Una cosa che mi renderebbe estremamente felice è di poter votare un partito con un unico obiettivo: la laicità. Voglio che sia un partito, sia chiaro fin da subito: non un movimento, un sentimento popolare o quelle cose lì non ben definite che vanno di moda adesso ma che alla fine ci si chiede a cosa servono e che intenzioni hanno. In più non voglio che sia un partito ateo o pastafariano, altrimenti siamo al punto di prima, perché non voglio che si arrivi ad uno stato ateo e nemmeno che promuova la mia religione come religione di stato, anche se è considerata di gran lunga la migliore da tutti i suoi appartenenti. Magari sarebbe divertente all’inizio essere governati da una ciurma di pirati scanzonati, ma credo che nel giro di qualche generazione si arriverebbe a compiere gli stessi errori in cui immancabilmente cadono le religioni di ogni tempo e luogo quando passano dalla condizione di martirio a quella di potere. Come pure gli stati in cui l’ateismo è stato considerato come una specie di religione obbligatoria sono tutti posti in cui non andrei volentieri a vivere, che hanno in più lo svantaggio di generare nuove ondate di màrtiri religiosi. Meglio parlare di laicità.
Magari non a tutti è chiaro cosa sia la laicità, e perché vada difesa e promossa. E chi poteva trovare migliore definizione del concetto di laicità se non dio stesso? Ecco quindi la sintetica ma incontestabile parola di Gesù Cristo, leader indiscusso di tutte le religioni cristiane nonché unico punto in comune tra loro. Come il suo evangelista riporta (Mt 22-21) Gesù, stuzzicato da alcuni signori che non sapevano di finire registrati nel vangelo, un giorno disse:
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