Delegazione pastafariana partecipa in incognito a cerimonia valdese

Ultimamente in casa si respira un certo trambusto religioso. Non da parte mia, sia chiaro. Ma la mia amatissima, come già detto qui, è ancora in cerca di una sua propria espressione religiosa.

Tempo fa avevamo passato una notte nella foresteria valdese di Torre Pellice, in provincia di Torino. Ci eravamo stati perché i nostri amici e compagni di vacanza amano profondamente le foresterie valdesi: sono economiche, dignitose, un po’ rustiche ma accoglienti. A conferma dell’amore dei nostri amici per le foresterie valdesi, devolvono interamente ala loro religione il loro otto per mille, pur di non darlo alla chiesa cattolica. Si sa, tra atei si fa così, almeno finché non si potrà darlo ai Pastafariani.

Mi ricordo poi che i valdesi di recente hanno fatto un’altra cosa decisamente originale: hanno sposato una coppia omosessuale. Rimango ancora stupito di come una chiesa possa dimostrarsi più laica e razionale di uno stato.

Partendo quindi dal nostro piacevole soggiorno e da queste considerazioni, la mia dolce metà ha pensato di iniziare a documentarsi su cosa ci sia dietro a questa foresteria. Insomma, vediamo un po’ come è il loro rapporto con il loro dio. All’inizio dell’indagine sospettavamo fortemente che fosse lo stesso dio dei cattolici, ma solo adorato in un modo un po’ diverso. Subito parte la ricerca informatica.

Ebbene sì: il dio è lo stesso. Cambiano un po’ di cose sulla fede, tipo niente madonna, pochi sacramenti, cose così. Cambiano molte cose sull’amministrazione della chiesa. Qui davvero notevoli. Già sapevo che i valdesi, che non credo navighino nell’oro, danno in beneficenza tutto quello che raccolgono con l’otto per mille, generosamente donato da tutti gli atei italiani di buon senso. Questo a differenza dei loro ricchi cugini cristiani, che preferiscono farci un po’ di tutto, in maniera piuttosto vaga. D’altronde, certe cose vanno accettate proprio per fede.

Scopriamo anche che i valdesi hanno i pastori al posto dei preti. E basta. Niente monsignori, diaconi, frati, suore, monache, prevosti, arcipreti, vescovi, arcivescovi, cardinali, papi. Solo pastori, che si limitano a condurre i loro riti e a dire i sermoni. Anche se chiunque, previo accordo col pastore, può dire il suo sermone. Giusto no? Una cosa un po’ più orizzontale. Credo che anche il loro dio, che non dispone di appendici spaghettose, possa apprezzare di poter stare un poco più vicino ai suoi fedeli, senza dover passare ogni volta dai signori di cui sopra.

Tutte le gerarchie ecclesiastiche poi sono scelte per via elettiva da valdesi di qualunque estrazione sociale. Credo ogni anno, i valdesi si riuniscono e votano i rappresentanti della loro chiesa. A loro volta votano questi rappresentanti votano per altri rappresentanti più importanti che decidono per un territorio più ampio e così via, fino ai rappresentanti importantissimi, che si ritrovano a Torre Pellice per decidere di tutto e tutti. Rispondendo però delle loro decisioni a chi li ha votati, un po’ come in teoria dovrebbe succedere con la politica. Una piccola annotazione: ad un certo livello il numero dei laici eletti deve essere maggiore o uguale a quello dei religiosi. Mica male come regola. Tutto ciò è un po’ diverso da quell’altra religione, come si chiama…. ah sì: il cattolicesimo, dove il voto non si sa nemmeno cosa sia, e se sei laico puoi solo pregare e ascoltare le opinioni del giorni della CEI al telegiornale della sera. Se la chiesa valdese è una democrazia, la chiesa cattolica è una monarchia assoluta. E la chiesa pastafariana è un’anarchia, beninteso.

Quanto letto di questa chiesa ci ha affascinato. Subito lei va a vedere gli orari delle loro cerimonie alla chiesa di Brescia. Ottimo orario: domenica mattina, alle dieci e mezza. Non troppo presto, e coordinato con l’aperitivo alla fine. Almeno, considerando una durata standard del rito, al momento ignota.

Io sono curioso, e mi offro volentieri di accompagnarla. Già mi vedo a proporre una alleanza pastafarian-valdese al loro capo. Mi riprometto anche di non portare abiti pirateschi, di stare attento e di comportarmi come un buon valdese. Non faccio altro che seguire i dettami della chiesa pastafariana: rispetta gli altri e bevi la tua birra in santa pace.

La chiesa valdese di Brescia rimane vicino alla statua del Garibaldi a cavallo, in fondo all’omonimo corso, giusto di fronte alle fermate delle corriere. Come da foto sotto.

C’è qualcuno: all’interno stanno cantando. Ci intrufoliamo velocemente. Nessuno ci guarda, ma la sensazione è che l’occhio vigile del loro dio ci abbia già scoperto. Se ciò è vero, si manifesta nello sguardo severo dell’unica persona rivolta verso di noi: l’austera pastora. Non guarda nessuno in particolare, come se il suo sguardo vagante le permette di ascoltare meglio il coro alla sua sinistra, ma è come se guardasse tutti. La sua somiglianza sia nell’aspetto che nel tailleur con la Gabanelli, giornalista conduttrice di Report, è affascinante ed inquietante allo stesso tempo.

Per cercare di non farmi scoprire, mi guardo in giro. Subito vedo l’oggetto più misterioso di tutta la chiesa, che senza tale strumento potrebbe addirittura passare per una normale chiesa cattolica (a parte la donna in tailleur sull’altare): un tabellone alla destra della pastora mostra numerologie cabalistiche, e solo dopo diversi minuti riesco a decifrarne il significato recondito.

Riporto di seguito l’enigma:

  89123

169123

14212

2131234

  54

113123

Effettivamente non ci era stata fornita una chiave essenziale per la soluzione. Questa arriva prontamente alla prima canzone corale. Alcuni fedeli valdesi si accorgono che non abbiamo il canzoniere. Ce ne forniscono prontamente circa sette o otto. Non vogliamo sembrare ingordi: ringraziamo e ci accontentiamo di uno a testa. Nel momento in cui la severa pastora indica il numero del canto, inizio a comprendere il sistema di decifrazione dell’arcano. Le parti sinistre dei numeri vanno ad indicare il canto da cantare. Le parti destre, in cui è visibile abbastanza facilmente un progressivo intero, indicano quali strofe vanno cantate, e quando dobbiamo fermarci. Meno male: almeno a cantare credo di riuscirci.

Ho trovato un oggetto uguale qui con tanto di inquietante manichino, ma dalla foto seguente la comprensione è molto più facile, a patto di saper leggere. Lo sguardo di Barbie Pastora Valdese poi nemmeno lontanamente mi ricorda quello dell’attenta pastora della mia funzione.

La pastora in ogni caso parla italiano da italiana. Le premesse sia per quanto letto in rete che per i presenti nella chiesa facevano pensare a tutt’altro. Ci sbagliavamo. Il coro canta ogni tanto qualche canzone in un una lingua angloafricana, accompagnata da incalzanti ritmi tribali. La pastora si diverte e invita tutti ad battere le mani con un tempo appena appena difficile, che già metterebbe in difficoltà gran parte dei cattolici oratoriali. La pastora invita alla versione più semplice, limitandosi a battere tre colpi e a saltare il quarto. Qualche africano più esperto si cimenta nella stessa struttura, ma con un paio di colpi in levare non da poco. Io seguo la proposta della pastora. Pecco miseramente sul finale, dando due colpi di troppo, appena camuffati dal finale a cappella del coro.

La celebrazione alterna un paio di chiacchierate della pastora ad alcune letture bibliche. Niente di nuovo, in base ai miei trascorsi da giovane cattolico. Ad un certo punto vengono fatti gli annunci degli eventi presenti e futuri della comunità. Pare che sia in corso proprio in questi giorni un megaincontro degli alti vertici a Torre Pellice. Quindi quella che vediamo non è la vera pastora, ma una sua sostituta, ospite della chiesa. Quella vera è al megaraduno. Poi ci dicono che un signore importante della chiesa valdese ha la moglie che è in ospedale per una operazione, e tutti i fedeli vengono invitati a mandare email, sms o a telefonare per augurare pronta guarigione. Che cosa strana. Carina però, credo. Non ho chiesto il numero della signora: non avrei saputo esattamente cosa dire, anche se forse avrebbero apprezzato.

Quando si invitano i fedeli a lasciare una offerta, parte una musica che concilia la generosità. La ragazza che gira col cesto si dirige subito con sicurezza verso la pastora: è dato per scontato che anche lei contribuisca. A quanto pare ho trovato un’altra differenza: l’elemosina non serve a pagare il suo stipendio, altrimenti il suo gesto perderebbe un poco di significato.

All’improvviso, dopo altre canzoni e discorsi, la celebrazione finisce. Niente comunione e rivisitazioni di miracoli vari secondo le antiche tradizioni cristiane. Niente segni della croce o crocettine tracciate col pollice sulle parti del corpo giudicate più degne dell’ascolto del vangelo. Semplicemente qualcosa come un gioioso arrivederci. E la reazione dell’assemblea non è il classico stampede di bestiame a cui ero abituato con le messe cattoliche, roba da furiose sgomitate verso la porta, condite da frasi tipo “Eh che predica lunga! Non lo sa il prete che la domenica abbiamo su polenta!?” Qui anzi sembra che i fedeli non vedessero l’ora di iniziare a fare un po’ di rumore e confusione, attraverso una serie di abbracci, baci e chiacchiere nel centro della chiesa. Non ero abituato al concetto di comunità con la chiesa cattolica. Per come vedevo io i partecipanti alle funzioni, era più l’aria di una visita dal medico per la supposta domenicale.

Non so se devo iniziare anch’io ad abbracciare qualcuno o a presentarmi. Mi sveglia dall’imbarazzo la mia amata, che mi guarda divertita e mi suggerisce “andiamo?” Rispondo di sì. Sono solo due metri dall’ingresso, completamente libero dai fedeli che sono accalcati in mezzo all’edificio. ce la possiamo fare.

In realtà no: non ce la facciamo. Anche se sono solo due metri ci bracca subito la solerte Augustina, ovvero la responsabile della chiesa. Una donna di colore il cui classico ineffabile sorriso ci cattura senza pietà. Avrei voluto mascherarmi da turista lontano dalla mia chiesa valdese, ma non so se avrei retto alla distanza. Sicuramente Augustina mi avrebbe chiesto di quale chiesa, e se anche azzeccavo una chiesa esistente, avrei dovuto rassicurarla sullo stato di salute di un qualche anziano pastore. La mia donna previene questo mio rischio di sbandamento confessando il suo reale stato di apolide religiosa, sorvolando però sulla mia felice appartenenza al credo pastafariano. Dichiariamo come la cerimonia ci sia piaciuta, e sempre con il più sereno dei sorrisi Augustina ci concede un’uscita dignitosa dal tempio, concordando di rivederci la domenica dopo.

Conclusioni. Sì, un po’ mi sono divertito. No, non credo che abbandonerò la Chiesa Pastafariana. Boh, magari un altro salto lo faccio ancora. Si sa mai che ne nasca davvero un gemellaggio. O che riesco a capire come si può fare per ottenere il riconoscimento all’otto per mille.

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Grazie al sito free-stainedglasspatterns.com per il bellissimo Flying Spaghetti Monster che ho usato in testata. Se avete bisogno di un disegno gratuito per una vetrata in casa vostra da cui Sua Altissima Casoncellosità possa sbirciarvi con particolare amore, avete trovato il sito giusto.

Sulle lunghe attese tra una religione ed un’altra

Ormai otto giorni scrivevo questo articolo, dopo essere stato in coda all’ufficio postale per consegnare la mia lettera per il parroco alle Poste Italiane, che mi raccomandavano che gliela avrebbero consegnata a nome mio e che subito dopo mi avrebbero comunicato l’avvenuta consegna. Il tutto per la modica cifra di tre euro e novanta, postino compreso.

Viaggio non difficile: casa mia dista 450 metri dall’ufficio postale e 77 metri dalla casa del parroco. Tra i due però i sensi unici complicano un po’ le cose, e si arriva alla ragguardevole distanza di 700 metri. Diciamo che Euclide avrebbe qualcosa da dire riguardo alla geometria delle nostre strade.

A suo tempo mi avevano lasciato questo:

Interessante, anche se ancora non ha niente del sapore dello sbattezzo religioso. Non a caso è avvenuta una mini apparizione del mio Flying Spaghetti Monster domestico, giusto per dare un po’ di sapore.


Sono passati otto giorni, ma ancora il postino non mi ha comunicato l’avvenuta consegna della mia lettera per il parroco.

Accidenti.

Non credo voglia dire che si stia vendicando del fatto che non ho  preso il supplemento consegna veloce a mezzo aereo. Anzi: dovrebbe ringraziarmi che non lo costringo a fare i famosi 700 metri usando questa antica e divina uniforme greca

Può anche essere che non mi ha trovato in casa, e che vuole consegnarmi di persona la sua conferma di recapito. Giusto.

Ho deciso di controllare però sul sito delle poste lo stato della consegna, perché mi ricordavo di un servizio di tracciabilità, o qualcosa del genere. Mi lancio entusiasta su poste.it, ma subito mi areno in una pagina che, complice che siamo in agosto, sembra più il sito di un bagno della riviera romagnola. Date queste premesse, anche solo al pensiero di trovare il servizio che cerco all’interno di questo caos mi viene male. Ricorro quindi all’oracolo, che velocissimo mi mostra la soluzione del labirinto.

Ottimo. Vado subito qui e chiedo dove sia la mia raccomandata. Ci metto i numerini che vedo sul foglio, e quello che ottengo mostra diversi lati curiosi.

Capisco perché ancora non ho ricevuto la notifica di consegna: perché ancora non è stata consegnata! Sembra che la mia lettera ci abbia messo dal 28 luglio al 2 agosto per andare dal centro postale di Gussago allo sportello del centro postale di Gussago, dove tutt’ora staziona. Fatto questo, il bradipo che si è occupato di questa perigliosa consegna è sicuramente svenuto esausto, e starà ancora cercando di recuperare le forze per la fase successiva.

Speravo di trovare qualche cospirazione della sacra inquisizione cattolica dietro questi clamorosi ritardi. Sono invece di fronte alla normale amministrazione di un ufficio pubblico italiano. Di questo passo credo che anche questo prete ha tutto il tempo di lasciarci per lidi migliori. No: non è una cattiveria gratuita. Quello prima mi è morto davvero in fase di quasi-invio di un’altra raccomandata. Non l’avete letto? L’ho scritto qui. E poi continua qui.

In conclusione, credo che quello che avete letto è l’articolo più inutile non solo di questo sito, ma forse dell’intero mondo Internet: tempo buttato mio a scriverlo e vostro a leggerlo, solo per dirvi che un postino in Italia impiega più di una settimana a percorrere settecento metri. C’era bisogno di scriverlo? E poi: questo sito non è un sito religioso che vuole spiegare la bellezza e la profondità del verbo pastafariano rispetto a tutte le altre false religioni? O si vuole fare concorrenza ai mille siti di denuncia sui malcostumi italiani?

Quindi scusatemi: salvo serie novità, non scrivo più niente sulle mie lunghe attese da cambio di religione. Avete anche voi i numeri per vedere quando mi consegnano la ricevuta di ritorno. Dateci un occhio, che quando arriva poi due righe magari le scrivo ancora.

Per adesso basta: mi autopunisco andandomene a dormire. Che Sua Altissima Sugosità vegli sui nostri sonni pirateschi accarezzandoci con le Sue Spaghettose Estremità!

Hasta la Richiesta, Alb

L’8 per mille alla chiesa Pastafariana?

tanti papi

Probabilmente non tutti sanno ma l’8 per 1000 è un grandissimo inganno. Fino a due decenni fa lo Stato italiano pagava direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua poi arrivò l’08 per mille. Ogni anno con la dichiarazione dei redditi tu puoi decidere a chi destinare l’8 per 1000. Puoi scegliere tra: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane. Circa il 40% dei dichiaranti scelgono a chi destinare l’8 per 1000 mentre circa il 60 % non fa alcuna scelta. Ora pero’ mentre in Germania e Spagna si agisce secondo il principio dell’assoluta volontarietà ciò non accade in Italia dove, come spesso accade, c’è un sotterfugio, un tranello, un cavolo di barbatrucco che fa si che la vostra sia una scelta solo parziale.


I soldi di coloro che scelgono a chi dare l’8 per 1000 sono distribuiti secondo le preferenze.  Ma che fine fanno i soldi di chi non sceglie / firma per nessuno? Vanno allo stato? Macché anche quelli vengono ripartiti a seconda dei voti di chi ha espresso la scelta. Essendo che tra chi esprime una scelta circa l’87 % sceglie la chiesa cattolica significa che la maggior parte dei soldi vanno alla chiesa cattolica. Ma vi sembra giusto che io che sono pastafariano e non voglio dare il mio 8 per 1000 a nessuno in realtà lo sto dando a Papa Ratzinger? No e infatti dobbiamo attivarci perché anche la religione Pastafariana possa ricevere finanziamenti cosi potremo fare cose grandiose.

Ora 8 per 1000 sembra un numero piccolo e insignificante ma sapete da quanto è l’assegno che riceve la chiesa cattolica? Nel 2011 e’ stato di 1 miliardo, 118 milioni, 677 mila, 543 euro e 49 centesimi… migliaia di navi pirata piene di rhum e spaghetti! Ora dove vanno a finire tutti soldi? Penserete che vanno principalmente in favore di opere caritatevoli. Ma si certo quelle belle pubblicità col missionario di turno che barba incolta e mani sporche è circondato da bambini africani. Niente di tutto questo. La pubblicità dell’8 per 1000 è pubblicità ingannevole… peraltro pagata non poco essendo che nel 2008 la Chiesa Cattolica ha speso 22 milioni di euro in pubblicità (ma se lo possono permettere essendo solo il 2,33% dei fondi ricevuti). Nel 2011 gli interventi caritativi nel Terzo mondo hanno totalizzato 85 milioni, pari al 7,59% dei soldi pubblici incassati dalla Cei…beh comunque 3 volte tanto quanto speso per la pubblicità! Non mi dilungo con altro e vi rimando a questo link http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lotto-per-mille-e-la-santa-cresta/2166754//0 dove potrete continuare ad arrabbiarvi!

Vi lascio con un ultimo quesito: perché vengono finanziate a fondo perduto e senza nessun tipo di controllo confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare?

Quando noi Pastafariani celebriamo il nostro giorno sacro, di venerdì, ci dividiamo le spese relative al nostro culto: gli ingredienti per la carbonara, la benzina per raggiungere il luogo di culto, i soldi per l’acquisto della nostra bevanda sacra, l’entrata nei locali di striptease (siam unica religione che ha un paradiso terreno!). Propongo quindi di iniziare a pensare che anche i Pastafariani possano avere il loro 8 per 1000!

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