che non sono autogestiti come tutti gli altri complottisti, ma riconoscono la figura del patriota Q come fonte di informazioni, anche se sicuramente da buoni complottisti saranno invitati a contribuire alla causa di disinformazione generale.

Gli elezionisti

che fanno un po’ il pari con i qanoniani, e in larga parte i due gruppi sono sicuramente sovrapposti. Credono che siccome il loro adorato messia politico ha perso le elezioni e che questa non era una cosa ipotizzabile, più o meno come se Gesù toppasse a risorgere dal sepolcro o Luke Skywalker perisse nell’esplosione della prima Morte Nera, ecco che deve essere per forza un complotto di quegli altri, i democratici. A me sembra stupefacente che ci siano così tanti beoti che lo abbiano votato nonostate tutto quello che ha detto e fatto in questi quattro anni, ma questi sono appunto i miracoli dei social network. A quanto pare per queste persone un sistema democratico è tale solo quando non sono gli altri a vincere, perché a quel punto si è certi che ci sia stato un imbroglio.

Poi ci sono complotti ormai un po’ fuori moda, credo, tipo quello dei rettiliani mutaforma, gli alieni che assumono le sembianze di cantanti pop come Elvis o il suo genero Michael Jackson per lobotomizzarci meglio, l’area 51, le piramidi che chissà perché sono uguali un po’ dappertutto nel mondo (forse perché è una forma naturalmente stabile e duratura, e di quelle costruite con la punta verso il basso non ne è rimasta neanche una?) e tutte le altre stramberie degne di Voyager, quando queste cose facevano ancora ridere. Basta guardare questa pagina qui per capire come vanno le cose in questi gruppi: un babbeo dice che tutti i barbieri e parrucchieri del mondo raccolgono i capelli dal vostro DNA (che non sta nelle punte ma nella radice, ma forse anche questa è una falsità che ci dicono gli scienziati) per ottenere un mysterioso esercito di vostri cloni al servizio dei viaggiatori del tempo. Come prove inconfutabili ci sono le vecchie foto di due tizi che somigliano a Nicholas Cage e John Travolta, il che porterebbe a credere, se proprio, che un barbiere ha fatto dei cloni di quei due tizi alcuni secoli fa, non di me adesso. Ma subito questa notizia oggettivamente assurda con implicazioni inverosimili viene presa per buona da tutti i lettori e commentatori, che si affannano ad informarsi su come incenerire i propri capelli già dal barbiere, con un forno portatile. C’è chi suggerisce di spostare l’attenzione sulla lobby dei baristi, che conservano la nostra saliva dopo che abbiamo bevuto il caffé, o sull’AVIS, che ha litri e litri del nostro sangue. Sembra che tutti nel mondo facciano parte di almeno un enorme complotto con lo scopo di clonare i complottisti, ma pensa te che controsenso.

Come è possibile che milioni di persone credano a queste panzane? Grazie ai social network, che sono meravigliosamente efficienti a farci passare per persone intelligenti e importanti, soprattutto se siamo dei poveri idioti emarginati che cercano solo un po’ di conforto da un mondo che ci considera per quello che siamo. D’altra parte questi computer sono programmati alla perfezione per sfruttare le nostre tare biologiche, e noi non abbiamo gli strumenti per difenderci. O meglio: un modo sarebbe quella di spegnere il telefono, ma perché rinunciare a tutto questo? Lì dentro sono un dio onnipotente, pieno di amici che mi rispettano e che la pensano come me. Fuori torno ad essere una nullità.

Alcuni anni fa ho visto un film, Idiocracy, che parlava di un futuro in cui ci siamo devoluti secondo il principio che gli intelligenti fanno pochi figli perchéP sono intelligenti mentre gli stupidi ne fanno tanti perché sono stupidi, e tutto questo a tal punto che l’umanità è diventata tremendamente stupida. L’intelligenza del film finisce qui, perché poi va via leggero tra gag e scemate varie, ma già questo concetto mia aveva un po’ angosciato. So che non è solo questione di cromosomi, la cui evoluzione o devoluzione che sia è decisamente marginale rispetto all’evoluzione o devoluzione culturale delle nostre società. Sappiamo tutti che se prendiamo un bambino figlio di due idioti che credono nel Nuovo Ordine Mondale e lo diamo in adozione ad una famiglia immune dal fascino dei social network avrà buone speranze di cresce sano e consapevole. Esattamente come se prendiamo il figlio biologico di questa famiglia e lo diamo alla coppia di cospirazionisti facilmente verrà alimentato dalla stessa immondizia digitale e diventerà un idiota pure lui. Non c’è da stupirsi: è il principio elementare che da millenni porta successo a tutte le religioni del mondo. Ecco: grazie a quello che sta succedendo in questo periodo credo che le cose stiano andando decisamente peggio di quello che ipotizzavano in quel film.

Ecco perché preferivo quando i computer erano gli stupidi e noi gli intelligenti.

Un paio di note interessanti e confortanti, perché non va tutto così male:

Alcuni giorni fa la direttrice del Giornale di Brescia ha scritto di essere stufa di mantenere una pagina su Facebook, visto che era uno spazio in cui prosperava l’odio e la disinformazione. Aveva provato a riportare solo articoli che non urtassero i sentimenti degli idioti da social network ma non era servito, e non è nemmeno giusto mettere un bavaglio all’informazione per cercare di arginare l’imbecillità umana. Quindi fine della storia. Non credo che questo serva a far capire agli idioti della rete che è ora di iniziare a comportarsi bene, ma forse altri giornali seguiranno l’esempio e il segnale andrà verso l’alto, in direzione di quelli che con Facebook ci guadagnano.

Sempre in questi giorni il governo delle isole Salomone (governo democratico, non dittatura) ha bandito Facebook, dicendo che mina all’unità nazionale e alla pacifica convivenza.