Il punto sulla operazione speciale russa per la liberazione dell’Ucraina dai nazisti

Visto che oggi in Italia è l’anniversario della liberazione dal nazifascismo, mi è venuto in mente di fare due ragionamenti su dove sia arrivata l’operazione speciale per la liberazione dell’Ucraina dai nazisti da parte dei premurosi russi.

Sono passati quattordici mesi, ma l’Ucraina non è ancora stata liberata. All’inizio hanno provato a liberare con grande entusiasmo la capitale, ma a quella proprio non ci sono arrivati, se non con un bel po’ di missili. D’altra parte hanno liberato tante zone a sud e a est. Alcune sono state rioccupate dagli ucraini ma altre ancora sono sotto il controllo dei liberatori antinazisti russi. Sembra però che l’operazione speciale debba proprio andare per le lunghe.

Va per le lunghe anche per la meticolosità dei russi: hanno cercato nazisti proprio da tutte le parti, non trascurando nemmeno le scuole e gli ospedali, tutti meticolosamente bombardati. Resta il fatto che se alcuni ne avranno anche trovati, tanti ancora continuano a resistere.

Le cose però che mi fanno più pensare sono i metodi usati. Non è solo il fatto che cerchino i nazisti nelle scuole e negli ospedali e che lo facciano non di persona ma a colpi di bombe, ma anche tutto il resto. Voglio dire: se l’intenzione è quella di aiutare i loro fratelli ucraini vittime del nazismo, perché i russi si danno a torture, stupri e omicidi in massa della popolazione appena liberata? O alla deportazione, al furto e alla distruzione di opere d’arte, al bombardamento di edifici civili, meglio se ancora pieni di civili? Queste sono tutte cose che nel secolo scorso facevano i nazisti! Per non parlare dell’uso smodato della propaganda di stato, degna dei loro inventori nazisti del secolo scorso. Mi viene da pensare che se i russi volessero davvero trovare dei nazisti, forse dovrebbero cercarseli in casa loro, non dai loro fratelli ucraini.

Siamo tutti pacifisti

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E’ un po’ che sono al mondo, e mai ho incontrato una persona che si sia detta a favore della guerra. Da bambino ho imparato che la guerra piace solo al generale di De Gregori e, ovviamente, allo stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone e al Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestrafrakasson del racconto di Gianni Rodari. Ma a noi la guerra non piace perché abbiamo capito che è brutta anche se l’hanno vissuta solo i nostri nonni, nemmeno i genitori. La cosa strana appunto è che ormai pochissimi di noi ne hanno una esperienza personale, a meno di essere molto vecchi o soldati. Sia io che queste persone che incontro viviamo in un contesto più unico che raro: una bolla spaziotemporale di decine di lustri e migliaia di chilometri senza guerre! Voglio dire: le guerre sono sempre successe a casa nostra, una più orrenda dell’altra, ed era molto difficile che un mio antenato padano di qualsiasi epoca storica potesse morire di vecchiaia senza che rimanesse coinvolto in una guerra qualsiasi.

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