I mancini spiegati a quegli altri

Si parla spesso di quanto siano discriminate certe categorie più alla moda, su tutte quella degli omosessuali. Questo solo perché c’è un’intera classe politica che li ha presi di mira, con la benedizione di tutti i più imponenti apparati religiosi del mondo. Ecco, a mio avviso questa è discriminazione da parte di questa categoria così discriminata, gli omosessuali, ai danni di altre categorie meno discriminate, e quindi più trascurate.

La discriminazione è strana, perché non è sempre frutto di una cattiveria esplicita, come accade per esempio col razzismo. Credo che il più delle volte nasca solo dall’ignoranza: chi non è discriminato non si rende conto che c’è qualcuno diverso da lui che non gode dei suoi privilegi. Certo, se poi questa persona è un politico che imposta tutta la sua campagna sul mantenimento dei privilegi della classe dominante a svantaggio della minoranza discriminata, allora no: quella è una persona cattiva. Come effetto secondario procura una certa visibilità alla categoria sociale che lui ha scelto di discriminare.

Pure io, senza rendermene conto, ho sempre discriminato alcune categorie sociali. Per esempio non ho mai fatto niente nella mia vita per aiutare i daltonici a vivere meglio. Quando ho scelto i colori per il mio sito Internet, non mi sono certo preoccupato che questi fossero graditi ai daltonici: li ho scelti semplicemente così perché il giallo e il marrone sono colori talmente brutti che nessuno li aveva ancora presi in questa accoppiata. Poi, ma solo per caso, credo che siano colori con cui i daltonici non hanno alcun problema, ma non voglio prendermi meriti che non ho. Giusto per informazione, pare che i daltonici siano il 10% dei maschi, quindi il 5% della popolazione mondiale. Significa che probabilmente a vostra insaputa tra i vostri 5000 amici su Facebook ci siano circa 250 daltonici.

Cosa straordinaria, anche gli omosessuali si dice siano il 10% della popolazione mondiale. Significa che se mai cento uomini leggeranno mai queste parole, è probabile che uno di questi sia un omosessuale daltonico, e che quindi si starà riconoscendo pienamente nelle mie parole.

Le donne sono la popolazione discriminata più grande: il 50%, pensa un po’. Vengono discriminate in mille modi diversi, espliciti, subdoli o canonizzati dalla religione. Su tutte ce ne è una che mi fa pensare particolarmente: più o meno una volta al mese ogni donna fertile deve ricorrere ad un bene di lusso chiamato assorbente. Perché per molti stati, tra cui quello italiano, non sporcarsi i vestiti di sangue è un lusso, e quindi va tassato di conseguenza.

Non ho scritto questo per uno spontaneo spirito di solidarietà verso le prime minoranze discriminate che mi sono venute in mente, ma perché anch’io lo sono, sebbene non daltonico, non donna e probabilmente nemmeno omossessuale. Io appartengo al popolo discriminato dei mancini.

Due parole per i destrimani: noi mancini siamo quella parte di popolazione che preferisce usare l’altra mano per fare molte cose che per voi è talmente scontato usare la destra che sicuramente non ci pensate nemmeno. La sinistra, o mancina, è quella mano che voi usate solo di supplemento all’altra per fare quelle cose che di mani ne servono due, tipo tagliare una bistecca, portare un pacco ingombrante o applaudire. In genere per inquadrare un mancino si pensa alla scrittura, ma ci sono tante altre cose, tipo usare una forchetta per mangiare degli spaghetti, o portare alla bocca una birra. Un destrimane subito penserà:

“che problema c’è? Questi oggetti nun funzionamo con la sinistra?”

Purtroppo no: c’è sempre qualcosa che non va. Il boccale di birra per esempio: tutte le volte che c’è un manico, il boccale è asimmetrico:

Certo, ci sono le litre tedesche che hanno la scritta opposta al manico, e che scontentano tutti. Ma negli altri casi, quando è un mancino a bere la marca della birra sta dalla parte sbagliata. Se voglio ricordarmi quello che sto bevendo devo girare il boccale, o bere a testa in giù.

La penna e la forchetta sono simmetriche, in genere. Mica sempre. Il problema però è che devono interagire in condizione di forte asimmetria: la penna impugnata dal mancino non viene trascinata gentilmente sul foglio, ma viene spinta verso di esso, a meno di torsioni assurde del polso. Se è una stilografica si rischia l’allagamento ad ogni parola. La forchetta impugnata con la sinistra tende ad andare addosso alla forchetta del destrimane alla nostra sinistra, che ci guarderà come dei petetici reietti ad ogni gomitata.

E così via: ogni volta che un oggetto non è perfettamente simmetrico o non opera in condizione di simmetria, significa che l’hanno studiato per i destrimani, alla faccia del 10% degli altri.

C’è un oggetto che è la personificazione di tutta la malvagità della discriminante classe dominante dei destrimani: le forbici. Le forbici hanno sempre la lama superiore a destra, quindi significa che se la impugno con la sinistra non vedo quello che sto tagliando. Non pago di questa malvagità, un bel giorno un ingegnere ha pensato bene di inventare le forbici sagomate, quelle per cui il buco grosso del pollice prevede un angolo di ingresso preciso, tipo che se sei mancino o ti trapianti il pollice al posto del mignolo, o ti rassegni ad usare la mano diritta.Alla fine cosa succede? Che noi mancini ci rassegnamo ad imparare ad usare anche l’altra mano e l’altro piede un po’ per tutto:

  • nutrirci
  • ritagliare
  • schiacciare bottoni su diaboliche impugnature ergonomiche
  • premere acceleratori
  • girare manopole del gas di moticiclette
  • suonare campanelli di biciclette, a meno di non voler sollevare tutta la mano dal manubrio per tirare la levetta
  • muovere e cliccare mouse
  • allacciarci bottoni
  • aprire scatolame di latta
  • suonare il piffero. Già: l’ultimo buco, quello per il mignolino, è spostato da un lato, per aiutare un po’ i destri

eccetera, più a fare male altre cose che proprio non si può usare la destra, come scrivere.

In un mondo ostile si affinano le capacità. Se ad un destro dovessero amputare la sua mano prediletta, probabilmente morirebbe di fame e di stenti nel giro di poco. Noi mancini ce la caviamo decentemente con tutte e due le mani a fare tutto. Ma non perché siamo dei geni, ma solo perché viviamo in un mondo costruito al contrario, e ci siamo adattati nostro malgrado.

A volte però girano un po’ le scatole, soprattutto se si ha appena finito di ritagliare un centinaio di cartoncini natalizi per dei regali di natale. Perché va bene tutto, ma ad ogni cartoncino si tratta di dover scegliere ogni volta tra ritagliare male e far fatica per un uso improprio delle forbici. Quindi cosa si fa? Si va su Amazon, dove c’è questo capolavoro della discriminazione destrimane:

cioè: vendono un paio di forbici per mancini, ma che comunque esiste nella versione per destri. Solo che quella per descrimani costa 5,53 euro, mentre quella per mancini costa 7,88 . Ho fatto i calcoli: è 42,5% in più. Che poi dico: se anche facevano a meno di farla, la versione per destri, sono certo che i destrimani bisognosi di ritagliare potevano accontentarsi senza troppi problemi delle migliaia di altri modelli di forbici presenti fatti apposta per loro. Invece no: devono avere anche le mie forbici per mancini, ma in versione destra e ad un prezzo di molto inferiore.

Ecco, tutto qui: non ho altro da aggiungere. Anzi no, un’ultima cosa: sul sito di Mondo Mancino c’è un elenco di personaggi mancini famosi. Roba grossa, tipo Leonardo da Vinci o Einstein, più tutti i musicisti e gli sportivi più meravigliosamente sublimi della storia. Purtroppo i destrimani non sono così organizzati e non hanno ancora registrato il dominio mondodestro.com . Il giorno che lo faranno potranno compilare una lista anche loro e metterci nomi del calibro di Adolf Hitler, Torquemada, Federico Moccia, Carlo Giovanardi e Pol Pot. Alla faccia della mano del diavolo.

Bestseller da albergo

Quando prendo possesso di una camera d’albergo, non posso fare a meno di tirare tutti i cassetti, alla ricerca dell’Oggetto. E spesso lo trovo. E non sto parlando di qualcosa di generico, dimenticato dall’occupante precedente. E neppure di qualcosa di vagamente utile, come un caricabatterie da cellulare o un apribottiglie. Sto parlando di questo:

ovvero del Nuovo Testamento, il libro delle avventure e degli insegnamenti di Gesù e dei suoi amici. In questo caso manca il prequel biblico, ma se non altro abbiamo la fortuna di poter leggere la parola di dio in ben quattro lingue diverse. Posso solo immaginare la frustrazione del credente spagnolo.

Quello che mi chiedo sempre è come mai sia necessario mettere questo libro in un cassetto di ogni stanza d’albergo. Serve a propiziarsi la benevolenza del caritatevole dio cristiano, nel caso sia in vena di scatenare una calamità naturale nei paraggi? O è più per la figura oscura di colui che la sera si mette a spulciare qualche passo del vangelo prima di andare a dormire? E se non trova questo libro cosa fa, dorme male o va a lamentarsi in reception per l’avergli impedito l’osservazione dei suoi principi base di buon cristiano? Non fa prima a portarsi da casa il suo vangelo, nella lingua che preferisce, di modo che io abbia più di spazio per la mia biancheria?

Tante domande ancora senza risposta. La prossima volta che prenoto una stanza magari chiederò espressamente su che tipo di letteratura posso trovare nascosta nei cassetti della mia camera, magari per sapere se per una volta posso avere qualcosa di più vicino ai miei gusti.

Dei e supereroi

Quando io e la mia amata abbiamo deciso di riprodurci, l’abbiamo fatto con quell’incoscienza tipica di chi figli non ne ha ma ci vede una nuova esistenza fatta di tante piccole e trascurabili rinunce, a fronte di quell’enorme guadagno che è l’amore parentale, altrimenti noto come l’istinto biologico di propagare il proprio patrimonio genetico.

Poi ci sono altre questioni più individuali, tipo creare un po’ di disordine in una vita altrimenti noiosa e ripetitiva, sostituendola con una vita ancora più noiosa e ripetitiva, ma che se non altro ha l’enorme vantaggio di non darti nemmeno il tempo di pensare a quanto sia noiosa e ripetitiva.

Nel mio caso pensavo soprattutto a come avrei affrontato l’educazione culturale di un figlio all’interno di una nazione dove il concetto di cultura è subordinato alle avventure di un supereroe del passato. Per chi fosse vissuto in una caverna fino a ieri e non l’avesse capito, sto parlando di Gesù, il figlio del dio cattolico, i cui incredibili poteri e soprattutto l’innato carisma permettono ad un piccolo stato medievale e ad intere organizzazioni tentacolari di mantenersi da millenni a spese di centinaia di milioni di fan sfegatati.

Ad oggi di supereroi ce ne sono tantissimi, e me ne rendo conto soprattutto perché ho a che fare con un bambino di quattro anni. Ad incominciare dalla biancheria intima, passando per giocattoli, accessori e cibo in genere molto zuccherato, il marketing del supereroe invade la sfera dei bambini in modo selvaggio. Anche in modo sessista, a dire il vero: una femminuccia dovrà conformarsi alle principesse Disney, tutte canti, balli e matrimonio alla fine del film, mentre il maschietto sarà più avventure lontano da casa con super-armi di ogni genere.

Gesù però non è ancora arrivato. Di certo io non lo introduco. So già però che aspetta al varco: dalle sue grinfie, o meglio, dalle grinfie dei suoi vescovi non si scappa. Gesù ha una serie di superpoteri abbastanza ridicoli agli occhi di un bambino, tipo camminare sull’acqua, risvegliare i morti o trasformare l’acqua in vino. Non quella su cui ha camminato, ovviamente. Niente a che vedere con superforza, supervelocità, spade laser e tutte quelle altre cose che piacciono tanto ai bambini di ogni età. Ma Gesù ha una cosa veramente terribile che gli altri non hanno e che lo rende unico nel suo genere: si è deciso che lui è realmente esistito. Questa cosa è all’apparenza trascurabile, ma lo pone su un piano di divinità che porta con sé un’enormità di poteri minori, tipo quello che lui può parlarti in ogni momento, che ti vede in ogni momento, anche quando sei in bagno, che ti vuole bene ma che se ti comporti male è triste, piange e poi ti manda all’infermo per l’eternità. nessuno degli altri supereroi ha questi poteri, per il semplice fatto che sappiamo che non esistono, e finiscono con il film o con il fumetto. Se Darth Vader o Hulk fossero reali sono certo che troverebbero dei buoni argomenti per farsi rispettare e venerare. Ma così non è, e quindi anche un dio che non va a fondo quando cammina sull’acqua ha vita facile.

Una volta il confine tra il divino ed il supereroe era più sottile, perché gli dei ed i supereroi frequentavano il pianeta al pari degli esseri umani, e ne condividevano difetti e virtù. A seconda del gruppo divino a cui appartenevano abitavano in un posto preciso sulla terra e non erano esseri inconsistenti abitanti una sfera celeste non ben specificata. Capitava spesso, per esempio, che un dio libidinoso come lo Zeus degli antichi greci approfittasse di una distrazione della moglie per fecondare una ragazza greca, che poi spesso si trovava a gestire un bambino particolarmente impegnativo insieme alle ire della moglie tradita. Proprio per questi figli da coppie miste del passato è nato il concetto del semidio: un essere un po’ divino e un po’ no, con dei superpoteri ben precisi, che in ogni caso vive sulla terra in mezzo agli esseri umani e si rende utile in una serie di imprese memorabili. Il semidio è a tutti gli effetti un supereroe.

Da questo punto di vista anche Gesù è un semidio con forti attitudini da supereroe, dato che è nato dalla fecondazione eterologa di Maria, umana, con il seme divino di dio. L’onnipotenza di dio poteva scegliere una strada più diretta, tipo atterrare in un deserto vicino a Gerusalemme e iniziare con le prediche ed i miracoli, invece ha preferito una strada più classica che prevedeva la fecondazione di una giovane vergine. La collocazione di Gesù tra i ranghi dei supereroi buoni è per certi versi un po’ discutibile, dato che si rifiuta sistematicamente di compiere dei miracoli utili richiesti a gran voce dal suo popolo, e il più delle volte si limita a giocare con i suoi superpoteri più per quieto vivere (assecondare la Madre che vuole altro vino per gli ospiti alle nozze di Cana) o per proprio tornaconto (resuscitare un cugino, non bagnarsi i calzari). Ma d’altra parte, sebbene abbia una vocazione innata alle prediche, non tenta mai di dominare il mondo, quindi certamente non è un supereroe malvagio. Alla fine di tutto abbiamo comunque un semidio che gira per il pianeta cercando consensi e dando sfoggio occasionale dei suoi superpoteri: di fatto il solito supereroe.

Che poi, non è tanto lui, tanto tutto quello che ne viene dietro. Ci lamentiamo quando le case cinematografiche fanno troppi film di supereroi, ma questi sono solo dilettanti: non c’è nessuna nazione intitolata a Batman che percepisce regolarmente generose elargizioni dagli altri stati per il solo fatto di detenere il copyright su un personaggio morto. Qui c’è una gerarchia complessa estesa su gran parte del territorio mondiale, con lo scopo di gestire e promuovere il brand di Gesù. Altro che campagne virali, teaser e trailer: queste sono solo sciocchezze. Quanto tempo passa dall’uscita di un film con un supereroe in mutande e l’altro? Ecco, comunque troppo: la chiesa cattolica lavora a cicli settimanali. E qui non si parla nemmeno di materiale fresco: abbiamo la bibbia, best-seller dell’antichità, da cui è nato un sequel specifico su Gesù, con una serie di ulteriori spin-off dedicati agli eventi successivi o a personaggi minori. Tutte queste produzioni letterarie vengono lette settimanalmente negli edifici di culto sparsi su tutto il territorio da personale dipendente e poi commentate dagli stessi, per darne una visione più moderna e adatta alle circostanze del momento. Niente brani nuovi, ma il grande vantaggio della frequenza obbligatoria, pena l’inferno. Molti brani del vangelo sono ancora straordinariamente attuali, ma purtroppo altri estratti, soprattutto dalla bibbia, risentono un po’ dell’età e del contesto sociale e morale in cui sono stati scritti, quindi l’incaricato sceglie o di evitarli o di proporne una interpretazione più contemporanea. Altrimenti si rischia che tornino in voga alcune pratiche come quella di Lot che prima propone ai suoi concittadini di abusare in massa delle figlie a condizione che non tocchino i loro ospiti, e poi sono le figlie a prendere l’iniziativa e a fare ubriacare il padre per farsi mettere incinte, con lo scopo nobile di dargli dei figli/nipotini. E’ da quasi duemila anni che non viene scritto niente di nuovo nell’universo cristiano cattolico e molte parti risentono un po’ dell’età, e nonostante questo il suo marchio è più in voga di quello di ogni altro supereroe moderno. E questo solo perché si è deciso che Gesù esiste, e l’Uomo Ragno no.

La cosa veramente strana è che se davvero Gesù fosse un supereroe divino ed esistente, non avrebbe bisogno di tutto questo complesso apparato clericale con lo scopo è quello di tenerci aggiornati su del materiale scritto alla meglio duemila anni fa. Gesù potrebbe manifestarsi di persona ai suoi fedeli ed evitare pure tutti quei fraintendimenti che caratterizzano i nostri giorni, per esempio:

  • la fecondazione eterologa è giusta o no?
  • gli omosessuali hanno diritto ad amarsi e ad essere felici come gli altri, o devono limitarsi a far finta di esserlo per non urtare la sensibilità dei vescovi cattolici?
  • ma se scopro che un prete ha sodomizzato mio figlio in oratorio per anni, devo comunicarlo al vescovo, sapendo che è tenuto al segreto d’ufficio per ordine di papa Francesco e che quindi con ogni probabilità non farà altro che insabbiare il caso, o forse è meglio che mi comporti da cattivo cristiano denunciando il prete ai carabinieri?

Mi sa che Gesù non interviene per uno dei seguenti motivi:

  1. non è così divino come vogliono farci credere
  2. non gli interessiamo più perché siamo una causa persa
  3. è morto davvero, magari sconfitto da un dio più onnipotente di lui e più votato al libero arbitrio
  4. non è mai esistito
  5. non ci sono più ragazze cattoliche vergini

Il risultato non cambia: che Gesù sia un semidio reale o il frutto di una fantasia letteraria del passato, per come stanno le cose adesso non è diverso da Alessandro Magno, Flash Gordon o Mandrake: tutti supereroi del passato di cui si è smesso di scrivere da tempo perché non c’era più niente da dire.

So già che nessun vescovo cattolico leggerà queste parole. Ma se anche per caso lo facesse non deciderebbe certo di trovarsi un lavoro onesto solo per farmi un piacere, anche solamente per il fatto che il suo mestiere non è poi così male, e cercarne uno nuovo alla sua età che garantisca gli stessi benefit, la stessa immunità e pure la possibilità di vestirsi da pagliaccio è una impresa certamente impossibile. Credo quindi che Gesù resterà il supereroe più apprezzato al mondo ancora per un bel po’ di tempo: nessuno rinuncia ad un marchio così di successo solo perché è giusto che sia così.

D’altra parte volevo far capire quanto sia sbagliata la strategia di tutte queste case cinematografiche che si ostinano a massacrarci con tutti questi film di supereroi. Se vogliono davvero la fedeltà incondizionata dei loro fan, invece di buttarla sempre su fantasy, fantascienza e fantastico dovrebbero cambiare il registro sullo storico.

Non più

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana

ma

Su questo stesso pianeta, circa seimila anni fa

Non più storie strampalate nei fumetti o al cinema su Gotham City e Metropolis, ma un bel servizio al telegiornale che ti parla di come Batman e Superman hanno appena salvato il mondo mentre tu facevi la spesa. Cose tipo lo Strano ma vero e il Forse non tutti sanno che della Settimana Enigmistica, ma più in grande stile. Sì, la cosa ha poco senso, ma questi sono dettagli trascurabili per le persone religiose. Col tempo sono proprio queste assurdità a migliorare la fedeltà del seguace, rendendolo più impermeabile alla realtà quotidiana.

Fama, fumo e fame nel mondo del lavoro

Non ci si pensa, ma alcuni lavori sono più inclini di altri a procurare fama a chi li esercita. Basti pensare ai nomi delle strade, dove politici e condottieri fanno la parte del leone, mentre chi magari proprio in Via Mazzini o in Largo Garibaldi ha timbrato il cartellino per una vita, difficilmente avrà intitolato qualcosa in più di una lapide in un cimitero pagata dai familiari. Per di più da tutt’altra parte, a meno che non facesse proprio il becchino.

Immagino siano i politici che decidono a chi dedicare le strade, visto che molti di loro hanno fior di monumenti, viali e piazze anche solo per il fatto di essere morti senza prima essere stati arrestati. Già questo rende un politico una persona straordinaria, degna di avere il proprio nome inciso nel marmo in uno spazio pubblico. Se a decidere a chi dedicare un corso fossero non i politici ma, che so, i pasticceri o i lattonieri, facilmente vedremo altri nomi, tipo l’inventore della torta sbrisolona, o colui che ha posato le grondaie sullo Skyway del Monte Bianco.

Il fatto oggettivo è che i politici tendono a premiare i morti della propria categoria, probabilmente nella speranza che la tradizione continui quando arriva il loro turno. Per una persona comune, l’unica speranza di essere ricordata in un monumento è di cadere vittima di una strage o una sciagura di grandi dimensioni: Piazza Fontana, Piazza Loggia, Seveso, una guerra mondiale, cose così. Oltre più in forma anonima: Viale dei caduti sul lavoro. Sicuramente non vale la pena.

Non a tutti i lavoratori famosi però verrà automaticamente dedicata una via. Molte categorie portano facilmente alla fama se fatte bene, ma non alla dedica del monumento. I calciatori, ad esempio, possono incantare il proprio pubblico ogni domenica per vent’anni, ma al massimo quello che ottengono è il posto di commentatore inutile durante le partite di coppa. A volte alcuni esponenti straordinari di altre categorie riescono a emergere dalla melassa e ad ottenere qualcosa, come gli attori, gli scrittori e i giornalisti. I più fortunati di questi avranno il loro vialetto dedicato. Certo, in una zona industriale o il un quartieraccio di periferia, perché le vie del centro sono tutte prese da tempo.

Il criterio della fama dipende un po’ dalla categoria. Se io sono per esempio un condottiero, chiaramente la mia fama arriva dal numero di battaglie vinte, o dalla quantità di sangue nemico versato. Da qui si fa in fretta a capire su quanti cavalli di bronzo verrà appoggiata una copia del mio deretano.

Se sono invece uno scrittore, allora un buon indice è quello del premio Nobel alla letteratura. Siccome però lo vincono in pochi al mondo e spesso non sono neppure scrittori in senso stretto, non deve essere un parametro troppo vincolante. D’altra parte guardare solo il numero di copie vendute è molto rischioso, perché poi ci si ritrova ad avere più piazze dedicate a Moccia e a Susanna Tamaro che a Giuseppe Verdi.

Nel caso dei musicisti e dei cantanti il principale requisito è di essere morto da almeno un secolo.

Per i politici abbiamo già visto come una fedina penale intonsa sia più che sufficiente. 

Ma il problema non è solo a quale lavoratore morto dedicare una via. E’ che ci sono alcune categorie veramente misteriose di cui proprio non mi spiego da dove ne provenga la fama. Perché se un esploratore famoso è quello che ha esplorato e scoperto qualcosa di interessante, alla pari di un ricercatore medico o di un astronauta, perché un cuoco deve diventare famoso? Perché il problema è proprio questo, che “famoso” non significa “bravo”. Significa “noto”. E l’habitat naturale del cuoco è uno di quei posti bui e puzzolenti normalmente chiamati “cucine”, da cui non esce fama, ma piuttosto cibo preparato in maniera più o meno diligente. E qui accade la cosa per me più incredibile: i cuochi che stanno in televisione sono i più famosi, dove la televisione è uno strumento che lavora su due sensi, la vista e l’udito, ma non sul gusto e sull’olfatto, che a mio parere sono più importanti per capire se quello che ho nel piatto sia commestibile o velenoso. Come è possibile capire che la fama di un cuoco è meritata a tal punto da comparire costantemente in televisione, quando quello che fa è di produrre solo suoni ed immagini e non pietanze?

Prendiamo ad esempio il mio caso: anni fa, in preda ad una crisi mistica, ho deciso di dedicare le sere di tre anni della mia vita a conseguire una qualifica di cuoco in un istituto alberghiero. Il giorno in cui ho discusso la mia tesi finale avente come argomento la cucina a base di insetti, tra le condizioni non scritte per la mia uscita di scena c’era che non avrei dovuto mai più varcare la soglia di una cucina di ristorante, pena il danneggiamento del buon nome della cucina italiana nel mondo. Ecco, credo che in televisione, una volta dotato di una giacca su misura e di un cappello da cuoco abbastanza alto, farei la mia figura, anche perché ritaglierei le pietanze direttamente dal cartoncino per poi dipingerle con colori acrilici dall’aria appetitosa. Inoltre, ogni momento dedicato a costruire cibo finto in televisione, ad essere intervistato, a fare pubblicità su temi che non mi riguardano o a scrivere libri mi ruberebbe tempo prezioso, e questo finirebbe a ridurre ulteriormente il rischio di ritrovarmi un giorno, anche per sbaglio, nella cucina di un ristorante.

Se invece fossi un cuoco capace, al contrario passerei molto tempo a lavorare nella cucina di un ristorante. Probabilmente la sala sarebbe piena di persone che apprezzano il cibo che preparo senza che mi abbiano mai visto in faccia; potrei incontrarle per strada senza riconoscerle. Per ironia della sorte, è facile invece che riconoscerebbero il cameriere, i cui meriti principali sono di non sbagliare a prendere la comanda e di non versare loro la zuppa del giorno nel collo della camicia. La bravura di un cuoco è quindi strettamente legata al fatto che se ne stia nascosto in una cucina a fare il suo lavoro, perché se se ne va in giro a fare altro, viene da sé che il cibo che esce dalla cucina del suo ristorante non è passato dalla sue mani. Sembra una cosa crudele a dirsi, ma non è diverso da quello che accade per la maggior parte delle categorie del lavoro, tipo gli idraulici, i ragionieri o i secondini. Se un contabile dovesse mai diventare famoso, o è perché ha gestito un giro di prostitute di un politico erotomane, o è perché ha fatto un errore madornale nei registri che ha fatto fatto arrestare il suo capo. Un idraulico per diventare famoso al giorno d’oggi deve salvare una principessa dalle grinfie di un mostro tartaruga.

Ho compreso il mistero di questa infestazione di cuochi solo dopo aver letto questo articolo. Siamo in piena era dei cuochi. Un po’ come l’era dell’Acquario degli anni sessanta, o la più interessante età dei Quattro Giaguari degli aztechi. Con l’era dei cuochi non si parla tanto di un’umanità in armonia o di animali a tal punto affamati da mangiarsi tutto il pianeta e quindi il sole come digestivo, ma di cuochi poco armonici che escono dalle viscere delle proprie cucine per divorare lo spazio di ogni strumento di comunicazione. In realtà nessuno ha predetto l’era dei cuochi, quindi ce la siamo beccata un po’ in sordina senza essere preparati, a tal punto che molti di noi credono che sia una cosa normale. C’è da dire che probabilmente non durerà: resta solo da capire quale categoria professionale seguirà. L’era dei commercialisti, che guadagneranno enorme fama cercando di mettere a posto i conti di questi cuochi che passano così tanto tempo lontani dai loro ristoranti? Certo non dall’era dei personal trainer, visto che tutto questo cibo che cuciniamo o ordiniamo al ristorante viene solo fotografato per poi essere gettato nell’immondizia. O forse la nemesi del concetto stesso di fama: l’era delle persone che sono famose per il semplice fatto di essere famose: la fama in quanto tale.

Un lavoro sorprendente

A volte mi capita una cosa stranissima. Succede che si sta parlando con altre persone di cose così, del più e del meno, e che all’improvviso uno dei presenti faccia una domanda, apparentemente innocua, che suona più o meno così:

Ma che lavoro fa Giuseppe?

La cosa strana che mi sorprende non è la domanda, quanto la risposta. Non sempre, perché molto spesso Giuseppe fa un lavoro normale, tipo il falegname, il terzino o l’eroe dei due mondi. Sarà però che vivo in un luogo ad alta concentrazione di edifici religiosi cattolici (l’Italia), ma capita spessissimo che Giuseppe faccia questo lavoro veramente stranissimo:

Giuseppe fa l’insegnante di religione.

Non riesco mai ad abituarmi all’idea di quante persone servano per insegnare una religione ad altre persone, e soprattutto che non siano sufficienti tutti quegli edifici molto vistosi sparsi un po’ su tutto il territorio italiano, come questo qui:

E pure popolati da uomini adulti con abiti appariscenti e magari un po’ ridicoli come questi qui:

Insomma, in Italia è quasi impossibile trovare un posto da cui non si possa vedere anche solo la punta di un campanile, una croce di legno attaccata ad una parete o un televisore con dentro un vescovo intento a spiegarci qualcosa. Inoltre il loro dio si è imposto a suo tempo come il migliore di tutti e che per ulteriore sicurezza ha pure inventato il concetto di monoteismo. Ma tutto questo ancora non è sufficiente a diffondere il verbo e a mantenere unito il loro popolo, e sono necessarie altre persone, questa volta vestite in un modo molto meno appariscente, per insegnare questa religione anche nelle scuole.

E Giuseppe questo fa: insegna la religione cattolica nelle scuole. Ho dato per scontato che si tratti di religione cattolica un po’ per abitudine ed un po’ per quanto detto sopra. Per quanto questa professione mi stupisca ogni volta che la sento, so che nessun insegnante di religione proviene da ambienti satanici, o che sia un vecchio monaco scintoista giapponese.

E qui sta tutto il mio stupore: ci sono chiese, cattedrali, oratori ed una serie di altri edifici religiosi bellissimi, in posizioni centrali o strategiche, molto più belli dei bar sperduti dove io vado a bere birra in onore del mio dio: tali edifici sembrano proprio predisposti ad attirare adulti ma soprattutto bambini tra le braccia amorose del loro personale religioso. A chi non vorrebbe naturale spendere un po’ del proprio tempo in questi ambienti così grandiosi, edificati a prova terrena di un dio tanto poderoso? Niente da fare: ancora non è sufficiente. Serve proprio il nostro Giuseppe l’insegnante di religione, a ripetere ancora le stesse cose, ma questa volta in una brutta aula scolastica di fronte ad una platea di alunni svogliati ed indisciplinati. Questo è quello che mi stupisce ogni volta.

Dopo lo stupore, mi viene sempre lo stesso pensiero: anche a me piacerebbe essere un po’ come Giuseppe. Mi piacerebbe andare all’università, laurearmi in ateismo e quindi diventarne un docente nelle scuole elementari del mio paese. Certo, non insegnerei solo l’ateismo, esattamente come Giuseppe vi verrebbe a dire che nella sua ora di religione non fa solo catechismo cattolico, ma ci piazza anche due chiacchiere veloci sulle altre religioni. Nel mio caso, essendo che dell’ateismo, una volta compreso che dio non esiste, rimane un po’ poco da dire, avrei ben più tempo da dedicare ad argomenti corollari, tipo ad insegnare ad usare la propria testa e a non credere a tutto quello che ci viene detto e che deve essere accettato per fede, soprattutto se a dirlo è un adulto vestito come un pagliaccio del circo.

Questo mi piacerebbe, ma in Italia ancora non si può. Pazienza, un giorno ci arriveremo, forse.

Ah, chiaramente l’ora di religione di Giuseppe dovrebbe rimanere come alternativa didattica all’ora di ateismo. Solo che gli cambierei il nome. Qualcosa come: l’ora di miti e leggende.

Quando, non so perché, mi ritrovo a difendere l’islam

Per qualche strano motivo, mi ritrovo più spesso a difendere i diritti dei mussulmani che non quelli di gruppi di persone che mi stiano più care, tipo i pastafariani, gli atei o i gozeriani. Come se poi a me i mussulmani stiano particolarmente simpatici, o che stia pensando di abbracciare in segreto la loro religione. Forse che gli atei, i pastafariani ed i gozeriani sono pochi e discreti, non suonano i campanelli, non esplodono e non guidano grossi camion sopra le persone; basta questo a renderli simpatici un po’ a tutti, e basta dire apertamente quanto ci stiano simpatici per dare prova tangibile di essere persone aperte e tolleranti.

“Io ho grande rispetto degli atei! Ho avuto un professore al liceo che era ateo e comunista, che non solo non mangiava i bambini, era pure molto bravo ad insegnare!”

Ecco, se uno dice così si può considerare automaticamente una persona per bene e tollerante, quindi migliore di tutti i mussulmani.

E qui intervengo io, a farmi del male. Vorrei spiegare a queste persone per bene e tolleranti che anche se ci sono molti mussulmani che sono un po’ retrogradi, esplosivi o maleducati, questo non vuol dire che lo siano tutti. Che sono certo che ci sono dei mussulmani che sono moderni, educati e che non esplodono. Sarei quasi tentato di citare un famoso best-seller dell’antica Mesopotamia, in cui un dio in cerca di consensi si era trovato a discutere con un suo seguace se radere o no al suolo un paio di città, a seconda che quest’uomo vi avesse trovato o no un piccolo numero di persone conformi alle sue leggi divine.

Arrivo anche a dire che conosco alcuni mussulmani che non solo si comportano in maniera civile, ma che non li ho mai visti pregare una volta, e che quando ne hanno voglia si fanno una birra e si mangiano pane e salame. Ma qui interviene il buon cristiano, esperto ad applicare agli altri le morali altrui:

“Se non rispettano le leggi dell’islam, allora non sono mussulmani, perché il corano va seguito alla lettera, e dice chiaramente che per essere dei buon mussulmani bisogna picchiare le proprie mogli e uccidere tutti i cristiani”

Già. Non ho letto il corano, ma pare che ci sia scritto così. A dire il vero non l’ha letto nemmeno il nostro moralista cristiano, ma a lui è sufficiente che l’abbia detto Magdi Allam alla televisione.

E via così. Loro a citare casi di mussulmani retrogradi, esplosivi o maleducati, ed io a dire che magari non sono tutti così, ma anche a dire quanto mi dia fastidio dover ogni volta difendere proprio i mussulmani dalle accuse lanciate da dei cristiani così aperti e tolleranti. Preferirei poter scegliere un altro grupo religioso a cui mi sento più vicino, ma così va il mondo, e mi fa passare per uno che è contento quando un uomo picchia sua moglie.

Potrei parlarne ancora per molto tempo, ma se mi sono annoiato io a discuterne, chissà chi legge. La chiuderei da dove ho iniziato, con l’autodichiarazione di tolleranza e apertura del buon cristiano, che è più o meno quella citata all’inizio:

“Io ho grande rispetto degli atei, per me l’ateo ha diritto a vivere la sua vita come ogni credente”

Parole che inciderei a fuoco sulla porta del bagno di casa mia, ma che dette dalla persona che voleva battezzare mio figlio di nascosto suonano un po’ contraddittorie. Strano modo di rispettare le persone.

Messaggio per i suicidi mussulmani che non si sono ancora fatti esplodere

Varoom!-Lichtenstein
Esplosione Pop di Lichtenstein, dalla Wikipedia

Ogni volta che sento parlare dell’ennesima strage ad opera di un aspirante martire mussulmano, mi viene da pensare a che povero mentecatto debba essere stato in vita, per valutare così poco la propria esistenza e rinunciarci in un modo così poco elegante: arrivare perdere la vita solo perché qualcuno più sveglio di te ti ha detto che finirai in un posto meraviglioso dove passerai un tempo infinito a deflorare un numero finito di vergini; mi sembra proprio una scemata fatta apposta per imbrogliare i gonzi.

Quindi vorrei dire questo:

Il vostro dio non esiste: è tutta una trovata per rincoglionirvi e farvi fare delle cose drammaticamente stupide, e la vostra politica del farvi saltare per aria uccidendo un po’ di persone abbastanza intelligenti da non pensarla come voi non funziona: non ci state convertendo neanche un po’

Ecco, giusto per capirci. Perché se pensate di ucciderci tutti in questo modo, non ce la farete mai, e finisce che voi siete morti e la maggior parte di noi è ancora viva, alcuni poi intenti a riconoscere i brandelli appiccicosi del vostro cadavere dal DNA. Per quanto alcuni di noi abbiano paura a prendere la metropolitana, l’aereo o a frequentare luoghi affollati, stiamo comunque continuando a fare un numero di figli maggiore delle persone che voi state uccidendo. Fanno molte più vittime il tabacco, il cancro o gli incidenti stradali. Se volete essere più efficaci dovreste cambiare politica, per esempio andando in piazza a regalare sigarette senza filtro, grandi tagli di carne rossa o automobili e motociclette di grossa cilindrata.

E pure, come ho già detto, la vostra è una religione veramente brutta. Bisogna essere proprio dei deficienti per passare dalle nostre religioni poco invasive ad una che arriva a chiederti di saltare per aria sulla base di una serie di promesse mai dimostrate. Le nostre religioni nella peggiore delle ipotesi ci chiedono di non mangiare il pesce nei venerdì di quaresima e di frequentare una chiesa per un’ora a settimana più le feste comandate. Niente digiuni, niente menù ridotti, niente preghiere obbligate, pellegrinaggi e crociate contro gli infedeli. E non cambieremo nemmeno la nostra religione solo per farvi contenti, visto che siete talmente approssimativi nelle vostre squallide dimostrazioni di forza che vi limitate ad esplodere in luoghi affollati, non in luoghi affollati esclusivamente da fedeli di altre religioni. Non è proprio uno dei sistemi più raffinati di pulizia religiosa.

Forse è solo che siete dei repressi sessuali perché non riuscite ad aver successo con le donne occidentali a causa del vostro ridicolo machismo fatto di bigotteria religiosa, musica inascoltabile, maschilismo da medioevo, violenza domestica e passione per le armi. Probabilmente è per questo che una promessa di un gran numero di vergini fa così presa su di voi. Se volete avere successo con le donne occidentali e placare un po’ i vostri bollenti spiriti, iniziate a comportarvi bene, ad essere rispettosi ed amorevoli, ad abbassare il volume della radio e magari a sintonizzarvi su stazioni normali, perché da queste parti nessuno ascolta Servo per amore in automobile o in casa a tutto volume: penso che anche dio ne sarebbe un po’ imbarazzato. Vedrete che le cose inizieranno ad andare un po’ meglio. Le nostre donne non amano essere trattate come pecore, ed in genere vogliono l’esclusiva: dovreste abituarvi a questa cosa. Se dà fastidio a voi quando la vostra donna soddisfa anche i piaceri di altri tre uomini, allora mettete in conto che anche a lei può urtare il fatto che voi ve la vediate con altre tre donne. Si tratta di uguaglianza dei sessi, è una cosa giusta e dovreste abituarvi anche a questo. Per lo stesso motivo sappiate che non è giusto uccidere, molestare, picchiare la vostra donna o i vostri figli solo perché non la pensano come voi, e per di più è contro la legge di ogni stato civile. Facilmente siete voi ad essere degli ottusi bigotti, e invece di cercare di reprimere le persone che vi stanno accanto, potreste cogliere l’occasione per migliorarvi imparando da loro. Vedrete che se impiegate il tempo ad amare i vostri cari invece che ad odiare noi che abbiamo un dio diverso dal nostro vi porterà ad abbandonare i vostri propositi di sparpagliare il vostro corpo in un luogo pubblico.

Genitori egoisti

egoisteDi recente un brillante politico di destra ha definito egoista un suo avversario perché ha deciso di avere un figlio. Quello che ha turbato maggiormente l’animo candido del nostro sottile pensatore non è tanto la realizzazione di un istinto paterno, quanto le condizioni pregresse: il politico rivale non deve avere figli perché è gay, vive con un altro uomo, ovviamente gay anche lui, e fa pubblica mostra di questa sua condizione sessuale senza lasciare intendere di vergognarsene o di volersi pentire di fronte al personale ecclesiastico autorizzato.

Già questo suo totale disprezzo della morale costituita a vantaggio della propria egoistica felicità sarebbe sufficiente a far indignare il rigoroso popolo che sostiene il brillante politico di destra, e che questo cerca di accontentare con roboanti dichiarazioni. Si sa che la morale dello stato italiano è appaltata direttamente alla chiesa cattolica, dove l’omosessualità non trova spazio se viene praticata tra adulti laici consenzienti, a differenza di quanto accade tra prelati e minorenni. Queste sono le indicazioni morali italiane; il nostro politico di destra lo sa bene e ci si attiene scrupolosamente.

Il nostro politico omosessuale di sinistra da persona egoista che è ha dimostrato invece di avere un profondo disprezzo per le tradizioni morali di questo paese, turbando un gran numero di persone per bene che lo preferirebbero solo ed infelice. Ma di recente ha veramente superato il limite: lui è il suo compagno sono ricorsi ad una tecnica non tradizionale per avere un bambino, innocente vittima della loro arroganza. Chiaramente all’estero, dove questa pratica è legale. Questo è vero egoismo: ancora una volta, il politico gay ha anteposto la sua felicità a quella del mondo intero, che ora si trova a fare i conti anche con questa spudoratezza.

Se infatti il politico di destra, con grande magnanimità e forza d’animo, si era astenuto dal commentare le pratiche private del politico omosessuale di sinistra, di fronte a questa scandalosa provocazione non ha potuto fare a meno di esternare tutto il suo disappunto. Ed è proprio in riferimento a questo episodio che ha pronunciato la sua nobile frase:

“Questo per me non è futuro, questo è disgustoso egoismo”

Certo, l’aggettivo disgustoso dipende un po’ dai punti di vista. Forse se mai il politico omosessuale di sinistra volesse commentare le abitudini sessuali di quello di destra, potrebbe definire disgustoso il suo ostinarsi a volersi accoppiare con delle femmine della sua specie. Ma tant’è, ognuno ha i suoi gusti e disgusti.

Quello che però mi fa riflettere è ancora l’egoismo. Perché parola non potrebbe essere più azzeccata di fronte alla volontà di un uomo (e di una donna, in certi casi) di diventare genitore. Certamente quello che ha mosso i sentimenti del politico di sinistra è stato proprio egoismo. Come posso dire questo? Molto semplice: perché ho due figli anch’io, avuti, ahimé, nel modo tradizionale. Non escludo che in futuro possa ricorrere a qualche tecnica proibita, giusto per indisporre più politici e vescovi possibile, ma per adesso, date le mie modeste finanze, mi sono trovato costretto a ricorrere al metodo più economico e, lo ammetto, più divertente.

I miei figli sono il frutto essenzialmente del mio egoismo. Mio e della loro madre. Quando abbiamo pensato che sarebbe stato bello avere un bambino tutto nostro, francamente il nostro pensiero non è corso alla salvezza di uno spermatozoo e di un ovulo che avrebbero fatto la stessa fine ingloriosa della stragrande maggioranza dei loro fratelli. In realtà abbiamo pensato a noi stessi con in più un bambino che ancora non conoscevamo, e a come questa cosa ci avrebbe reso felici. Abbiamo fatto un bambino per essere felici. Abbiamo pensato esclusivamente alla nostra felicità: siamo esseri egoisti.

Poi abbiamo scoperto una cosa che già sospettavamo fortemente, ovvero che una volta che si è genitori la nostra felicità dipende soprattutto dalla felicità del bambino, e quindi abbiamo dovuto aggiustare il tiro includendo anche lui nei nostri pensieri sulla felicità. Qualcuno potrebbe pensare che siamo molto generosi a prestare tutte queste cure a nostro figli, ma in realtà non c’è niente di più falso, perché non stiamo facendo altro che rispondere ai nostri istinti naturali, che ci spingono a cercare la propria felicità nella realizzazione di quella delle persone amate. Io non so se il politico di sinistra queste cose le sa, ma se non le sa sono certo che le scoprirà presto. Dal momento che si ritrova ad essere padre non potrà più pensare egoisticamente solo a come essere felice lui o a come contrariare il suo avversario, come ha fatto fino ad adesso: dovrà iniziare a pensare alla felicità del figlio. Altrimenti si accorgerà che non sarà più felice come prima. E’ il prezzo del suo egoismo, e succede con tutte quelle persone egoiste che si ostinano ad avere figli, con i sistemi più svariati.

Detto così può sembrare che la mia idea è che tutti i genitori siano egoisti. In realtà non la penso così, anzi: molti genitori sono lontanissimi dall’esserlo. Sono egoisti tutti quei genitori che fanno i figli solo quando lo desiderano, per sfogare il proprio desiderio di paternità o maternità, e che poi fanno di tutto perché siano felici. Ma non lo sono i genitori di tutti gli altri casi, ad esempio quelli che non usano sistemi anticoncezionali perché la loro religione glielo impedisce, e si ritrovano ad avere un numero indefinito di figli che poi non possono mantenere. Oppure quelli che stuprano o che vengono stuprati. In questi casi non si può parlare di egoismo. Magari si parla di stupidità o di violenza, ma non di egoismo. Sono certo che il politico di destra non avrà niente da dire, in questi casi.

Che poi a dirla tutta il politico di sinistra alla fin fine è felice di poter essere padre, e da questo momento farà di tutto per rendere felice suo figlio oltre che il suo compagno. Quell’altro politico e i suoi seguaci invece sono felici solo quando riescono ad impedire che gli altri lo siano, quando invece potrebbero tranquillamente curarsi esclusivamente dei fatti loro, o di rendere felici i propri figli o a pensare egoisticamente di farne qualora ancora non ne avessero. Credo che le persone brutte ed egoiste siano loro, dopotutto.