Rinnovamento sì, rinnovamento no, rinnovamento do

Alcune settimane fa, un gran numero di anziani vestiti ed ingioiellati come ricche matrone dell’alta borghesia si sono incontrati dal loro superiore biancovestito in un grosso stanzone affrescato, in un palazzo di uno stato che confina solo con l’Italia. Il motivo dell’incontro straordinario era decidere se, come e quanto modernizzare la religione a cui loro fanno capo in intercessione del loro dio, che è assente ormai da millenni e non può farlo personalmente. A dispetto dell’aspetto lugubre ed un po’ imbarazzante dei citati personaggi, nel mondo ci sono moltissime persone che dipendono da questi e che non aspettano altro che sapere cosa viene detto e deciso in questi luoghi, per riformulare di conseguenza il rapporto intimo con il loro dio e quello spero meno intimo con il loro prete.

Luminari religiosi giungono da ogni dove

 

E qui iniziano i problemi. Pare infatti che questo genere di riunioni non sia aperto alla stampa come ci si aspetta per una conferenza di tale importanza e risonanza. O meglio: gli anziani si ritrovano di per conto loro, e probabilmente parlano tutto il giorno dei loro fatti. Ma solo alla fine dell’estenuante giornata c’è un delegato religioso degli stessi che ha il compito di riferire gli eventi occorsi alla corte di giornalisti assiepati al portone da ore, e questi rapidi riportano le preziose testimonianze di seconda mano ad uso del loro avido pubblico di lettori.


 

Che tipo di testimonianza ne fa il delegato religioso? Non possiamo lamentarci: quello che esce dalle sue parole non è uno sterile bollettino, ma un pittoresco racconto degli eventi, con tanto di osservazioni e considerazioni personali su argomenti, fatti e persone coinvolte. L’argomento principe, neanche a dirlo, è il rinnovamento della chiesa. Già, perché molta gente accusa questa chiesa di essere poco moderna. Come se per qualcuno non basta un papa molto buono e simpatico a modernizzarla automaticamente dall’alto medioevo in cui sembra rimasta. Insomma, capita che qualcuno voglia dei fatti concreti. E fatti sono stati. Uno su tutti: in questo grosso ed importante incontro non si è parlato in latino, ma in italiano. E ditemi se è poco. Un balzo in avanti di minimo un millennio: siamo passati dalla lingua di Costantino del 300 dopo Cristo al fiorentino di Dante Alighieri. Per il francese del Regno di Sardegna o l’inglese dell’Unione Europea dovremo ancora aspettare, ma diamo tempo a questi augusti vegliardi e vedrete che prima o poi ci arriveranno anche loro.

 

Poi: di cosa si è parlato? Ma di cose moderne! Per esempio se sia il caso o meno che dei divorziati possano fare la comunione nelle loro chiese. Che poi dico: i preti hanno forse nelle loro sagrestie un elenco di tutti i divorziati con foto segnaletica che viene ripassato prima di ogni messa, di modo da essere pronti ad impedire la comunione ai trasgressori? O a questo ci pensano le pie donne di supporto alla parrocchia, appostate come cecchini nei punti elevati dell’edificio, pronte ad interrompere la cerimonia in caso di infrazione? Pare che non ce ne sarà più bisogno: con un gran moto di modernità, forse verrà restituita la possibilità di comunicare con il divino agli sciagurati sfasciafamiglie, se questi si dimostreranno degni del perdono attraverso un corso di recupero. Un po’ come quello che si fa a quelli che hanno perso tutti i punti della patente. La differenza che con questo la patente viene restituita, mentre ai divorziati, fortuna loro, non verrà restituito il matrimonio, ma solo il diritto a fare la comunione. Dio sarà sicuramente d’accordo. D’altra parte è un po’ che non si fa sentire, ed è lui che ha deciso di fidarsi di questi personaggi, quindi non può certo lamentarsi.

 

Ma non hanno parlato solo i questo. Per esempio hanno parlato degli omosessuali. Argomento quanto mai attuale, visto che queste persone, nonostante l’ostilità della natura nei loro confronti, si ostinino a non estinguersi. Sempre più spesso chiedono, ma pensa un po’, di godere degli stessi diritti di cui godono le altre persone, gli eterosessuali. La questione è delicata: gli omosessuali vogliono sposarsi, o che perlomeno la società riconosca il loro stato civile di coppia. Per molti eterosessuali questo non va bene, perché secondo loro i diritti non sono estendibili: se riconosci il permesso a due persone dello stesso sesso di amarsi e di essere riconosciute come coppia, pensano che automaticamente neghi il permesso di fare la stessa cosa a quelli di sesso diverso. Quando delle pie persone fanno una fiaccolata contro le unioni omosessuali, non la chiamano fiaccolata contro le unioni omosessuali, ma fiaccolata a favore della famiglia tradizionale. Questo è un atteggiamento sbagliato. Ricordiamo che le famiglie non tradizionali hanno bisogno delle famiglie tradizionali, perché anche quando la società civile avrà riconosciuto loro tutti i diritti possibili ed immaginabili, anche allora dovranno rivolgersi ad altri per potere avere dei bambini. Ed in generale se avranno la fortuna di potere adottare un bambino, ci sono buone possibilità che questo bambino arrivi da una famiglia tradizionale in cui qualcosa non è andato come si aspettava, non da un’altra famiglia non tradizionale in cui a causa di problemi causati dall’eccesso o dal difetto di figure paterne o materne qualcosa è andato storto, e viene quindi fatto un reso al fornitore.

 

Insomma, si è parlato anche di questo al grosso incontro degli anziani religiosi. Pare ci siano state anche delle correnti contrapposte, diversi schieramenti a favore dell’una o dell’altra veduta, riporta il portavoce clericale. Dopo giorni di accese discussioni, dimostrazione di un grande interesse nelle questioni proposte, è uscita la risposta al problema: no. Non se ne parla. Dicono i presenti, ormai a piede libero dopo lo scioglimento della conferenza: non possiamo accettare che una coppia omosessuale sia unita dal sacro vincolo del matrimonio, che è fortemente votato alla natura intrinseca dell’unione di un uomo con una donna. Che poi, dico: probabilmente del riconoscimento da parte di dio del loro matrimonio alle coppie omosessuali interessa ben poco, a loro interessa che i loro diritti vengano riconosciuti dalla società civile al pari dei diritti delle coppie eterosessuali. Comunque il fatto è veramente straordinario: è sorprendente come la chiesa faccia appello ad un principio naturale, quello elementare secondo cui da due esseri umani dello stesso sesso non può essere generata nuova vita. Questo detto dalla stessa chiesa, che con la natura e la biologia ha molto poco a che fare. La stessa chiesa che crede nei miracoli, che altro non sono che delle interruzioni temporanee delle leggi della fisica, o che ci ha messo alcuni secoli a scusarsi del trattamento che ha riservato a Galileo Galilei, reo di aver osservato il mondo per capire da solo come funziona. La stessa chiesa che solo di recente ha fatto delle deboli aperture alle teorie scientifiche del Big Bang accostandole in pari dignità alla favola di Adamo, Eva e del serpente parlante, o che ritiene che sia possibile parlare con i morti o con degli esseri extradimensionali. La stessa chiesa che crede che il mondo sia diviso tra buoni e cattivi, e che per i primi verrà un giorno in cui dovranno tutti, vivi o morti che siano, salire in un luogo metafisico, portando però con sé il corpo materiale di cui, se morti, si erano privati. Voglio proprio vedere come e con che piacere lo faranno quelli morti da un po’ di tempo. Questa chiesa, per cui queste e molte altre cose non la pongono certo come la più attenta sostenitrice della scienza, si ritrova a fare appello alla biologia, per spiegarci come due uomini, per quanto si ostinino a provarci, non potranno mai avere dei bambini in modo naturale. Sono sicuro però che i diretti interessati già lo sapessero, anche senza che glielo dicesse il vescovo.

 

Quindi, se i nobili vegliardi riuniti hanno negato la possibilità che la chiesa riconosca la coppia omosessuale, forse implicitamente ne stanno passando l’incarico alle autorità civili dello stato italiano. Che già da tempo avrebbe dovuto accettare tale unione, visto che così ha deciso l’Unione Europea, di cui l’Italia fa parte, anche a dispetto del pensiero delle autorità religiose, a cui l’Italia non è formalmente assoggettata. E magari finalmente si potranno evitare quelle barzellette per cui il ministro del servilismo clericale ordina ai suoi sgherri delle prefetture di annullare dei documenti dei sindaci attestanti unioni omosessuali contratte all’estero. Ormai non fanno più tanto ridere, soprattutto a chi è coinvolto direttamente.

 

Adesso che ormai il clamore dell’evento eccezionale si è spento, volevo analizzare la cosa senza quella forte emozione che può prenderci di fronte ad un fatto così straordinariamente epocale. Per fare questo, ho deciso di scegliere dei campioni di persone a rappresentanza del popolo italiano, per capire come le decisioni prese durante la conferenza religiosa cambieranno profondamente le loro vite.

 

Ho scelto:

  1. il buon credente
  2. il medio credente mal frequentante
  3. il miscredente, o ateo, o pastafariano di turno che non si riconosce nella citata chiesa

 

1, Il buon credente

Conosco un po’ di buoni credenti. Persone che per essere tali vengono istruiti dai preti di riferimento sulle idee che devono avere riguardo ad ogni questione morale, anche che non riguardi direttamente dio o la chiesa. Sono persone straordinarie, perché classificano ogni prova lampante contro la loro credenza come una prova a cui il loro dio li sottopone per testare la loro fede. Quando si parla del male del mondo e di come il loro dio di amore non si comporta così bene come dice di essere, allora in questo caso ci si appella al famigerato inquilino del piano di sotto, soggetto poco raccomandabile, zoccoluto e sulfureo, sempre pronto a tentarci con false promesse e piaceri terreni.

 

Il buon credente per essere tale deve essere disinformato. Perché si sa che i giornali e tutti i mezzi di comunicazione che non dipendono direttamente dalla loro chiesa sono un covo di giornalisti atei o assoggettati al demonio, che si divertono a pubblicare in mala fede ogni sorta di notizia falsa o tendenziosa, ed il rischio che ci distolgano dalla vera fede è dietro l’angolo. Quindi se il buon credente sa che c’è stato il sinodo è perché glielo ha detto il loro prete, ma sicuramente non è andato a vedere in Internet o sul giornale che cosa è emerso. Meglio non correre rischi inutili. Avranno delle idee a riguardo quando il loro prete giudicherà giusto dargliele, o quando verrà scritto qualcosa sulla rivista o sul giornale autorizzato, sempre che giudichi il suo mite pubblico abbastanza preparato per questi argomenti un po’ forti.

 

Cosa succederà allora quando anche il buon credente accederà a queste informazioni? Magari cambierà un po’ l’idea sulle coppie omosessuali, se questa sarà la volontà dei suoi superiori. Ho avuto più discussioni allucinanti riguardo a queste cose con dei buoni credenti, ma non ne ho mai concluso niente: in me non è risbocciata alcuna fede nel loro dio, e nonostante prove a piene mani non sono riuscito a smuovere di un centimetro la loro fede. Perché se un buon pastafariano vuole combattere con le armi della ragione o della morale umana, di là sentirà di risposta sempre e solo la stessa musica:

  • sta scritto così nel nostro vecchio libro in cui le cose che ci fanno comodo vanno prese alla lettera, mentre altre o sono episodi che vanno contestualizzati storicamente, oppure metafore da interpretare
  • bisogna credere per fede
  • io con dio di parlo e lui mi risponde
  • è tutta colpa del diavolo

Niente da dire: chi ha creato tutto questo è stato proprio bravo.

 

Ma sono convinto che anche il buon credente abbia una parte della testa in cui i preti non entrano. Per esempio, dubito fortemente che la castità prematrimoniale richiesta dalla chiesa venga rispettata alla lettera, così come l’accoppiamento a fini puramente riproduttivi del dopo matrimonio. Perché va bene tutto, ma ci sono due cose importanti di cui tenere conto:

  1.  come dice il profeta di noi pastafariani, se dio non voleva che si facesse l’amore, allora non lo rendeva così piacevole. Ed è una delle poche cose veramente divertenti, che fanno bene al fisico e alla mente, gratuite (non sempre) e legali (anche qui non sempre). Se io fossi ministro della salute o qualcosa del genere, cercherei di fare dei programmi governativi per incentivare il più possibile la pratica sessuale, non di ostacolarla. I benefici per la nazione sarebbero numerosissimi.
  2. possono dirci quello che vogliono, ma la vita è una cosa, mentre quello che rimane nel preservativo è solo del liquido appiccicaticcio. Se tutti gli spermatozoi presenti si erano illusi di diventare miei figlio, allora mi spiace deluderli, perché anche se il amerei tutto allo stesso modo in cui amo l’unico che fino adesso ce l’ha fatta, non potrei permettermi di mantenerli tutti. E lo stato italiano fallirebbe se dovesse darmi 80 euro al mese per ognuno di loro.

Guardando la gente che entra a messa la domenica, non mi sembra che le famiglie abbiano poi tutti questi figli come cent’anni fa. Quindi credo proprio che anche per il buon credente valga la regola che i preti e le loro belle idee debbano rimanere fuori della camera da letto.

 

2, Il medio credente mal frequentante

Qui dentro io ci metto tutto quel gruppo di persone che non hanno dichiarato guerra alla religione mainstream, ma se non altro hanno deciso di pensare con la loro testa. E di passare la domenica mattina in un modo utile o semplicemente piacevole.

 

Cosa ne pensa una di queste persone di quanto hanno deciso i sommi vertici della chiesa anche ancora lo rappresenta? Credo proprio niente. Gli interesserà quanto interessa a me di sentire la telecronaca entusiasta di una partita di calcio di serie B alla radio mentre faccio la doccia: è un disturbo di fondo, ma non così fastidioso da costringermi a cambiare stazione per poi doverla ricercare il giorno dopo.

 

Credo che il medio credente mal frequentante se va a messa ogni tanto lo fa per motivi che non capisce bene nemmeno lui stesso. Probabilmente per proteggersi più o meno consciamente le terga secondo il principio ben definito dalla Scommessa di Pascal. Magari si aspetta, una volta morto, di scoprire se ha azzeccato il dio giusto, e di quindi di patteggiare una pena non troppo pesante conformemente ad un impegno in vita trascurato, ma comunque presente. In definitiva, non è una persona molto attenta a quello che accade agli alti vertici della sua religione. Credo che della citata conferenza gliene importi ben poco.

 

3, Il miscredente, o ateo, o pastafariano di turno che non si riconosce nella citata chiesa

La mia categoria preferita. E delle tre è sicuramente l’unica che è profondamente interessata a quanto accade tra gli anziani capi della chiesa imperante in Italia. Per vari motivi, qui elencati:

  1. Con l’esperienza del tempo, ho notato che ogni volta che questa chiesa impone dall’alto un precetto di cui non si capisce bene il motivo, questo va contro la morale elementare dell’umanità, e nel dubbio lo prendo come indicazione per fare esattamente il contrario.
  2. In Italia gli atei, i razionalisti, i liberi pensatori, gli umanisti, gli agnostici, i pastafariani e tutti gli altri appartenenti alla mia categoria numero 3 sono quelli che sanno bene come lo stato italiano è tenuto in ostaggio da un gruppo di ottusi politici microcefali il cui primo scopo è quello di compiacere ciecamente la chiesa. Troppo spesso quindi se vogliamo che i diritti di molte categorie deboli in Italia vengano rispettati, purtroppo dobbiamo passare da questi ridicoli concili religiosi, e possibilmente aspettare in grazia che queste persone la cui mentalità è ferma all’età della pietra un po’ alla volta capiscano che per ogni piccolo  e sbandierato passo di rinnovamento che fanno loro verso un modo di pensare semplicemente più normale, il resto dell’umanità ne fa quarantadue. E ne farebbe anche di più, se non fosse che ogni tanto si ferma per guardarsi indietro a farsi due risate a vedere quanto si prendono sul serio questi vecchi rimbambiti, per poi piangere a pensare a quanta gente ancora li sta ad ascoltare.

 

In conclusione

Dalla mia analisi risulta che delle conferenze dei vescovi le uniche persone a cui interessa qualcosa siano quelle della categoria 3, ovvero quelle a cui dovrebbe interessare meno e che apertamente sono i più ostili. E allora la domanda è:

 

– perché la stampa italiana si è sentita in dovere di sprecare pagine su pagine e ore di trasmissioni su questo argomento, ed i politici di commentare ogni voce?

 

Proprio non lo so. Questi prelati potevano trovarsi senza dire niente a nessuno. Magari in un posto meno vistoso che a Roma. Oppure fare una videoconferenza, che risparmiavano pure qualche soldo, con il costo degli alloggi a Roma e la tassa del turista. Se poi volevano una soluzione a costo zero, potevano anche fare tutto in un forum in Internet: nessuno spostamento, tutto ben documentato, tolleranza ai fusi orari, possibilità di traduzione al volo. Oppure non trovarsi del tutto che facevano prima: che cosa pensavano di combinare? Come se ad un gruppo di vecchi preti basta mettersi a discutere tra loro per cambiare tutti idea sulle nozze gay. Come se i politici italiani si mettessero a fare delle leggi nell’interesse della nazione. E’ più facile che se mai nel mucchio fumante di persone riunite ce n’era uno quel poco più liberale da pensarla già in modo normale, si sarà depresso e quindi arreso alla volontà della mandria. E forse il senso era proprio questo, alla fine.

 

E forse il senso di tutto era ancora lì: far vedere che l’umanità può anche cambiare per conto suo, seguendo logiche dettate dall’etica libera da religione del pensiero umano. Ma questa gente, finché ci sarà una massa di pecore credulone che gli va dietro ciecamente e molti miliardi di euro ad aiutarli, continuerà ad insistere con gli strumenti più potenti del controllo umano: l’ignoranza e la superstizione. E finché potrà darà spettacolo con queste baracconate, ridicole dimostrazioni di potenza per un pubblico di poche pretese. Ed insieme a loro tutti gli altri capi religiosi, sempre pronti a spiegare alle loro masse quello che devono dire, fare e pensare, ma mai troppo propensi ad applicare i loro concetti su loro stessi. Siamo lontani dall’atteggiamento illuminato del Pastafarianesimo, dove nessun dogma è imposto dall’alto e dove, da ateo pastafariano che sono mi sento di dirlo, il credere nell’esistenza stessa del proprio dio non è cosa strettamente necessaria per reputarsi dei degni fedeli.

 

Così sia. La chiesa si rinnova, ancora. E lentamente traccia un sentiero per le sue pecorelle che la gente che sa pensare con la sua testa ha percorso da anni, senza aspettare che gli venga indicato da qualcun’altro.

 

Fratelli, cantiamo insieme.