Nonostante tutto quello che si sente in giro, a quanto pare l’idea che un prete cattolico metta le mani sul proprio figlio minorenne riscontra ancora un discreto successo nei genitori italiani. Mi sto riferendo ovviamente all’antico rito religioso del pedobattesimo, a cui il nostro popolo è abituato ormai da un paio di millenni a questa parte, come a tutta una serie di cerimoniali della chiesa cattolica, al punto da considerarli cosa normale se non addirittura necessaria. Nel mio caso però non ho avuto dubbi riguardo al pensiero se fosse giusto o meno far battezzare mio figlio. Considerando che io il battesimo l’ho subito quando ero lontano dalla possibilità di oppormi (da che mi dicono i presenti al rito ho addirittura dormito per tutta la cerimonia) e che l’ho dovuto annullare in seguito. Un po’ di tempo fa ho iniziato a parlare di cosa ha portato a decidere di sbattezzarmi, per poi parlare dell’inizio delle pratiche burocratiche. Quindi ho parlato dello stato temporaneo di attesa interreligiosa per poi finalmente potermi ritenere sbattezzato, quindi apostata e scomunicato con la ricezione della comunicazione di sbattezzo da parte della curia di Brescia. Trattandosi di un figlio, per decidere se il pupo fosse o meno da battezzare si è trattato solamente di parlarne con la mia amata, madre del bambino, e ci siamo chiariti abbastanza bene. Alla fine se il battesimo ci sarà, sarà solo se lo vorrà il piccolo, e quando avrà l’età che lo stato giudica adatta per guidare un’automobile. Questa decisione condivisa è stata ben accettata da alcuni parenti e meno da altri, ma di questo punto parlerò più avanti. Al momento il problema grosso della nostra associazione pastafariana è che non disponiamo di potenti strumenti di raccolta di dati statistici. E mi piacerebbe sapere quali sono le reali percentuali di genitori che iniziano a credere che far spruzzare dell’acqua da un prete sul proprio figlio neonato sia una cosa inutile se non addirittura dannosa e pericolosa (vedi cosa è successo allo stesso Dante Alighieri). Ma come sempre quando si parla di dati raccolti e pubblicati dalla chiesa cattolica c’è molta ambiguità e confusione. Suggerisco a questo punto due pagine di quei miscredenti dell’UAAR che commentano i numeri pubblicati come ufficiali dalla chiesa cattolica di battesimi, sbattezzi e decessi in Italia e nel mondo. Se dal titolo possono sembrare letture serie e noiose, in realtà finiscono spesso nell’esilarante: questa qui ed il suo aggiornamento di qualche anno dopo. A quanto pare quindi l’unica autorità in grado di dare dati ufficiali sul numero di battesimi rilascia delle statistiche a dir poco fantasione e allegre, forse a causa della tradizione di eccedere col vin santo durante le varie cerimonie. Per basarmi su dati certi cercherò quindi di lavorare su dati di prima mano di cui sono assolutamente sicuro. Ho quindi raccolto i dati dai bambini nati negli ultimi nella nostra famiglia:
- Numero di bambini nati: 4
- Numero di bambini battezzati: 2
- Numero di bambini non battezzati: 2
Qui di seguito il grafico a torta risultante: Mi assumo io stesso la responsabilità dei dati pubblicati e della correttezza delle statistiche derivate. In mancanza di dati ufficiali nazionali più attentibili, per me fanno quindi fede questi: il 50% dei bambini nati negli ultimi anni in provincia di Brescia non verrà pedobattezzato. Mancando altri dati certificati o perlomeno verosimili la statistica è da considerarsi buona per tutto il territorio nazionale. Lasciamo ora queste complicate formule matematiche per passare all’opinione pubblica, anche queste raccolta da esperienza diretta. Alcuni amici e parenti approvano l’idea di non battezzare il neonato. In particolare quelli che si professano atei, agnostici, pastafariani o perlomeno non cattolici, o quelli di cui ignoro il credo religioso, ma che pure a loro volta non hanno battezzato la prole. Altri amici e parenti forse non approvano in pieno l’idea di non battezzare un neonato. Ma perlomeno la rispettano, esattamente come io rispetto quelli che insistono a far battezzare i propri figli. Credo che dietro al rispetto delle scelte dei neogenitori ci sia anche il pensiero di fondo che concetti come limbo, inferno, purgatorio e paradiso non siano più così temuti e considerati come un tempo, e che quindi una scelta come la nostra non vada a condannare un pargolo a situazioni dantesche come fiamme eterne o diavoli col forcone.
Bimbi in coda per entrare nel limbo dei giovani pirati
Ormai il limbo stesso non è più il luogo dell’eternità destinato ai bambini innocenti morti senza battesimo, quanto la giocosa e popolare competizione caraibica dell’asticella.
La categoria più affascinante quando si parla di bambini non battezzati è ovviamente la peggiore, ovvero quella degli amici e dei parenti che sono seriamente preoccupati di questa scelta, che a loro dire è palesemente insana e viziosa. Alcuni portano considerazioni di circostanza, come il fatto che non battezzare un bambino lo porti ad essere escluso da una serie di attività sociali gioiose ed affascinanti. Altri invece hanno un atteggiamento ancora più drammatico a sottolineare la nostra pericolosa o capricciosa sconsideratezza, e pronunciano frasi come Te lo battezzo io di nascosto. Ai primi, che portano avanti la questione con argomenti razionali, si ribatte ovviamente razionalmente, dicendo ad esempio che:
- qualcuno deve pur iniziare a smetterla con questo rito bizzarro e discutibile
- forse è vero che il bambino si perderà dei momenti sociali importanti, ma non ricordo di essermi mai divertito molto alle cerimonie come battesimi, cresime e comunioni. Da che mi ricordo gli unici a divertirsi veramente erano i parenti durante i pranzi che seguivano i vari sacramenti, in cui si coglieva la scusa e l’occasione per riempirsi lo stomaco al ristorante. E allo stesso modo se mai in alcuni brevi momenti della mia vita può essere piacevole stare a messa o al catechismo, non era certo per l’elevata ispirazione che traevo dalla fruizione del divino verbo cattolico, quanto perché per ingannare il tempo dei tre quarti d’ora settimanali più lunghi della mia infanzia, mi adoperavo come ogni bambino sano e normale di questo mondo in una serie di cose proibite e tendenzialmente sconsigliate, immorali o blasfeme, come:
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- bisbigliare a bassa voce, parlare, urlare o picchiarsi col vicino di banco
- dare pizzicotti a quelli del banco davanti
- contorcersi per evitare di ricevere pizzicotti da quelli del banco di dietro
- fare la gara a chi ride per ultimo guardandosi negli occhi col vicino
- fare barba, baffi, occhiali, sigarette e cicatrici a Gesù e a tutto il suo seguito di profeti ed apostoli nel libro delle preghiere. Magari aggiungendo alla scena anche alcuni gustosi fumetti e didascalie, per far esprimere ai protagonisti alcuni concetti inaspettati ma che ben si adattassero al contesto dell’immagine. L’interpretazione artistica più riuscita veniva spesso approvata dai compagni facendo girare il libro tra i vari banchi, fino a giungere alla catechista che ricompensava l’autore con una salva di vigorosi scapellotti
- cercare di catturare mosche e affini
- liberare silenziosamente delle scorregge clamorose e pestilenziali, cercando subito con tecniche raffinate di comunicazione facciale e corporale di far cadere la colpa sul più stupido o sul meno simpatico della classe
- incidere nel banco con un coltellino o un altro mezzo di fortuna alcuni capolavori ermetici di letteratura destinati all’immortalità, come Piero scemo, Viva Inter o Paolo ama Francesca
In effetti, pensandoci bene è meglio non privare il pargolo di questi importanti momenti di crescita sociale. Ma ciò non significa che intendo battzzarlo. Dico solo che se le autorità cattoliche me lo permetteranno lo manderò a messa, a catechismo e all’ora di religione a scuola esattamente come gli altri bambini della sua età, ed esattamente come è successo a me alcuni decenni fa. Ma il vero motivo non è quello che voglio che si lanci in tutte le imprese sopra citate, quanto che ho dannatamente paura che se gli nego chiesa e catechismo, appena compie diciotto anni in un accesso di follia adolescenziale confonde l’effetto di una canna con una esperienza mistica e mi parte monaco o vescovo. Come ultima obiezione a chi mi dice che un bambino senza battesimo sarà un paria sociale, dico che già adesso i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi anche in Italia, e non passerà molto tempo che accadrà lo stesso con i battesimi. Arriveremo ad un punto in cui battezzare un bambino in chiesa susciterà lo stesso stupore di chi al giorno d’oggi fa cose strane e malviste come pregare a tavola prima di mangiare o chiamare il prete per benedire l’automobile nuova. C’è chi fa ancora la prima cosa? Tra i miei conoscenti che io sappia no, nemmeno tra i supercredenti frequentanti. C’è chi fa la seconda? Certo che c’è. E i preti si prestano? Come no: basta pagarli e troveranno il tempo pure per benedire un cambio gomme. A chi invece intende battezzare mio figlio di nascosto senza né l’approvazione né mia o della madre né del piccolo non si può ovviamente ribattere razionalmente. In questi casi a minaccia si risponde con minaccia. Trattandosi nel mio caso della zia devota è anche abbastanza semplice: basta dire che anche solo se prova a fare una cosa del genere al bambino, non lo vedrà più fino a che non compie diciotto anni. E se poi sarò stato un buon padre pastafariano mi aspetto che la volontà di mio figlio maggiorenne lo porti a proseguire nei miei propositi rancorosi nei confronti della zelante zia negandosi a suo piacere ancora per un po’ di anni. Della serie che mio figlio lo vedrai solo in foto. Ma non sempre è così facile prevenire tutte queste perniciose e pie manifestazioni da parte di chi ci circonda. Viviamo ancora nostro malgrado in una società pesantemente cattolicizzata, e tutta una serie di cose che io reputo assurde e fuori dal tempo vengono date ancora per normali dalla maggior parte delle persone. Il pericolo è letteralmente dietro l’angolo, come testimonia quello che è successo pochi giorni fa. La mia amata stava passeggiando per le vie del paese con il nostro pargolo, facendo le classiche commissioni mattutine e godendosi una piacevole giornata di fine estate. Spunta da dietro l’angolo l’ennesimo volto noto del paese che vede la carrozzina e coglie l’occasione per fare due chiacchiere su quanto sia bello e sano il suo occupante, a chi assomigli e via dicendo. Assolutamente niente di male, se non fosse che la persona altri non è che un pericoloso esemplare di vecchia catechista bigotta, di quelle sempre sorridenti ed indaffarate che conoscono tutto e tutti, e che hanno quell’aria che meno male che ci sono loro che mandano avanti la casa del signore, sennò chissà cosa succederebbe. Dalle chiacchiere di rito un estraneo potrebbe scambiarla per una normalissima ed amorevole signora, forse solo un po’ più stucchevole della media nei commenti. Ma all’improvviso parte il gesto insano: di sua iniziativa la megera (sarei più portato ad usare un termine più scurrile, e se mi trattengo è nel rispetto del lettore, non certo della sciagurata) decide che il momento è propizio per benedire il neonato. La catechista alza la mano destra ed impone con il pollice sulla fronte di mio figlio un simbolo abituale nella sua religione, ovvero quello di un antico strumento di tortura e di morte in uso duemila anni fa nell’impero romano. Ovviamente senza chiedere niente a nessuno come fosse un atto dovuto, e quindi mantenendo lo stesso atteggiamento poco costruttivo che ha mia zia nel voler battezzare il piccolo di nascosto. Vengono da sé un paio di domande: Lo sa lei che questo bambino è figlio di due persone che anche se in un remoto passato hanno passato del tempo in oratorio essenzialmente per ragioni di età, al momento non frequentano né chiese né alcun luogo di aggregazione riconducibile all’autorità cattolica di cui lei si fa ministra del culto? Per abitudine sono portato a considerare gli ambienti dove bazzicano queste persone abbastanza efficaci nel far circolare ogni genere di notizie, in special modo quelle di poco conto o che riguardano la sfera privata di altre persone. Quindi, oltre a sapere benissimo che nessuno di noi due da tempo non frequenta più la sua parrocchia, è possibile che la donna abbia anche appreso del mio sbattezzo ancora prima di mia madre. Il gesto della pia donna forse potrebbe essere stato dettato dall’abitudine di una consumata catechista in buonafede con si attribuisce capacità divine o taumaturgiche. Ma se avesse saputo del mio sbattezzo, il gesto potrebbe essere tranquillamente un disperato tentativo di un pia donna di salvare l’anima di un piccolo angelo dalla terribile condanna ad una qualche dannazione eterna per colpa di alcune sciagurate scelte di coppia. Entrambe le possibilità mi spaventano, ma d’altra parte siamo qui perché queste cose non accadano più.
- Lo sa la donna che non c’è al mondo solo la sua religione? Ha mai pensato che la gente del suo paese non si divide solemente tra cattolici praticanti, cattolici non praticanti ed immigrati di colore da guardare un po’ male perché portano i figli alla moschea il venerdì invece che in chiesa la domenica? Ne avrebbe forse a male lei se per esempio io mi dessi al satanismo, e decidessi di omaggiare la sua progenie irrorando i suoi nipotini ed i suoi animali domestici con del sangue di caprone? Sicuramente lo farei in buona fede, mica certo per cattiveria. E allora anche lei dovrebbe astenersi dall’imporre la sua religione a chicchessia, e soprattutto a chi non è in grado di difendersi come un bambino di pochi mesi. E che se fa questo è solamente perché i numeri stanno dalla sua parte, e tuttora è altamente probabile che ogni bambino che passa dalle sue grinfie finisca nel giro di pochi anni, suo malgrado, per essere battezzato, comunicato e cresimato, e che troverà la forza di ribellarsi solo col matrimonio. Provi a benedire me la prossima volta se ha il coraggio, e vediamo come va a finire.
Forse non dovrei arrabbiarmi tanto. Ovvero: se non credo nel dio cattolico, non credo nemmeno in tutto ciò che ne deriva, e quindi chissenefrega della catechista bigotta. Ma non è solo questo. Se per esempio io sono stato battezzato, non basta la raccomandata dello sbattezzo a cancellare un fatto accaduto nel passato, quello per cui un po’ di anni fa un prete mi ha fatto un segno della croce sulla fronte secondo un rito di una religione che non riconosco. Un documento si può annullare, ma il passato non si può cancellare. Nella mia grande ignoranza riguardo alla cultura dell’estremo oriente l’unica cosa che so è che è molto più antica e per molti aspetti anche molto più saggia, rispettosa ed equilibrata della nostra. E alcuni di quei popoli considerano la fronte come luogo del terzo occhio, quello che non funziona con le cose terrene ma che serve a cogliere il divino o il trascendentale. Il fatto che io non creda minimamente in queste cose non significa che io debba trascurarle a priori, dato che la mia opinione a riguardo è dettata non dalla conoscenza ma dall’ignoranza. L’unica cosa che so per certo è che un rito come quello in uso nella chiesa cattolica di tracciare una crocetta proprio dove secondo le filosofie orientali si trova il terzo occhio sembra più che altro un rozzo tentativo di atrofizzare una abilità non approvata. Come a bloccare qualsiasi capacità di riconoscere da sé il trascendentale se non dietro la guida forzata di preti ed intercessori vari. Di questo me ne parlava giusto pochi mesi fa una persona conosciuta ad una festa vegana nel mio paese, quando ancora il piccolo era nella pancia della mamma. Allora mi ha fatto piacere sapere qualcosa in più sulle possibili potenzialità di una persona vergine da battesimo. Ora invece dopo quello che è successo mi fa solo arrabbiare di più. Vorrà dire che a tempo debito farà seguito un battesimo purificatore pastafariano per immersione in birra ceca. Ho letto da qualche parte che funziona molto bene.